Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

L’Inglese incontra l'Italiano – English meets Italian grammar and pronunciation: An exceptionally innovative English-Italian guide book
L’Inglese incontra l'Italiano – English meets Italian grammar and pronunciation: An exceptionally innovative English-Italian guide book
L’Inglese incontra l'Italiano – English meets Italian grammar and pronunciation: An exceptionally innovative English-Italian guide book
Ebook739 pages9 hours

L’Inglese incontra l'Italiano – English meets Italian grammar and pronunciation: An exceptionally innovative English-Italian guide book

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Allora ce la vuole raccontare lei di che si tratta quest'opera? È un libro di filosofia?.. di poesie e amore?... della grammatica inglese mirabilmente spiegata soprattutto in Italiano, nonché la pronuncia stessa?... Eh no, eh no, eh no! Si tratta di un sogno. Sì, un sogno leggiardro di mezz'estate ove all'improvviso apparve la grammatica, e per accoglierla i verbi si misero a ballare, felici di farsi raccontare e di confessarsi, e la bella pronuncia per non essere da meno, ossia per non sfigurare, si mise anch'essa a cantare ed a incantare per la delizia della gente ivi presente. Una dimensione ove la gioia del raccontarsi della lingua sussurra ed accarezza la mente portandola sulla sua scia con naturalezza… con isceltezza.

Dunque è un libro guida, detto manuale, dall'approccio umanistico e poetico, di Inglese – Italiano che spiega come aneddoto e metafora la grammatica e la pronuncia inglesi in profondità, ovverosia con una in-depth analysis costante, sempre viste in parallelo e mediante il prisma dell'Italiano. In quest'opera è posto in essere un cambio di prospettiva, una visione diversa, partendo dall'idea delle immagini che si vedono o si credono di vedere degli eventi espressi dal verbo anziché partire, come si è soliti fare, fin da subito dai rispettivi tempi verbali, senza minimamente aver inteso i processi e meccanismi che portano all'avverarsi dei tempi verbali stessi, the verb tenses. E così si finisce per non capire e per non apprezzare la bellezza dei verbi, ed il loro rapporto intimo con le immagini che essi rappresentano. Infatti risulta più mirato vedere quasi tutto l'operato del verbo attraverso le immagini perché sono proprio le immagini degli eventi a determinare direttamente le strutture verbali effettive ed implicitamente le funzioni stesse dei verbi.

L'opera alquanto originale è presentata in forma di narrativa umanistica, filosofica e poetica, a tratti leggermente irreverente. La scelta di scriverla in Italiano è fondamentalmente allo scopo di agevolare la comprensione delle molteplici sfaccettature implicite ed aiutare ad instaurare un'empatia subitanea col proprio lettore, facendolo partecipe all'esperienza didattica a pieno, ovvero al viaggio. È intrisa di riferimenti letterari, teatrali, cinematografici e musicali. L'introduzione e l'incipit sono molto incentrati sul verbo in quanto centro della frase, il quale via via richiama tutti gli altri elementi verso di sé, ed i quali vengono trattati man mano dopo il verbo.

Come già detto il libro è alquanto originale sia per la presentazione che per il contenuto, però reminiscente di alcune altre opere, ad esempio 'Instant English' di John Peter Sloane, per l'approccio informale. È rivolto soprattutto agli studenti universitari ma anche coloro che vorranno approfondire le proprie conoscenze delle basi dell'Inglese.

Allora gentilissimi non mi resta che augurarVi buona lettura e buon viaggio, e rose siano! Arrivederci a presto! Grazie.

Si vuole ricordare tra l'altro che degli estratti tratti da quest'opera, cioè 'L'inglese incontra l'ltaliano – ENGLISH MEETS ITALIAN GRAMMAR AND PRONUNCIATION ISBN 9791220387828, hanno addirittura ricevuto 'un Like', 'Mi piace', ossia il benestare proprio da parte di Personale ATA e Docente, praticamente il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, MIUR! Qual onore! A dovere di cronaca detto 'Like' lo si può verificare sul sito LEGGIAMO I LIBRI DEGLI SCRITTORI EMERGENTI! Su Facebook, allorché si cerchi il nome Kenoby Dema nel sito, procedendo poi per accertarsi della provenienza del 'Like'. Detto ciò in merito al valore dell'opera non rimane altro che augurare a tutti buona lettura e soprattutto buon viaggio all'insegna della Serendipity!, ossia delle piacevoli scoperte fatte strada facendo, delle chicche, delle perle, dei diamanti, nonché rose. Arrivederci allora. A presto! Grazie!
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJul 8, 2022
ISBN9791220387828
L’Inglese incontra l'Italiano – English meets Italian grammar and pronunciation: An exceptionally innovative English-Italian guide book

Related to L’Inglese incontra l'Italiano – English meets Italian grammar and pronunciation

Related ebooks

Teaching Methods & Materials For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for L’Inglese incontra l'Italiano – English meets Italian grammar and pronunciation

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    L’Inglese incontra l'Italiano – English meets Italian grammar and pronunciation - Kenobi Isaac Dema

    INTRODUZIONE ED ACCENNI PRELIMINARI

    LE BASI

    Si crea, si scrive, si suona, si dipinge, ci si manifesta non tanto per trovarsi e ritrovarsi ma soprattutto per salvarsi da se stessi e nel limite del possibile lasciare tracce di opere scolpite nel tempo.

    Tenera è la notte… Tender is the night of visions of dreams from beyond and songs of lost poets.

    Il libro è concepito come una specie di incontro ravvicinato tra l’Inglese e l’Italiano con l’intento di far partecipe il lettore alle molteplici sfaccettature della lingua Inglese, sempre visto attraverso le lenti dell’Italiano. Lo scopo di ciò è di facilitare la comprensione dei dettagli e quindi accorciare i tempi ed il percorso di apprendimento. Lo stile della presentazione è intriso di brani tratti da opere letterarie, teatrali, cinematografiche e musicali, tra il sacro ed il profano, nonché l’inclusione di alcune ispirazioni personali dell’autore stesso, cioè il sottoscritto.

    L’attore Luigi Diberti interpretando il personaggio di un giornalista-scrittore in Vestire gli Ignudi , una rappresentazione teatrale del Maestro Luigi Pirandello, diceva alla divina e straziata Mariangela

    Melato, quale protagonista, Il libro lo si scrive non per scriverlo ma per viverlo.Ecco lo spirito col quale si è scritto questo libro…. per viverlo!

    Allora, so,..

    Take the stage my friend with neither fret nor fuss, Vai sul palco caro amico senza fretta né indugi

    Tell the tale that need be heard, Racconta il fatto che va raccontato, Tell the truth (and the half lies… haha) that need be told, Racconta la verità (e le mezze verità... hahaha)

    Do the deed that need be done, Fai ciò che va fatto

    But my friend, upon thee one thing I pray, Però caro amico te ne supplico una cosa

    Thy audience do not bore., Non annoiare il tuo bel pubblico. (The author)

    A Midsummer Night’s Dream

    (William Shakespeare)

    Lovers and madmen have such seething brains, such shaping fantasies, that apprehend more than cool reason ever comprehends. The lunatic, the lover and the poet are of imagination all compact. "……

    The poet’s eye…,.. things unknown the poet’s pen turns to shapes and gives to airy nothing a local habitation and a name.

    Gli innamorati e i pazzi possiedono un cervello tanto fervido da prefigurare delle fantasie tali d’apprendere assai più di quanto la fredda ragione possa mai comprendere.

    Il pazzo, l’innamorato/a ed il poeta tali quali sono nell’intesa. ".....L’occhio del poeta…,La penna del poeta, a cose amorfe e aliene danno forma, donando alla fatua nullità un’identità e un luogo ove rifugiarsi.

    Il viaggio comincia alla Moby Dick di Hermann Melville, magistralmente interpretato in Ulisse e la balena bianca dagli strepitosi Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi et al, ove il misterioso ed affascinante capitano Achab conduceva la sua simpaticissima scorribanda di equipaggio altrettanto sciagurato, alla ricerca disperata del suo arcerimo ma anche tanto stimato nemico, Moby Dick, il quale raffigurava il diavolo. È un viaggio stremante e maledetto, tra sacro e profano, che porta ad affrontare con coraggio il presunto nemico esterno, ma soprattutto a confrontarsi con se stessi, con il nemico all’interno di ognuno di loro, di noi, le proprie virtù, le certezze, le incertezze, le paure, le insidie… affrontarle tutte e sconfiggerle nella buona e nella cattiva sorte.

    Allora eccoci pronti a salpare anche noi, da Genova?, da Londra? Londres? London? o da New York (città nativa di Melville)? Beh! poco importa, fatto sta che si salpa….si parte! E che ci sia buon vento!

    Però come avverte in un verso il grande filosofo, scrittore e poeta inglese, Aldous Huxley,…. lightly, lightly, lightly…piano…adagio!

    "It’s dark because you are trying too hard. Lightly, lightly. Learn to do everything lightly. Yes, feel lightly even though you’re feeling deeply. Just lightly let things happen and lightly cope with them.

    Lightly,…lightly… "…

    Piano, piano, faccia piano. Fa buio perché ci si stia sforzando troppo… piano, piano. Apprenda a vivere, a sentire le cose, con delicatezza anche se le si stia vivendo con tanta forza ed impeto. E con altrettanta delicatezza lasci che esse avvengano, accadano, per affrontarle poi, piano, leggermente, con isceltezza.

    La materia di studio è presentata a modo di una conversazione (lecture) interattiva, una in-depth analysis, ovverosia un’attenta analisi continua, che si instaura tra l’opera ed il lettore. È un modo di raccontare e descrivere la lingua come aneddoto di se stessa, la lingua che si racconta e si confessa, in un atto continuo a più riprese, in costante evoluzione, riorganizzandosi, adattandosi, plasmandosi ad esprimere alla perfezione le innumerevoli sfaccettature dei fatti della vita, quale spirito unico.

    Una narrazione ove il verbo è in primo piano, facendo da protagonista come il centro della frase e richiamando verso di sé via via tutti gli altri elementi, sia obbligatori che complementari, in una sequenza sintattica disposta a ritmo di domande e risposte che si susseguono, nella quale tutti gli elementi annessi direttamente e indirettamente al verbo trovano il proprio spazio e tempo di battuta per entrare in scena alla ‘fast and furious’ da Aryton Senna o Michael Schumacher.

    Per un certo verso tutto ciò a riguardo del verbo, e per estensione tutta la lingua, sarebbe da interpretare come delle immagini da vedere non tanto attraverso lo sguardo esterno delle cose, ma soprattutto tramite i filtri degli occhi interni – è necessario saper scorgere, intravedere e provvedere, intuire come il musicista che anticipa le note ancor prima che vengano suonate. Alla Van Gogh quando diceva Ci sono dentro a tutto cuore, ci sto provando, ce la sto mettendo tutta…. I am seeking, I am striving, l am in it with all my heart. (I. Stone, Lust for Life).

    (Dalla Grammatica Generativa di Noam Chomsky alla Grammatica Valenziale di Lucien Tesnière Il verbo come centro della frase - Cambio di prospettiva dal Significante (il segno) al Significato (l’oggetto denotato o il concetto), Nicola Grandi, 2010)

    (Il Ruolo semantico o tematico in Fondamenti di linguistica semantica e struttura argomentale, Unibo/People/Nissim/lecture 181109.pdf) (Progetto di semiotica, Emilio Garrone,1972 e Ricognizione della semiotica, Emilio Garrone, 1977) (Trattato di semiotica generale, Umberto Eco, 1975)

    Ed ora si parte da una prospettiva un po’ diversa per spianare la strada per quel che verrà…. che verrà.

    IL VERBO

    Nisciuna pausa può essere concessa in questa sempre più delirante corsa che si nutre di verbi all’infinito: nascere, mangiare, studiare, scop.. re, produrre, zappingare, accattare, vendere, cac.. re e morire. (L’odore della notte, Il Commissario Montalbano, di Andrea Camilleri)

    Una Premessa: ‘La paesaggistica del verbo è caratterizzata dall’immagine dell’evento che si voglia presentare.…dall’immagine che presenta il verbo reggente in quel frangente, giacché è proprio l’immagine a determinare la forma e l’espressione del verbo stesso…l’immagine, l’immagine.’

    In principio ci fu il verbo, come raccomandò Iddio, e così fu, e così è sempre stato, e così per sempre sarà, perché invero senza il verbo l’uomo e tutte le belle azioni e frasi da egli, da ella, fatte, composte e costruite, non potrebbero agire, reagire, interagire, esprimersi, vivere insomma, e perfino neanche morire, in quanto tutti richiedono energia per esprimersi. Ed il verbo è proprio quel che esprime tutta l’energia del soggetto, che regge tutta la frase, mediante le varie modalità e modi verbali correlati, e successivamente attraverso i vari aspetti verbali, ossia le strutture verbali che rappresentano le immagini delle fasi d’attuazione in cui si trova il verbo in un determinato frangente, ed infine passando per e collocandosi nei rispettivi tempi verbali specifici, cioè futuro, presente e passato.

    Dunque il verbo è sovrano, ma ancor più sovrana del verbo stesso è l’immagine che presenta di sé in un dato momento. Immagine, immagini che diventano una sorta di bacchetta magica che per magia ed incanto schiude e svela quasi tutto l’intero operato del verbo.

    LE PROPRIETÀ E CARATTERISTICHE DEL VERBO

    (Le Basi del Suo Funzionamento)

    I verbi sono essenzialmente di due tipi principali, dai quali si derivano tutte le altre tipologie.

    Essi sono i verbi LESSICALI (Lexical verbs) ed i verbi AUSILIARI (Auxiliary verbs).

    IL VERBO LESSICALE

    Il verbo lessicale, detto anche reggente o nucleare, è quello capace di imporre degli elementi detti obbligatori alla frase, quali il soggetto, l’oggetto diretto e l’oggetto indiretto. Ed è grammaticamente il centro della frase perché è quel che richiama tutti gli altri elementi verso di sé, i quali si potrebbe dire ruotino intorno al verbo. Gli elementi definiti obbligatori sono quelli indispensabili affinché il verbo possa avere un senso grammaticamente e logicamente compiuto, cioè senza i quali il verbo sarebbe gravemente compromesso. Sono detti gli argomenti o le valenze del verbo, quali il soggetto, l’oggetto diretto ed indiretto. Gli altri elementi non direttamente obbligatori o vitali al senso compiuto del verbo sono detti complementari, i quali servono ad arricchire il significato della frase, come gli avverbi e le preposizioni.

    Dunque il verbo ricopre un ruolo così importante perché è proprio esso l’espressione dell’energia che regge l’intera frase, e non solo. Mentre il soggetto è l’entità, ossia sostantivo, il verbo è l’energia, precisamente è energia al servizio del soggetto, incanalando ed esprimendo le energie del soggetto, e lo fa mediante un sistema a modo di cascata, detto il sistema di coniugazione del verbo, il Tense System.

    Nel volgere del sistema di coniugazione, a certi livelli o meglio presso certe categorie grammaticali, il verbo lessicale reggente si serve di alcuni verbi ausiliari specifici per definirsi grammaticamente. Però oltre ai suddetti verbi ausiliari, quali i verbi modali, will, can, must, eccetera, che intervengono come dei modificatori capaci di modulare il modo o l’assetto verbale, ed i verbi lessicali (to) do, (to) be e (to) have che subentrano invece come degli ausiliari atti a formare le strutture verbali che presentano le immagini del verbo sia in un frangente virtuale, dette aspetti verbali, che nei tempi verbali veri e propri, il verbo lessicale può di per sé agire direttamente in funzione di verbo ausiliare ad altri verbi lessicali, e così facendo forma delle unità verbali dirette ad esprimere delle varie funzioni grammaticali, come;

    i) I verbi Semi-modali (semi-modals) to have to, used to, to need to, to dare to, e le frasi verbali (verb phrases) to be able to, to be allowed to, to manage to, to be supposed to, eccetera, che intervengono al livello del modo verbale, per presentare delle modalità diverse.

    ii) l verbi Causativi (causative verbs) to make, to let, to have, to get, che esprimono delle azioni richieste o demandate ad altri. Come pure ‘to let’ da imperativo (imperative) ed i verbi volitivi (subjunctive verbs) diretti a presentare le azioni richieste o demandate ad altri diversamente.

    iii) I verbi Fraseologici (prepositional verbs and verb complementation), detti anche ausiliari Aspettuali o Aspetto-temporali, che precisano le fasi di un processo espresso dal verbo, nonché verbi che esprimono delle preferenze.

    iv) Le Locuzioni verbali (phrasal verbs) nelle quali il verbo lessicale assieme ad avverbi e preposizioni assume dei molteplici significati, sia letterali che idiomatici, cioè non letterali.

    v) Infine i già citati verbi lessicali di particolare interesse, ovverosia (to) do, (to) be e (to) have, i quali intervengono da verbi ausiliari sia al livello degli aspetti verbali, verb aspects, ossia il livello delle strutture verbali che presentano in senso virtuale le immagini delle fasi d’attuazione del verbo, sia al livello successivo dei tempi verbali che presentano tali immagini effettivamente collocate nei rispettivi tempi cronologici, cioè nel presente, passato e futuro.

    Per giunta il verbo lessicale si definisce Predicativo (predicative verb) qualora risponda a cosa fa il soggetto, a come sta il soggetto o a dove si trova il soggetto – cioè il Predicato. Si dice invece Copulativo (linking verb), il Copulato, qualora risponda i. a cos’è il soggetto – predicativo nominale, per es. He is Italian and She is English, e ii. a com’è il soggetto – complemento predicativo, per es. to be (essere per eccellenza), to be interesting.. It’s interesting, ed altri linking verbs come to become interesting, to get interesting, to grow interesting, to seem interesting, to appear interesting, to look interesting, eccetera.

    Il VERBO AUSILIARE

    Matto forse non si può anche dire: è soltanto uno che c’è ma non sa d’esserci. (Italo Calvino)

    Allora to be or not to be, essere o non essere, to have or not to have, avere o non avere, to do or not to do, fare o non fare…farò, farei, faresti, faremo...ma ora facciamo i verbi ausiliari.

    Per definizione il verbo Ausiliare propriamente detto non è capace di imporre elementi obbligatori, cioè degli argomenti verbali precisamente soggetto o oggetto, alla frase. Il suo ruolo chiave è quello di aiutare il verbo lessicale a determinarsi grammaticamente, ovvero assistere il verbo lessicale a definirsi, a completarsi, presso alcune strutture verbali di fondamentale importanza, combinandosi con uno dei modi indefiniti del verbo, cioè l’infinitive, il present participle [verb +ing] o il past participle [verb+ ed] .

    Si distinguono principalmente in due tipi, a seconda della categoria grammaticale, ossia il livello o il piano del Sistema di Coniugazione, il Tense System, ove svolgono la loro funzione.

    i) Quelli che aiutano a determinare il verbo lessicale al livello della categoria grammaticale detto il Modo verbale, ossia nella predisposizione o configurazione morfologica o l’impostazione che il verbo debba assumere per poter presentare delle determinate situazioni, ossia modalità. Questi ausiliari sono appunto detti ausiliari Modali o Perifrasi modali (Modal auxiliaries), per es. will, would, shall, should, must, can, could, may, might, eccetera. Più semplicemente detto aiutano a modificare e modulare l’impostazione del verbo lessicale a seconda dei diversi contesti ambientali in cui opera il verbo lessicale, combinandosi con le varie forme dell’infinitive, e dando più variazioni, sfumature ed espressività al verbo lessicale reggente.

    ii) Quelli, già citati, che intervengono ad un altro livello, cioè quello delle strutture o forme grammaticali che il verbo assume per presentare i diversi aspetti verbali, ovverosia la categoria grammaticale che presenta il rapporto evento - tempo, precisamente il tipo d’immagine della fase d’attuazione in cui si trova il verbo in un frangente di tempo senza un riferimento cronologico specifico. Ad esempio, i) L’aspetto ovverosia l’immagine, si dice Semplice (Simple aspect) quando il rapporto è puntuale, momentaneo, il processo si attua in un singolo momento o periodo – l’immagine che si proietta dell’evento è ferma, statica. ii) L’aspetto, ovvero l’immagine, si dice Progressivo (Progressive aspect) quando il rapporto è durativo, il processo è in via di attuazione – l’immagine che si proietta è dinamica, è in moto. iii) L’aspetto, ovverosia l’immagine, è detto Perfetto (Perfect aspect) quando il rapporto è perfettivo, ossia di compiutezza, il processo si attua tra due distinti momenti o periodi – l’immagine che si proietta è di compiutezza tesa a fare da sponda tra due momenti.

    In base a questi tre principali aspetti verbali, ossia immagini, vi si associano dei verbi ausiliari specifici :

    1)L’Aspetto Semplice (Simple aspect), ad immagine statica, ferma ed attuata, ossia semplice, simple, comporta una struttura verbale altresì semplice per esprimerla, la quale il più delle volte significa un’unità verbale da parola singola, la quale a sua volta richiama come ausiliare il verbo (to) do, ovverosia fare, nelle frasi negative, come se si volesse dire che non si fa l’attività espressa dal verbo reggente, ed interrogative, per chiedere invece se si fa o non si fa l’attività espressa dal reggente. Va precisato che to do va usato esclusivamente col verbo lessicale alla forma semplice, corrispettiva al base infinitive, detto the bare infinitive, o semplicemente l’infinito senzato.

    Praticamente le forme semplici (da aspetto semplice) in Inglese qualora tradotte corrispondono in linea di principio alle stesse forme semplici ed agli stessi tempi semplici in Italiano. Però altresì non è sempre valido per il discorso al contrario, come si scoprirà andando avanti. Tuttavia anche se le strutture sono dette simili vi sono però delle profonde differenze relative ad alcune delle strutture effettive nelle due lingue, in particular modo le forme negative e la maggior parte delle forme interrogative.

    Per esempio :

    Do you live here? = Abiti qui?/Abitate qui? (Interrogativa – simple present tense)

    I don’t know the answer. = Non conosco/Non so la risposta. (Negativa – simple present tense)

    Did you do your homework? = Facesti/e i compiti?, Hai fatto i tuoi compiti? /Avete fatto i vostri compiti? (Interrogativa – simple past tense)

    They didn’t come yesterday. = Non vennero ieri., Non sono venuti/e ieri. (Negativa – simple past tense)

    2)L’Aspetto Progressivo (Progressive aspect) soprattutto di funzione descrittiva, ad immagine dinamica, richiama come ausiliare il verbo (to) be, cioè essere, il quale va coniugato in tutti i relativi modi, aspetti e tempi verbali, per formare delle strutture verbali effettivamente da verbo fraseologico.

    (To) be +verb+ing (present participle, modo indefinito), se tradotta alla lettera praticamente vuol dire ‘Essere dentro alla fase dello svolgimento di un’azione o processo.’= ‘Être en train de’ in Francese, da verbo fraseologico proprio. Dunque la struttura dell’aspetto progressivo corrisponde ai tempi verbali in Italiano formati dalla perifrase gerundio stare + gerundio (radice dell’infinito + ando/endo), detto anche ausiliare aspettuale o aspetto-temporale, o non a caso semplicemente un verbo fraseologico.

    3)L’Aspetto Perfetto (Perfect aspect), ad immagine di compiutezza, richiama il verbo (to) have, avere come ausiliare, il quale va coniugato in tutti i relativi modi e tempi del verbo.

    (To) have + past participle (modo indefinito)[base infinitive+ed, regular verbs]

    Tradotta alla lettera vuol dire Aver ottenuto o raggiunto il perfezionamento, il compimento, la compiutezza, di un atto o evento nello spazio di tempo tra due momenti.

    L’aspetto perfetto in Inglese corrisponde in linea di massima ai tempi composti in Italiano, però con una differenza fondamentale in situ nelle strutture, ove in Inglese l’ausiliare collegato al past participle (il participio passato) del verbo lessicale alla diatesi o voce attiva è rigorosamente (to) have, ossia avere, sia per i verbi transitivi che intransitivi, nonché riflessivi, come avviene tra l’altro anche nello Spagnolo ed il Portoghese, per es. It has been a pleasure. = Ha sido un placer, Tem sido um prazer. Mentre si dice ‘È stato un piacere’ in Italiano. Quindi in Italiano sia avere che essere vengono usati in qualità di ausiliari del participio alla voce attiva, mentre in Inglese si legge espressamente come ‘aver ottenuto, fatto o compiuto un evento espresso dal verbo reggente. E quindi si presenta sempre come una struttura che dia l’accezione di compiere qualcosa, di agire su qualcosa, ossia da verbo transitivo, quale logicamente rende ‘essere ‘invalido come ausiliare alla voce attiva. Ecco!

    The Tense System – Il Sistema di Coniugazione

    Dunque l’intesa, il valzer, comincia effettivamente dall’immagine che si voglia presentare dell’evento espresso dal verbo, al di là di un riferimento temporale specifico, e tale immagine si dice l’aspetto del verbo, ossia l’aspetto verbale. Però a parte di un riferimento temporale specifico, detto tempo verbale, verb tense, in cui si vorrebbe collocare l’immagine già, e che verrà poi, l’immagine intanto andrebbe collocata in un contesto preciso, cioè quello in cui opera il verbo che rappresenta, la situazione specifica in cui si trova, detta modalità, e quindi aver bisogno di un assetto o meglio di un modulo che possa presentare quella determinata modalità. Ed è qui che entra di scena il modo verbale atto a presentarla. Però la finalità vera di tutto ciò, lo scopo finale, è di arrivare a collocare l’immagine giusta di un evento in una determinata situazione, ossia modalità, mediante la struttura giusta, nell’asse temporale giusto.

    Allora come detto il verbo espleta la sua funzione attraverso un sistema di ramificazioni a modo di cascata che si chiama il Sistema di Coniugazione del verbo, the Tense System. Il sistema è fatto da una serie di passaggi detti le Categorie Grammaticali del verbo, le quali in effetti non sono altro che i diversi livelli o piani grammaticali mediante i quali il verbo passa per esprimere la sua azione.

    Le suddette categorie grammaticali sono; la modalità (modality), il modo verbale (mood), l’aspetto verbale (verb aspect), il tempo verbale (verb tense), la diatesi [voce attiva/passiva] (voice), la persona (person/subject ), il numero (number,singular/plural) ed infine il genere (gender) qualora richiesto in Italiano, però mai in Inglese giacché il verbo è sempre neutro.

    Sintesi del Sistema di Coniugazione (a modo di cascata)

    Si parte dalla modalità, solitamente legata al modo verbale. Mentre da una parte la modalità si definisce la categoria grammaticale intesa a presentare il contesto o lo scenario in cui opera il verbo, il modo verbale è quel che invece esprime l’atteggiamento del parlante o dell’emittente ed i propri interlocutori nei confronti dell’evento espresso dal verbo, ovverosia l’interpretazione e la scelta di quale modalità si debba esprimere e di conseguenza quale assetto o configurazione morfologica del verbo che si addice ai fini di presentare quella determinata modalità. Semplicemente detto il modo verbale è il modulo del verbo da adottare per presentare una specifica o determinata modalità.

    L’aspetto verbale dal canto suo è invece il tipo di rapporto o meglio d’immagine che il dato modulo verbale eletto, ossia il modo verbale, instaura o crea quando rapportato al tempo, per es. un rapporto momentaneo (semplice) ad immagine statica, durativo (progressivo) ad immagine dinamica o perfettivo (perfetto) ad immagine di compiutezza effettuata, indipendentemente da un asse cronologico specifico.

    Infine si ha il tempo verbale vero e proprio quando l’aspetto verbale, detto immagine, aspecifico, venga collocato in uno specifico asse temporale o cronologico, cioè futuro, presente o passato.

    Il tempo verbale specifico a sua volta richiama una diatesi/voce(attiva o passiva), una persona (soggetto), un numero (singolare o plurale) e a volte un genere (trattasi del verbo al participio in Italiano, però mai in inglese giacché il verbo risulta neutro sotto ogni forma).

    In effetti i tempi verbali, the verb tenses, sono il risultato culminante del processo della coniugazione, ossia il risultato a valle di un processo avviatosi a monte dalle modalità e dai modi verbali. Un processo mirato a collocare l’immagine giusta di un evento mediante la struttura giusta nel tempo giusto.

    Infatti il passaggio più importante dell’intero processo della coniugazione spetta proprio alla categoria degli Aspetti Verbali, quella delle immagini dell’evento espresso dal verbo, in quanto svolgono il ruolo da cabina di regia, dirigendo le scene da interpretare e soprattutto come interpretarle, da grandi registi alla Fellini o Visconti, ecc. Sono essi che davvero decidono il giusto ed il corretto operato del verbo.

    Gli eventi espressi dal verbo vanno presentati a seconda di certi criteri o meglio certe modalità e modi verbali ad esse correlati, i quali possono essere sia dei modi finiti (finite moods) che indefiniti (non-finite moods).

    I Modi Finiti (Finite Moods)

    Il Modo Indicativo – The Indicative Mood

    Allora il modo indicativo presenta l’obiettività dei fatti, la concretezza di fatti comprovabili, tastabili quasi…che si possono toccare, annusare, avvertire coi cinque sensi. Praticamente delle certezze veritevoli, reali!

    Il Modo Condizionale – The Conditional Mood

    Il modo condizionale presenta le incertezze, ciò che è tentennante, è vacillante, è in forse, in dubbio, le supposizioni, le possibilità, cioè l’ottativo, le ipotesi, le immaginazioni, i sogni, il desiderabile, ossia il desiderativo… chissà…potrei..vorrei..I would..I could..We should..eccetera..le Perifrasi modali e Semi-modali.

    L’Imperativo – The Imperative Mood

    L’Imperativo presenta invece la volontà del parlante di imporsi direttamente sulle azioni e sulla volontà degli altri, orientandoli ed indirizzandoli mediante un comando, un’esortazione o una preghiera.

    Il Modo Congiuntivo – The Subjunctive Mood

    Ed infine il modo congiuntivo presenta la soggettività, l’eventuale, le incertezze, le opinioni e le supposizioni su fatti non comprovabili, delle speranze..chissà..magari..,il volitivo, come pure l’irrealtà (retorica – storie nelle storie giusto per raccontare delle storie, ove non si possa ragionevolmente avanzare un giudizio concreto sulla veridicità o certezza.)

    Allora nell’Inglese odierno il ruolo del modo congiuntivo (subjunctive mood) nella presentazione di un evento eventuale è largamente sostituito e svolto direttamente dal modo indicativo, con una premessa introduttiva di un verbo del pensiero, per es. I think Luisa is at home. = Penso che Luisa sia a casa. Tuttavia il modo congiuntivo (subjunctive) vero e proprio persiste ancora nella presentazione delle esortazioni e preghiere e degli auspici, sotto forma del base infinitive, ovverosia l’infinito senza to avente funzione da congiuntivo presente. Per es. Long live the Queen! = Viva la Regina!

    Inoltre il congiuntivo presente (cioè il base infinitive) va usato pure coi verbi volitivi (subjunctive verbs) per esprimere delle azioni demandate o richieste ad altri.

    Prima di procedere agli esempi illustrativi dei modi finiti, andrebbe precisato che per quanto possa essere utile intendere il dato modo verbale atto a presentare una determinata modalità, il discorso sarebbe un po’ più complicato perché infine un modo verbale normalmente diretto a presentare una specifica modalità, potrebbe tranquillamente presentare delle altre modalità diverse. Si tratta dunque del fenomeno della non corrispondenza biunivoca tra modo verbale e modalità, il quale si estende a volte pure ad una non corrispondenza tra tempo grammaticale e tempo reale effettivo. In effetti poi il valore che si assegna a un dato modo verbale è più orientativo che assoluto o definitivo.

    Quindi il significato non è limitato o confinato soltanto ad un dato istante, ma si riorganizza in ciò al quale si rimanda o si rinvia in un altro istante, cioè al referente (nozioni di semiotica), il quale per estensione richiama a mente il pensiero filosofico e fisico del ‘relativismo’.

    Esempi illustrativi dei Modi Finiti (Finite Moods):

    Il Modo Indicativo – The Indicative Mood

    L’uomo non è cattivo, ha solo paura di essere buono.

    Man is not evil, he is only afraid of being good.

    (Eduardo De Filippo)

    Le parole che dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre.

    Words that tell the truth have an entirely different vibration from the rest.

    (Andrea Camilleri, Un mese con Montalbano)

    La verità è una cosa meravigliosa e terribile, e per questo che va trattata con grande cautela. Truth is a marvelous and terrible thing, which is why it must be handled with the utmost care.

    (Albus Silente, Harry Potter)

    The enemy of art is the absence of limitations.

    (Orson Welles)

    "Bruno Cortona:A Robe’, che te frega delle tristezze. Lo sai qual è l’eta più bella? Te lo dico io qual è.

    È quella che uno c’ha giorno per giorno. Fino a quando schiatta…si capisce."

    Robe’, why do you worry about sadness? Do you know what the best age is? I’ll tell you what it is. It’s the one you’re day by day, until you check out…it’s obvious, isn’t it?

    (Vittorio Gassman – Il Sorpasso, Dino Risi)

    Il Modo Condizionale – The Conditional Mood

    If you want to know what a man’s like, take a good look at how he treats his inferior, not his equals. Se vuoi sapere com’è un uomo, guarda come tratta i suoi subalterni, non i suoi pari.

    (Albus Silente, Harry Potter)

    Se dipendesse da me, sarei sempre in viaggio.

    If it depended on me, l would always be travelling.

    (Luciano De Crescenzo)

    Bruno Cortona: Io vorrei che sulla luna ci si andasse in bicicletta per vederle più perfette delle donne di lassu’!

    How I wish we could go to the moon by bicycle to see the women up there more perfectly!

    (Vittorio Gassman – Il Sorpasso, Dino Risi)

    If there hadn’t been women we’d still be squatting in a cave eating raw meat, because we made civilization in order to impress our girlfriends.

    Se non ci fossero state le donne saremmo rimasti ancora dei cavernicoli a mangiarsi della carnecruda, perché la civiltà fu creata unicamente allo scopo di far colpo sulle donne.

    (Orson Welles)

    Il Modo Imperativo – The Imperative Mood

    Create your own visual style… let it be unique for yourself and yet identifiable for others.

    Crea il tuo/Crei il Suo stile visuale… che sia unico e particolare per te/per Lei però altrettanto condivisibile con gli altri.

    (Orson Wells)

    "Speak to me of love, I who don’t know how to speak about love

    Teach me to feel, I who don’t know how to hear

    Teach me to love, to talk, I who only know how to shout

    Yes, teach me, teach me

    Yes, take me up there where the angels sing, and throw me into the light

    So I may dance with the light and the angels

    Oh yes, Speak to me, Speak softly love." (L’ultima riga è di Nino Rota, Il Padrino, The Godfather)

    "Parlami d’amore…. (forse Mariu’?)

    Io che non so parlare d’amore

    Insegnami a sentire

    Io che non so ascoltare

    Insegnami ad amare, a parlare, a sentire

    Io che so solo urlare

    Insegnami a danzar, a volar

    Sì, portami laddove suonano gli angeli

    Liberami! Lanciami in mezzo agli angeli!

    Sì, liberami ancora così posso ballarci insieme e danzare con la luce fino all’alba! Io e la luce!

    Sì, Parlami d’amore, Io che non so parlare d’amor… Sì, sì, parlami di Dio."

    (L’autore)

    "Let it be, Let it be

    Whisper words of wisdom "…

    "Lascia/Lasci che sia

    Sussurra/Sussurri delle parole di saggezza… "

    (The Beatles)

    Il Modo Congiuntivo – The Subjunctive Mood

    "Che tu possa sempre godere dell’ottima salute

    Che tu possa superare sempre ogni ostacolo lungo il cammino della vita

    Che tu possa andare di meglio in meglio, oltre ogni orizzonte che Dio voglia."

    "May you always enjoy the best of good health

    May you always overcome each and every obstacle that may come your way

    May you go from shining shore to shining shore, and beyond as God wishes."

    God save the Queen!

    Che Dio salvi la Regina!

    May there be peace amongst mankind.

    Che ci sia pace tra gli uomini.

    I Modi Indefiniti (Non-Finite Moods)

    Dunque i suddetti modi, ovverosia l’indicativo, (indicative mood), il condizionale (conditional mood and modals), l’imperativo (imperative mood) ed il congiuntivo (subjunctive mood) sono detti i quattro modi Finiti (Finite Moods) del verbo, in quanto possiedono un tempo cronologico o verbale (verb tense) già specifico, una diatesi/voce (voice) specifica, una persona/un soggetto (person/subject) precisati, ed un numero (number) precisato [singolare o plurale, soprattutto in Italiano].

    Tuttavia ve ne sono però tre altri importantissimi modi detti Indefiniti (Non-Finite Moods) perché di per sé non possiedono nessun asse cronologico né tempo verbale precisati, cioè nessun’indicazione di futuro, presente o passato, nessun soggetto, nessun numero o genere (tranne il caso specifico del participio in Italiano, ma non in Inglese).

    Allora essi sono the Infinitive mood (il modo Infinito), the Present participle mood (il modo gerundio) ed il Past participle mood (il modo del participio).

    The Infinitive (L’lnfinito) è l’espressione dell’infinità, ovverosia il lemma originario del verbo dal valore senza tempo – l’assoluto. Esempi; (to) be, (to) do, (to) like.

    Quasi sempre affinché the Infinitive possa attuare veramente in funzione di verbo, debba per modo di dire, ‘spogliarsi’, mettersi a desnudo, cioè disfarsi del ‘to’ per diventare il base infinitive. Eh sì!, perché in Inglese l’infinito per intero, detto the to-infinitive, svolge delle altre funzioni grammaticali come sostantivo, avverbio e aggettivo, ma non verbo. Sarà perché il to-infinitive è l’espressione del verbo al massimo, l’assoluto, a rasentare il divino. Quindi per poter esprimere in primis le azioni e gli stati relativi ai comuni mortali esso si deve disfare, spogliare, della sua aura ‘divina’, e dunque ecco che il to-infinitive diventa il base infinitive, cioè senza ‘to’, in funzione di verbo.

    The Present participle (il gerundio) è l’espressione del moto in situ nell’universo, detto in termini più mortali è semplicemente il verbo in movimento che conferisce durata o continuità all’evento – being, doing, happening, ‘base infinitive + ing’.

    The Past participle (il participio) è l’espressione della compiutezza di un atto entro certi limiti confinanti ponendo fine all’evento. Per es. been, seen, done, ecc. (irregular verbs) e ‘base infinitive + ed’(regular verbs).

    L’lmportanza Fondamentale dei Modi Indefiniti

    I modi finiti (Finite moods) dei verbi sono già legati a dei determinati tempi verbali, dotati di una diatesi o voce (attiva,nel caso specifico), una persona (un soggetto) ed un numero (singolare o plurale). Inoltre sarebbero tutti da aspetto semplice, corrispettivi ai tempi semplici del verbo. E quindi in essenza se ci si limitasse solo ai modi finiti, il verbo perderebbe un enorme bagaglio del suo repertorio risultando in un raggio d’azione piuttosto compromesso. Si pensi che ad esempio non vi sarebbe modo di presentare l’aspetto durativo, progressivo, il quale richiama il present participle (il gerundio) e neanche l’aspetto perfetto (il perfettivo dei tempi composti) che richiama il past participle (il participio) per presentare l’atto di compiutezza, nonché per presentare la diatesi o voce passiva.

    Grazie però ai modi indefiniti il verbo riesce ad ovviare a tali carenze strutturali e temporali, e in tal modo completare il suo repertorio. Allora i modi indefiniti riescono a completare le strutture dei verbi combinandosi con dei verbi ausiliari precisi, i quali richiamano specificamente verso di sé.

    1.The base infinitive, ossia l’infinito senza ‘to’, si presta a formare una serie di tempi semplici, da aspetto semplice, precisamente i simple present, simple past e simple future tenses del modo indicativo, le strutture semplici dei verbi modali, nonché quelle dei causativi, dell’imperativo e del congiuntivo, the subjunctive, richiamando a seguito gli ausiliari seguenti ; il già citato ausiliare (to) do, gli ausiliari modali will, would, must, can, ecc, nonché i verbi causativi to make, to let, to get e to have, ecc.

    Per es. My friend doesn’t like eating red meat.

    Does Mario like football?

    I didn’t go out yesterday.

    Did they come during Thanksgiving?

    I won’t (will not) do it.

    Will Anna have some pizza with us?

    She made us repeat the exercise.

    2.The present participle (il gerundio) forma la struttura delle forme progressive (da aspetto durativo - progressivo), richiamando (to) be come verbo ausiliare.

    ‘(to) be + base infinitive-ing’ (present participle). Per es. I am learning English.

    3.The past participle (il participio) forma sia le strutture dei tempi composti alla voce attiva (l’aspetto perfetto) richiamando (to) have come ausiliare che tutte le forme della voce (diatesi) passiva richiamando (to) be come ausiliare.

    ‘(to) have + past participle’ – [Voce attiva]. Per es. We have done it.

    ‘(to) be + past participle’ - [Voce passiva]. Per es. It has been done.

    A proposito vi è un fatto abbastanza curioso ed interessante da aggiungere a riguardo dei modi indefiniti in Inglese, the non-finite moods. Cioè ciascun modo indefinito è rappresentato da una forma che si sdoppia in due distinte funzioni grammaticali, inserite all’interno di strutture contestuali diverse. Ovverosia la stessa forma del verbo presenta grammaticamente due paradigmi distinti del verbo, aventi naturalmente delle funzioni diverse.

    1.L’Infinito è rappresentato da i) il to-infinitive e ii) il base infinitive (senza to).

    Per es. It pays to be honest. (to-infinitive come complemento, complement)

    I must be honest with you. (base infinitive come verbo, verb)

    2.Il Verb+ing (base infinitive+ing) rappresenta i) il present participle e ii) il gerund.

    Per es. We’re going there tomorrow. (present participle come verb, verbo)

    Going there so often isn’t necessary. (gerund come subject, soggetto – frase nominale)

    3.Il Verb+ed (base infinitive+ed/regular verbs) rappresenta i) il past participle e ii) il simple past tense.

    Per es. You will be contacted tomorrow. (verb+ed come past participle, il participio)

    They contacted me yesterday. (verb+ed come simple past tense, il passato remoto)

    È un argomento che verrà certamente approfondito. Comunque tutto ciò fa venire in mente il principio cardine della semiotica, ossia la scienza generale dei segni, nonché la teoria del relativismo. Si tratta della già menzionata riorganizzazione continua del nesso tra segno(il significante) e l’oggetto denotato(il significato o il referente). Allora il significato o il valore di una parola può sempre cambiare in base al contesto ed è quindi da considerarsi sempre in riorganizzazione. Ciò riflette un pensiero filosofico che parte da Aristotele e poi Kant,e ripreso da Frege, Wittgenstein, Tarski, Charles S. Pierce e Charles Morris - F. de Saussure, Chomsky, Locke, Umberto Eco, Emilio Garrone et al, trovando una massima espressione poetica nell’opera teatrale ‘Così è se vi pare’ di Luigi Pirandello.

    Gli Aspetti Verbali – The Verb Aspects

    Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male.

    (Eduardo De Filippo)

    Parafrasando il Maestro – the stage, la vita,…e poi gli aspetti verbali a dirigere le scene da interpretare.. da recitare, come raccomanda il Maestro stesso.

    Presentazione

    Allora mentre le modalità ed i modi determinano il modulo o la configurazione del verbo da usare, gli aspetti verbali sono la categoria grammaticale a decidere quale ruolo assegnare e come va interpretato tale ruolo – ovverosia come meglio fare la parte. In altre parole decidono la forma o struttura del verbo ed i relativi ausiliari a seguire. Più precisamente decidono quale dei modi indefiniti sia atto a presentare l’immagine dell’evento, cioè i) il base infinitive o direttamente i tempi semplici del modo indicativo per presentare l’immagine statica, ii) il present participle per presentare l’immagine dinamica, oppure iii) il past participle per presentare l’immagine dell’atto di compiutezza, e come conseguenza diretta la scelta del verbo ausiliare atto a completarne la struttura, qualora richiesto dalla forma, i quali sono (to) do, (to) be e (to) have.

    Si va ora a rivisitare alcuni concetti ai fini di affinare e comprenderli meglio negli specifici.

    L’Aspetto Verbale

    Dunque per descrivere l’aspetto verbale si potrebbe iniziare dicendo che l’attuazione del verbo implica sempre un processo. L’importante è stabilire la determinata fase del processo in cui si trova il verbo, cioè l’immagine che evoca, l’aspetto che ha, per arrivare poi alla struttura atta ad esprimere l’evento.

    Allora come già detto tecnicamente l’aspetto verbale è il tipo di rapporto che l’evento espresso dal verbo (azione, processo o stato) instaura col tempo indipendentemente da un riferimento o asse cronologico, ossia senza nessun riferimento al futuro, presente o passato. È semplicemente l’idea del tipo di rapporto tra evento e tempo, ovverosia la fase di attuazione in cui si trova il verbo.

    In essenza è il rapporto che un dato modo verbale (il modulo eletto) instaura quando raffrontato col tempo. Più che un rapporto, è da considerarsi come il tipo d’immagine che si proietta, che viene a crearsi davanti ai propri occhi, immagini dell’evento in chiave virtuale rapportato al tempo. Praticamente sono le immagini a determinare direttamente la forma o struttura da usare per presentare l’evento stesso, e implicitamente a determinare le funzioni stesse del verbo…Sono proprio le immagini. 1. Se in un dato momento o periodo mentalmente o realmente si vede l’evento espresso dal verbo in una fase statica, ferma e attuata, cioè nella quale non si muove affatto, ossia è fisso, si dice che l’immagine, ossia l’aspetto, che evoca è semplice, simple aspect, e per esprimerla serve una struttura verbale altrettanto semplice, simple, la quale il più delle volte corrisponde a una struttura verbale da parola singola. Quindi in teoria struttura semplice significa parola singola, la quale d’istinto riflette un’immagine

    ferma, statica e attuata dell’evento. Per es. I love you. = Ti amo. – Evento che si presenta completo e preciso, da fermo immagine nello stesso preciso momento di

    parlare o periodo di riferimento.

    2. Se in un dato momento o periodo si vede l’evento espresso dal verbo in una fase in via di svolgimento, ossia è dinamico o durativo, si dice che l’immagine, cioè l’aspetto, è progressiva, progressive aspect, e serve subito una struttura verbale altrettanto progressiva, progressive, per esprimerla, la quale corrisponde alla struttura to be + verb+ing. Per es. We are learning English. = Stiamo imparando l’Inglese. – Evento che si presenta dinamico e in evoluzione nello stesso preciso momento di parlare o periodo di riferimento.

    3. Se si vede l’evento espresso dal verbo in una fase di perfezionamento, di compiutezza o compimento, tesa tra due momenti o tempi, precisamente che si compie, si completa, nello spazio tra due momenti o tempi, si dice che l’immagine, ossia l’aspetto, è perfettiva, perfect aspect, e serve allora una struttura verbale altrettanto perfettiva, il perfetto, perfect, per esprimerla, la quale corrisponde alla struttura to have + verb+ed. Per es. Susan has arrived. = Susan è arrivata., We have finished. = Abbiamo finito. – Evento che si compie tra due tempi o momenti distinti, nel caso specifico tra il presente e un dato momento nel passato non ben precisato.

    4. Se l’evento che si vede espresso dal verbo è dinamico, durativo, e teso tra due momenti, cioè che si stia svolgendo entro lo spazio tra due momenti o tempi, si dice che l’immagine è in continuo perfezionamento, ossia continuous perfect aspect, e per esprimerla serve una struttura verbale corrispettiva detta continuous perfect o perfect progressive, la quale corrisponde alla struttura to have + been + verb+ing. Per es. They have been waiting since morning. = Aspettano/Stanno aspettando da stamattina., È da stamattina che aspettano/stanno aspettando. – Evento che si presenta in svolgimento, durativo, tra due tempi o momenti distinti, nel caso specifico tra il presente e un dato momento nel passato, ossia da stamattina.

    Quindi vi è un nesso diretto tra immagine, ossia aspetto, e struttura verbale, ovverosia una rispecchia l’altra. Per cui saper cogliere l’immagine giusta da presentare può essere di gran vantaggio nell’intendere effettivamente la struttura verbale giusta per esprimere un evento in un contesto preciso. In sintesi: i. un evento che si presenta per intero e completo in un dato preciso momento o periodo = simple aspect e simple structure, ii. un evento che si presenta dinamico e durativo in un dato preciso momento o periodo = progressive aspect e progressive structure, iii. un evento che si compie e si completa entro due momenti o tempi = perfect aspect e perfect structure, e infine iv. un evento che si presenta dinamico e durativo entro due momenti o tempi = continuous perfect aspect e continuous perfect structure.

    L’Aspetto Semplice – The Simple Aspect

    Praticamente l’aspetto si definisce semplice, simple, perché l’evento espresso dal verbo instaura un rapporto momentaneo o puntuale col tempo. Il processo avviene o si attua all’interno di un singolo momento o periodo ed i margini dell’evento coincidono precisamente coi margini del tempo, senza durata né vicende interiori o risvolti di alcun tipo, tanto da diventare un blocco unico, detto appunto semplice. Si vede o si intravede un’immagine completa ed intera in un dato momento, un fermo immagine in pratica. È il fatto semplice e puro, il quale nel suo complesso proietta un’immagine attuata, ferma e statica.

    L’immagine ferma, statica e attuata di un evento espresso dal verbo, detta semplice, simple, porta ad una struttura verbale altresì semplice, simple, per esprimerla, la quale il più delle volte significa un’unità verbale da parola singola. In sintesi la visione o l’immaginario di un’immagine ferma, statica e attuata, cioè simple, equivale subito ad una struttura verbale semplice, simple, perlopiù da unità verbale da parola singola, per intendersi, la quale verrà collocata nei relativi assi temporali e tempi verbali del caso.

    Si ricordi che qualora un tempo verbale, diretto a presentare un’immagine statica di qualsiasi modo verbale in Inglese sia rappresentato nella frase affermativa da un’unità verbale da parola singola, allora le corrispettive frasi negative ed alcune interrogative di quel determinato tempo verbale richiameranno (to) do come ausiliare di supporto, praticamente nelle frasi negative e alcune interrogative non si usa il verbo reggente da solo direttamente, per dei motivi che saranno spiegati in seguito, ma piuttosto si deve passare mediante il verbo to do inteso come fare l’attività espressa dal verbo reggente, ed inoltre il verbo reggente sarà sempre al base infinitive. Quindi (to) do + base infinitive sempre. Va sottolineato e ribadito che solamente quelle forme verbali dotate di una parola singola negli enunciati affermativi possono e devono richiamare (to) do in qualità di ausiliare nelle frasi negative ed interrogative. È fondamentale ricordarsi ciò.

    Ecco alcuni esempi illustrativi :

    Simple Present Tense [Immagine statica e attuata nel presente] :

    I work for Eni. = Lavoro per Eni. (affermativa)

    I don’t work for Fininvest. =Non lavoro per Fininvest.=Non faccio l’azione di lavorare per Fininvest. (neg.)

    Do you work for Eni? = Lavori per Eni? = Fai l’azione di lavorare per Eni? (interrogativa)

    Simple Present Tense :

    She likes rock music. (affermativa)

    She doesn’t like jazz music. (negativa)

    Does she like classical music? (interrogativa)

    Simple Past Tense [Immagine statica e attuata nel passato] :

    They went to Spain last summer. = Andarono in Spagna l’estate scorsa. (affermativa)

    They didn’t go to Jamaica last year. = Non andarono in… = Non fecero l’azione d’andare…(negativa)

    Where did they go to last year? = Dove andarono.. ? = Dove fecero l’azione d’andare.. ? (interrogativa)

    Imperative :

    Please come tomorrow. (affermativa)

    Please don’t come tomorrow. = Prego non venire domani. = Prego non faccia l’azione di venire domani. (negativa)

    Why don’t you come next tomorrow? = Perché non venga dopodomani? = Perché non faccia l’azione di venire dopodomani? (interrogativa)

    (Why not come next tomorrow?) (interrogativa)

    Dunque si potrebbe già anticipare che ve ne sono soli Tre tempi verbali che richiamano (to) do come ausiliare. Essi sono il simple present tense, il simple past tense e l’imperativo negativo (solo alla seconda persona singolare e plurale). Vi saranno degli ulteriori dettagli in seguito.

    Poi vi sono delle forme che pur essendo da aspetto semplice possiedono una struttura leggermente più complessa in quanto siano già dotate di un proprio ausiliare in situ, cioè fisso, come le Perifrasi modali, aventi la struttura formata da ‘Modal verb + base infinitive’, ovverosia ausiliare modale + l’infinito senza ‘to’. Per es. Helen will come tomorrow. = Helen verrà domani. (Immagine statica e attuata nel futuro)

    Allora siccome la struttura dell’unità verbale di una perifrase modale è già dotata di un suo proprio ausiliare, il quale tra l’altro viene sempre posto all’inizio dell’unità, è escluso nella maniera più categorica la contemporanea presenza dell’ausiliare (to) do. Quindi una volta già presente un ausiliare modale propriamente detto per es. will, can, ecc, non vi possa assolutamente esserci pure (to) do come ausiliare nella stessa unità verbale.

    Il discorso cambia invece rispetto agli ausiliari Semi-modali, come to have to, to need to, used to, to dare to, ecc, perché essendo dei veri e propri verbi lessicali, però prestatosi alla funzione di ausiliari modali, richiamano nelle forme negative ed interrogative il verbo ausiliare (to) do, esattamente come qualsiasi altro verbo lessicale sotto il profilo di certi tempi verbali, più precisamente i tempi semplici.

    Lo stesso discorso vale anche per i verbi Causativi, to make, to let, to have e to get, in quanto anch’essi dei verbi lessicali però nel caso specifico con delle funzioni da ausiliari. Pertanto pure essi richiamano (to) do nelle frasi negative ed interrogative.

    L’argomento sarà approfondito più in avanti.

    L’Aspetto Progressivo (Durativo) - The Progressive Aspect

    Il processo è in attuazione o in via di sviluppo. L’immagine che si proietta dell’evento è dinamica, è in moto, in evoluzione. Esso corrisponde alle forme progressive, ovverosia la perifrasi gerundio o l’ausiliare aspetto-temporale in Italiano.

    Le forme progressive in Inglese richiamano il verbo reggente al present participle (modo indefinito) ed invece al gerundio in Italiano. Sono quindi grammaticamente diversi, ma a dire il vero per i non esperti la sostanza cambia di poco al principio.

    Per definirsi grammaticamente il present participle, quale ‘ verb (base infinitive) + ing’ richiama sempre il verbo (to) be come ausiliare d’appoggio nella sua funzione descrittiva, che precisa d’essere nella fase di svolgimento di un determinato atto. ‘To’ be si presenta in diverse forme, ad esempio da solo o accompagnato da ausiliari secondari a seconda del caso, ed è richiesto in tutte le tipologie di frasi, dichiarative (affermative, negative) o interrogative. In questo caso (to) be equivale a stare nella struttura ‘stare + gerundio’ (la perifrase gerundio), seppur assomigli di più ad un verbo copulativo a funzione descrittiva.

    Dunque allora la visione o l’immaginario di un’immagine dinamica comporta subito una struttura verbale progressiva per presentarla, ossia (to) be + verb+ing, da coniugare e collocare poi a seconda del caso, e la quale tradotta alla lettera significa essere nella fase dello svolgimento di un processo o azione, il che spiega perché si usa to be, essere, come ausiliare, praticamente per dire che si è dentro, esserci dentro, ad un processo in atto espresso dal ‘verb+ing’, che va coniugato come detto nei rispettivi modi, aspetti e tempi verbali, sempre mediante il medesimo ausiliare to be.

    Per es. i. L’immagine dinamica nel futuro si presenta con il future progressive tense - I will be studying in the afternoon, so kindly call later. (l’ausiliare è il simple future tense di to be, cioè il futuro semplice di essere, ‘will be’) = Starò studiando nel pomeriggio, quindi per favore chiamami più tardì.

    ii. L’immagine dinamica nel presente si presenta con il present progressive - He is waiting outside. (l’ausiliare è il simple present di to be, cioè l’indicativo presente di essere, ‘is’) = Lui sta aspettando fuori.

    iii. L’immagine dinamica in un dato momento nel passato si presenta con il past progressive - Luisa was expecting us yesterday. (l’ausiliare è il simple past di to be, cioè il passato remoto o l’indicativo imperfetto di

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1