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Risvegliare la leadership da dentro: Come aiutarci interiormente, riacquistando forza, energia e direzione
Risvegliare la leadership da dentro: Come aiutarci interiormente, riacquistando forza, energia e direzione
Risvegliare la leadership da dentro: Come aiutarci interiormente, riacquistando forza, energia e direzione
Ebook561 pages7 hours

Risvegliare la leadership da dentro: Come aiutarci interiormente, riacquistando forza, energia e direzione

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About this ebook

All’interno della nostra vita, soprattutto nei momenti di cambiamento e di crisi, è necessario fare appello a tutte le nostre forze e capacità e rispondere adeguatamente alle situazioni che bussano alla nostra porta. Il libro vuole esplorare il cambiamento profondo nelle persone e nella società, attraverso una revisione del viaggio dell’eroe dal punto di vista energetico, metaforico e psicologico, al fine di restituire un manuale adatto a stimolare cambiamenti personali, interpersonali ed intrapersonali. Partendo dal senso della nostra “Presenza” e del nostro viaggio nel mondo, invita a ripercorre la nostra evoluzione personale, attivando il nostro cambiamento su più livelli, per arrivare a cambiamenti significativi. Questi livelli possono essere vissuti bene e consapevolmente se viene stimolato un processo di “immaginazione sensoriale esatta”, come diceva Goethe, ossia un processo di “empowerment” e di “leadership” trasformativa e transpersonale, che permette di far emergere alla nostra percezione “nuove cose” e di farle accadere. Per intraprendere questo viaggio dell’eroe, l’invito è di portare con noi alcune cose: uno spazio “sacro”, buone capacità emotive, una mappa e forse anche un navigatore satellitare.


L’Autore
Gian Carlo Manzoni: counselor, master coach, facilitatore, formatore, futurista si occupa di orientamento e sviluppo del potenziale e della leadership da più di vent’anni, in ambito privato, familiare ed aziendale. Trainer in PNL, consulente in sviluppo manageriale e imprenditore ha fondato e sviluppato diverse realtà in ambito formativo. Laureato in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano con specializzazione gestionale ed organizzativa, ha scritto diversi libri sullo sviluppo personale e sulla crescita consapevole.

Disegni di Marco Tirinnanzi
Consulente organizzativo, coach, formatore, designer, appassionato di creatività, disegno e fotografia che ha sviluppato a livello professionale. Laureato all'Università Bocconi con specializzazione in Finanza, ha ricoperto diversi ruoli apicali in aziende ed è stato imprenditore nel mercato contract con una costante inclinazione all’innovazione e al pensiero strategico.
 
LanguageItaliano
Release dateSep 9, 2022
ISBN9791221396560
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    Risvegliare la leadership da dentro - Gian Carlo Manzoni

    A te, lettore

    Noi dobbiamo essere disposti a lasciar andare la vita che abbiamo pianificato, in modo da vivere la vita che ci sta aspettando

    Joseph Campbell

    Quanti titoli ha avuto questo libro? La prima risposta è molti. La seconda, quella più vera, è ovviamente il titolo attuale e il sottotitolo, anche se sarebbe utile introdurne anche un terzo: Archetipi generativi per una leadership trasformativa: viaggio di risveglio attraverso una struttura mitologica personale condivisa. Forse troppo. Ma di cosa vuole parlare veramente questo libro?

    Questo libro, se avesse la parola, si dovrebbe definire un'entità giovane e giocosa, anziana e saggia, e dovrebbe e vorrebbe parlare di leadership, di questa idea e/o capacità di guida su cui da sempre si discute e mai si finirà di parlare. O meglio: questo libro, che possiamo definire simpaticamente un Grande Ga ¹, come il giovane anziano che aveva i poteri di ringiovanire e invecchiare a suo piacimento, vuole approfondire un particolare aspetto della leadership, quello che da dentro... si sviluppa fuori, in una dinamica utile di servizio che parte da una lotta per l’individuazione, la crescita e la realizzazione del proprio potenziale ².

    Infatti è così: in più di dieci anni di lavoro e di continua revisione (stavo incominciando a perdermi nei mille rivoli di un fiume in piena), il libro è diventato effettivamente la narrazione di una storia di leadership, anche se riflette la mia storia di cambiamento (adesso i lustri stanno cominciando a diventare tre per questo libro e comincio a notare il tempo che passa in un momento storico attuale fra i più complessi). Quindi chi meglio di questo libro può descrivere una trasformazione e una ricerca di quella leadership di cui ora, forse anche tu, lettore, hai bisogno? Partiamo con un primo presupposto: il leader parte da dentro e si sviluppa fuori.

    Aggiungiamo questo secondo presupposto: un leader oggi deve essere attento al dibattito contemporaneo, riconoscere le ricorrenze, le parole, le sensibilità e capire se e dove stanno convergendo. Questo permette al leader di trovare o ricercare energie risonanti. È quindi importante assumere una prospettiva interdisciplinare e transdisciplinare e recepire quello che sta accadendo a livello culturale e di elaborazione del pensiero. E dare il proprio contributo.

    Una nota legata a questo libro: la leadership è un viaggio fatto di movimenti, come una danza o una musica. Basta esserne consapevoli e farli, avendo il coraggio di farli. Quali sono i miei movimenti? Quali sono i tuoi movimenti in questo orizzonte di vita? E quali sono quelli che soddisfano il mio animo? (È l’interrogativo di S. Agostino, che riprende il salmo 8 della Bibbia³: " Quid animo satis?" - Cosa basta al cuore dell’uomo?).

    E qui iniziano i dubbi e i limiti e le contraddizioni che possono generare ansia. Forse al cammino e/o alla danza e/o al viaggio della nostra leadership può mancare una struttura architettonica (in poche parole, senza struttura, rischi di perdere la bussola, di perdere il nord o la stella polare), forse si può sentire l'incombenza di un destino indefinito (anche con gridi di dolore) con code brusche e inequivocabili (come la sinfonia 8, l’ Incompiuta di Schubert), forse si sente troppo un disordine globale, ma forse ci sono anche momenti di atmosfera sospesa dove il respiro positivo appare come possibile, nonostante le maree contrarie.

    Cosa stiamo ricercando? Chi stiamo ricercando? Il leader è forse un viandante che ricerca la pace e si muove verso l'infinito. Come ho provato a fare in questo libro e, così facendo, mi sono reso conto che non potevo terminarlo. Era come se passassi ore di solitaria revisione e contemplazione di fronte a una montagna, cercando l'infinito. Mentre la vita accadeva con le sue meraviglie e le sue preoccupazioni.

    Come diceva il pittore Cezanne⁴, quando parlava della natura come immutata meraviglia, parlando così della sua pittura, l'unico modo per essere un'opera è quella di rimanere incompiuta. Cercate di capire... questo libro non è un libro sulla leadership… è un tentativo di pittura. Per quindici anni l’ho rivisto come un'esperienza sempre nuova, una vera e propria tela di Penelope.

    Sono sempre stato alla ricerca dei giusti rapporti sulla natura autentica della leadership e, come se fossi un pittore, sono forse stato più attento ai colori che alla figura e ai suoi contorni. Avevo già colto un’armonia di rapporti fra i capitoli, tanto i limiti di queste pagine sono tenui e delicati, e ogni volta ne aggiungevo di nuovi. Ma ora quanto scritto può restare incompiuto, anche se forse quest’ opera ormai è compiuta, ossia conclusa. Ci sono stati troppi eventi che meritano serie riflessioni.

    Ognuno incontra prima o poi il suo cigno nero⁵, il suo evento traumatico. Nella mia vita l’ho incontrato diverse volte e sotto varie forme. Certo che, se le nostre capacità di previsione dello stesso fossero diverse, se la nostra responsabilità fosse più solida e se fossimo più forti, forse potremmo sostenere le situazioni di più e meglio, o meglio, risolvere positivamente tutto quanto è isolato e imprevedibile, di forte impatto senza troppe giustificazioni a posteriori su quanto non abbiamo fatto o non abbiamo voluto o potuto fare. Il cigno nero è un paradigma che ci riguarda tutti, perché abbiamo bisogno di leader veri o abbiamo semplicemente bisogno di risvegliarci.

    Abbiamo bisogno di leader che siano chiamati all’assunzione e alla sperimentazione di nuovi punti di vista, in una prospettiva evolutiva, anche in relazione al nostro pianeta e a quanto stiamo attualmente vivendo. Abbiamo bisogno di leader che sappiano cercare e ritrovare sé stessi e che siano connessi al loro scopo più alto, alla loro nobile intenzione, e che non siano enigmi o maschere.

    Basta non rimanere un enigma, un essere senza nome. "Non restare un enigma, un essere senza nome " ⁴diceva Émile Zola all’amico Cezanne. Occorre rispondere a questo invito. Anche meditando, anche respirando, come in una meditazione zen, ripetendone il motivo (e il motivo è un gesto, una parola, un movimento anche musicale): nella ripetizione forse ci si può rendere conto che c’è qualcos’altro. Oltre quello che vediamo c'è sempre qualcos'altro.

    Se i nostri gesti e le nostre parole ripetute fossero una preghiera o fossero solo coerente eroismo ⁶, ne potremmo cogliere il segreto e il senso profondo. Ho dovuto meditare molto per conoscere quelli che mi appartengono di più nel mio viaggio. La leadership è la mia e nostra terra incognita, dove si fondono diversi elementi e dove può emergere una potenza creatrice primigenia dove l'incompiuto è compiuto, o almeno lo diventa. Questa è la speranza.

    Guardiamo ora quello che chiamiamo realtà (in prospettiva costruttivista, la realtà è una costruzione sociale creata attraverso il linguaggio e la comunicazione e, anche dal punto di vista neurologico, le nostre categorie mentali che si confrontano con i dati sensoriali percepiti consciamente e inconsciamente danno una forma unica alla nostra realtà) o quanto ci viene trasmesso. Come possiamo cambiarla? Come possiamo cambiare le nostre organizzazioni in modo che il cervello sia in ogni parte del sistema (come se fossi una pianta)? O, semplicemente, che ognuno di noi usi di più la testa, combinata con il cuore e la volontà, in modo saggio e responsabile?

    Le forme organizzative sono figlie della nostra leadership e del nostro modo di osservare, pensare, governare il mondo. Questa è la verità.

    La vera domanda è: " Di quali leader abbiamo bisogno?". Forse, persone che sono in grado di contenere l'impatto, l'imprevedibilità, che siano consapevoli dei ritardi presenti nel sistema (a parte i ritardi individuali presenti anche nel leader stesso) e siano consapevoli dei propri punti forti e deboli, in modo che non solo possano cogliere i segnali per evitarlo (il cigno nero), ma anche contenere l'insicurezza che produce, anzi, trasformarsi offrendo sicurezza vera e indicando una direzione sincera. La vita oggi richiede sempre di più nuovi paradigmi di gestione della complessità e dell’incertezza, anche sincero ardimento, ed ecco perché questo libro è rivolto a quelle persone che vogliono riattivare la propria leadership guardandosi dentro, a quei leader nuovi e più consapevoli di affrontare la propria ombra e di affrontare le proprie incertezze stando nell'incertezza, nel dubbio, aprendosi anche al mistero. Di fronte a una crisi della leadership e dell’adultità contemporanea e del dialogo fra le parti, e di fronte a troppe informazioni, molte delle quali appositamente distorte, abbiamo bisogno di leader capaci di ascolto profondo e di invocazione e di trasformazione personale (e quindi del proprio gruppo o team di lavoro: anche le organizzazioni hanno bisogno di permettere a chi lavora di esprimere pienamente sé stessi). Leader pronti a esplorare il proprio mondo interiore: soprattutto se attorno a noi non si riflette più sulle parole pronunciate, se rimangono delle ferite narcisistiche che provocano delle distorsioni dell'idea di potere (quando la leadership è a senso unico ed è prevaricante) e se alla fine vediamo leader che esercitano la propria leadership senza fare i conti con la propria ombra o le proprie linee d’ombra. Le ombre non sono meno importanti della luce dice Charlotte Bronte⁷. Solo facendo così ci si può forse perdere, ma ritornare trasformati.

    Chi vogliamo diventare? O meglio: come possiamo diventare noi stessi? È necessario abbracciare tutte le difficoltà, senza evitare gli ostacoli⁸.

    Possiamo poi pensare a una leadership contemporanea dove il tema dell’anima e dello spirito viene sempre disatteso? Non possiamo più farlo. Non si deve farlo. Ci sono istanze personali, sociali e comunitarie che continuamente bussano a questa porta. Un’altra via, anche spirituale, ci può aiutare.

    "Cosa cercate? Chi cercate? Chi cerchi?" Queste sono le domande a cui questo libro cerca di dare alcune risposte, almeno come processo di ricerca. Perché, una volta che hai la risposta, la trasformazione è avvenuta e inizia un processo di scoperta e di alleanza e di compimento. Mi sono dato queste risposte e, in piccolo, le sto dando anche alle persone accanto a me.

    Ma se siamo in una bonaccia o in gran tempesta come il marinaio di Joseph Conrad⁶, se siamo nella nebbia, se siamo nell’incertezza e tutto quello che stiamo facendo non ci sembra all’altezza di quanto ci viene richiesto o di quello che ci richiede la nostra interiorità, è tempo di cambiare. Ogni tipo di insoddisfazione e di frustrazione è un segnale di trasformazione o, semplicemente, di ricerca di una pace nuova e di una nuova pienezza: un'anfora che deve essere svuotata per essere nuovamente riempita. Iniziamo a piccoli passi, ma iniziamo con qualcosa e con qualcuno.

    È sempre tempo di fare di tutto una cosa nuova, ma è soprattutto tempo di adottare una prospettiva più ampia, recuperando pratiche antiche come quelle meditative e contemplative, e allo stesso tempo ricordare che possiamo trasformare le nostre capacità (positive o negative) orientandoci sempre al perché di quanto stiamo facendo. Il perché diventa più importante, come orientamento e addirittura scopo strategico, più importante del come e del cosa. Se sappiamo questa risposta nel qui è ora possiamo realizzare la pienezza della nostra vocazione: lo scopo diventa più importante del come e del cosa. Il perché diventa più importante grazie alla risposta che segue, perché ci immette in un flusso evolutivo: solo così la leadership diventa emotivamente intelligente, diventa una leadership che trova il tempo per ricaricarsi e ricalibrarsi, sapendo intuire la grazia di ogni momento, anzi, addirittura respirandola. Se questo concetto fosse o troppo complesso o troppo spirituale, mi accontenterei all’inizio di riprendere le mie posizioni all’interno di un mio unico e personale spazio sacro fatto di pienezza e di integrità.

    E se fosse così, forse, invece di avanzare, spaziare, innovare, abbiamo bisogno soprattutto di leader che approfondiscono, si spogliano, ripetono e sottolineano le cose importanti, leader che ci insegnano a svuotarci di quanto non è essenziale. Muovendosi. Cambiando posizione, cercando quella vera.

    E se per fare questo occorre entrare in un processo di trasformazione interiore, di combattimento interno e di discernimento, di morte e resurrezione, di conversione e riconversione, nuovamente, allora… va bene, ed è bello che la vita e il destino ci permettano di cambiare volto, di tanto in tanto, ma soprattutto… sguardo.

    Se quindi rispondiamo veramente, realmente e profondamente a noi stessi, la nostra paura lascia il posto a una ricerca interiore: il leader che è in noi può entrare in contatto con la propria storia e la può cambiare. Il leader può diventare un giullare o una guaritrice, un mago o una maga, un guerriero o un’amazzone, un re o una regina, un grande padre o una grande madre, anzi, può diventare ed essere di più e meglio. Il leader può così mettere in atto per sé e per gli altri una strategia trasformativa e trasformazionale: il leader diventa generativo come adulto, e l'adulto capace diventa un adulto generativo e trasformato. È questo il presupposto e anche il fine importante di questo libro. Forse ci serve un leader più calmo, più pensoso, più meditabondo, più riflessivo (che torna o va nel bosco interiore giorno per giorno, come direbbe Ernst Junger⁹), oppure ci serve un leader che comunque si muove e combatte e/o fa muovere dialogando, e che forse smetta di fare il leader paradossalmente per essere semplicemente sé stesso e per riappropriarsi di sé stesso e della sua umanità. E fare parte di un gruppo più ampio e più consapevole che va al cuore dei problemi. Solo così il leader può decidere di occuparsi sul serio della propria vita e di fare quindi qualcosa per gli altri e a servizio per gli altri, diventando un'espressione di fiducia nella meccanica del mondo, diventando un leader che vive e che dà vita, risvegliandosi, riprendendo il suo ruolo e/o ritrovando i suoi ruoli, come parte di una comunità di destino e di relazione vera.

    Con fede, speranza e carità nella verità, nel coraggio e nella compassione.

    Gian Carlo Manzoni

    immagine 1

    Prologo: l’intervista con l’eroe

    Niente accade sino a quando qualcosa si muove

    Albert Einstein

    Marco entrò dalla porta, lasciata semiaperta da Gian Carlo. Era da tempo che aspettava quell’incontro, forse più tempo di quanto egli stesso immaginava. Infatti, tante cose erano cambiate nella sua vita da sei mesi a quella parte: una nuova società da gestire e conseguentemente un nuovo lavoro, diversi debiti da pagare che si erano accumulati a causa di una gestione imprevidente negli anni passati, figli e famiglia cresciuti in bellezza, età e complessità, e una stanchezza aumentata a causa della crisi economica nazionale e della pandemia che ormai tutti stavano vivendo. Gian Carlo lo accolse con l’usuale affabilità, ringraziandolo per essere venuto e informandosi della sua salute in generale.

    " Come stai Marco, allora, in questo periodo?" disse facendogli cenno di accomodarsi sulla comoda sedia che aveva di fronte alla sua scrivania. Nel contempo, si accomodò anche lui sulla sedia estremamente funzionale che utilizzava quando teneva questi incontri.

    Direi bene, in generale, anche se faccio un po’ di fatica in questo periodo.

    Fatica fisica, intendi?

    Più mentale, direi. Troppe cose in pista e nessun ritorno. Sai poi le banche come si comportano in questo periodo con chi ha bisogno di credito.

    Non parlarmene, anche per noi è difficile e, appena il conto va sotto, anche di poco, è come il telefono rosso ai tempi della guerra fredda, tra Mosca e Washington. Una chiamata ogni ora.

    Ma, Marco, veniamo al dunque. Sorrise, tamburellando le dita sul taccuino che aveva fra le mani. Chi sei tu oggi, Marco? Chi è l’eroe che ho di fronte?

    E questo lo chiesi, chiedendo a me stesso, se dovevo fare un passo avanti o un passo indietro.

    Marco, ascoltando quella domanda, ritornò indietro di circa due anni, quando in una lunga chiacchierata in macchina con Gian Carlo (che poi si era protratta ancora per diverse volte, quando entrambi lavoravano insieme su un progetto nel Modenese) avevano parlato insieme di eroi e di energie creative che ognuno possedeva dentro di sé e che emergevano in particolari situazioni e occasioni della vita. Marco si ricordava bene come Gian Carlo gli aveva rivelato il processo dell’esperienza interiore e dei diversi piani della personalità che si manifestavano sotto forma di energie colorate differenti. L’impatto era stato grande per Marco sia a livello professionale che personale. A livello professionale, infatti, con Gian Carlo aveva maturato un approccio creativo all’organizzazione e alla gestione dei progetti. Insieme avevano sviluppato dei modelli di approccio organizzativo e di counseling e coaching integrali con un’indubbia utilità pratica: avevano elaborato e sperimentato su diversi ruoli aziendali significativi diversi modelli, non esclusivi uno dell’altro o contraddittori fra loro, ma come l’espressione di diversi tipi di mappe per descrivere diversi aspetti dello stesso territorio. Marco ne era rimasto così stupito che aveva fatto una rivoluzione, comprendendo e adottando il modello, anche dal punto di vista personale: si era trasformato in un guaritore della sua famiglia, che stava subendo un momento di forte cambiamento, prendendo la decisione di adottare due bambini in Sud America. Era cresciuto anche il suo aspetto materno, da grande madre e grande padre, accudendo sia la moglie desiderosa di cambiamenti sia la madre che lentamente stava perdendo le forze. Gian Carlo sapeva questo, Marco ne era consapevole e, ascoltando quella domanda, aveva avuto un flashback di quanto era accaduto in più di un anno: della partenza per il Sud America e l’arrivo dei bambini, del lavoro fatto con Gian Carlo e dei crediti e dei debiti che si erano accumulati, della morte dei parenti e di sua madre alla fine, e di una vita professionale e anche personale che si stava completamente rivoltando, verso un progetto più chiaro e definito.

    Sono un sovrano in questo momento, Gian Carlo disse sospirando Marco.

    Gian Carlo era contento di sentire come Marco ricordasse le loro conversazioni e come Marco riconoscesse ancora le proiezioni dell’anima. Si chiese solo se effettivamente le stesse recuperando in termini di potenzialità individuali. Cosa stai facendo come sovrano, allora? disse sorridendo.

    Sono qui da te in questo momento. Ti sto dimostrando lealtà e amicizia, comprendendo anche i tuoi problemi, nonostante i miei. Lealtà perché mi hai dato lavoro e cerchi ancora di darmelo e amicizia perché, grazie a te, ho scoperto qualcosa di nuovo. Rimase in silenzio, aspettando la risposta di Gian Carlo.

    Lealtà, amicizia e silenzio sono parole importanti e riflettono che stai dando peso e ordine alle cose. Che altro, Marco?.

    Sto cercando di avere un po’ di genialità ispirata che mi permetta e ci permetta di dare continuità al nostro lavoro insieme o di trovarne un nuovo significato. Dall’email che ho ricevuto da te sembrerebbe che forse mi puoi ispirare.

    Sei quindi in un momento di aridità di visione? disse preoccupato Gian Carlo, che stava notando la presenza del sovrano di fronte a sé, ma anche una parte di ombra forse dovuta all’apparente stasi che gli sembrava di vedere in Marco, come se fosse ritornato a una sorta di troppa razionalità, come ai primi tempi della loro conoscenza.

    Avevo in mente alcune cose, ma nel lavorarci sono andato in blackout di idee, encefalogramma piatto.

    Sei forse in altre faccende affaccendato? disse con attento rispetto Gian Carlo.

    Sono anche padre, un nuovo padre, Gian Carlo. La vita mi è cambiata drasticamente nel giro di un anno. Le responsabilità sono aumentate e l’ospitalità ai bimbi ha portato con sé nuove relazioni, una nuova famiglia e una nuova vita domestica. Lo sai, ci sei passato anche tu. Inventiva e intraprendenza, l e ho sempre avute. Ma ora sono un po’ fermo.

    Gian Carlo lo guardò negli occhi con la sua naturale intensità. Sapeva che aveva di fronte un sovrano e ora un grande padre. Sentiva che c’era qualche elemento di possibile assenza, forse affaticamento e poca energia. Ma c’era ancora qualcosa che intravedeva in Marco in prospettiva, quasi un turgido fulgore.

    Per riattivarlo occorreva trovare il giusto baricentro, occorreva fare emergere un nuovo eroe, un nuovo principio che potesse far vibrare meglio e di nuovo Marco, una nuova possibilità di perpetuarsi con una migliore realizzazione di sé. Marco stava agendo a fin di bene da un lato, cercando di trovare un accordo fra le parti, e lasciando che le cose venissero alla luce dall’altro.

    Occorreva far fare a Marco un nuovo viaggio, occorreva iniziare un nuovo viaggio di speranza e di audacia, anche insieme, attendendo gli effetti di questa nuova rivelazione. E Gian Carlo disegnò su un foglio una farfalla che ospitava sulle sue ali un cuore, un ventre, un cervello e delle mani e, come per magia, queste quattro figure (fig.1) iniziarono a roteare con loro. Mentre Marco salutando Gian Carlo se ne andò, la farfalla si animò cambiando i suoi colori e le quattro figure sopra le sue ali assunsero un nuovo allineamento e una nuova configurazione.

    Gian Carlo respirò e la farfalla prese il volo andando nella direzione di Marco, quindi uscì dalla stanza in silenzio.

    immagine 1

    Figura 1: la farfalla e i suoi ospiti

    Cap. 1 — Un viaggio inaspettato di identità

    Ma attenzione — dicemmo loro — il sistema non è qualcosa di esterno; il sistema siete voi. Il sistema è ciò che producete¹⁰ (Peter Senge)

    Se dirò all'attimo: fermati dunque! sei così bello! allora mi potrai gettare in catene, allora andrò volentieri in rovina (Goethe, Faust )

    Alla fine di ogni giorno, se ci riflettiamo bene, termina la nostra vita con il termine della nostra giornata. È un momento di compieta, come descritto nella liturgia delle ore. Tutto è compiuto. Tutto è stato portato a compimento. Possiamo prenderne atto riflettendoci e magari scrivendo brevi annotazioni su un quaderno. Forse un prologo si addice a queste riflessioni come per iniziare un viaggio o semplicemente descriverlo.

    Facciamo meglio queste riflessioni anche alla fine dell’anno, quando, al suo termine, ci sembra proprio che termini un momento della nostra storia, una tappa del nostro viaggio. Alcuni le fanno all’inizio del nuovo anno oppure anche al termine delle ferie in estate, perché segna l’inizio del viaggio, e anche di un nuovo anno e di un nuovo percorso. Il viaggio e il percorso sono elementi comuni e fondamentali nella nostra vita. La nostra vita, infatti, è un viaggio ininterrotto dalla nascita sino alla morte, una parabola, un qualcosa che si getta là e si definisce. Il paesaggio muta, le persone cambiano, i bisogni si trasformano, ma noi andiamo avanti. Dentro di noi sappiamo che saremo pronti ad un'altra tappa, anche se non sappiamo quale, e questa riflessione ci può generare sempre un po’ di timore. Un elemento comune di ogni viaggio può essere infatti un senso di smarrimento, di spaesamento e di estraneità di chi si trova in un ambiente nuovo e sconosciuto: Una sensazione di timore, o meglio, di disagio, che ci può accompagnare e che ci rende forse insicuri¹¹

    Il viaggio ci presenta vari temi: il viaggio stesso, la partenza e la destinazione, lo spostamento, lo spaesamento, l’emozione e l’avventura, il riconoscere e il verificare, il cambiamento. Questo accade nella vita di tutti i giorni e nei viaggi veri e propri, quando ci muoviamo.

    Questi elementi sono presenti in questo libro dedicato al viaggio, all’altro e all’altrove. Antropologicamente parlando, quando si parla di viaggio, anche semplicemente turistico, ci si rende conto pienamente del panorama del viaggio e dell’altro e dell’altrove solo quando siamo spaesati, speriamo felicemente. E in questo spaesamento avviene il cambiamento: Passiamo da una zona all’altra, da uno stato all’altro, da un vissuto emotivo a uno differente¹¹

    Siamo spaesati adesso? Se la risposta è sì, il cambiamento nel viaggio è evidente. Siamo dei sistemi che si adattano continuamente per raggiungere l’equilibrio (l’omeostasi che non raggiungiamo mai perché se la raggiungessimo finirebbe la nostra corsa), ognuno di noi con la sua originalità. È questo lo scopo dell’essere umano, di noi tutti venuti al mondo. Adattarsi e cambiare. E ci sono i più forti cambiamenti di fronte ad aspettative non soddisfatte. Ma la delusione, sappiamo, può arrivare sia di fronte all’obiettivo fallito sia di fronte all’obiettivo conseguito . Tutto può essere nel cambiamento che diventa palcoscenico rivelatore della nostra natura.

    Quando siamo cambiati, anche i segni del corpo testimoniamo quello che stiamo vivendo. Ci sentiamo diversi, più giovani o più vecchi. Dovete essere molto stanco dice il capitano Giles⁶ al giovane capitano che ha vissuto un viaggio quasi da incubo. Il giovane capitano risponde: Non stanco, capitano Giles, come mi sento: mi sento vecchio. E devo esserlo diventato. Queste parole aprono un tema importante e che ci pone fin da subito alcune domande: come sto vivendo quello che sto vivendo? Cosa sto provando? Cosa voglio veramente? Che opzioni ho? Come mi sto sentendo? Il presente è quello che realmente voglio? Non possiamo prevedere tutto e ci sono situazioni non controllabili, eventi quindi non preventivabili e che arrivano. Punto. Saremo pronti ad affrontare i prossimi eventi e cambiamenti, quelli che richiedono ancora energia, anzi più energia di quella che abbiamo investito nel passato, forse pura forza spirituale, che è quella che ci resta o resta ai marinai sfiniti prima di affrontare una tempesta? Guardando allora le nostre batterie, ulteriori domande possono nascere spontanee: " Dove è andata a finire l’energia che avevo? Quanto siamo cambiati? Ho ancora la giusta vitalità e la giusta energia per cambiare quello che sto vivendo?"

    Alcune risposte dipendono da quanto abbiamo dato alla nostra vita un significato che va oltre quello apparente. Ma l’abbiamo fatto? Se la risposta è negativa, arrivano le preoccupazioni e domande sul futuro, come ad esempio: Cosa faremo e dove saremo prossimamente?. Difficile risposta, spesso legata alla nostra capacità di saper cogliere il futuro che emerge: una risposta che emerge solo oggi, e nell’oggi, il nostro ultimo vero giorno, l’unica cosa che c’è e che rappresenta la vera e unica verità della vita.

    Questo dovrebbe essere quindi il nostro atteggiamento di sempre, focalizzato sul presente, dato che viviamo ora, solo una volta, e quindi ancora se cerchiamo questo significato non è difficile trovare le risposte ( "Chi cerca trova " dice un antico adagio), anzi, ritroviamo quasi sempre un sincero e onesto desiderio di cambiamento, di maggiore canalizzazione dei nostri sforzi e delle nostre energie, in quello che è più semplice e naturale per noi. Troviamo il nostro destino come prossimo passo del nostro movimento. Stiamo tutti cercando una maggiore presenza per coglierlo, una presenza che coglie il presente e il prossimo futuro nella sua interezza. Stiamo tutti cercando una maggiore resilienza, ossia quella capacità di andare avanti nonostante e cogliere così meglio i doni presenti nella nostra vita, nel nostro viaggio, una vera e propria capacità emotiva per affrontare i cambiamenti positivamente e superarli. Ma se non potessimo spostarci, rimarrebbe solo la nostra resistenza? Forse sì… ma se quest’ultima fosse anche accompagnata da quella giusta aria di slancio, tale da rinforzare la speranza e tale da far riacquistare la capacità di movimento, forse tutto cambierebbe.

    Dato che nel tema del viaggio e del suo cambiamento, compaiono tutti i temi di cui sopra, allora possono sorgere le vere domande che ci accompagnano veramente:

    Dove stiamo andando oggi? Qual è lo scopo profondo di questo nostro viaggio e del nostro movimento? E se tutto fosse già definito, anche da noi stessi? Esiste una possibilità, una grazia divina che ci può riportare sul giusto binario? E, facendo così, anche gli altri?

    Le risposte, come le parole, ascoltandole, arrivano. Una prima risposta viene dalle parole che ci ripetiamo ogni giorno o dalla parola che per noi è quella del vero cambiamento e dello spostamento nella vita. Ognuno di noi è la storia che si racconta e siamo infatti gli eroi di questa storia che ci raccontiamo e che condividiamo con gli altri. L’uomo, a differenza dell’animale, è programmato dal fine che si propone, liberamente o meno. Inoltre, è piena relazione. E il nostro destino è simile a quello degli eroi più di quanto possiamo immaginare. Siamo sempre in relazione con i nostri eroi. Occorre fermarci, a riflettere e pensare. Occorre meditare.

    Basta essere presenti quanto basta per ricordarlo. Chi siamo noi ora? Chi diventeremo e vogliamo essere e diventare in questo viaggio che iniziamo o che ci resta da compiere?. È tutto collegato alla nostra identità e a quanto siamo in grado di lasciare andare e di attivare come novità nella nostra vita. Siamo come una fiamma: siamo la fiamma della nostra identità e la nostra identità è il nostro centro, è la qualità della nostra presenza nel mondo, è lo stoppino da cui si sprigiona la luce, è la nostra vera parola, origine di tutte le nostre parole, strutture e azioni, di tutti i nostri toni.

    Dovremmo quindi partire da lì, sempre da lì. Dalla nostra attuale identità ( chi siamo e chi siamo ora?): questa identità può essere solo legata al nostro temperamento (dove per temperamento intendiamo la nostra originalità, la nostra unicità come persona, la nostra base di ereditarietà, le tracce di generazioni che portiamo con noi, un’identità ricordata attraverso la memoria e raccontata ad altri) e alla parola che per noi è più importante in questo momento e che ci siamo dati o ascoltiamo. Possiamo rieducare questa identità, possiamo trasformarla, possiamo temperarla come una matita. Possiamo magari anche cogliere quelle finestre temporali dove è più facile cambiare, possiamo entrare in contatto con le nostre linee d’ombra e oltrepassarle, perché abbiamo abbassato le difese o semplicemente perché ci siamo ascoltati così profondamente da dirci una parola, un motto, una parola sacra di cambiamento che ci permette un nuovo slancio. Scopriremo che questa parola è legata sempre a un eroe e/o a un’eroina, figura a nostro malgrado sempre presente, che ci può dare quella spinta o quello slancio che ci consente di fare un viaggio sorprendente, inaspettato e che metterà in gioco tutta la nostra buona volontà. Saremo più consapevolmente trasformati in eroi ed eroine, anche se non vogliamo. Dovremo quindi recuperare il senso di questa buona volontà o buona intenzione che ci permette di affrontare i passaggi della nostra vita, e dovremo recuperare un pensiero che ci dà forza, che si fa forza ed energia perché la volontà lo vuole. Questo pensiero ci permette anche quella presenza e quella resilienza (la capacità di andare avanti nonostante) o eventualmente resistenza, che ci fa riflettere e ringraziare e difendere quello che abbiamo di buono e positivo, ma anticipare e facilitare la grazia, comunque noi la intendiamo: ce la fa sentire presente e ce la fa vedere, risplendente, sulla nostra vita e sul nostro viaggio. La grazia in questo caso non è un regalo di Dio e/o una predestinazione del progettista (eventuale) della nostra vita (tutto può essere, ovviamente è una questione di credenze come sempre soggettive), ma è anche un praticare davvero la gratitudine per l’eroe/eroina che siamo e che intendiamo essere per quel tratto di vita che stiamo vivendo e considerando: in pratica consiste nell’assumere con costanza un atteggiamento di " felicità ingiustificata o di consapevolezza paziente" per ogni situazione, evento che stiamo vivendo, anche se di sofferenza. Per chi si sente e sa di essere un eroe o un'eroina, questo è sempre possibile, anche se sperimentare queste emozioni non è facile.

    Un buon viaggio (anche se siamo stressati o preoccupati o arrabbiati o malati o morenti) dipende anche da come abbiamo custodito nel tempo le nostre parole e quelle che ci hanno tramandato (se le abbiamo scritte sulla nostra bacheca o nel nostro diario interno, interiore e personale) e/o se abbiamo dato ascolto a una parola importante e di verità (in questo caso un cristiano e cattolico la affiancherebbe alla parola di Gesù, e chi appartiene ad altre confessioni o religioni, ad altre importanti parole), ma c’è anche una nostra parola interna ed è questa Parola che ci dà veramente significato, soprattutto quanto l’abbiamo custodita nel cuore, nella mente e nel ventre, e vissuta e meditata con amore e ringraziamento giorno dopo giorno (anche per ragioni improbabili), anche a costo di una lotta interiore o esteriore, che comunque ci può rendere vittoriosi almeno nei confronti di noi stessi. Dipende quindi anche da quanto siamo stati ricettivi e da quanto siamo stati proattivi e di buon ascolto, oltre che perseveranti.

    Siamo infatti tutti guidati dalle parole (nostre e degli altri) e dallo spirito che le animano, anzi, dagli eroi e dalle eroine che le ispirano e le rappresentano e, se ne siamo ancora sostenuti e incoraggiati, è perché nel profondo ci ricordano quello che dobbiamo ancora essere e compiere ancora nella nostra vita, e ci fanno vedere il nostro orizzonte comunque presente e il nostro limite.

    È una questione anche di umiltà, perché solo se siamo umili vediamo la realtà con un minimo di buon senso, e questa umiltà (humilitas come homo e come humus, terra) è principio di saggezza, ci fa uscire dai deliri individuali e ci dà coscienza dei limiti e possibilità del viaggio, e dell’aiuto che possiamo ricevere da qualcun altro o dall’alto (tutti figli di un unico Dio, si direbbe).

    In termini di leadership potremmo dire che, se siamo già capaci di solidarietà, di valorizzazione delle persone e di compassione, siamo già sulla buona strada, che è quella della guarigione nostra e degli altri. Per fare questo occorre avere fiducia e fede in questa possibilità, dire a questa possibilità di guarigione.

    Il nostro rischio come leader è soffermarci sulla nostra impotenza, trasformando così la nostra impotenza in un’usurpazione di potere. Mi devo accorgere che ho un potere e che ho potere (e qui si apre la porta dei vari tipi di potere che ognuno di noi ha: potere riflessivo, potere direttivo, potere relazionale, potere ideativo, ecc.). È importante sapere il vero potere che ho. E quanto più ho potere, forse, tanto più mi devo abbassare a darlo e a condividerlo. Naturalmente potere è capacità di agire, quindi va esercitato.

    Sii consapevole dell’idea di potere che ti anima.

    È anche quindi una questione di discernimento e di svuotamento, di saggezza, saggezza del cuore, dell’anima, del corpo e della mente, legata alla capacità di saper incarnare una nuova parola, agire a un livello superiore e iniziare consapevolmente un viaggio di trasformazione necessaria e volontaria. Questo viaggio, se da un lato è molto terreno, dall’altro include un viaggio nella nostra coscienza e nella nostra memoria, un viaggio quasi metafisico od ontologico. La nostra identità è infatti generativa, rivela sempre uno scopo: è la qualità del nostro essere e della nostra presenza che portiamo nel mondo e in ogni situazione. Generando nuovamente la nostra Identità, generiamo il nostro prossimo destino. Mantenendo la finestra aperta, o almeno le tende, possiamo fare entrare la luce del sole, per una vita più bella e più buona, più sana e più guarita. Per fare questo forse c’è bisogno di un leader che pesa le parole, un leader che esprime interiorità e che ha bisogno di momenti meditativi proprio per vivere profondamente quello che ha dentro, un leader che rilegge le proprie esperienze di vita in ottica di discernimento per agire nella storia: un leader che ricorda, sente, riflette e rilegge. Abbiamo bisogno di una leadership dell’anima.

    Cap. 2 — Sentire il viaggio da dentro

    Vi chiedo scusa, ma io non ho chiesto niente! E invece sì, per ben due volte. Sei scusato. Te lo darò. Anzi, farò di più: ti darò una bella parte in questa avventura, molto divertente per me, ottima per te, e anche proficua, probabilmente, se riesci a venirne fuori.

    Gandalf a Bilbo – Lo Hobbit ¹²

    Questo libro è sul viaggio e sul cambiamento, anche inaspettato nella nostra vita, sul nostro cammino e sulla reale presenza di eroi che ci possono aiutare nel viaggio. Riecheggia Gilgamesh¹³, l’antichissimo sovrano di Uruk, che nel 2600 a.C. si mette in viaggio per conoscere il segreto dell’immortalità. Nell’epoca del disincanto, dove persino il viaggio di scoperta, nel mondo globalizzato e nella nostra epoca postmoderna, dove il futuro si vive già ora o al di là del qui e ora, rischia di diventare semplicemente una forma di verifica di quello che gli altri o i media ci hanno già raccontato, occorre avere un’epica, almeno personale, essere coraggiosamente spaesati e riprendere il valore del mito, del simbolo e della fiaba come manuali di sopravvivenza e trasformazione per un mondo migliore. Occorre riscoprire un nuovo senso di bellezza, di mistero, di gioia, di verità e di bontà, occorre incarnarlo per potersi imbattere in cose grandi e in

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