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Segni e lettere dal bosco
Segni e lettere dal bosco
Segni e lettere dal bosco
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Segni e lettere dal bosco

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Gli animali selvatici e le piante sono portatori di messaggi dai “mondi sottili”, la dimensione spirituale e invisibile al di fuori del mondo materiale, al di là del tempo e dello spazio. Se vogliamo, tutti possiamo imparare a riconoscere questi messaggi, prenderne coscienza, e trovare in essi forza e consolazione di fronte alle difficoltà e ai momenti dolorosi della vita.
Per capire questi “segni”, però, è indispensabile amare e rispettare la natura, fonte di vita e di bellezza, e anche impegnarsi per dare in qualche modo voce alle creature che vivono nei nostri boschi, sulle nostre montagne, troppo spesso messe in pericolo dall’insensibilità di chi si dedica ad attività di caccia inutili e cruente o di chi autorizza insensati piani di abbattimento.
LanguageItaliano
Release dateSep 2, 2022
ISBN9788866905134
Segni e lettere dal bosco

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    Segni e lettere dal bosco - Lu Paer

    Incipit

    Tanto tempo fa mi è stato spiegato che gli animali selvatici, della cui presenza dovremmo sentirci onorati, sono portatori di messaggi dai mondi sottili (pensate agli indiani d’America che ne interpretavano i movimenti e il volo). Mi considero una persona molto fortunata perché di questo, negli anni, ho ricevuto straordinaria e puntuale conferma, tant’è che ne parlo anche nei miei romanzi. Ed è soprattutto grazie a questi messaggi che nel tempo ho trovato la forza di tenere duro e superare i momenti di difficoltà che capitano a tutti noi. Chi avesse la necessità di una risposta o di un segno per qualcosa che gli sta a cuore: chieda. Chieda e poi non ci pensi più. Quando meno se l’aspetta, anche la più piccola falena porterà una risposta!

    In memoria di tutti gli alberi.

    Io e lui eravamo amici, nel senso che ci siamo difesi a vicenda. Oltre vent’anni fa mio padre mi disse: «Taglia quel tremulo che sta diventando grosso ed è vicinissimo alla tua casa. Se cade te la distrugge. Non ha radici.» Curiosamente, lo stesso suggerimento mi fu inoltrato qualche ora dopo da un amico. Mi sono spaventata, non ho considerato il fatto una casualità. Così, a malincuore, tramite l’amico, ho concordato con un boscaiolo di tagliare l’albero nel pomeriggio. Se non che, subito dopo, ho cominciato a stare male, anzi, malissimo. Mi veniva da vomitare al solo pensare di vederlo cadere. Ho rivolto, quindi, una delle mie solite preghiere all’universo: «Dimmi cosa devo fare!» La risposta è arrivata fulminea, quasi inaspettata: le probabilità che lui cada sulla tua casa sono le stesse che tu ti possa schiantare in auto andando al lavoro (allora macinavo centocinquanta chilometri al giorno). E aggiunse: Vivi! Mi bastò! Chiamai il boscaiolo e gli dissi che avevo cambiato idea. Subito dopo mi avvicinai al mio albero gli appoggiai una mano sul tronco vasto e forte e gli chiesi di risparmiare la mia abitazione in caso di vento e temporali. Il mio tremulo ha mantenuto la sua promessa: fino alla fine. La notte del 29 ottobre scorso, quando una bufera senza precedenti ha messo in ginocchio l’intera provincia di Belluno per le raffiche di vento che hanno sradicato migliaia di alberi, lui ha ceduto. Io mi trovavo in casa, al piano terra, rannicchiata per la paura; gli chiedevo di non cadere. A un certo punto, nel fragore del vento, ho sentito un tonfo. Sono uscita e con la pila ho illuminato la sua sagoma gigantesca, ancor più maestosa nel sonno, che si era stesa a fianco alla mia casa evitandola in tutta la lunghezza per un soffio. È caduto in una posizione inaspettata, inspiegabile, anche secondo i boscaioli successivamente intervenuti. Altro non è stato che l’ultimo atto d’amore.

    Alberi, AMORI

    Leprotti

    Questo racconto potrebbe anticipare belle novità. Ho usato il condizionale, quindi è evidente che solo in futuro potrò dire se quanto accaduto sia stato un segno oppure no. Recentemente mi sono incontrata con una conoscente, Isabella, per motivi di lavoro. È una persona con cui mi sento molto in sintonia, conosceva mio fratello, per cui gli argomenti sono scesi quasi subito sul personale. Un paio di giorni dopo, sapendomi attenta ai segni dal bosco, mi ha inviato un messaggio in cui mi riferiva che da quando è avvenuto il nostro incontro ha avuto stranamente modo di avvistare tutti i giorni un leprotto, animale notoriamente schivo; difficile imbattercisi soprattutto nelle ore diurne. La cosa l’ha incuriosita, per cui si è informata sul significato che avrebbero questi bellissimi incontri con le creature del bosco e, facendo un sunto, risulta che questi esserini timidi siano messaggeri tra i due mondi; rappresentano inoltre le forze creatrici. Incontrare una lepre indica l’inizio di una nuova fase nella propria vita… qualsiasi sia la novità, andrà a buon fine. Per tale motivo la lepre è un animale simbolo dell’esito positivo. Isabella conclude il messaggio scrivendo che lei sente che questi avvistamenti siano riferiti a me, di qui la necessità di comunicarmelo. Fatto sta che proprio il giorno dopo averla incontrata, mentre mi trovavo davanti casa, mi si è avvicinata una lepre, in pieno pomeriggio e mai così vicino, al punto che mi chiesi se mi avesse vista, ha saltellato fino a un paio di metri; notandomi si è allontanata di poco e, dopo essersi girata a guardarmi, si è diretta verso il bosco. Ricordo di essere rimasta molto colpita da questo incontro. Ma non è finita qui. Dopo un paio di giorni dalla ricezione del messaggio, mentre guidavo lungo la stradina che porta a casa mia, ho frenato improvvisamente per evitare un leprotto che ha invaso la carreggiata. Mi sono sembrate coincidenze a cui fare caso in considerazione del fatto che da settimane, con timore, ma anche con rinnovata fiducia, il mio pensiero è andato spesso a nuovi progetti di vita e voglio pensare che questi incontri miei e di Isabella volessero rappresentare per me una sorta di incoraggiamento. Caro lettore, solo ai posteri il responso!

    Pippo

    Pippo era un gatto bianco e nero che, invitato dal suo simile e amico Anselmo, si piazzò, già adulto, a casa mia. Era di carattere piuttosto schivo, infatti ha sempre mantenuto una sorta di indifferenza e distanza nei confronti della sottoscritta, pur preferendo nei mesi invernali vivere al calduccio in cucina; diciamo che la sua affettività era rivolta unicamente ad Anselmo al punto che ipotizzai che quest’ultimo gli avesse fatto da padre o da fratello maggiore nei tempi di magra, quando ancora non si erano fatti venire l’idea di stabilirsi da me. Questa sua naturale ritrosia nei confronti dell’umano, unita a un atteggiamento talvolta crudele con i poveri topolini che nonostante i miei infiniti tentativi di dissuasione uccideva per gioco e non per fame e per giunta molto dispotico con gli altri gatti, che spesso si divertiva a spaventare e ad allontanare, fece sì che non avessi nei suoi confronti un trasporto e disposizione d’animo particolarmente accentuati ma, quando lo vidi soffrire per la morte di Anselmo e isolarsi nel suo dolore, mi si spaccò il cuore. Qualche mese dopo la nostra perdita, infatti, anche lui si ammalò. Era estate, e Pippo preferiva vivere all’esterno di casa, si faceva vedere di rado, quando aveva fame. Un giorno guardandolo mi sembrò un po’ dimagrito. In un primo tempo pensai fosse dovuto al calo di appetito dovuto al caldo, ma avvicinandolo notai il suo sguardo inquieto, sembrava spaventato, e la parte sinistra del muso mi sembrava un po’ gonfia. Mi

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