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Mia Madre
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Ebook79 pages1 hour

Mia Madre

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Un romanzo dedicato e commovente. Mia Madre di Maria Teresa Genova è una dichiarazione d’amore di una figlia per una madre ma soprattutto è la storia d’amore di una madre per la sua famiglia. Una madre che nonostante la sua fragilità si è dimostrata forte e coraggiosa attraversando nell’arco della sua vita momenti drammatici, come il secondo conflitto bellico, e momenti di maggiore speranza come gli anni della ricostruzione e del boom economico. A fare da sfondo, una Sicilia meravigliosa che, pur se insanguinata dei fatti di cronaca, non perde mai il suo splendore.

Maria Teresa Genova è nata nel 1965 a Palermo, ha una figlia e vive felicemente con il marito, sempre nella stessa città.
Ha frequentato le scuole d’obbligo, anche se,non per scelta sua, non continuerà gli studi. Alla maggiore età comincia a lavorare presso un’attività commerciale nel settore d’intimo donna, passando da commessa apprendista a direttrice e responsabile del negozio. La scrittura è stata fondamentale nella sua vita, accompagnandola in ogni circostanza del suo vissuto, si è basata sempre sul sentimentalismo, sulla sensibilità e sulle parole dettate dal cuore, che hanno coinvolto tante persone a emozionarsi assieme a lei.
Questa è la sua prima opera.
LanguageItaliano
Release dateMay 31, 2022
ISBN9788830664258
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    Mia Madre - Maria Teresa Genova

    piatto.jpg

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-5707-6

    I edizione aprile 2022

    Mia Madre

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Capitolo 1

    L’Infanzia

    In un piccolo borgo della Sicilia, situato ai piedi del Monte Cuccio, che abbracciava tutta la popolazione del millenovecento, nasceva una bambina di nome Caterina seconda, il significato di questo nome, era perché mia madre mi raccontava che, prima di lei, era nata sua sorella, e che dopo pochi anni di vita morì (a quei tempi, le morti dei neonati o bambini vissuti anche per un paio d’anni, erano frequenti, morivano di polmonite, difterite, tubercolosi, etc., visto che non esisteva una medicina pronta che potesse salvare quei poveri innocenti che non avevano nessuna colpa di essere venuti al mondo un po’ fragili). E così dopo la prematura scomparsa della sorellina, mia nonna Maria mentre era straziata dai ricordi più tristi, seppe di avere nel suo grembo un’altra creatura (non oso immaginare neanche lontanamente quanto possa essere stata impaurita e felice allo stesso tempo!).

    Ben presto cullava tra le sue braccia mia madre, dandole il nome di Caterina, in ricordo della piccola figlioletta che aveva appena perso.

    Mia mamma era la terza di cinque fratelli: Filippo, Angela, Francesca e Domenica, figlia di Antonino e Maria; fra di loro c’era un amore sincero, pulito, unico che teneva la famiglia unita. Erano persone umili, semplici, lavoratori, onesti, intelligenti, che mantennero quei valori assieme al rispetto per sé e per gli altri.

    Era la fine degli anni Trenta, da lì a poco, scoppiò la Seconda guerra mondiale, non c’era niente da mangiare, né indumenti per coprirsi, ogni giorno Caterina faceva la fila, per avere un tozzo di pane nero, quel pane tanto desiderato che profumava nonostante non fosse arricchito di zuccheri, burro e altri grassi aggiunti. Tutto questo, successe dopo l’entrata della Seconda guerra mondiale. In Italia, nel 1940 la legge dispose il razionamento dei consumi alimentari e introdusse la carta annonaria così da non fare sprechi. Gli operai venivano continuamente controllati e quando capitava che ormai la tessera era completa non c’era niente da

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