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La forza di essere
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E-book139 pagine2 ore

La forza di essere

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Info su questo ebook

“La forza di essere” è la storia di una giovane cresciuta troppo in fretta, una ragazza costretta ad affrontare sfide più grandi di lei, incontri e abbandoni che segneranno per sempre la sua vita. È una storia di sconfitte ma soprattutto di rivincite, una storia che insegna a non arrendersi di fronte alle difficoltà, perché sarà proprio superando i momenti più bui dell’esistenza che ognuno di noi sarà in grado di diventare chi è destinato ad essere, proprio come è stato per Cristina.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2022
ISBN9791220127554
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    Anteprima del libro

    La forza di essere - Cristina Mainetti

    1

    Dolore

    "Ho imparato ad aver cura di me. Adesso so scegliere chi portare nel cuore. Ora so decidere chi tenermi vicino, ora so capire chi merita e chi no. E so che malgrado tutto ciò verrò ferita ancora, ma ora so che saprò cavarmela".

    Silvia Nelli

    Vivere è complicato.

    Può sembrare una frase fatta, una banalità, ma quanti capiscono realmente quanto possa essere faticoso stare al mondo? Lamentarsi è facile, lo fanno in molti, ma pochissimi di loro hanno una vaga idea di cosa sia la sofferenza, di cosa sia il sacrificio. La verità è che spesso ci lamentiamo per il gusto di farlo, perché abbiamo bisogno di essere ascoltati, compatiti e a volte elogiati per la nostra perseveranza. Ma il vero dolore è silenzioso, è intimo e personale, è qualcosa che difficilmente condividiamo con il mondo, forse perché ce ne vergogniamo o perché ammettere di aver paura ci fa sentire troppo vulnerabili, esposti al giudizio o, peggio, alla pietà degli altri.

    Non ho mai condiviso il mio dolore, neanche una volta, di certo non come avrei potuto. Ci sono state mille occasioni, mille momenti in cui chi mi circondava ha avuto la chiara percezione che qualcosa non quadrava nella mia vita, ma quando mi chiedevano se tutto andasse bene, io rispondevo di sì, nonostante non ci fosse assolutamente nulla che andasse per il verso giusto.

    Non ero disposta a mostrare la mia fragilità, non mi fidavo abbastanza degli altri per chiedere il loro aiuto. A pensarci oggi è davvero triste che una ragazzina appena adolescente si sia dovuta far carico di così tante responsabilità, ma è così che è andata, e scoprire l’origine della mia diffidenza non è poi tanto complicato.

    Sono stata una bambina felice, ingenua e spontanea come tutti i bambini dovrebbero essere, e di questo devo ringraziare la mia famiglia, che mi ha protetta e coccolata durante gli anni della mia infanzia, e Santa Sofia, che con le sue montagne, i suoi paesaggi bucolici e le tradizioni intramontabili, è stata, ed è tuttora, il mio piccolo angolo di paradiso senza tempo. Quando ero piccola mi sentivo al sicuro, stretta nell’abbraccio dei monti, circondata da facce amiche e completamente ignara della crudeltà del mondo. Ma prima o poi quella crudeltà, quel lato oscuro della vita, trova sempre il modo di raggiungerci e quando è toccato a me, lo ha fatto con brutalità, con una violenza capace di segnarmi.

    Non sono stata la prima e purtroppo non sarò l’ultima bambina ad essere vittima di atti di bullismo, ma questa realtà non rende più sopportabile il dolore che ho patito, perché non c’è nulla di vero nel detto "Mal comune, mezzo gaudio", perché sapere che esistono bambini, ragazzi e a volte persino adulti costretti a sopportare le vessazioni di qualcuno, non mi consola, non mi fa sentire meno triste, solo più rassegnata.

    A peggiorare le cose c’era la mia incredibile sensibilità, l’incapacità più totale di lasciarmi scivolare addosso le cattiverie dei miei coetanei. A scuola ero diventata il bersaglio di commenti meschini e immotivati, venivo additata come la ragazzina strana che indossava solo abiti usati e che per questo non meritava di far parte del branco. Non ero di buona famiglia, non possedevo i loro stessi giochi, non avevo lo zaino giusto, tutte cose di cui non mi ero mai preoccupata fino a quel momento, ma che all’improvviso avevano segnato il confine netto tra me e il resto dei miei compagni.

    Non avevo alcun interesse ad apparire come loro, come tutti gli altri, ma come sempre accade, la diversità aveva iniziato a costituire motivo di disprezzo e presto mi ritrovai completamente isolata dal resto della classe.

    In quel periodo ho avuto la sensazione di essere sola al mondo, perché a quell’età l’amicizia diventa il perno centrale della vita di ognuno di noi e l’affetto della famiglia non è più sufficiente. Avevo bisogno di amici, di compagni di giochi, di bambini e bambine con cui condividere i grandi sogni della fanciullezza, quelli che solo la fantasia sfrenata di quell’età fa apparire tanto vicini e realizzabili. Mi sarei dovuta sentire invincibile, avrei dovuto credere di poter attraversare portali magici nascosti nel mio armadio, di poter usare un rametto come bacchetta magica, invece mi sentivo sbagliata, troppo diversa, infelice e terribilmente sola. Erano gli altri a riempire la mia testa di quei pensieri e io finivo per crederci, pensavo davvero che ci fosse qualcosa che non andava in me, così mi sono chiusa in me stessa, ho smesso di credere di poter avere amici, ho smesso di pensare che la mia vita fosse perfetta così com’era, e tutto perché qualcuno aveva imposto le regole del gioco e io non ero presente alla spiegazione.

    Immagino possa sembrare una cosa da poco e questo perché tendiamo a sottovalutare il dolore dei bambini, ma come ha detto qualcuno più saggio di me "Nessuno guarisce dalla propria infanzia", ed è vero, porteremo per sempre le cicatrici di quegli anni, quando una semplice frase ha l’impatto devastante di un colpo di pistola. Se così non fosse, oggi non andrei dal parrucchiere due volte alla settimana, per mettere a tacere le voci dei miei compagni, quelli che mi deridevano perché i miei capelli avevano l’odore del fumo del camino. Stupido no? Prendersi gioco di una persona solo per questo, eppure basta così poco per emarginare qualcuno. In un attimo sono diventata la bambina trasandata, quella troppo povera per comprare lo shampoo. Vorrei poter dire che si è trattato di un evento da poco, una brutta parentesi dimenticata in fretta, ma mentirei, perché da quel momento le cose sono andate peggiorando, la cattiveria di chi mi stava intorno è diventata più aggressiva e alle parole sono seguiti veri e propri atti di violenza.

    Ho affrontato ogni evento con tutta la determinazione di cui ero capace, anche se all’epoca ero solo una ragazzina e il senso di solitudine mi stava schiacciando. Eppure ce l’ho fatta, ho superato quelle difficoltà, portandomi dentro il bagaglio di insicurezze che ne è derivato.

    Non racconto tutto questo per trovare approvazione o per ricevere complimenti, non sono mai stata quel tipo di persona; quello che davvero desidero è raggiungere tutti coloro che, leggendo queste pagine, si riconosceranno nel mio dolore, perché so perfettamente che troppi come me hanno sopportato grandi ingiustizie da parte della vita. Mi auguro che queste persone, questi uomini e queste donne, ragazzi o adulti che siano, mi sentano vicina, che capiscano di non essere soli, di non esserlo mai stati, nemmeno quando il mondo aveva voltato loro le spalle.

    Quanti di noi sono stati bambini maltrattati a scuola? Bambini lasciati in disparte, ridicolizzati, umiliati…

    Quanti sono diventati ragazzi problematici, taciturni, solitari e disillusi?

    Io sono stata un’infinità di cose. Ho vissuto un caleidoscopio di esperienze, sperimentato tantissime emozioni, e ho lasciato spazio a tutte le sfumature del mio essere. Sono stata una ragazzina dolce e fin troppo sensibile, una ragazza aggressiva e una giovane donna molto più saggia della sua età. A ben vedere sono sempre stata più matura di quanto ci si sarebbe aspettati, è stata la vita a farmi crescere in fretta e ad addossarmi responsabilità spesso troppo grandi per me.

    È stato faticoso e molte volte ho avuto l’impressione di non farcela, ma alla fine ho stretto i denti e sono andata avanti, diventando un sostegno per le persone che amavo e che in quella fase della loro vita avevano bisogno di un appiglio, anche se quell’appiglio era una quattordicenne inesperta e spaventata dal futuro.

    Ho rinunciato agli svaghi, ho rinunciato ai miei sogni, alle amicizie e alla serenità della fanciullezza. Molti non hanno compreso le mie scelte e si sono fatti da parte lasciandomi sola, scambiando il mio allontanamento per disinteresse, quando in realtà non desideravo altro che compagnia e supporto. Ma non avevo più tempo per me e ancora meno ne avevo per gli altri, per le uscite o i divertimenti. Quando tieni davvero a qualcuno e hai paura di perderlo, ti trovi inevitabilmente di fronte a un bivio: da una parte c’è la tua vita così come l’hai sempre vissuta, dall’altra c’è il cambiamento, spesso costellato da rinunce e compromessi scomodi. Quando è toccato a me, quando ho dovuto scegliere se continuare a vivere con mia madre o restare accanto al babbo, ero consapevole che quella decisione avrebbe sconvolto la mia esistenza e che nulla sarebbe più stato come prima, ma nonostante questa consapevolezza, ho scelto la via più difficile.

    Me ne sono pentita? Bé, sarei ipocrita se dicessi che non ho mai avuto momenti di sconforto, attimi in cui mi sono detta di aver sbagliato tutto. È naturale che sia accaduto, ero troppo piccola per non cedere al panico, ma quello che davvero conta è la capacità che ho avuto di rialzarmi dopo ogni caduta. Ed è questa capacità, propria di chi ha sofferto, a renderci unici. Il dolore ci ha trasformato in persone più sensibili ed empatiche, più capaci di entrare in risonanza con gli altri. Ad alcuni potrebbe sembrare una debolezza, ma non lo è: vivere le proprie emozioni, conoscerle fino in fondo, ci permette di percepire le vita in tutta la sua profondità, e quando si è in grado di vivere la vita fino in fondo, non c’è nulla che possa fermarti.

    Le mie esperienze, soprattutto quelle più traumatiche, mi hanno reso una donna forte e indipendente, una donna che non si ferma davanti a nulla, che prova e riprova finché non raggiunge l’obiettivo. Non è semplice, non lo è mai stato, ma le cose di valore richiedono sempre una certa dose di sacrificio. Non ho capito di essere capace di sopportare tutto quello che mi aspettava, finché non ho cominciato a farlo. Nella mia mente non c’è mai stata la certezza assoluta di riuscire a raggiungere il traguardo, ad essere onesti quel traguardo non lo vedevo nemmeno, ma ho continuato ad andare avanti un passo dopo l’altro, senza correre, senza affannarmi, ma con l’incedere costante di chi non aveva la minima intenzione di arrendersi.

    Quello che sapevo era che se mi fossi fermata a riflettere, se avessi realmente considerato la portata dei miei problemi e quella mole spaventosa di responsabilità, allora non avrei più mosso un solo muscolo. La paura mi avrebbe congelata e mi sarei lasciata andare come era capitato a tanti altri.

    Ma io non sono come gli altri. Sono unica nella mia perfetta imperfezione, in tutti i miei pregi e difetti, in tutte le incongruenze e le follie. Perché sì, so essere anche folle quando voglio. Riempio la mia testa di idee strampalate e di progetti ambiziosi. Viaggio tra sogno e realtà ed è questo che mi permette di vivere la mia vita al 100%.

    Non esiste qualcosa in grado di rimpicciolire le mie aspettative per il futuro, perché quando la strada che ho intrapreso per raggiungere un obiettivo diventa impraticabile, io non rinuncio a quel sogno, semplicemente cambio strada e arrivo a destinazione. Non importa se

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