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Torino. Obiettivo finale: Un’indagine di Crema e Bernardini
Torino. Obiettivo finale: Un’indagine di Crema e Bernardini
Torino. Obiettivo finale: Un’indagine di Crema e Bernardini
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Torino. Obiettivo finale: Un’indagine di Crema e Bernardini

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La serenità del commissario Sergio Crema viene nuovamente turbata dall’incontro con il critico cinematografico Mario Bernardini che lo invita a riaprire il caso dell’omicidio di Carmen Mercadante, apparentemente già risolto da alcuni colleghi e dall’onnipresente dottoressa Bonamico, il suo magistrato del cuore. Il poliziotto, spalleggiato dal fidato Quadrini, raccoglie la sfida del critico e inizia la sua personale battaglia per assicurare alla giustizia il vero colpevole di quel delitto, senza immaginare che finirà dentro una storia più grande di lui, in cui quell’omicidio è solo la piccola tessera di un grande puzzle. Mario Bernardini, dopo l’iniziale coinvolgimento in quella vicenda, sarà invece costretto ad affrontare un subdolo nemico senza volto che lo renderà, per una volta, fragile e indifeso. Mentre Parigi è vittima degli attentati del novembre 2015, anche il commissario Crema dovrà confrontarsi con la ricerca delle radici del male, nel tentativo di comprendere quale sia l’obiettivo finale di chi decide di cambiare la società ignorando le “armi” della democrazia.
LanguageItaliano
Release dateOct 18, 2016
ISBN9788869431647
Torino. Obiettivo finale: Un’indagine di Crema e Bernardini

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    Torino. Obiettivo finale - Rocco Ballacchino

    Prima dell’inizio...

    Il capitano dei carabinieri Franco Andreasi e i suoi ragazzi erano giunti all’imponente Forte di Fenestrelle pochi minuti dopo aver ricevuto quella telefonata che segnalava la presenza di due corpi inanimati in uno dei tanti precipizi che circondano la grande muraglia piemontese, una fortezza costruita, nel settecento, per difendere le valli, conquistate dai Savoia, dai possibili attacchi dei francesi, desiderosi di riconquistare ciò che avevano da poco perso.

    A parti invertite super giù ciò che è accaduto nei mondiali del 2006 quando la banda di Lippi combatté in finale contro i transalpini per riscattare la finale degli europei vinta dai francesi, in Olanda, nel 2000.

    Anche in quel caso di una rivincita si trattava...

    E così alle 8 e qualche minuto di un giorno cupo e piovoso le forze dell’ordine attraversarono il ponte levatoio d’ingresso e, dopo aver percorso una galleria in leggera salita, raggiunsero la Piazza d’Armi, centro pulsante della fortezza, su cui si affacciavano gli edifici maggiormente significativi di quel luogo dal glorioso e inquietante passato.

    Un capannello di persone, probabilmente in attesa dell’arrivo dei carabinieri, occupava, rumoreggiando, uno dei pochi spiazzi presenti in quella fortificazione che si sviluppa soprattutto in verticale, parendo sfidare persino le leggi di natura.

    Un uomo, dal capello brizzolato e il viso segnato dal trascorrere del tempo, si allontanò dal resto del gruppo e andò incontro all’atletico capitano Andreasi che, nel frattempo, aveva seminato i suoi sottoposti.

    Buongiorno, capitano.

    Buongiorno Luciano, che succede?.

    Stavo accompagnando, come al solito, un gruppo di turisti quando, una volta arrivati alla Garitta del Diavolo, li ho invitati ad ammirare la valle da quello splendido punto di osservazione. Si chiama in quel modo perché, secondo una leggenda, i lavori venivano sabotati dal diavolo durante la notte e....

    Vada al dunque, Luciano, il capitano conosceva bene la Fortezza e non aveva né tempo né voglia di sorbirsi una lunga introduzione di carattere turistico.

    Ci stavo arrivando. È stato allora che abbiamo notato la presenza di quei corpi nudi nel fossato limitrofo a quella postazione situata poco distante dal Forte Tre Denti.

    Nudi?, era la parola che aveva maggiormente colpito l’attenzione del carabiniere.

    Sì, tra l’altro al termine della stretta scalinata che conduce alla Garitta abbiamo trovato alcuni abiti appallottolati in un angolo. Deduco possano appartenere alle vittime.

    "Della serie lo famo strano?", domandò di rimbalzo il capitano, pentendosi subito per l’avventatezza di quella domanda.

    Apparentemente potrebbe essere accaduto qualcosa del genere stanotte. Forse si sono fatti prendere dalla passione, ma si sono coordinati male.

    Ma il Forte di notte non è chiuso?, fu l’inevitabile domanda del carabiniere.

    Sì, certo, ma capisce che controllare una roba del genere non è proprio semplice. Se qualcuno si rifugia da qualche parte, in attesa delle ore notturne per farsi un giretto, può anche riuscirci. Come ben saprà la sola scala coperta è formata da quasi 4.000 gradini e ha un dislivello di oltre 500 metri.

    Capisco. Non ci resta che andare a vedere. Dovremo organizzare il recupero dei corpi.

    Il capitano rivolse uno sguardo impettito ai suoi colleghi che annuirono, nascondendo tutto il loro disappunto per quella camminata mattutina, assolutamente imprevista, che avrebbe messo a dura prova i loro polpacci. Non sarebbe stato così per le articolazioni di Franco Andreasi, campione militare di corsa in montagna. Lui sarebbe giunto sul luogo del misfatto con largo anticipo rispetto agli altri essere umani presenti in loco, guida compresa.

    Seguitemi, allora, disse Luciano iniziando a camminare a passo spedito.

    Certo che è proprio un finale terribile per una storia d’amore, commentò il carabiniere accodandosi all’esperto Cicerone.

    Ah... Mi ero dimenticato di riferirvi un particolare.

    La guida rallentò e si voltò verso i carabinieri.

    Dica, ormai mi aspetto di tutto.

    Sono due uomini.

    Il capitano Andreasi non si era sbagliato.

    I

    Camminare almeno quaranta minuti al giorno.

    Era l’obiettivo che si era imposto il commissario Sergio Crema dopo che, qualche giorno prima, aveva trovato il coraggio necessario per salire su quella maledetta bilancia che per troppo tempo aveva colpevolmente ignorato.

    Lo aveva fatto dopo aver faticato ad abbottonare un paio di jeans taglia 54 che aveva da sempre indossato senza troppe difficoltà.

    Lo aveva fatto dopo che i suoi figli avevano iniziato a dargli apertamente del cicciobomba, nonostante i rimproveri della signora Crema ignorati dai due marmocchi.

    Lo aveva fatto dopo aver trascorso una notte intera senza chiudere occhio in seguito a una cena tra amici che si era trasformata in un’abominevole mattanza di cibo.

    Lo aveva fatto dopo che, quella stessa sera, la moglie l’aveva sorpreso sofferente passeggiare per casa nel tentativo di favorire quella digestione che non ne voleva sapere di progredire.

    E così aveva finalmente affrontato quella prova.

    Si era pesato una prima volta rimanendo freddato dall’esito di quel responso.

    Poi, non contento, aveva effettuato una seconda pesatura, dopo essersi liberato degli slip e dell’orologio da polso, alleggerendosi della bellezza di un paio di etti.

    C’era un solo dato incontrovertibile che emergeva: aveva sfondato il muro dei 100 chili e non gli era mai capitato in passato.

    Troppo, davvero troppo, per non prendere provvedimenti.

    Una dieta drastica e un incremento dell’attività fisica, erano quelli i due pilastri su cui si sarebbe basata la sua rinascita.

    Per quanto riguardava l’abbattimento del regime calorico che praticava ormai da anni si era affidato a una giovane e inflessibile dietologa che aveva trovato il pieno appoggio di sua moglie. Passare dal consumare almeno 2.500 calorie al giorno a poco più della metà non era proprio un gioco da ragazzi e l’umore del commissario ne aveva risentito, nonostante i primi incoraggianti risultati.

    Essendo poi lui uno dei massimi esponenti mondiali dello sport visto dal divano, sarebbe stato troppo chiedergli di sporcare la sua fedina atletica con un’iscrizione in palestra o menate del genere.

    In passato aveva provato a darci dentro con la cyclette mentre osservava il Tour de France, ma alla prima salita era rimasto staccato di brutto e si era ritirato... In cucina.

    Decise perciò che una camminata mattutina, a passo spedito, dal quartiere di Santa Rita, dove risiedeva, sino alla Questura in corso Vinzaglio sarebbe stato il suo unico sacrificio possibile da quel punto di vista. Inutile promettere mari e monti a sua moglie e alla dietologa. D’altronde camminando quaranta minuti al giorno per una settimana si potevano bruciare sino a 1.300 calorie.

    Su base annua sarebbero state 67.600 calorie che tradotto in soldoni fanno 233 hamburger o 254 pizze margherita.

    L’aveva letto da qualche parte e gli era bastato...

    Aveva perciò rinunciato ad accompagnare i bimbi a scuola, appioppando il compito alla moglie che non si era tirata indietro per il bene di quel marito da rimettere in sesto.

    Il commissario stava riflettendo, anche quella mattina, su quanto tempo gli sarebbe occorso per ritornare a uno stato di forma dignitoso quando una figura nota entrò d’improvviso nel suo campo visivo.

    Era, infatti, giunto quasi all’incrocio tra corso Vinzaglio e corso Matteotti quando lo vide.

    Mario Bernardini, il critico cinematografico con l’hobby dell’investigazione, se ne stava lì, accanto a un’edicola e poco distante da una delle panchine verdi che si trovavano su quel viale alberato.

    Durante l’attraversamento del corso il commissario accelerò il passo e cercò di non farsi notare da quel settantenne brizzolato che pareva assorto nella lettura del quotidiano.

    Speranza vana. Quando le distanze tra i due si accorciarono il critico sollevò lo sguardo da quel mare di notizie poco rassicuranti e, spostandosi lateralmente, chiuse ogni possibile via di fuga al poliziotto.

    Non c’era più nulla da fare se non sparare e fuggire...

    Buongiorno commissario, tutto bene?.

    Sì, stavo andando al lavoro e sono quasi in ritardo.

    Il commissario cercò in tal modo di mettere un ostacolo alla discussione nascente. Non aveva tempo da perdere, ma soprattutto non voleva confrontarsi con la pungente ironia dell’uomo con cui aveva condiviso forzatamente alcune indagini in passato. Glielo suggeriva l’istinto e per lui era una garanzia di affidabilità.

    Ma è venuto a piedi da casa?, domandò il critico assumendo un’espressione oscillante tra lo stupore e il divertimento.

    Cosa glielo fa supporre?, controbatté Sergio anziché confessare immediatamente.

    Non è facile sudare con questa temperatura novembrina. Mi sbaglio?.

    Era inutile fuggire, meglio arrendersi.

    Sì, diciamo che sto cercando di buttare giù qualche chiletto di troppo.

    Avevo notato anche quello.

    Sempre simpatico lei, Bernardini, replicò il poliziotto mantenendo un basso profilo anche se i suoi pensieri erano assai meno diplomatici. D’altronde Sergio invidiava da sempre la forma fisica di quel settantenne atletico e longilineo che da qualche mese aveva iniziato una relazione con Sandra Viani, una splendida attrice che, dal punto di vista anagrafico, avrebbe potuto tranquillamente essere non solo sua figlia, ma, in linea teorica, anche sua nipote, la sua nipotina sexy.

    Comunque è da apprezzare il suo impegno nel farsela a piedi da casa. È un’ottima idea, il critico cercò di rimediare all’uscita precedente.

    Questo incontro è casuale, signor Bernardini?.

    Il commissario ruppe gli indugi. Tanto sapeva già come sarebbe andata a finire. Meglio arrivare subito all’eventuale nocciolo della questione.

    No, non proprio.

    Ecco....

    Ero passato a trovarla in ufficio, ma mi hanno detto che doveva ancora arrivare. Allora ho deciso di fare un giro nelle vicinanze in attesa di tornare all’assalto e il destino ha voluto che ci incontrassimo.

    Di cosa voleva parlarmi?.

    Preferisce accomodarsi?, domandò il critico indicando la panchina.

    No, no, tanto ho pochissimo tempo.

    Va bene, allora vado subito al dunque.

    Bravo, l’ascolto.

    Le vorrei parlare del caso Mercadante, ha presente?.

    La stoppo subito. Non mi occupo io dell’omicidio di Carmen Mercadante e poi mi sembra che sia tutto già piuttosto chiaro, il commissario tirò un sospiro di sollievo perché aveva trovato subito la scusa buona per non farsi coinvolgere in quella conversazione.

    È proprio quello che non mi convince.

    No, senta Bernardini: ognuno faccia il proprio mestiere. L’assassino di Carmen Mercadante è dentro. Si tratta, purtroppo, di un chiaro caso di femminicidio in cui il marito ha ucciso per gelosia. Non ho letto le carte dell’indagine, ma mi sembra che il quadro indiziario sia piuttosto evidente.

    Ho comunque delle perplessità.

    Il commissario decise di affrontare di petto la questione.

    Il suo grado in polizia?, gli domandò ringhiando.

    Nessuno, Sergio. Sto solo facendo il mio dovere di cittadino.

    "Non credo proprio. Lei non è Jessica Fletcher e non stiamo girando un episodio de La signora in giallo. Metta da parte le sue velleità da investigatore fai da te e si dedichi alla sua guida cinematografica e alla sua trentenne. Sono stato chiaro?".

    Anche il commissario quando voleva sapeva far male. Il critico ignorò quella provocazione che la buttava sul personale e non mollò la presa.

    Non può dedicarmi nemmeno una decina di minuti?.

    A che servirebbe, Mario?.

    Sarebbe così dannoso farlo, invece?.

    Il commissario sapeva che il critico l’avrebbe preso per sfinimento e decise di concedergli una possibilità.

    E va bene, ma le dico già da adesso che indipendentemente da cosa mi dirà per me non cambierà nulla. Non metterò il naso nei lavori di colleghi che stimo profondamente.

    Lo capisco, ma mi ascolti bene.

    Sergio Crema dette un’occhiata all’orologio. Poteva, in effetti, concedere dieci minuti al suo interlocutore e fece scattare quel conto alla rovescia che si sarebbe arrestato alle 8 e 25 di quella fredda mattina.

    L’ascolto.

    Bene. Come saprà la Mercadante è stata uccisa alle 7 del mattino all’interno del Parco del Valentino mentre ritornava a casa dopo aver finito di fare le pulizie nello studio dell’ingegnere Calleri in corso Cairoli. La donna era solita passare dal parco per recuperare un po’ di tempo e imboccare corso Marconi dopo essere transitata di fronte alla Facoltà di Architettura. Simone Coralli, il marito, di professione operaio, a quell’ora di solito riposava, dopo essere rientrato dal turno notturno. Di mattina presto il Valentino non è molto frequentato e non risultano, da quanto ho letto, esserci testimoni oculari. Un podista, dopo aver udito alcuni colpi di pistola, è accorso sul luogo del delitto, ma la donna era già riversa a terra, in un lago di sangue. È tutto chiaro sinora?.

    Sì, le devo confermare che ha letto bene i giornali?, il commissario nutriva la speranza che le eventuali scoperte del critico si rivelassero nient’altro che un bluff.

    Il marito inizialmente pareva del tutto estraneo alla vicenda perché è stato svegliato dagli agenti che sono andati a casa sua per comunicargli quanto era accaduto. Quando dormiva, dopo il ritorno dal turno di notte, era solito spegnere il cellulare e staccare il telefono di casa per non essere disturbato. Carmen, rientrando a casa, cercava di fare il meno rumore possibile poi usciva di nuovo poco dopo per andare a pulire alcune scale gestite dall’impresa per cui lavorava.

    E fin lì ci siamo, il commissario intervenne sbuffando. Era come se stesse rivedendo in televisione un film che aveva già visto al cinema. Si stava annoiando, in sintesi.

    Tutto è cambiato dopo una telefonata anonima in cui qualcuno metteva gli inquirenti sulle tracce del marito di Carmen. La polizia ha recuperato, poche ore dopo, in un nascondiglio nella cantina del Coralli, l’arma del delitto su cui erano state cancellate le impronte del Coralli stesso. In seguito è venuto fuori che, da qualche mese, la donna aveva una relazione extraconiugale con un altro uomo e ci sono buone probabilità che il marito l’avesse scoperto.

    Posso andare adesso?, domandò il commissario, provando a forzare il posto di blocco.

    Il meglio deve ancora venire, Sergio, rispose il critico. Il suo viso si illuminò di una nuova luce.

    Era arrivato il momento del colpo di scena. Anche la pausa che Mario si concesse servì allo scopo di accrescere il livello di curiosità del poliziotto.

    Allora?.

    Le indagini sul telefonino di Simone hanno dimostrato che il suo cellulare è rimasto spento sino al momento in cui i poliziotti sono andati ad avvertirlo dell’accaduto. C’è stata però una telefonata che è partita dal telefono di casa Coralli alle 7 e 18 minuti e che il presunto colpevole ha effettuato per segnalare ai propri colleghi qualcosa che aveva omesso durante il passaggio di consegne tra un turno e l’altro. Per gli inquirenti ovviamente l’uomo ha fatto quella telefonata con l’obiettivo di ingannare la polizia. Voleva, infatti, far credere a chi indagava di non essersi mai mosso da casa.

    Non capisco dove vuole andare a parare Bernardini!, la pazienza del poliziotto in una scala da uno a dieci stava raggiungendo quota un milione.

    Secondo i suoi colleghi Simone Coralli, conoscendo le abitudini della moglie, l’avrebbe attesa in un punto stabilito in anticipo uccidendola con alcuni colpi di pistola da breve distanza. Dopo aver colpito ha fatto ritorno a casa cercando di non dare troppo nell’occhio. Ha nascosto ingenuamente l’arma in quel nascondiglio in cantina e poi si è rimesso a letto. Naturalmente ha recitato benissimo la sua parte quando si è trovato faccia a faccia con le forze dell’ordine.

    Caso chiuso e tutti a casa, disse Crema per arginare il critico, il cui sguardo pareva indiavolato.

    C’è una cosa però che va considerata, un elemento non proprio così secondario. Come ben saprà io frequento da anni il Parco del Valentino per effettuare i miei allenamenti da ex marciatore. Ricordo che in passato ci siamo fatti una chiacchierata proprio durante una di quelle passeggiate.

    Chiamale passeggiate, pensò, ma non disse il commissario ricordando quella circostanza.

    E allora?, fu la frase in cui si rifugiò per

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