Il corpo dorme...La mente lascia le orme
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Cristiano Benci, ribattezzato “ Cri Cri” nasce il 28-luglio-1975 a Grosseto. Vive in una villetta sita nella campagna maremmana, nel comune di Campagnatico. Si è diplomato geometra durante l’anno scolastico1995/1996, presso l’istituto tecnico per geometri “Alessandro Manetti” di Grosseto. Arruolato nel 12° scaglione dell’anno 1996 ha svolto il servizio militare presso il 2° CE.RI.MOT di Lenta, un centro di rifornimento e motorizzazione, sperso tra i boschi e le risaie del Vercellese. Durante la sessione 2000 ha superato l’esame per l’abilitazione di geometra. Ha due figlie, Anastasia e Melissa, la prima nata nel 2000 e la seconda nata nel 2012.
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Anteprima del libro
Il corpo dorme...La mente lascia le orme - Cristiano Benci
Il corpo dorme… …La mente lascia le orme
Con un calcio Crin allontanò il sasso che teneva socchiusa la porticina di ferro e allungò la gamba destra per fare il suo ingresso in quella fresca cantina interrata, utilizzata da sua nonna per le scorte alimentari. Oltre la porticina però non c’era nessun pianerottolo a sorreggergli il piede, ma dalla semioscurità si fecero intravedere quattro gradini, tutti malconci e stonacati, che lasciavano scorgere la sottostante ossatura di mattoni rossi. Detti scalini, con una disagevole alzata accompagnavano verso il fondale di quel casotto, che a Crin parve un abisso profondo, dove il buio sembrò addirittura più nero del carbone. Ecco l’ultimo scalino ma Crin scivolò su un mucchio di pezzi di laterizio, che con il passare degli anni si erano staccati dal soffitto, ritrovandosi sdraiato sull’umido pavimento. Il tempo di rialzarsi e intravide immediatamente sua nonna. L’aveva scoperta per caso, seguendo un lamentoso piagnucolio, che inizialmente gli sembrò uno gnaulio di un gatto in amore. Era nascosta, per metà corpo, dietro un grande sacco di iuta, pieno, per il momento, di non si sa cosa. La luce entrava dalla piccola apertura posta in alto. La vecchietta si mostrò al nipote come se dormisse. Improvvisamente una lacrima scivolò dentro uno di quei profondi solchi del suo viso, disegnando lo stesso percorso di una stella cadente. Il nipote, rivolgendo lo sguardo al cupo soffitto, comunicò, in silenzio, il suo desiderio. Purtroppo gli occhi di sua nonna non si sbottonarono più. Crin prese in braccio sua nonna per portarla in casa e farla riposare, per l’ultima volta, sul suo letto. Usciti dall’interrata cantina, un brusco colpo di vento fece cadere a terra, i tanti bianchi petali del gigante mandorlo, come se fossero una pioggia di coriandoli. Era da pochi giorni iniziato il mese di marzo, ma sfortunatamente, Crin e sua nonna non stavano vivendo