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Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia
Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia
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Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia

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About this ebook

In questa nostra epoca frenetica e dominata dalla velocità sembrano quasi un controsenso, o forse una sfida: sono i luoghi del raccoglimento, del silenzio, della meditazione. Luoghi dove si ritrova se stessi, ci si ricarica di energia, si recupera l’armonia interiore messa a dura prova dalla convulsa e stressante vita quotidiana. In Italia di questi luoghi di raccoglimento e di meditazione ce ne sono tanti: nelle città, nelle campagne, sulle colline, in montagna, in riva al mare, improntati alle tradizioni più diverse: cristiana, induista, buddhista, islamica e altro ancora, passando per una grande varietà di origini, tradizioni e fondatori. Questo libro traccia, per quanto possibile, una mappa di questi luoghi, suddivisi per tradizione e orientamento: templi, monasteri, santuari che custodiscono antiche memorie, e istituzioni moderne, create appositamente ai giorni nostri per ospitare iniziative religiose e laiche più recenti, o da poco approdate in Italia. Scopo comune: insegnare a meditare – secondo regole, rituali e discipline diverse, antiche e moderne, ma tutte tese a mettere il praticante in condizione di ritrovare il proprio centro – calmare la mente, far pace con se stesso, con il prossimo e con il mondo, dare un senso alla propria vita, intraprendere il cammino che conduce al divino, al Dio che vive nel profondo di ognuno di noi.
LanguageItaliano
Release dateDec 16, 2013
ISBN9788827224014
Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia
Author

Paola Giovetti

Nata a Firenze, risiede a Modena. È laureata in lettere ed ha svolto attività di insegnamento coltivando al tempo stesso l'interesse per le tematiche di confine. Da alcuni anni si dedica esclusivamente alla ricerca spirituale e alla divulgazione in questo campo. È redattrice di "Luce e Ombra", la più antica rivista italiana di parapsicologia, e svolge anche su riviste a larga diffusione la sua attività giornalistica. Ha partecipato a programmi radiofonici e televisivi e a numerosi congressi, sia in Italia che all'estero.

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    Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia - Paola Giovetti

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    Paola Giovetti

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    Copyright

    Luoghi di meditazione di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia

    di Paola Giovetti

    ISBN 978-88-272-2401-4

    Prima edizione digitale 2013

    © Copyright 2013 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    Presentazione

    In questa nostra epoca frenetica e dominata dalla velocità sembrano quasi un controsenso, o forse una sfida: mi riferisco ai luoghi del raccoglimento, del silenzio, della meditazione. Luoghi dove si ritrova se stessi, ci si ricarica di energia, si recupera l’armonia interiore messa a dura prova dalla convulsa e spesso stressante vita quotidiana.

    In Italia di questi luoghi di raccoglimento e di meditazione ce ne sono tanti, molti più di quanti si potrebbe pensare: nelle città, nelle campagne, sulle colline, in montagna, in riva al mare. Sono improntati alle tradizioni più diverse: cristiana, induista, buddhista, islamica e altro ancora, passando per una grande varietà di origini, tradizioni e fondatori.

    Questo libro intende tracciare, per quanto possibile, una mappa di questi luoghi, suddivisi per tradizione e orientamento: templi, monasteri, santuari che custodiscono antiche memorie, e istituzioni moderne, create appositamente ai giorni nostri per ospitare iniziative religiose e laiche più recenti, o più recentemente approdate in Italia. A volte istituzioni di notevole prestigio e di grandi dimensioni, centri residenziali in grado di ospitare gruppi più o meno numerosi di persone, altre volte piccoli centri, appartamenti in normali condomini, dedicati agli scopi di cui si è detto e frequentati in occasione dei ritiri e degli incontri, che possono essere anche solo di qualche ora. Nei centri Zen per esempio, oltre ai ritiri di uno o più giorni, ci si incontra una o due volte la settimana la mattina alle sette, per mezz’ora, per meditare insieme prima di andare al lavoro.

    Scopo comune di tutti questi centri: insegnare a meditare – secondo regole e discipline diverse, antiche e moderne, ma tutte tese a mettere il praticante in condizione di ritrovare il proprio centro, calmare la mente, far pace con se stesso, con il prossimo e con il mondo, dare un senso alla propria vita, intraprendere il cammino che conduce al divino, al Dio che vive nel profondo di ognuno di noi. Con gradualità, poco a poco, un passo dopo l’altro, un orizzonte dopo l’altro.

    Parleremo anche della meditazione in movimento, ovvero il pellegrinaggio. Un tema importante e molto suggestivo, ricco di storia, tradizioni, spiritualità. Camminando con la mente rivolta alla meta del pellegrinaggio e alla sua storia spirituale, si compie una meditazione spontanea che arricchisce e rasserena: dalla Via Francigena che dal Nord conduceva i pellegrini a Roma, al breve pellegrinaggio che dal centro di Roma porta al santuario del Divino Amore, poco fuori città; dal cammino di Francesco, su e giù per le verdi colline del-l’Umbria, alla Via Sacra Longobardorum che porta al santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano, nelle Puglie; e altro ancora.

    Questo libro intende tracciare una mappa dei luoghi di raccoglimento e meditazione che si trovano nella nostra bella Italia. Per me è stato un viaggio straordinario, pieno di sorprese e di scoperte, di incontri con persone insolite e ricche di spessore e spiritualità, che mi ha coinvolta e arricchita e che ora offro con amore a chi è interessato a questo tipo di esperienza. Certamente senza la pretesa di aver tracciato un quadro completo, ma nella fiducia di essere riuscita a fornire una panoramica degna di questo nome e indicazioni utili per chi è alla ricerca¹.

    Mezz’ora di meditazione ogni giorno è essenziale,

    ad eccezione di quando si è molto indaffarati.

    Allora c’è bisogno di un’ora intera.

    San Francesco di Sales (1567-1622)

    La meditazione

    Concentrati nel cuore. Entra profondamente in esso e vai lontano, il più lontano che puoi. Raccogli tutti i fili sparsi della tua coscienza, riuniscili e immergiti. C’è una fiamma che brucia nelle calme profondità del tuo cuore. È il Divino in te, il tuo vero essere. Ascolta la sua voce. Ubbidisci alle sue parole.

    E ancora:

    Quello del raccoglimento mentale non è un metodo facile. È meglio osservare i pensieri e separarsene fino a diventare consapevoli di un calmo spazio interiore in cui i pensieri entrano venendo dall’esterno.

    Queste parole di Sri Aurobindo (1872-1950), il grande filosofo e maestro indiano, esprimono con molta chiarezza l’essenza e lo scopo della meditazione e anche la difficoltà di meditare, di raccogliere e concentrare la mente.

    Tutte le tradizioni filosofiche e religiose hanno raccomandato e praticato la meditazione, insegnando tecniche per scendere profondamente dentro se stessi, rendersi conto della relatività delle cose, raggiungere la pace e l’armonia, divenire amici di tutto e di tutti, percepire la Luce divina, sentire l’Amore divino.

    Condizioni necessarie, interiori ed esteriori, per praticare la meditazione sono la tranquillità del corpo, la postura corretta, il silenzio intorno, la concentrazione della volontà al fine di ostacolare il vagabondare della mente e l’agitazione psicofisica.

    Scrive ancora Sri Aurobindo² a questo proposito:

    Sedetevi in meditazione, senza pensare, osservate soltanto la vostra mente: vedrete che i pensieri vi entrano "da fuori". Prima che arrivino, ricacciateli. Continuate così finché la vostra mente non sarà in completo silenzio.

    Il raggiungimento di tale stato di silenzio interiore consente di accedere alla meditazione vera e propria:

    Quando la Pace si è stabilita in noi, la Forza superiore o divina dall’alto può discendere e lavorare in noi…³

    Naturalmente ogni tradizione ha metodi e suggerimenti suoi, ma le finalità sono le stesse per tutti: raggiungere uno stato di serenità, mettersi sulla via della ricerca interiore, aprirsi al Divino in noi.

    Oggi la meditazione è consigliata anche dai medici quale rimedio per ridurre lo stress e l’ipertensione e per controllare il dolore fisico ed emotivo. Viene insegnata ai manager per aiutarli a ritrovare la calma interiore e ridurre l’ansia derivante dal carico di lavoro e responsabilità. Gli atleti ne fanno uso per aumentare la concentrazione e combattere il nervosismo; e nella scuola la si comincia ad insegnare agli studenti per stimolare la loro creatività e la loro intuizione.

    Meditare è, in ultima analisi, facile da praticare, non richiede attrezzature, strumenti o abbigliamento speciali. Si può meditare in qualunque luogo: basta un tappetino o una sedia e un ambiente tranquillo. La meditazione insegna a star seduti e a respirare in maniera corretta contribuendo così al miglioramento della salute, apre la strada all’esplorazione di se stessi, porta pace e armonia. Infine, per chi è più portato alla spiritualità, la meditazione è una porta che conduce a Dio.

    Il famoso maestro indiano Paramahansa Yogananda⁴, la cui missione era centrata sull’unione di Oriente e Occidente, diceva a questo proposito: Se entrerai in contatto e in comunione con Dio nel tempio del silenzio interiore, diventerai maestro nella vera arte di vivere. Allora salute, prosperità, saggezza, amore e gioia ti verranno dati in aggiunta⁵.

    Meditare quindi è una grande occasione, una porta aperta verso infinite possibilità e potenzialità. Qualcosa, per altro, che è alla portata di tutti, giovani e vecchi, colti e meno colti, sani o meno sani che siano. A tutti la meditazione porta benefici, a livello fisico, mentale, spirituale.

    La tradizione cristiana

    La necessità di vivere il raccoglimento e di cercare il contatto interiore e profondo con il Mistero divino è da sempre patrimonio di tutte le tradizioni orientali, induismo e buddhismo in particolare. Di qui lo sviluppo, presso tali popolazioni, di pratiche meditative di esemplare efficacia.

    Ma se è vero che la meditazione, così come oggi la conosciamo, ha origini prevalentemente orientali, è altrettanto vero che anche la nostra tradizione occidentale e cristiana conosce da tempi molto antichi questa pratica. In un lontano passato la pratica della meditazione faceva parte anche dell’esperienza cristiana, in particolare dei Padri del Deserto⁶, ma nel tempo era stata dimenticata e sostituita dalla preghiera mentale e rituale.

    Oggi tali antiche pratiche vengono riscoperte – e insieme ad esse il valore della meditazione – come mezzo per purificare la mente, calmare il cuore, limitare l’ansia, trovare la via che conduce alla nostra interiorità più profonda e autentica e aprire la via che porta al Divino: tutte cose di cui l’umanità di oggi ha più che mai bisogno.

    In anni recenti in Italia un numero crescente di cattolici, sacerdoti e laici, si dedica alla pratica della meditazione, traendo ispirazione anche da altre vie, in particolare dello yoga e dallo Zen, e integrando tali pratiche nella preghiera profonda della nostra tradizione. I risultati sono molto incoraggianti, tanto che sempre più spesso si formano gruppi e si istituiscono corsi appositi.

    Ed è proprio dalla tradizione cristiana che daremo inizio al nostro viaggio.

    Vediamo dunque alcune di queste iniziative, che non di rado trovano ospitalità nei monasteri, in particolare quelli dei camaldolesi.

    La meditazione cristiana di Padre John Main

    "Bisogna iniziare assumendo tranquillamente una comoda posizione seduta, quindi avviare la ripetizione mentale del mantra: Maranatha, Ma-ra-na-tha. La parola va ripetuta con calma, serenamente, e soprattutto con fede per tutto il tempo della meditazione, ovvero 20-30 minuti. Si inizia ripetendo il mantra mentalmente. Per l’uomo occidentale che non riesce a prescindere dal processo mentale, non esiste altro metodo per iniziare. Ma mano a mano che si procede con semplice costanza, il mantra inizia a risuonare con chiarezza non più tanto nella mente quanto nel cuore. In altre parole, dà l’impressione di radicare sempre più nelle profondità del nostro essere".

    John Main, Dalla parola al silenzio⁷,

    Padre John Main (1926-1982), nato a Londra da famiglia irlandese, che prima di divenire monaco benedettino aveva studiato legge, imparato il cinese e prestato servizio in Malesia per il Ministero degli Esteri, è stato uno dei primi a riscoprire per il mondo occidentale il valore della meditazione. Proprio in Malesia un monaco indiano l’aveva avviato a questa pratica, a quel tempo sconosciuta per la maggior parte dei cristiani.

    Rientrato in Europa, John Main divenne docente di diritto internazionale al Trinity College di Dublino, continuando a praticare la meditazione.

    Seguendo poi la sua vocazione, nel 1958 entrò a Londra nell’Ordine Benedettino, dove gli fu consigliato di rinunciare alla meditazione in quanto non rientrava tra le pratiche devozionali cristiane. Nel 1969 Padre Main scoprì però la tradizione di meditazione cristiana chiamata preghiera pura, diffusa nel IV secolo da Giovanni Cassiano⁸ che aveva tramandato gli insegnamenti dei Padri dei Deserto, i primi monaci cristiani, a San Benedetto e alla Chiesa occidentale. Padre Main riprese allora a meditare e dedicò il resto della sua vita a insegnare a sacerdoti e laici questa tradizione perduta del cristianesimo: riteneva infatti che fosse molto importante ripristinare nella vita quotidiana l’uso di una pratica spirituale profonda. Nel 1971 fondò a Londra la comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana (World Community for Christian Meditation, WCCM), che si è diffusa rapidamente in tutto il mondo. Attualmente esistono 126 comunità in altrettanti Paesi, compresa l’Italia dove si contano una trentina di gruppi.

    Padre Main suggeriva di meditare due volte al giorno, la mattina e la sera.

    Trasferitosi in Canada, Padre Main fu invitato dall’arcivescovo di Montreal a fondare una comunità Benedettina che si sarebbe dedicata alla pratica e all’insegnamento della meditazione cristiana. Nel 1982 accolse nella cattedrale di Montreal Sua Santità il Dalai Lama per un incontro interconfessionale, nel corso del quale fu sottolineata l’importanza della collaborazione tra tradizioni spirituali diverse per portare saggezza e pace nel mondo moderno.

    Padre Main morì nel 1982; gli succedette a guida della comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana il benedettino Padre Laurence Freeman, monaco olivetano, priore del convento benedettino di Montreal, considerato l’erede spirituale di John Main.

    La meditazione cristiana suggerita da John Main dura trenta minuti ed è molto semplice. Ecco le indicazioni per praticarla:

    Per meditare è necessario restare immobili.

    La meditazione è perfetta immobilità del corpo e dello spirito.

    L’immobilità del corpo si raggiunge attraverso lo stare "fisicamente" immobili. Quando si inizia a meditare dobbiamo trovare una posizione favorevole, con la spina dorsale eretta, ma non rigida. Sediamo completamente immobili e con gli occhi delicatamente chiusi.

    L’immobilità dello spirito si raggiunge invece ripetendo silenziosamente, nella profondità del nostro spirito, una parola o una breve frase sacra, per tutto il tempo della meditazione.

    La parola che suggeriamo è il vocabolo aramaico MARANA-THA ( = vieni Signore Gesù).

    Recitiamolo in quattro sillabe di uguale lunghezza: Ma-ra-na-tha.

    Ripetiamolo gentilmente senza muovere le labbra, interiormente.

    Recitiamo la parola dall’inizio alla fine della meditazione.

    Lasciamo andare ogni pensiero, ogni idea, qualsiasi cosa prodotta dall’immaginazione.

    Non pensiamo. Non usiamo nessun’altra parola se non la nostra parola.

    Recitiamo la parola sacra nella profondità del nostro spirito

    e poniamo la nostra intera attenzione in essa:

    Ma-ra-na-tha.

    Questo è tutto quello che dobbiamo fare.

    È opportuno sintonizzare la ripetizione della parola con il respiro e tenere gli occhi chiusi. La posizione è libera, si può stare in piedi, seduti, in ginocchio, come meglio ci si trova. È una preghiera del cuore, non della mente; una preghiera contemplativa silenziosa.

    In Italia, come si diceva, i gruppi sono una trentina. Il primo fu fondato a Firenze nel 1991. Le varie comunità si incontrano settimanalmente per dare continuità alla pratica individuale: vengono letti testi dei due Padri John Main e Laurence Freeman, si pratica insieme la meditazione silenziosa e alla fine c’è spazio per la condivisione. A Roma per esempio ci sono due gruppi: uno si incontra ogni lunedì sera alle 19,30 in Santa Maria in Trastevere, l’altro ogni venerdì sera, alla stessa ora, presso le suore di Santa Marta. Nelle altre comunità si seguono altri orari, consultabili su Internet. Nelle meditazioni settimanali vengono accolte anche persone che non fanno parte del gruppo, perché la pratica è facile e consente a tutti di inserirsi.

    Ogni anno viene organizzato un incontro nazionale di alcuni giorni in luoghi che hanno una storia spirituale: Subiaco, Monte Oliveto Maggiore, Camaldoli. Il coordinamento nazionale della comunità per la meditazione cristiana è a Brescia.

    Tanti i vantaggi della meditazione cristiana: maggiore capacità di concentrazione e di ascolto, miglioramento delle relazioni interpersonali, capacità di andare al cuore delle cose e di ritrovare se stessi nella vita caotica e tumultuosa di oggi.

    INFO

    www.meditazionecristiana.org

    info@meditazionecristiana.org

    wccmitalia@virgilio.it

    coordinatrice@meditazionecristiana.org

    La comunità monastica di Bose, Biella

    È questa una comunità religiosa formata di monaci e monache provenienti da chiese cristiane diverse (ne fanno parte infatti anche evangelici e protestanti), fondata nel 1965 a Bose, frazione del comune di Magnano (Biella) da Enzo Bianchi.

    Nato nel Monferrato nel 1943, Enzo Bianchi studiò Economia e Commercio all’Università di Torino per poi ritirarsi a Bose, piccola località a 800 metri di altezza (ma all’orizzonte si vede il Monte Rosa) in una cascina che prese in affitto per vivere in solitudine la propria vocazione monastica. L’iniziativa cominciò l’8 dicembre 1965, giorno in cui si concluse il Concilio Vaticano II. Tre anni dopo Enzo Bianchi fu raggiunto da alcuni confratelli, tra cui una donna e un pastore protestante: ebbe così inizio la vita comunitaria vera e propria che ebbe subito carattere ecumenico, con un percorso esistenziale all’insegna del celibato, del lavoro e della preghiera secondo le regole del monachesimo occidentale (San Benedetto) e orientale (San Basilio e San Pacomio). Oggi la comunità è composta da un’ottantina di persone, uomini e donne, ed è stata riconosciuta ufficialmente dal vescovo della diocesi, senza per questo essere considerata un nuovo ordine religioso.

    La sede principale e originaria è a Bose, ma oggi esistono altre sedi della comunità: Ostuni (maschile), Assisi (femminile) e Gerusalemme (qui i monaci si dedicano in particolare agli studi biblici).

    La comunità di Bose vive secondo gli insegnamenti del Vangelo e conduce vita cenobitica. Tutti i membri della comunità si guadagnano da vivere con il proprio lavoro: cura dell’orto e del frutteto, produzione di miele, confetture e tisane, creazione di oggetti artigianali di ceramica e falegnameria, attività editrice e tipografica, produzione di icone e arazzi. Alcune persone hanno un lavoro esterno, che riescono a conciliare con il ritmo di preghiera e di vita in comune.

    Bose è ben organizzata per ricevere ospiti, ai quali è chiesta solo un’offerta libera: la mancanza di denaro – questo è il convincimento profondo della comunità – non deve essere motivo di rinuncia a partecipare agli incontri. Sul sito della comunità sono via via indicati gli incontri, i seminari e i vari temi trattati.

    La vita della comunità è scandita in modo regolare: preghiera e lavoro si alternano con ritmi precisi. La sveglia è molto presto, seguita dalla colazione e, alle 6, dalla preghiera del mattino. La preghiera del mezzogiorno è alle 12:30; alle 17 c’è la lectio divina, alle 18:30 la preghiera della sera seguita alle 19 dalla cena. Alle 20 inizia il grande silenzio: ognuno si ritira in camera sua fino alla mattina dopo. Nei tempi lasciati liberi da questi impegni i membri della comunità lavorano; gli ospiti possono leggere, riposarsi, passeggiare, ascoltare musica, parlare tra loro, stringere amicizie. A loro disposizione c’è anche una ricca biblioteca.

    Ispirandosi alla lezione dei Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente, a Bose preghiera e meditazione sono centrate sulla lectio divina, antica prassi comunitaria che prevede la lettura della Parola, la spiegazione e la preghiera, che anche San Francesco praticava con costanza. In seguito tale prassi andò in disuso e fu dimenticata quasi ovunque fuorché nei monasteri. Fu il Concilio Vaticano II a riproporla con queste parole: "È necessario che tutti conservino un contatto continuo con le Scritture mediante la lectio divina, mediante la meditatio accurata e si ricordino che la lettura va accompagnata con l’oratio".

    Nel suo libro Pregare la Parola⁹ Enzo Bianchi spiega come operare perché Dio parli:

    "Cerca che il luogo della lectio divina e l’ora del giorno ti permettano il silenzio esteriore, preliminare necessario al silenzio interiore. Il maestro è qui e ti chiama (cfr. Giovanni 11,28) e per udirne la voce devi far tacere le altre voci, per ascoltare la Parola devi abbassare il tono delle parole. Ci sono tempi più adatti al silenzio rispetto ad altri: nel cuore della notte, al mattino presto, alla sera…vedi tu secondo il tuo orario di lavoro, ma resta fedele al tempo e determinalo nella tua giornata una volta per tutte. Non è serio andare incontro al Signore quando hai un vuoto tra due impegni da riempire con la preghiera… E non dire mai: ‘Non ho tempo!’. Il tempo della giornata è al tuo servizio e non tu schiavo del tempo!

    Sii dunque avvolto nel silenzio e il tempo della lectio ritmi la tua vita. Tu sai che bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai, ma sai anche che occorrono dei tempi precisi e specifici per fare questo… E non dimenticare che questo tempo per la lectio deve essere sufficientemente lungo, non un ritaglio. Devi prendere calma, devi essere in pace, certamente alcuni minuti non bastano. Per la lectio occorre almeno un’ora, dicono i Padri… Quando dunque tu vuoi immergerti in questa lettura orante, cerca anzitutto un luogo di solitudine e di silenzio, dove tu possa nel segreto pregare il Padre fino a contemplarlo. La cella, la camera è un luogo per assaporare la presenza di Dio, non dimenticarlo mai. Qui infatti è il luogo della lotta del tuo cuore, è il deserto dove anche Gesù pregava ed era tentato, il luogo dove Dio ti attira a sé per parlare al tuo cuore e farti doni in abbondanza, trasformando gli abissi angosciati del tuo cuore in valli di speranza. Così, nel luogo solitario, la tua giovinezza spirituale sarà rinnovata, tu potrai cantare al tuo Signore, al tuo sposo, sentirti appartenente soltanto a lui e in pace con tutti gli uomini e tutte le creature animate e inanimate.

    La camera dunque, il luogo deserto, siano per te un santuario dove Dio ti umilia e ti prova con la sua Parola, ma così facendo ti educa, ti consola, ti nutre… Aiutati, se vuoi, con un’icona, un cero acceso, una croce, una stuoia su cui inginocchiarti e pregare: non temere di usare questi strumenti, essi possono ricordarti che tu non stai studiando la Bibbia o leggendo delle parole, ma che tu sei davanti a Dio, pronto ad ascoltare, in colloquio con lui.

    Se ti viene la tentazione di fuggire, resisti, a costo di restare atono, in silenzio, ma resisti: devi abituarti a tempi di solitudine, di silenzio, di distacco dalle cose e dai fratelli, se vuoi incontrare Dio nella preghiera personale…".

    Questi, in sintesi, i consigli di Padre Enzo Bianchi per la meditazione. Molto di più si può naturalmente trovare nei suoi numerosi libri. Un soggiorno a Bose, partecipando a una delle tante iniziative proposte, sarà senz’altro utile per iniziarsi a tali pratiche.

    Su un foglio che gli ospiti trovano in camera sta scritto:

    Terminato il soggiorno qui, non disdegnare di raggiungere la vita di ogni giorno: Dio vuole fare di te un testimone che porti il messaggio dell’evangelio là dove vivi, nella tua famiglia, nel tuo ambiente, nel tuo lavoro, nel tuo riposo, nella tua chiesa locale. Tu non sei venuto qui per evadere, ma per riconfermarti nella fede e nell’impegno a favore dei fratelli con cui vivi.

    INFO

    www.monasterodibose.it

    La comunità dei Padri Barnabiti  di Campello Alto sul Clitunno.          Padre Antonio Gentili

    Campello sul Clitunno si trova in Umbria, tra Spoleto e Foligno, in posizione incantevole fra le colline coperte di ulivi. Qui i Padri Barnabiti possiedono da tempo una grande casa destinata in origine alla villeggiatura dei loro chierici: un antico convento di monache benedettine abbandonato fin dal tempo delle soppressioni napoleoniche. La parte più antica risale a poco dopo il Mille, con successivi ampliamenti e ristrutturazioni. In origine anzi i conventi erano due, vicinissimi e appartenenti alla stessa famiglia religiosa, unificati nel 1604. Ne fanno testimonianza le due chiese, gli enormi spazi dell’edificio e i lunghissimi corridoi dell’attuale convento.

    I Barnabiti acquistarono il convento nel 1935, per gli usi sopra indicati. Poi la lenta decadenza, finché i danni provocati dal terremoto del 1997 spinsero i Padri a prendere la decisione di procedere alla ristrutturazione generale dello stabile. Una grande opera: dieci anni di lavoro e l’antico convento è rinato. 1800 metri quadri coperti, una quarantina di camere ognuna con il proprio bagno, due chiese, sale-conferenza grandi e piccole, una straordinaria biblioteca, sala da pranzo di ampie dimensioni, cucina in proporzione, spazi esterni per passeggiare e rilassarsi. Oltre a ciò, l’appartamento in cui vivono i Padri che risiedono stabilmente a Campello. Alle pareti delle chiese, preziosi affreschi di scuola giottesca, alcuni dei quali ancora in attesa di restauro.

    Vicinissimo al convento, l’antico borgo di Campello ancora circondato da mura intatte; intorno boschi e uliveti, tra i quali corre la via che San Francesco percorse per andare a Roma.

    Oggi il convento di Campello è un centro di spiritualità, una casa di esercizi e accoglienza per i pellegrini, un centro di meditazione: quest’ultima è anzi la sua principale destinazione.

    Al convento di Campello si è accolti da Padre Antonio Gentili, barnabita, che da molti anni guida corsi di meditazione e preghiera profonda, aperti ad ogni categoria di persone. In collaborazione con esperti organizza anche settimane di digiuno e meditazione per la purificazione integrale. Dopo aver operato per molti anni nella casa dei Barnabiti a Eupilio (Como)¹⁰, dal 2009 Padre Gentili è responsabile delle attività di Campello. Persona coltissima, autore di numerose opere sul tema della meditazione e del digiuno, Padre Gentili – pur risiedendo ormai stabilmente a Campello – torna periodicamente a Eupilio per tenere i suoi corsi.

    Padre Gentili spiega che nella tradizione dei Barnabiti, Ordine religioso fondato intorno al 1530 da Antonio Maria Zaccaria¹¹, la meditazione è sempre stata importante: "È sempre stata considerata una pratica qualificante. Il fondatore invitava i novizi a ‘dilettarsi’ nell’orazione e nella meditazione mentale, che considerava necessarie per la formazione: ‘La meditazione è cibo e nutrimento, se non vi nutrirete di essa vi sentirete mancare le forze’", diceva.

    La meditazione, spiega Padre Gentili, prevede tre momenti:

    ­– Raggiungere la statio, la stabilità fisica, l’armonia tra corpo, cuore e mente: la quiete.

    ­– Ripetizione e risonanza della preghiera interiore, come un mantra; a questo scopo si scelgono invocazioni brevi, di vario tipo.

    ­– Silenzio, attitudine silenziosa, anche collegata al ritmo del respiro. Vale la pena di ricordare che anche S. Ignazio di Loyola invitava a pregare col ritmo del respiro.

    La meditazione cristiana è un colloquio con il Divino, è contemplazione.

    Ovunque si coltiva la preghiera interiore, c’è la meditazione, dice ancora Padre Gentili. "Oggi ci si avvale anche di stimoli che vengono dall’Oriente, ma è bene sapere che fin dal 1300/400 si distingueva tra orazione esteriore e orazione interiore: ne è un esempio Santa Caterina da Siena. L’orazione prevede ascolto, canto, movimento e preghiera interiore, cioè meditazione. Il nostro fondatore Antonio Maria Zaccaria diceva: ‘L’orazione esteriore, ovvero vocale, è stata praticata per questo, affinché eccitati dal suo gusto e senso, almeno all’ultimo cominciamo a imparare la interiore orazione’. In altre parole: l’orazione vocale, rituale, ha come scopo il risveglio dei sensi interiori, è finalizzata ad essi. I monaci però, dopo i salmi, si fermano per entrare entro se stessi. I cristiani vivono nell’ottica della rivelazione come dialogo, gli orientali praticano la ricerca interiore: due atteggiamenti che non si

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