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Il Magnetismo Personale: scoprire e usare il potenziale magnetico
Il Magnetismo Personale: scoprire e usare il potenziale magnetico
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Il Magnetismo Personale: scoprire e usare il potenziale magnetico

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L’azione magnetica non si esercita in maniera automatica come nell’attrazione dei metalli calamitati, ma può essere attivata semplicemente mediante uno sforzo di volontà. Tutti noi siamo dei magnetizzatori in potenza, ma la forza magnetica, come il vigore fisico, necessita di essere coltivata per raggiungere la sua pienezza, la sua massima potenza. Questa nuova edizione del celebre libro di Gangi – pubblicato all’inizio degli anni Ottanta e ristampato numerose volte – rielabora il frutto di oltre trent’anni di ricerca e ancora una volta dimostra a quanti coltivano interessi seri per la materia, ma anche ai semplici curiosi, che qualunque fenomeno prodotto dall’uomo, ordinario o straordinario che sia, è un fatto naturale che rientra tra le possibilità legate a facoltà e risorse naturali, di cui tutti gli individui umani dispongono allo stato latente e che solo alcuni sono in grado di utilizzare ad un certo livello.
LanguageItaliano
Release dateNov 25, 2013
ISBN9788827223819
Il Magnetismo Personale: scoprire e usare il potenziale magnetico
Author

Giuseppe Gangi

Già docente di Filosofia nei Licei, è preside di Istituto Superiore e vive in provincia di Como. Interessato alle tematiche esoteriche, ha concentrato da lungo tempo la sua ricerca sugli aspetti più significativi del magnetismo umano, e ha condensato i risultati dei suoi studi e delle sue esperienze in libri di successo come "I poteri del magnetismo personale", "Il magnetismo curativo" e "Influenza a distanza", pubblicati dalle Edizioni Mediterranee.

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    Il Magnetismo Personale - Giuseppe Gangi

    COPERTINA

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    IL MAGNETISMO PERSONALE

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    Scoprire e usare il potenziale magnetico

    Giuseppe Gangi

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    Copyright

    IL MAGNETISMO PERSONALE - Scoprire e usare il potenziale magnetico

    di Giuseppe Gangi

    ISBN 978-88-272-2381-9

    Prima edizione digitale 2013

    © Copyright 2013 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    Dedica

    A Maria Teresa

    Prefazione

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    Colgo l’occasione di questo nuovo libro per offrire ai lettori una sorta di cronistoria del mio lungo percorso di studioso del magnetismo umano, del suo inizio, apparentemente fortuito, del suo sviluppo, faticoso e molto impegnativo, del suo tratto conclusivo, ancora ricco di curiosità e di fecondi interrogativi; mi è anche occasione per ringraziare l’Editore, che ha avuto fiducia in tutti questi anni di collaborazione e che continua ad averne in questa impresa della presente nuova edizione.

    Più di trent’anni fa, rovistando in una vecchia libreria a Besançon, durante un mio soggiorno presso la cité universitarie di quella città francese, mi sono imbattuto in un vecchio libro, di ruvida stampa e mezzo sbrindellato, con un titolo che attrasse immediatamente le mia attenzione: L’influence personnelle, di un autore a me sconosciuto, un certo Schemanhi, probabilmente uno pseudonimo o un nome di iniziazione. In quel tempo, per quanto giovane ventenne, frequentavo a Milano un cenacolo esoterico con rigorosa seduta settimanale al Bar Biffi, in Piazzale Baracca.

    Rientrato in Italia, mi domandai sulle ragioni che avevano portato quel libro a incontrarmi, giacché ero allora convinto, e lo sono ancor più oggi, che non siamo noi a scegliere i libri, ma sono i libri a scegliere noi, e questo sia quando entriamo in una libreria, sia quando ci troviamo a frugare nelle bancarelle alla fiera; non raramente andiamo in libreria con l’intenzione di comprare una novità, e poi ne usciamo con qualcosa d’altro cui non avevamo pensato, neanche lontanamente.

    Sfogliando il libro e passando attraverso i numerosi capitoli senza titolo, scoprivo temi e argomenti che facevano generalmente parte dei nostri incontri di Milano, ma che venivano trattati sulla base di un presupposto, di un primum philosophicum che ne costituiva in un certo senso il filo conduttore: l’esistenza del fluido vitale. La prima parte, infatti, risultava incentrata quasi per intero sia sulla dimostrazione dell’esistenza del grande agente universale, che circola nell’etere e compenetra di sé i mondi e gli elementi, le cellule, gli atomi di questi mondi, sia sulla spiegazione dell’azione del fluido nei tre regni della natura, minerale, vegetale e animale, e quindi nell’uomo. La seconda affrontava il tema del pensiero e della volontà, dell’aura, delle forze radioattive del cervello. La terza trattava delle modalità di accumulazione fluidica consistenti fondamentalmente nelle tecniche yoga della respirazione, della telepatia, del sonno ipnotico, della suggestione allo stato di veglia. La quarta si addentrava nel delicato mondo dell’astrale e dei suoi abitanti, affrontava dall’angolazione orientale il tema della morte e del dopo-morte, proponeva una spiegazione dei sogni nell’alveo della Tradizione occulta, forniva delle ipotesi sui tratti connotativi dell’ambiente magnetico, suggeriva delle tecniche operative per l’utilizzo del potere magnetico personale. La quinta, infine, si occupava di astrologia e delle influenze planetarie.

    Data la mia perfetta conoscenza della lingua francese, cercai di penetrare il significato dei termini, tra i quali appuntai la mia attenzione sulla parola magnétisme e sull’espressione magnétisme personnel. Mi diedi perciò alla ricerca di testi che trattassero del magnetismo umano e del potere magnetico.

    Approfittando dei miei soggiorni estivi in Francia, ebbi ben presto modo di conoscere gli scritti più significativi dei Maestri d’oltralpe: una Histoire critique du magnétisme, una Instruction pratique sur le magnétisme di Philippe Deleuze e, soprattutto, un Magnétisme personnel ou psichique di Hector Durville, fondatore nel 1893 dell’Ecole pratique du magnétisme e creatore del Journal du magnétisme.

    Di Deleuze mi affascinava la sua ferma convinzione che ogni essere umano è dotato di poteri magnetici e che ha la possibilità, se vuole, di influenzare gli altri. Per Deleuze, che riprende e sviluppa la teoria mesmeriana del magnetismo animale, l’azio­ne magnetica non si esercita in maniera automatica come nell’attrazione dei metalli calamitati, ma può essere attivata solo mediante uno sforzo di volontà; tutti noi siamo dei magnetizzatori in potenza, ma la forza magnetica, come il vigore fisico, necessita di essere coltivata per raggiungere la sua pienezza, il suo massimo di potenza. Magnetizzare non è un atto naturale, come saltare, correre o parlare; se si vuole intraprendere la pratica magnetica, occorre apprendere i mezzi che permettono di dominare la corrente fluidica e di canalizzarla nella direzione giusta.

    Di Hector Durville, la cui opera fu degnamente proseguita dai nipoti Henri Durville e Gaston Durville, anch’essi autori di numerosi studi, trovavo interessante la sua fiducia nei poteri del magnetismo personale. Egli sostiene, infatti, che il magnetismo personale permette a chiunque, uomo o donna che sia, di ottenere la considerazione e la stima del prossimo, di ispirare la simpatia e l’amore, di raggiungere la felicità, il benessere, il successo; ci mette immediatamente in contatto con le energie che ci circondano e con le correnti benefiche che fluttuano nell’atmosfera, consentendo alla nostra individualità di svilupparsi e di perfezionarsi. Per Hector Durville il magnetismo personale è, per così dire, sinonimo di potere, di potenza, di influenza personale.

    Ad arricchire le mie ricerche sul magnetismo umano contribuirono successivamente alcuni scritti di Paul Clément Jagot, morto a Parigi nel 1962, dopo una vita consacrata allo studio e alla ricerca; in particolare Comment développer votre magnétisme personnel e L’influence à distance. Allievo prediletto di Hector Durville, egli ebbe modo di approfondire accanto al maestro le sue conoscenze sul magnetismo e di divenirne un convinto e appassionato divulgatore, profondendo in parallelo il suo impegno anche in altre discipline, quali l’astrologia, la chiromanzia, la fisiognomica, la grafologia.

    Sul piano della pratica magnetica a fini terapeutici, a darmi una valida mano è stato infine, nei primi anni Ottanta, il libro Le magnétisme à la portée de tous, il cui autore Gilbert Creola ebbe per molto tempo la carica di Président de l’Académie Magnétique de France.

    La posizione dei Maestri francesi muove univocamente dal principio che il fenomeno magnetico non consiste semplicemente nella trasmissione meccanica del fluido vitale, e che il successo di una qualsiasi operazione magnetica, quale che sia il soggetto o l’oggetto da trattare, dipende innanzitutto dalla forza volitiva del magnetizzatore, dalle sue capacità psichiche, dal suo potere di influenza personale. Ne consegue che il contatto diretto tra operatore e soggetto non rappresenta l’elemento principale, e i passi manuali sono certamente utili ma non indispensabili.

    L’artefice di tutto resta il cervello, che, allenato e ben ordinato, stabilisce di captare le forze magnetiche che ci circondano, di dominarle e di proiettarle verso un soggetto o un oggetto. È il cervello che crea delle immagini mentali, delle forze-pensiero, caricandole della potenza sufficiente per essere proiettate, ed è ancora il cervello che dirige la forza-pensiero verso il destinatario, sulle ali del fluido magnetico in movimento vibratorio. Il magnetizzatore – scrive Gilbert Creola – è un artigiano che pratica la sua arte grazie alla sua abilità manuale, alla sua potenza psichica, alla perfetta padronanza della sua tecnica.

    La mia prima pubblicazione sul magnetismo personale risale ai primi anni Settanta, presso un editore milanese, quando ancora questa materia era di dominio esclusivo dei santoni, dei maghi e degli stregoni che pullulavano in ogni parte d’Italia; nel mio piccolo, intendevo dimostrare, in sintonia con l’insegnamento laico del cenacolo da me frequentato, che un fenomeno di telepatia o una guarigione magnetica non hanno nulla di magico o di sacrale, ma sono fatti naturali che si producono attraverso l’utilizzo mirato di forze naturali da parte di individui particolarmente attrezzati sul piano del magnetismo personale.

    Venne poi la collaborazione con le Edizioni Mediterranee con il primo libro, Misteri esoterici, una sorta di panoramica storica della tradizione esoterica occidentale, dall’antichità ai giorni nostri, con il dichiarato impegno di proporre la versione laica dell’itinerario evolutivo delle organizzazioni iniziatiche, per come si è svolto o ha potuto svolgersi in parallelo al percorso delle religioni positive. Pochi anni dopo fu la volta della prima edizione de I segreti del magnetismo personale, a cui fece seguito dopo qualche tempo la versione aggiornata dal titolo leggermente rinnovato, I poteri del magnetismo personale.

    Verso la metà degli anni Novanta, sulla base di studi e ricerche nel vasto campo delle guarigioni magnetiche, ma anche di considerazioni e riflessioni in ordine a esperienze personali, venne pubblicato Il magnetismo curativo, nato con l’intento di mettere in luce i reali termini della terapia magnetica, segnatamente della pranoterapia, ritenendo tale fenomeno come uno tra i tanti che si verificano nel mondo della natura, e collocando il guaritore magnetico, in particolare il pranoterapeuta, tra le plurime figure professionali che operano al servizio del prossimo, facendo ricorso a metodi assolutamente naturali. Il pranoterapeuta è un operatore che, utilizzando come mezzo curativo l’energia vitale, non si contrappone né si sostituisce al dottore in medicina, ma si pone accanto a lui come tutti gli altri operatori che praticano l’altra medicina: agopuntori, omeopati, riflessoterapisti, fitoterapisti ecc.

    Trattando del magnetismo curativo e delle sue variegate espressioni fenomenologiche, ho modificato sensibilmente la terminologia, adattandola al cambiamento del linguaggio che si era verificato nel corso degli ultimi anni: sono scomparsi quasi completamente la parola fluido e l’aggettivo fluidico, il termine magnetizzatore è stato spesso sostituito dal termine generico operatore, il verbo magnetizzare non raramente ha ceduto il posto al verbo influenzare. A farla da padrone è stata l’espressione energia vitale, il cui archetipo fa ormai parte dell’immaginario collettivo più di ogni altro; a ogni piè sospinto si tira in ballo l’energia, pensando a essa come all’ousìa degli antichi greci o alla substantia dei latini, come a un quid presente in tutte le cose e senza il quale le cose non sarebbero.

    Nel 1999, dopo qualche anno di incubazione, è stata la volta di Influenza a distanza, con il sottotitolo come agire con la forza del pensiero. In questo ultimo lavoro, spingendomi oltre la ordinaria fenomenologia del magnetismo personale, mi sono addentrato nella sfera più complessa e più delicata in cui l’individuo umano possa operare, quella dell’azione magnetica a distanza, un campo affascinante ancora tutto da scoprire, nel quale l’influenza dell’operatore si esprime non soltanto in termini di trasmissione del pensiero, ma anche di desideri, di sentimenti, di emozioni, di immagini di contenuto multiforme, con il passaggio dalla telepatia alla telepsichìa.

    Con l’ultimo libro ebbi la sensazione di aver concluso un percorso, ritenendo di aver saldato in qualche modo il debito morale contratto da giovane in quella vecchia libreria di Besançon; ma, rileggendo di recente i temi più significativi da me trattati in tutti questi anni, ho colto la necessità di una reductio ad unum dei diversi settori e di porre mano a una sorta di compendio che proponesse al lettore già provveduto una esposizione agile e sufficientemente articolata di tutti i tratti connotativi del magnetismo personale, delle sue molteplici modalità di utilizzo, dell’itinerario formativo dell’aspirante operatore.

    Ed ecco la presente rielaborazione che, sotto il titolo riassuntivo Il magnetismo personale. Scoprire e usare il potenziale magnetico, vuole essere il segno della mia carta d’identità di studioso di magnetismo umano, e del mio sforzo profuso in oltre un trentennio di ricerca per dimostrare a quanti coltivano interessi seri per la materia, ma anche ai semplici curiosi, che qualunque fenomeno prodotto dall’uomo, ordinario o straordinario che sia, è un fatto naturale che rientra tra le possibilità legate a facoltà e risorse naturali, di cui tutti gli individui umani dispongono allo stato latente e che solo alcuni sono in grado di utilizzare a un certo livello.

    PARTE PRIMA - I presupposti basilari del magnetismo personale

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    Premessa

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    Parlare di magnetismo personale fa immediatamente pensare ai capi-popolo, ai riformatori religiosi, ai grandi condottieri, ai grandi oratori e a tutti quelli che, partendo dai gradini più bassi della scala sociale, hanno raggiunto di essa i posti più elevati, e ciò a prescindere dall’istruzione posseduta o dal censo di appartenenza. Questo è sicuramente vero, giacché si tratta di individui che possiedono, allo stato naturale e spesso senza averne coscienza, un forte potere magnetico che esercitano istintivamente sui propri simili, ottenendo risultati inimmaginabili. Oggi, nella società dei mass-media e dell’immagine televisiva, la carica magnetica è affidata non soltanto alla parola e al carisma, ma anche alla fisicità del personaggio, rispetto alla quale non entrano per nulla in gioco, o quasi, i comuni canoni del gusto estetico.

    Noi riteniamo che il potere magnetico sia presente, allo stato latente, in ogni individuo, e che tutti, dal primo all’ultimo, attraverso il pieno utilizzo delle loro facoltà intellettuali e morali, possono imparare a servirsi del proprio magnetismo, a svilupparlo, a potenziarlo giorno per giorno.

    Come ormai si conviene tra gli studiosi, il magnetismo personale è in noi e non fuori di noi, ed è la manifestazione più autentica della nostra forza psichica giunta a un livello relativamente elevato. In diretto rapporto con le nostre facoltà intellettuali e morali, esso dipende fondamentalmente dalla nostra evoluzione; ne consegue che, coltivando adeguatamente le nostre facoltà, noi ci perfezioniamo e saliamo di grado nella scala evolutiva.

    Uno dei più grandi studiosi di magnetismo umano, Victor Turnbull, attribuisce il potere personale a una forza particolare che si manifesta sotto forma di correnti mentali che, analoghe alle correnti elettriche, passano quasi costantemente da un cervello all’altro; per Turnbull, gli individui più influenti sono coloro che sanno immagazzinare, in una sorta di batteria di riserva, una gran quantità di forza, attingendo sia da se stessi che dagli altri.

    A differenza del mondo fisico, in cui l’armonia è regolata dalla legge dei contrari, il mondo psichico si muove secondo la legge dei simili: i contrari si respingono, i simili si attirano.

    Ciò significa che i pensieri e le azioni della stessa natura si attirano e generano o accrescono la stima, la simpatia, la fiducia, l’amore di un individuo verso l’altro; i pensieri e le azioni di segno opposto si respingono e danno luogo all’antipatia, alla diffidenza, all’odio.

    I pensieri che emettiamo con una certa persistenza si fissano in noi, attirandone altri della stessa qualità, e formano tutt’intorno quella sorta di vapore sottile, di nube eterica, che è l’aura, più o meno densa, più o meno estesa, da cui risaltano i tratti distintivi della nostra personalità. Dall’aura di ciascuno di noi si irradiano delle correnti, che possiamo paragonare alle correnti elettriche o alle linee di forza dei magneti.

    Così, se noi emettiamo pensieri di bontà e di benevolenza, attiriamo dall’esterno pensieri analoghi, guadagnandoci la fiducia e la simpatia delle persone buone e benevole; al contrario, se non pensiamo che alla persecuzione e all’odio, alla vendetta, alla gelosia, attiriamo pensieri di questa natura e, allontanando da noi quanti potrebbero esserci utili, ci accompagniamo ai maniaci, agli ossessi, ai gelosi, ai rabbiosi, ai malvagi. È in tal modo che ci rendiamo simpatici o antipatici, che ci creiamo la felicità o l’infelicità, che facciamo girare la ruota della fortuna a favore o contro di noi. Così si spiegano vecchi adagi della saggezza popolare, come ognuno è arbitro del proprio destino, si raccoglie ciò che si semina, o anche l’affermazione tragica che chi semina vento raccoglie tempesta.

    Sentimenti, passioni, difetti o qualunque altra proprietà che possiedono o possono possedere gli esseri viventi sono presenti nella natura sotto forme reali, concrete, tangibili, e ciascuno vi attinge o vi può attingere secondo il suo potere di assimilazione.

    Conoscendo le leggi che presiedono alle manifestazioni dei fenomeni della vita psichica, possiamo attirare a noi le cose buone e respingere le cattive. Tale potere è universale; non è limitato all’uomo, poiché lo si osserva nell’istinto e nel modo di essere degli animali, e lungo la scala ontologica lo si scopre a un grado molto elevato nelle piante, le quali possiedono tutte le qualità proprie alle loro specie. Proprio questo potere permette alla belladonna di attingere l’atropina nel proprio ambiente naturale, al papavero sonnifero di attingervi l’oppio con cui fabbrichiamo la morfina, a certe alghe marine di assorbire bromo e iodio in gran quantità, sebbene tali elementi siano presenti nel mare in dosi infinitesimali.

    Se ogni singola pianta ha la possibilità di attingere nel proprio habitat i principi che essa contiene, evidentemente è perché questi principi vi sono già e la sua organizzazione consente di estrarli escludendo gli altri.

    Ne consegue che basterebbe imparare a fare ciò che fanno le piante, ossia ad attingere nella natura i principi, gli agenti, le forze che necessitano al nostro benessere. Con una relativa conoscenza di certe tecniche, ma soprattutto coltivando, sviluppando e potenziando le proprie facoltà mentali, a tutti quanti è permesso di conquistare una fetta consistente di felicità personale. Per l’avvio di un percorso iniziatico che si prefigga l’acquisizione di un certo livello di magnetismo personale occorrono semplicemente una buona intelligenza di base accompagnata da un ragionamento sicuro e logicamente consequenziale, una discreta capacità di discernimento, molto tatto e molto buon senso; ma occorrono anche bontà d’animo, discrezione e, al di sopra di tutto, una volontà stabile e ferma.

    1. Pensiero e volontà

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    Qualcuno ha scritto che i pensieri sono cose. A quest’affermazione si può aggiungere che i pensieri sono delle cose animate, dotate di un movimento proprio; si tratta cioè di corpi, non semplici, ma composti, costituiti di materia astrale, la cui forza possiede una potenza formidabile. Resta comunque il fatto che la centrale trasmittente e ricevente dei pensieri, quale che sia la loro qualità o il loro segno, è il cervello umano. Vediamo quindi, in via preliminare, che cosa dice del cervello la scienza positiva.

    Le cellule cerebrali, altrimenti denominate neuroni, iniziano a formarsi tre settimane dopo il concepimento, fino a raggiungere al compimento del processo lo strabiliante numero di cento miliardi, quante sono pressappoco le stelle della Via Lattea.

    Dalle ultime ricerche emerge che ciascun neurone riceve informazioni da circa diecimila altri neuroni e ne invia ad altri mille. Sulla base delle combinazioni possibili lo scienziato Gerald Edelman ha potuto sostenere che "una parte del cervello grande quanto la capocchia di un fiammifero contiene all’incirca un miliardo di comunicazioni che si possono combinare in modi quantitativamente iperastronomici, ossia dell’ordine di grandezza di 10 seguito da milioni di zeri".

    Qual è la potenziale capacità del cervello umano? L’astronomo Carl Sagan, calcando probabilmente la mano, sostiene che la quantità di informazioni che il cervello dell’uomo può accumulare riempirebbe venti milioni di libri, quanti ve ne sono nelle più grandi biblioteche del mondo.

    Sono affermazioni, entrambe, che trovano riscontro in due suggestive considerazioni: l’una è del biologo molecolare James Watson, uno degli scopritori della struttura del DNA, il quale afferma risolutamente che il cervello è la cosa più complessa che abbiamo scoperto finora nell’universo; l’altra è del neurologo Richard Restack il quale, trovando peraltro assurdo paragonare il cervello a un computer, sostiene che l’unicità del cervello deriva dal fatto che in nessuna parte dell’universo conosciuto esiste qualcosa che gli somigli anche solo lontanamente.

    Di fronte a questo miracolo della natura, i neuroscienziati, tuttavia, sono costretti ad ammettere che nell’arco di una vita media di 70-80 anni l’individuo umano utilizza solo una minima parte del suo potenziale cerebrale, circa 1/10.000, ossia un centesimo dell’uno per cento.

    Quanto alla struttura dell’organo cerebrale, dalle più recenti ricerche e scoperte va ormai tramontando l’idea che all’interno del nostro cervello esista una netta separazione tra emisfero sinistro, associato al pensiero analitico, ed emisfero destro, associato alla creatività e all’intuizione. Si sostiene piuttosto che i due emisferi lavorino in maniera integrata; qualcuno si spinge fino ad affermare che il nostro cervello lavorerebbe come un ologramma, come una cosa sola. Per primo fu il fisico Karl Pribram negli anni Sessanta a sostenere l’idea di un cervello capace di funzionare come un tutto unico, in grado cioè di vicariare e scambiare le proprie funzioni; egli era rimasto impressionato dalle capacità mnemoniche intatte di persone che avevano subìto traumi cerebrali e asportazioni di parti dell’encefalo. Da ciò consegue, per la scienza positiva, che il nostro cervello è una struttura plastica che si modifica continuamente nel corso della vita, e tanto più gli stimoli sono corretti quanto più il nostro cervello si sviluppa. In altri termini, noi nasciamo con un cervello e moriamo con un altro.

    In definitiva, il cervello non è un organo fatto e finito, statico e cristallizzato, ma si può rigenerare di continuo, anche se subisce delle lesioni. Ed è quanto sostiene il nostro premio Nobel Rita Levi Montalcini a seguito delle sue più recenti scoperte sul fattore di crescita: Il cervello, attraverso il fattore di crescita, riformula i circuiti nervosi e perfino le cellule cosiddette morte.

    Del cervello la zona più antica è l’area limbico-ipotalamica, quella zona della mente da cui, più che da ogni altra, origina la vita. È il luogo in cui si condensa il mondo degli affetti, in cui abitano le emozioni più profonde, in cui è depositata la nostra identità filo-ontogenetica. In questo luogo misterioso nascono la paura, l’aggressività, l’innamoramento; è qui che si plasmano la personalità e il comportamento. Nell’ipotalamo e nel sistema limbico, emozioni, affetti e materia vivente interagiscono, ricreando attimo per attimo il nostro organismo, originando la salute o la malattia. È da quest’area che parte l’input a rifare ogni 28 giorni le cellule della pelle, ogni 3-4 giorni le cellule gastro-intesinali, ogni 12 ore la mucosa della bocca; è da qui che noi nasciamo e rinasciamo continuamente, e in 7 anni circa usciamo completamente rifatti.

    Dagli studi fatti negli ultimi cinquant’anni emerge che, sempre in questa area arcana del nostro cervello, si attua il cosiddetto effetto placebo, che non bisogna trattare con superficialità e sufficienza, come qualche luminare della medicina nostrana purtroppo continua a fare. La parola placebo deriva dal verbo latino placere, che significa piacere, accontentare; la definizione medica viene riportata per la prima volta nel Quincey’s Lexicon del 1787, dove l’effetto placebo viene riportato come medicamento usato più per far piacere che per giovare al malato.

    Da ricerche fatte sul placebo a partire dagli anni Cinquanta presso la Harward University è emerso che per un ampio spettro di disturbi, tra cui il dolore, l’ipertensione, l’asma, la tosse, il 30-40% dei pazienti trae sollievo dall’assunzione di un placebo. Si è rilevato inoltre che la risposta terapeutica di sostanze medicali dalla efficacia provata si potenzia grazie all’effetto placebo. È stato il caso del cisplatinum, il chemioterapico antitumorale, che ha avuto una resa positiva del 90% al suo esordio, quando nei suoi confronti c’era un’attesa quasi miracolistica, per scendere al 40%, quando la sua somministrazione è diventata di routine.

    Ne discende un importante corollario: ciò che guarisce dipende in prevalenza da noi stessi e dal valore più o meno benefico che attribuiamo a una sostanza medicamentosa. Con una certa forzatura, può farsi seguire l’affermazione che dal nostro cervello, dalla sua zona più antica, origina la guarigione, tanto se a stimolarla sia un farmaco, piuttosto che una sostanza inerte, un’immagine, una fantasia, una parola, un’erba, un suono, una luce… La guarigione

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