Senza via di scampo (Un emozionante thriller FBI di Carly See—Libro 1)
By Rylie Dark
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SENZA VIA DI SCAMPO (Un emozionante thriller FBI di Carly See—Libro 1) è il romanzo di debutto di una nuova serie firmata dall’autore del giallo e della suspense, Rylie Dark.
L’agente speciale dell’FBI Carly See, una stella nell’élite della sezione di analisi comportamentale, nasconde un terribile segreto: può parlare con i morti. L’omicidio di sua sorella, ancora irrisolto, ha fatto precipitare la sua vita nel dolore e ha risvegliato un nuovo potere dentro di lei. A volte i messaggi giungo dal contatto diretto, altre volte nei sogni. Sembra tutto quanto una maledizione, fino a che Carly si rende conto che può utilizzare le sue nuove abilità per risolvere i suoi casi. Ma le sue doti sono inaffidabili, e Carly deve usare la sua mente brillante per completare il puzzle, mentre nel frattempo lotta per mantenere il segreto davanti ai suoi colleghi.
Mentre Carly corre per decifrare i contrastanti messaggi che riceve dall’altra parte, si chiede: perché queste poesie? Perché queste vittime? Cosa le lega? Qual è il messaggio segreto dell’assassino?
E chi sarà il prossimo ad essere colpito?
In un contorto gioco del gatto e del topo, questo assassino sembra sapere fin troppo riguardo a Carly. Sta giocando con lei?
O Carly stessa è un’altra preda?
Un thriller emozionante, pieno zeppo di svolte e colpi di scena, segreti e sorprese che non ti aspetti, la serie di CARLY SEE è un giallo che ti farà affezionare a un nuovo e unico personaggio, costringendoti a leggere fino a tarda notte.
Sono ora disponibili anche i libri #2 e #3 della serie: NESSUNA VIA DI RITORNO e NESSUN MODO PER TORNARE A CASA.
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Senza via di scampo (Un emozionante thriller FBI di Carly See—Libro 1) - Rylie Dark
SENZA VIA DI SCAMPO
Un emozionante thriller FBI di Carly See—Libro 1
R y l i e D a r k
EDIZIONE ITALIANA
A CURA DI
DIANA GIRARDINI
Rylie Dark
L'esordiente Rylie Dark è autrice della serie di thriller sull'agente dell'FBI SADIE PRICE, che per ora si compone di sei libri, della serie di thriller sull'agente dell'FBI MIA NORTH, che al momento comprende tre libri e della serie di thriller sull'agente dell'FBI CARLY SEE, al momento composta di tre libri.
Appassionata lettrice e da sempre amante dei generi mystery e thriller, Rylie è lieta di avere vostre notizie, quindi non esitate a visitare il sito www.ryliedark.com per saperne di più e rimanere in contatto.
Copyright © 2022 di Rylie Dark. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright iLL Mel, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.
LIBRI DI RYLIE DARK
UN EMOZIONANTE THRILLER FBI DI CARLY SEE
SENZA VIA DI SCAMPO (Libro #1)
UN THRILLER CON L’AGENTE FBI MIA NORTH
ECCOLA CHE CORRE (Libro #1)
THRILLER CON L’AGENTE SADIE PRICE
SOLO OMICIDIO (Libro #1)
SOLO RABBIA (Libro #2)
SOLO SUA (Libro #3)
INDICE
PROLOGO
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
PROLOGO
Denise Holder rabbrividì di paura, non riusciva quasi a vedere il pavimento per via della nebbia che si addensava intorno ai suoi piedi.
Dovrei esserci abituata, pensò.
Eppure, anche dopo diversi spettacoli, la macchina del fumo le faceva ancora uno strano effetto. Le sembrava di danzare sopra una nuvola, con la sensazione che lì sotto, celato alla vista, si nascondesse qualcosa di spaventoso.
Denise stava per fare il suo ingresso nel terzo atto, interpretava una delle tre streghe nel Macbeth o, come lo chiamavano gli attori, Il Dramma Scozzese
, prodotto dalla Compagnia del Boundless Bounty Theatre.
Si diceva che quella tragedia di Shakespeare fosse maledetta.
Escludendo le prove e le rappresentazioni, si pensava che portasse sfortuna anche solo pronunciarne il titolo a voce alta in teatro. A causa della maledizione gran parte del cast era sempre sulle spine, come se la maggior parte di loro aspettasse solo che, su quel lugubre palcoscenico fiocamente illuminato, accadesse qualcosa di terribile. Ma il Macbeth era molto popolare tra i sostenitori della compagnia, di conseguenza rappresentava un elemento imprescindibile del loro repertorio.
Denise e le altre due streghe cantavano e danzavano in un fitto mantello di nebbia, sulle note di una musica inquietante.
Povera Gentry, pensò guardando in alto.
L'attrice che interpretava Ecate, la regina delle streghe, stava per calarsi sul palco da un'altezza di circa 30 metri. Denise sapeva bene quanto Gentry Chapman fosse spaventata dalle altezze, ma sera dopo sera si sedeva comunque lassù tutta sola, fino a quando non arrivava il suo momento e un macchinista non la calava giù, seduta sul suo trono. Naturalmente, i tecnici sostenevano che l'imbragatura fosse assolutamente sicura e che non corresse alcun pericolo.
Vorrei crederci, pensò Denise.
Mentre ballava, sentì qualcosa bagnarle il dorso della mano tesa, sembrava una goccia di pioggia, ma era calda. Continuando a ballare si guardò la mano e notò che era di un colore rosso vivo.
Sangue? pensò.
Sangue finto?
Guardò dietro di sé e vide che le altre due streghe cercavano anch’esse di evitare le gocce di quel liquido rosso che cadeva dall'alto.
Denise, come le compagne, fece del suo meglio per rimanere nel personaggio e continuò a ballare e a cantare, mentre il trono con la regina delle streghe appariva sopra le loro teste fluttuando verso il basso.
Ma, quando la base del trono si avvicinò al pavimento coperto di fumo, si accorse che c’era qualcosa che non andava. La regina, accasciata in avanti, non guardava i suoi sudditi e non sembrava affatto pronta a pronunciare le sue battute.
Si avvicinò danzando e dovette reprimere un sussulto per ciò che vide.
Dal petto di Gentry sembrava spuntare un pugnale, il suo elaborato abito era macchiato di rosso.
Per una frazione di secondo pensò che dovesse trattarsi di qualcos'altro, che il regista avesse aggiunto quel cambiamento senza farne menzione.
Un pugnale finto? si chiese.
Sangue di scena?
Poi, con un leggero tonfo, il trono si posò sul palco.
La testa di Gentry ciondolò da un alto.
Denise vide distintamente il suo sguardo fisso, la bocca spalancata.
Si lasciò sfuggire un urlo straziante, che sembrò riecheggiare all’infinito.
Ma non si trattava di un'eco.
Anche le altre due streghe stavano urlando.
Gentry Chapman era morta.
CAPITOLO UNO
Gli occhi dell'agente speciale Carly See seguivano i fasci delle torce che illuminavano il paesaggio e gli arbusti bagnati dalla pioggia. Udiva i guaiti degli enormi segugi, che tiravano il guinzaglio e abbaiavano incessantemente alla ricerca di una qualche traccia della giovane donna scomparsa.
Non ne sapeva molto di cani, ma le sembravano frustrati.
Le circostanze non facilitavano certo il loro lavoro. Pioveva da due notti di seguito, ed ormai erano passate più di ventiquattr’ore da quando la diciannovenne Jean Bassman era scomparsa. A quel punto, la pioggia aveva cancellato qualunque pista valida.
Agitando la propria torcia, Carly si avventurò nell'oscurità sempre più profonda sotto la pioggia, calpestando il tappeto di foglie umide e pesanti di settembre. Il suo alto e allampanato partner afroamericano, l'agente speciale Lyle Ramsey, perlustrava la zona accanto a lei. Anche Lyle indossava un leggero impermeabile.
Perlustravano il lato sud, insieme a una squadra composta dalla polizia locale e da agenti dell'FBI venuti dalla sede più vicina. Un poliziotto del posto aveva chiesto l'aiuto dell'Unità di Analisi Comportamentale di Quantico. La scelta di mandare Carly e Lyle era stata ovvia, data la loro reputazione nel localizzare persone scomparse, in particolare i loro cadaveri. E c'era un valido motivo per sospettare che la ragazza che stavano cercando fosse morta.
Due anni prima, più o meno nello stesso periodo dell'anno, la sorella maggiore di Jean, Arlene, era stata rapita e ritrovata morta il giorno dopo nel letto di un torrente. Il suo assassino non era mai stato preso. Ora, quella famiglia sconvolta stava affrontando la concreta possibilità di dover rivivere quella tragedia.
Mentre teneva il passo con Lyle, Carly si sentì pervadere da una familiare sensazione di gratitudine per il fatto di avere un partner più grande di lei. Le era stato assegnato direttamente una volta uscita dall'accademia, per pura fortuna.
Ma si era veramente trattato solo di fortuna?
Si chiedeva spesso se non fosse stato qualcosa di diverso a farli incontrare. Sempre sicuro di sé e pronto all'azione, Lyle era il suo mentore, ma anche un amico. Lo considerava quasi un padre, più di quello vero e proprio, ma era consapevole che si sarebbe sentito a disagio se glielo avesse detto.
Per quanto confusi, i cani sembravano voler guidare la squadra di ricerca verso lo stesso luogo in cui due anni prima era stato ritrovato il corpo di Arlene. Carly sapeva benissimo che, con ogni probabilità, avrebbero rinvenuto il cadavere di Jean praticamente nello stesso punto.
L’autunno era alle porte, una folata di vento umido le sfiorò il volto e di colpo la notte si fece più buia, più inquietante. La sua torcia sembrava a malapena in grado di penetrare l'oscurità, intravedeva solo le scintillanti gocce di pioggia che le sfrecciavano davanti come saette.
Improvvisamente, un lampo illuminò l'intero paesaggio. In quell'istante, Carly vide una casa fatiscente sul sentiero, proprio davanti a lei.
Poi l’oscurità avvolse ogni cosa e la sua torcia tornò ad illuminare solo gocce di pioggia nelle tenebre.
Dovremmo controllare quella casa,
disse a Lyle.
Quale casa?
le chiese.
Quella che ho appena visto, un po’ più avanti,
rispose lei.
Non c'è nessuna casa davanti a noi,
replicò Lyle.
Certo che c’è. L'ho appena intravista, quando c’è stato il lampo.
Quale lampo?
Carly rimase sorpresa da quella domanda. Ma prima che potesse rispondere, la luce di un lampo ancor più luminoso avvolse ogni cosa, rivelando di nuovo la casa, poco distante davanti a lei. Poi si fece buio fitto, la notte sembrava essersi incupita.
Hai visto?
chiese a Lyle.
Di che parli?
rispose lui. Non c'è un temporale. È solo una pioggia autunnale.
In quel momento si rese conto di una cosa.
Non ci sono tuoni.
E Lyle non ha visto nulla.
Immediatamente, capì di cosa si trattava.
La vedo solo io.
Il che significava un’unica cosa: stava ricevendo un messaggio. Ma di cosa si trattava? Perché vedeva una vecchia casa che nemmeno c'era?
Poi ci fu un altro strano lampo silenzioso e la casa riapparve per un attimo prima di scomparire di nuovo.
Carly fu sopraffatta dalla confusione e da un'ondata di vertigini. Barcollò fino all'albero più vicino per appoggiarsi al tronco. Non poteva spiegarlo a Lyle, ma sapeva che queste visioni non erano un buon segno.
La nottata non avrà un lieto fine, pensò.
Dopo tutto, messaggi del genere non li riceveva dai vivi, solo dai morti.
Il suo collega si fermò e la fissò.
Ehi, ragazzina, cosa succede?
le chiese seriamente preoccupato.
Non sapeva cosa rispondere. Mandò giù una boccata d'aria, cercando di controllarsi.
Lyle, ci sono case nei paraggi?
gli chiese. Oltre a quella dei Bassman, intendo.
Non che io sappia,
rispose lui.
Possiamo controllare con le immagini satellitari? Giusto per esserne sicuri.
Lyle la guardava da sotto il berretto, nei suoi occhi scuri aleggiava una domanda, Perché?
Ma lei sapeva bene che non glielo avrebbe chiesto. Infatti, tirò fuori il suo cellulare e si chinò su di esso per evitare che la pioggia lo bagnasse.
Carly si rannicchiò accanto a lui per guardare l'immagine satellitare della loro esatta posizione sul telefono: nelle vicinanze non c'era nulla che assomigliasse a una casa.
Scorri un po',
gli disse.
Lyle fece scorrere la mappa fino a quando l'attenzione di Carly fu attirata da qualcosa situato più a sud.
Ecco!
disse. Guarda!
Nel fitto del bosco, in una piccola radura ricoperta dalla vegetazione, a poca distanza da loro, si intravedeva il tetto di una casa.
Dovremmo darci un’occhiata,
disse Carly.
Per un momento Lyle esitò e lei capì il perché: quel percorso li avrebbe portati in una direzione completamente diversa rispetto al raggio di ricerca. Ma poi annuì.
Mentre stavano per allontanarsi dagli altri agenti coinvolti nella battuta, un poliziotto li chiamò.
Ehi, dove state andando voi due?
Vogliamo solo essere sicuri di coprire l'intera area,
gli rispose Lyle.
Ma i cani puntano da quella parte,
ribatté, indicando una direzione diversa.
Sì, lo so, vogliamo solo essere scrupolosi.
Il poliziotto scrollò le spalle e proseguì al seguito della squadra.
Camminarono per un breve tratto e poi le loro torce illuminarono una densa zona boschiva battuta dalla pioggia. Si addentrarono tra gli alberi, facendosi strada tra rovi e cespugli, finché non raggiunsero il loro obiettivo.
Doveva essere una zona disboscata, prima che il kudzu, l'edera e la boscaglia prendessero il sopravvento: c'era una piccola casa, una stamberga in realtà.
Dobbiamo entrare,
disse Carly.
Ok, ma attenta a dove metti i piedi,
la avvisò Lyle. Questo posto potrebbe crollarci addosso da un momento all’altro.
Salirono su uno scalino sconnesso, la porta d'ingresso pendeva sui cardini rotti. Le loro torce illuminarono un ambiente desolato, invaso dalle ragnatele e privo di mobili, le assi del pavimento erano collassate in più punti.
Lyle ha ragione, pensò Carly. Meglio fare attenzione a dove mettiamo i piedi.
Avanzarono in quello spazio minuscolo, esaminando ogni centimetro con le loro torce.
Non vedo niente di particolare,
affermò il suo partner.
Ma prima che Carly potesse rispondere, sentirono un tonfo seguito da un gemito.
Guardarono entrambi in alto, i suoni sembravano provenire da sopra le loro teste.
Una soffitta,
disse Lyle.
Illuminarono il basso soffitto con le torce, finché non trovarono una botola da cui pendeva una corda: lui la tirò e la botola si spalancò rumorosamente, facendo scendere una scala.
Lo seguì su, fino a una bassa soffitta mansardata: le loro torce illuminarono una giovane donna bionda, legata con del nastro adesivo a un palo di legno. Era stata imbavagliata con uno straccio e li fissava con sguardo implorante.
Carly fu percorsa da una sensazione di sollievo quando la riconobbe come la donna delle foto.
Jean Bassman era viva.
Eppure…
Perché ho avuto quella visione se lei non è morta?
Non avere paura,
disse Lyle, mostrandole il distintivo e avvicinandosi per liberare la ragazza che gemeva. Siamo qui per aiutarti.
Ma quando le allentò il bavaglio, lei emise un urlo per cercare di avvisarlo.
Lui è qui!
Sentirono un gran fracasso alle loro spalle. Si girarono appena in tempo per scorgere un uomo che scendeva giù dalla botola aperta. Poi udirono un forte tonfo e un rumore di passi: stava scappando.
Senza esitare, Carly si calò giù, seguita da Lyle.
Uscirono di corsa dalla casa e i fasci delle loro torce individuarono l'uomo che si addentrava nella boscaglia. Sarebbe scomparso nella foresta buia ma inciampò malamente, dando così il tempo ai due agenti di raggiungerlo e catturarlo. Carly lo ammanettò, mentre Lyle gli leggeva i suoi diritti. Con la faccia immersa nel fango, l'uomo ringhiava per l'umiliazione e la rabbia.
Chiamo i rinforzi per questo tizio,
disse Lyle, tirando fuori il suo cellulare. Tu torna dentro e occupati della ragazza.
Mentre tornava verso la casa, Carly vide nuovamente un lampo misterioso. Per un solo secondo, scorse una donna dai capelli scuri in piedi sulla porta d'ingresso. Le sorrideva con gratitudine.
Poi, tutto venne inghiottito di nuovo nell’oscurità.
La sua torcia illuminò la porta vuota. La donna era scomparsa.
E improvvisamente capì.
Il messaggio non era affatto partito da Jean Bassman, ma da sua sorella maggiore Arlene, il cui corpo era stato trovato lì vicino due anni prima. Arlene aveva mandato a Carly il messaggio che l'aveva aiutata a ritrovare la sua sorellina.
Grazie,
mormorò Carly ad alta voce mentre rientrava in casa per liberare Jean Bassman.
E la notte sembrò quasi rispondere, Prego.
CAPITOLO DUE
Quella sera, chiudendosi la porta del suo appartamento alle spalle, Carly tirò un sospiro di sollievo: si appoggiò ad essa ed aspettò che il suo cuore rallentasse.
L’abbiamo trovata viva,
rammentò a se stessa.
Continuava a ripeterselo mentalmente, fin da quando aveva aiutato Jean Bassman a liberarsi e a fuggire da quella soffitta fatiscente. In seguito, gran parte della verità era venuta a galla. L'uomo che avevano catturato - che aveva rapito Jean e ucciso sua sorella - era un insegnante del liceo del posto, pericolosamente ossessionato dalle due ragazze. Jean sarebbe sicuramente morta se lei e Lyle non l'avessero fermato in tempo.
Carly sussurrò ancora un sommesso grazie
allo spirito protettivo e salvifico di Arlene. Poi accese le luci e diede un'occhiata al suo piccolo e ordinato monolocale. Aveva scelto un arredamento essenziale dalle linee pulite, facile da tenere in ordine e privo di caratteristiche di rilievo.
È bello essere a casa.
Si tolse le scarpe infangate ed entrò, cercando di lasciarsi alle spalle tutta quella brutta storia.
Una bella doccia calda è quello che mi ci vuole, decise, e si diresse verso il bagno.
Aveva ragione. L'acqua calda esercitò un effetto rigenerante, lavò via non solo il fango e lo sporco della battuta di ricerca, ma anche parte dello stress e delle ansie che aveva accumulato nel corso della giornata. Uscì dalla doccia e indossò un morbido accappatoio di spugna. Si sciolse i lunghi capelli, neri e lisci, e si guardò allo specchio scrutando i suoi occhi grigi.
Sembro così normale, pensò. Persino mediocre.
In quanto ad altezza, peso e caratteristiche generali, corrispondeva a verità. Ovviamente, per avere 30 anni, la sua forma fisica era superiore alla media, com'era richiesto agli agenti dell'FBI.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che il suo cervello fosse una specie di strana antenna che captava indizi e enigmi provenienti dal mondo dei morti. Sfruttava al massimo il suo aspetto ordinario, ne era felice, si legava ogni giorno i capelli per sembrare una giovane donna in carriera, perfettamente normale.
Ma per quanto si sforzasse di sembrare ordinaria, continuava a destare sospetti. Guardandosi allo specchio, si ricordò della domanda che la squadra di ricerca aveva fatto a lei e a Lyle vicino a quella casa, una domanda che continuava a risuonarle nella mente.
Come mai siete venuti a cercare qui?
Infatti, avevano fatto una deviazione considerevole rispetto al percorso seguito dalla squadra e dai cani. Quale possibile ragione avrebbero potuto avere Carly e il suo partner per andare lì?
Per fortuna, Lyle aveva accennato in modo vago al fatto di aver trovato la casa sul GPS, di essersi incuriosito e di aver deciso di andare dare un'occhiata. La stava coprendo, ovviamente. Non capiva il suo insolito dono, non ne parlavano mai, ma faceva comunque tutto il possibile per sostenerla indirettamente. Lei gliene era grata, anche se si sarebbe sentita in imbarazzo a dirglielo.
Una volta tornati all'Unità di Analisi Comportamentale, Lyle le aveva detto che avrebbe redatto il rapporto ufficiale e che non c’era bisogno che lei rimanesse.
Va’ a casa,
le aveva detto.
Ti meriti un po’ di riposo.
Così, aveva guidato i soliti 20 minuti da Quantico a Glensted, ed ora si trovava nell'appartamento in cui viveva da sola. E vivere da sola le andava benissimo.
Dopo una giornata passata ad affrontare le occhiate insistenti degli agenti delle forze dell'ordine, era un sollievo sapere che nel tentacolare condominio di cinque piani nessuno sapesse esattamente cosa facesse per vivere, e tanto meno che possedesse una specie di stravagante facoltà mentale. La maggior parte delle persone che vivevano lì sembravano pendolari come lei, e si facevano gli affari loro.
Come al solito aveva fame, così andò al frigorifero per cercare qualcosa da mangiare. Vivendo da sola, non aveva l'abitudine di prepararsi da mangiare come si deve. Per lo più si nutriva di cene surgelate e consegne a domicilio. Individuò subito un paio di fette di pizza con il salame