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Solo sua (Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 3)
Solo sua (Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 3)
Solo sua (Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 3)
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Solo sua (Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 3)

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SOLO SUA (Thriller mozzafiato con l’agente dell’FBI Sadie Price) è il terzo romanzo della nuova serie avvincente di Rylie Dark, autrice di gialli e thriller, che inizia con SOLO OMICIDIO (primo volume).

L’agente speciale Sadie Price, una promettente recluta ventinovenne del BAU, stupisce i suoi colleghi chiedendo di essere riassegnata al remoto distaccamento dell’FBI in Alaska. Sadie, tornata nel suo luogo di origine, un posto che si era ripromessa di non visitare mai più, fugge da un segreto del suo recente passato a uno radicato nell’infanzia. Così l’agente dell’FBI si ritrova ad affrontare i suoi demoni, inclusa la morte irrisolta della sorella, mentre viene assegnata a un nuovo caso di omicidio.

Quando una donna viene trovata sbranata da un orso — il secondo caso in una settimana — la polizia pensa che si tratti di un incidente, un animale disperato, spinto dalla fame. La natura, secondo gli abitanti del posto, può essere tanto crudele quanto un vero assassino.

Ma Sadie non ne è convinta. Sospetta che si tratti di un serial killer e quando si rende conto che entrambe le vittime erano donne anziane o di mezza età che vivevano da sole nelle loro baite, sta a lei visitare una serie di rifugi isolati e sperduti nella natura, compreso uno con un significato particolare: quello di suo padre.

Quando viene rinvenuto un terzo corpo, Sadie sa di essere l’unica cosa a frapporsi tra questo diabolico assassino e la sua prossima vittima innocente.

Ma nella natura selvaggia e nel cuore dell’inverno, Sadie riuscirà a raggiungere la prossima vittima prima che sia troppo tardi? E riuscirà a fermare l’assassino, mentre le circostanze riportano alla luce i fantasmi del suo passato personale?

La serie SADIE PRICE è un avvincente thriller poliziesco, pieno di suspense, sorprese e colpi di scena inaspettati. Vi farà innamorare di un nuovo personaggio, brillante e tormentato, che vi sfiderà a risolvere un crimine impenetrabile in mezzo a un paesaggio desolato.

Altri volumi della serie saranno presto disponibili.
LanguageItaliano
PublisherRylie Dark
Release dateJun 16, 2022
ISBN9781094354958
Solo sua (Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 3)

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    Solo sua (Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 3) - Rylie Dark

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    S O L O   S U A

    Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 3

    R y l i e   D a r k

    Traduzione a cura di Cristina Grassi

    Rylie Dark

    L’esordiente Rylie Dark ha al scritto la serie THRILLER CON L’AGENTE SADIE PRICE, che si compone (al momento) di sei libri; la serie THRILLER CON L’AGENTE FBI MIA NORTH che si compone (al momento) di tre libri; la serie THRILLER CON L’AGENTE CARLY SEE, composta (al momento) da tre libri.

    Amante della lettura e fan da sempre di libri gialli e thriller, Rylie riceve con piacere i vostri commenti, perciò non esitate a visitare la sua pagina www.ryliedark.com per saperne di più e restare in contatto.

    Copyright © 2021 di Rylie Dark. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Adam Vilimek, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

    LIBRI DI RYLIE DARK

    UN THRILLER CON L’AGENTE FBI MIA NORTH

    ECCOLA CHE CORRE (Libro #1)

    THRILLER CON L’AGENTE SADIE PRICE

    SOLO OMICIDIO (Libro #1)

    SOLO RABBIA (Libro #2)

    SOLO SUA (Libro #3)

    INDICE

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRE

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO UNO

    Aveva atteso questo momento da tanto tempo.

    Sadie bussò forte alla porta della baita diroccata di suo padre, poi fece un passo indietro e aspettò. Nell’altra mano teneva la cartella che lo sceriffo Cooper le aveva dato, prima che lasciasse la stazione di polizia per venire qui. Aveva molte domande da porre a suo padre.

    Ma riuscire ad avere delle risposte oneste, era un altro paio di maniche.

    «Chi è?» urlò la voce all’interno, proprio quando Sadie vide la tenda della finestra muoversi. Sapeva benissimo che era lei. Nonostante ciò, Sadie gli rispose.

    «Sono io, papà» urlò, anche se la parola le si bloccò in gola. Aveva perso da tempo il diritto di essere chiamato così da lei. «Sono Sadie».

    Seguì un silenzio. Sadie bussò di nuovo. «Non vado da nessuna parte» urlò, «finché non apri questa maledetta porta».

    Finalmente sentì i passi avvicinarsi all’entrata. Rimase immobile, mentre sentiva la chiave girare nella serratura. Per un secondo, si sentì di nuovo come una bambina spaventata, che temeva l’ira del padre, ma era determinata a non mostrarglielo. Poi fece un respiro profondo e il momento passò.

    Non era più una bambina. Era un’agente speciale, un’esperta nel suo campo, che era arrivata più lontano e aveva ottenuto più di quanto suo padre avrebbe mai creduto, e lo aveva fatto da sola e senza il suo aiuto. Non c’era più nulla di cui aver paura.

    Almeno, era ciò che Sadie si era ripetuta.

    Quando la porta si aprì e apparve il volto del padre, il suo primo pensiero fu quanto sembrava malato. Sapeva che aveva il cancro, allo stadio terminale, e ora si vedeva. Era dimagrito, la sua pelle era rugosa e grigiastra, gli occhi erano arrossati e con le iridi iniettate di sangue.

    Riusciva anche a sentire l’odore dell’alcool provenire da lui. Alcune cose non cambiavano mai.

    Sebbene avesse un aspetto miserabile, i suoi occhi bruciavano con qualcosa che a Sadie ricordava la sua vecchia cattiveria e che le impedirono di muoversi e fare un passo indietro. Col cavolo che avrebbe mostrato a quel vecchio bastardo di provare paura.

    «Ti avevo detto di andartene l’ultima volta» disse lui, biascicando le parole.

    Sadie non cedette. «Mi dispiace, papà, ma non me ne vado. Devo parlarti e non accetterò un no come risposta. Ho aspettato fin troppo a lungo».

    Lui sbuffò. «Non abbastanza. Cosa fai di nuovo qui? Ti ho vista al telegiornale» aggiunse, ma il suo tono era accusatorio, come se pensasse che fosse tornata semplicemente per fargli dispetto.

    Forse, in un certo senso, lo aveva fatto.

    «Dovevo svolgere il mio lavoro» rispose Sadie.

    «Vai a lavorare, allora» spiattellò lui. «Cosa vuoi da me? Ti presenti qui dopo tutto questo tempo, dopo anni di silenzio».

    Sadie scosse la testa, chiedendosi cosa stesse raccontando a se stesso suo padre e come era finito a farsi passare come vittima nella loro situazione familiare. Non aveva tempo per questo.

    «Non sono qui per noi, papà» disse. «Ho delle domande da farti. E se devo trascinarti fino alla stazione dello sceriffo Cooper per farti rispondere, allora giuro su Dio che è esattamente ciò che farò».

    Lui la fulminò con lo sguardo, ma Sadie lo affrontò a testa alta. Stava per sbatterle la porta in faccia ancora una volta, però Sadie se lo aspettava e reagì velocemente. Suo padre abbassò lo sguardo, sorpreso di vedere lo stivale di pelle di Sadie tra la porta e lo stipite.

    «Fammi entrare» disse lei. Lui la guardò con rabbia e, con stupore di Sadie, persino paura.

    Poi, con sua grande sorpresa, aprì la porta.

    È stato più facile di quanto pensassi, pensò Sadie mentre entrava nella baita.

    Non era cambiata molto dall’ultima volta che era stata qui, prima di partire per l’università e l’FBI, più di dieci anni fa; quando era un’adolescente ansiosa e ribelle, disperata di scappare dall’Alaska e dai ricordi della sua infanzia.

    Dal ricordo di Jessica.

    Nella baita, non c’era nessuna traccia della sorella defunta. Nessuna foto, niente che fosse appartenuto a lei. Era strano perché Jessica era sempre stata la figlia preferita; però, non aveva nemmeno foto della moglie.

    «Papà, sono venuta per parlare di Jessica» disse Sadie, pensando che la strategia migliore fosse andare diritta al punto.

    La ignorò, girandosi di spalle, e cominciò a incamminarsi verso l’angusta cucina. «Vuoi del caffè?» brontolò, muovendosi rumorosamente. Sadie lo seguì all’interno.

    «Sì, grazie. Forte». Sadie lo guardò mentre armeggiava con il caffè, notando quanto i suoi movimenti fossero rallentati e il modo in cui trasaliva ogni volta che sollevava il bollitore sui fornelli. Sapeva che era meglio non offrirgli alcun aiuto, ma era difficile non provare compassione.

    «Ho saputo che sei malato» disse Sadie cautamente. Suo padre si fermò e si girò a guardarla da sopra la spalla con il suo viso smunto.

    «Così dicono. Non mi fido molto dei dottori». Sbatté una tazza sul bancone, facendo capire che non era un argomento di cui aveva intenzione di parlare.

    Sadie non insistette. Non era qui per parlare della sua malattia.

    Lui portò i caffè nel salotto e Sadie lo seguì, sedendosi sul vecchio divano malconcio e prendendo la tazza calda. Lui si sedette davanti al tavolino, sembrando sollevato di non essere più in piedi.

    «Perché sei tornata qui?» chiese lui quasi con un tono di sfida, piuttosto che per reale interesse.

    «Per lavoro» rispose Sadie brevemente. «Volevo cambiare. Mi ero stufata di Washington».

    Non aveva alcuna intenzione di parlare del suo ultimo caso a Washington, i cui eventi stava ancora elaborando. Un uomo era morto e Sadie stava ancora aspettando di essere chiamata a dare la sua deposizione. Avrebbe già dovuto farlo, ma a causa della sua recente permanenza all’ospedale nel periodo natalizio, l’inchiesta era stata rimandata a una data ancora da decidersi.

    Poi c’era Jessica. Era da tempo che Sadie si faceva domande su ciò che era accaduto a sua sorella. Non aveva mai creduto che fosse stato un incidente e ciò che aveva scoperto di recente indicava che suo padre sapeva di più di quanto voleva fare credere.

    «Te la sei cavata bene» disse lui. Sadie sbatté rapidamente le palpebre, cercando di non mostrare la sua meraviglia. Non c’era amarezza nella sua voce, ma un debole accenno di orgoglio.

    Non era mai stato fiero di lei. Non riusciva a ricordare nemmeno un momento quando suo padre non avesse colto l’occasione di ricordare alla sua figlia minore che non fosse benvoluta. Dopo la morte della madre per cancro quando Sadie era piccola, l’indifferenza del padre verso di lei si era trasformata in una vera e propria ostilità. Trovò rifugio nell’alcol e così iniziarono gli abusi fisici.

    Dopo la morte di Jessica, non sembrò nemmeno notare la presenza di Sadie; invece, trovò sempre più conforto nel bere.

    «Grazie» mormorò Sadie. Seguì un silenzio imbarazzante, durante il quale entrambi si limitarono a fissare il pavimento.

    Sadie fece un sospiro profondo. Non immaginava che il loro incontro sarebbe andato così. Si aspettava delle urla da parte del padre, oppure anche essere minacciata con un fucile (non sarebbe stata la prima volta!), ma non questo.

    Aprì il dossier che aveva posato sulle gambe e pensò che fosse il momento di ottenere delle risposte.

    «Lo sceriffo Cooper mi sta aiutando a rivedere il caso di Jessica. E ci sono alcune cose che devo chiederti».

    Suo padre chiuse gli occhi a fessura. «Sei qui per interrogarmi?» chiese, la rabbia era di nuovo nella sua voce. «Non sei mai riuscita a lasciar passare le cose. Anche da bambina, eri sempre a curiosare e fare domande. Avrei dovuto immaginare che saresti diventata una poliziotta».

    Rieccoci, pensò Sadie. Questo era il padre a cui era abituata. Sapeva come comportarsi con quest’uomo.

    «Ci sono delle discrepanze, papà» insistette Sadie. «Non ho mai creduto che fosse annegata, il suo caso non è mai stato adeguatamente esaminato. Lo sceriffo è d’accordo con me. Vogliamo riaprire il caso».

    Le mani di suo padre si strinsero a pugno. Sadie continuò a guardarlo negli occhi, mantenendo il sangue freddo. «Non pensare di passare alle mani, papà» lo avvisò Sadie con tono imperioso. «Sei anziano adesso e io sono un’agente dell’FBI ben addestrata. Fatti un favore e non agire d’impulso».

    Sembrava furioso e, per un attimo, Sadie pensò che l’avrebbe picchiata, ma poi vide i pugni allentarsi. Un’espressione simile a un sorriso si formò agli angoli della sua bocca.

    «Ho sentito dire che hai rotto il naso al figlio di Ted qualche settimana fa al bar» disse. Questa volta, l’orgoglio nel suo tono di voce era inequivocabile. Sadie si chiese chi gliel’avesse detto. Ormai suo padre era diventato un eremita in pratica, ma le voci giravano in fretta qui, anche se, più ci si avvicinava all’entroterra, le baite diventavano sempre più distanti l’una dall’altra.

    «Era legittima difesa». Sadie scrollò le spalle. Non ci avrebbe perso il sonno: quell’uomo era un pervertito che aveva cercato di toccarla al bar durante un interrogatorio di routine. Se l’era meritato.

    Suo padre bevve un generoso sorso di caffè e un silenzio imbarazzante calò di nuovo tra di loro. Sadie sapeva che probabilmente non sarebbe riuscita a scoprire molto dal padre, ma doveva provarci. Qualunque cosa il padre sapesse sulla morte di Jessica poteva essere la chiave per risolvere il caso.

    «Quando Jessica è scomparsa» continuò Sadie, «hai chiamato il 911».

    «Certo che l’ho fatto» disse bruscamente. «Chi altro avrei dovuto chiamare?».

    «Lo sceriffo Cooper ha trovato la trascrizione originale di quella chiamata». Sadie tirò fuori dalla cartella la trascrizione e gliela mostrò. Lui non la prese e Sadie ritirò la mano, appoggiando il foglio su sul suo grembo. Lo guardò, assicurandosi di ripetere le parole in modo corretto. Mentre le ripeteva, un brivido le percorse la schiena.

    «Papà, perché non hai solo detto che non era tornata a casa quella sera» disse lentamente Sadie. «Hai detto: L’hanno presa. Chi? Chi pensavi l’avesse rapita?».

    Il volto di suo padre era diventato grigio e ansimava mentre parlava. Anche se aveva uno sguardo severo, Sadie intravide un velo di sudore sulla sua fronte e sapeva che la sua domanda lo aveva turbato. Sapeva qualcosa.

    E non se ne sarebbe andata finché non avesse scoperto cosa.

    «Non mi ricordo di averlo detto,» rispose bruscamente, senza guardare Sadie negli occhi. «Devono aver sentito male. Oppure hanno sbagliato a trascrivere».

    «Sei stato interrogato dallo sceriffo locale di allora» proseguì Sadie, «e hai detto la stessa cosa. Che non ti ricordi. Perché eri ubriaco». Sadie si trattenne dall’aggiungere ciò che stava pensando, cioè che suo padre era quasi sempre ubriaco.

    «Allora...» disse, appoggiando la schiena all’indietro e incrociando le braccia. «Ecco la tua risposta».

    «C’è solo un problema» ribatté Sadie, «mi ricordo di quella mattina, papà. Stavi dormendo. La notte precedente, non avevi bevuto più del solito. Dovevi sapere cosa stavi dicendo... quindi, non ha senso».

    «Ero sotto shock» disse ostinatamente. «Ero preoccupato per tua sorella. Se ne sentono di tutti i colori su giovani ragazze che vengono rapite da dei psicopatici. Dovresti saperlo bene, col lavoro che fai».

    «Lo so, te lo assicuro». Sadie annuì. «Ma non ti avrei definito come un genitore eccessivamente ansioso, o no? Abbiamo sempre dovuto cavarcela da sole. E, da queste parti, la maggior parte della gente avrebbe pensato a un incidente o a un animale selvatico, piuttosto che a un rapimento. O anche solo che Jessica fosse con un ragazzo, o qualcosa del genere».

    «Non l’avrebbe fatto. Perché non ti avrebbe lasciata da sola» disse, lasciando che le sue parole rimanessero sospese nell’aria tra loro.

    «No, non l’avrebbe fatto» commentò Sadie a bassa voce e volse lo sguardo altrove, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. Più grande di due anni, Jessica si era sempre messa tra il padre e la sorella minore. Era l’unica persona che riusciva a calmarlo durante i suoi scatti d’ira.

    Sadie aveva voluto molto bene a sua sorella. La sua morte aveva lasciato un vuoto nella sua vita che non era mai stato riempito; e ora che la sua fame di giustizia per riscattare la sua morte si era risvegliata, sapeva che non si sarebbe data per vinta, finché non avesse scoperto la verità.

    «Non ti credo, papà» disse con fermezza, incontrando di nuovo i suoi occhi. «Non l’avresti detto senza una buona ragione. Se pensavi che qualcuno l’avesse rapita, allora lo sospettavi davvero. E non ci sarebbe stata alcuna ragione per pensarlo, a meno che non avessi qualcuno in mente».

    Sadie si chinò in avanti sulla sedia, sentendo l’adrenalina crescere, come succedeva ogni volta che si occupava di un caso.

    Questa volta, però, era una questione personale.

    «Credevi di saperlo, vero?» lo incalzò, fissando suo padre ora con occhi sgranati. Lui rabbrividì visibilmente al suo sguardo, e Sadie sapeva che stava adottando la tattica giusta. «Sospettavi che qualcuno l’avesse presa; anzi, più di una persona, visto che hai detto loro. Chi, papà? Perché non hai detto niente in tutti questi anni? Hai paura di loro?».

    Suo padre si accasciò sulla sedia, con aria sconfitta e, quando aprì la bocca per parlare, Sadie provò un breve momento di soddisfazione. Lo aveva in pugno.

    Ma il momento finì presto. Suo padre adesso era in piedi, torreggiava su di lei proprio come aveva fatto anni prima, con i lineamenti contorti dalla rabbia.

    «Come osi!» urlò, sputacchiando agli angoli della bocca. «Ti presenti qui dopo tutti questi anni, pensando di potermi dare ordini e ficcare il naso in giro. Jessica è morta, mi hai sentito! Morta!».

    Sadie si alzò lentamente in piedi, sentendo tutto il suo corpo bruciare di una collera pari a quella del padre.

    «Come osi tu» disse Sadie con un tono basso e minaccioso. «Jessica era mia sorella! Mentre affogavi le tue preoccupazioni nell’alcol, sono stata io a dover vivere con le conseguenze di ciò che è successo. A rimuginare per tutti questi anni, senza mai avere risposte, senza mai sapere se avessi potuto fare qualcosa per impedirlo... per salvarla. E per tutto questo tempo tu sapevi qualcosa? E non l’hai mai detto? Se non mi rispondi, ti trascino alla stazione di polizia e lì potrai rispondere a me e allo sceriffo, sotto interrogatorio».

    Sadie e suo padre si trovavano uno di fronte all’altra, si guardavano intensamente; il corpo di Sadie tremava per la rabbia e l’odio e, sotto sotto, per il dolore. Per sua sorella, per la bambina che lei stessa era stata, e per il padre che quest’uomo avrebbe potuto essere, se l’alcol non avesse preso il sopravvento.

    Fu suo padre a cedere, sprofondando di nuovo nella sedia. «Va bene» mormorò. «Farò del mio meglio».

    Trattenendo il respiro, Sadie si sedette di fronte a lui, con la rabbia che se ne andava per lasciare spazio alla speranza.

    «Grazie, papà» sussurrò.

    Lui aprì la bocca, ma quando cercò di parlare, la sua espressione sembrò bloccarsi e la bocca si contorse. Uscì solo un lieve rantolo, poi si afferrò il petto, accasciandosi su un lato.

    Sadie saltò in piedi e si precipitò al suo fianco. «Papà, cosa c’è?» Sadie si inginocchiò accanto a lui e tirò fuori il cellulare dalla tasca per chiamare un’ambulanza.

    Suo

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