Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Confessioni di un venditore di fumo
Confessioni di un venditore di fumo
Confessioni di un venditore di fumo
Ebook156 pages2 hours

Confessioni di un venditore di fumo

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Tre protagonisti:

1. Un anziano ciarlatano, un uomo che ha sicuramente avuto un passato più brillante del suo miserabile presente

2. Una giovanissima teppistella, che muove i primi passi in un mondo che sta sempre in bilico tra lecito e illecito, ma più spesso in questo secondo versante

3. Una BMW X6 nuova di zecca

 

Dopo essersi conosciuti, o per meglio dire scontrati, nella metropolitana di Milano, questi improbabili compagni di viaggio, dietro il miraggio di un compenso del tutto sproporzionato al compito che devono portare a termine, partono insieme, di malavoglia ma per puro interesse economico, per consegnare un'automobile di lusso, con un carico misterioso, ad altrettanto misteriosi personaggi che li attendono a Bologna. Il loro compito è talmente misterioso che, per non essere rintracciati sulle strade di grande traffico, finiscono per perdersi nei meandri della profonda pianura, finché quella che era partita quasi come una farsa ... prende una direzione molto più drammatica. Come finirà?
 

LanguageItaliano
Release dateJun 4, 2022
ISBN9798201616717
Confessioni di un venditore di fumo
Author

Giampiero Torello

Sono nato in una cittadina dell'Italia settentrionale, e lì ho iniziato a occuparmi di una delle mie tante attività preferite: viaggiare. Ma non mi ci sono dedicato sul serio prima di compiere quindici anni, quando mi sono messo a girare in motorino sulle stradine di campagna della pianura padana, immaginando di essere nelle steppe dell'Asia Centrale o nelle praterie del Midwest americano, anziché tra i campi di barbabietole dell'Emilia Romagna. Un po' più cresciuto, sono passato ai raid in bicicletta, in Ungheria e lungo il crinale dell'Appennino. Raid che documentavo con una vecchia fotocamera Zenit comprata usata da un venditore ambulante, poi sono passato a Minolta e al digitale con Canon. Intanto suonavo il sassofono e facevo immersioni nella barriera corallina. Ancora più cresciuto, ho avuto la fortuna di trovare una compagna che non riesce a stare ferma, come me, e via così in quasi tutta l'Europa, in India, America nord e sud, Indonesia, Kazakhstan, Marocco, ecc., fino a stabilirci per 3 anni in Sudafrica, dove ho realizzato la maggior parte delle immagini che ho raccolto nei miei libri.

Related to Confessioni di un venditore di fumo

Related ebooks

Crime Thriller For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Confessioni di un venditore di fumo

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Confessioni di un venditore di fumo - Giampiero Torello

    Confessioni di un venditore di fumo

    Copyright di Giampiero Torello ©

    E’ espressamente vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo di qualunque parte di questo libro senza l’esplicita autorizzazione scritta dell’autore Giampiero Torello.

    Dedicato a me stesso

    ––––––––

    Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato.

    San Paolo, Lettera ai Galati

    ––––––––

    Confessioni - book cover rev 2.jpg

    ––––––––

    Alcuni anni fa ...

    Cap. 1 - Sottoterra

    Io sono un venditore di fumo. Quando ero ragazzo, dalle mie parti con il termine fumo si indicavano l’hashish e la marijuana, soprattutto tra noi frequenti consumatori. Di conseguenza, un venditore di fumo non era nient’altro che quello che adesso, in ossequio all’anglomania diffusa, viene chiamato pusher. Non è il mio caso: io non sono un pusher, non vendo né hashish né marijuana né alcun altro tipo di droga leggera o pesante. Non per ragioni etiche, anzi se potessi campare bene vendendo quella roba lo farei sicuramente. Piuttosto perché ce ne sono già abbastanza di venditori di quei prodotti, e io non ho la capacità di inserirmi in quel segmento di mercato così delicato. Diciamo così. Io sono un venditore di un altro genere di fumo, nel senso di qualcosa di impalpabile, di aereo, qualcosa che compare nell’aria, si lascia intravedere per pochi istanti come un fantasma azzurrognolo o grigiastro sullo sfondo sottostante, e un attimo dopo scompare. Non è facile vendere una cosa del genere, vero? Lo so bene che non è facile, infatti molte volte la vendita va buca. Però ci provo. Adesso l’ho detto in senso figurato, per rendere l’idea di una cosa quasi immateriale, ma in effetti è proprio la mia attività.

    Sostanzialmente, io cerco di vendere il niente. Qualche volta va bene, ma più spesso va male, perché la gente non è stupida. Avete mai provato a vendere del fumo? Non quello che dicevo nelle prime due righe, quello è relativamente facile da vendere, parlo proprio di fumo in senso letterale: aria, niente! Polvere, ecco una cosa che rende l’idea. Provate a vendere della polvere, e se ci riuscite siete bravi. Poi mi saprete dire se faccio un mestiere difficile o no. Insomma, io passo le giornate così. Di solito passo molto tempo a studiare i miei potenziali clienti: vecchiette, vecchietti, casalinghe, preferibilmente gente che vive sola, oppure stranieri, meglio se extraeuropei, arrivati da poco qui, persone che vivono un po’ ai margini della società, con scarse conoscenze delle normative, dei loro diritti, a volte anche coppie giovani o giovanissime, gente che si possa manipolare facilmente, insomma. A volte hanno anche delle buone capacità economiche, magari gliele hanno lasciate i genitori, nel caso dei giovanissimi, o ne hanno perché per tutta la vita non hanno mai speso soldi neanche per un caffè, e questo è il caso dei vecchietti, ma tutto questo è secondario. L’importante è che mi stiano ad ascoltare, e alla fine siano pronti a sborsare almeno una parte, più grossa è meglio è, di quello che hanno nel cassetto, o in banca, poco o tanto che sia. Mica voglio lasciarli in bolletta, non sono così pazzo da segare il ramo su cui sto seduto, sono uno che si accontenta.

    Molti trovano la mia attività riprovevole o addirittura ripugnante, ma dimenticano che, come tutti, anch’io devo campare, e in qualche modo devo mettere insieme il pranzo con la cena, anche se non sempre succede. E allora il cuculo? A tutti piace sentire il cuculo nelle belle giornate estive, nei campi o in montagna: cucù ... cucù ... cucù ..., ma non tutti sanno che il cuculo, per farci sentire il suo bel messaggio che l’estate è arrivata e così farci contenti ecc. ecc., non si prende neanche la briga di farsi il nido. Così, mentre gli altri uccelli, tutti più o meno muti e silenziosi o canterini solo quando pare a loro, e sostanzialmente molto noiosi o antipatici, mentre gli altri uccelli, dicevo, stanno indaffarati a fare il nido e intanto il cuculo manda il suo bel messaggio per tutti noi, cosa succede? Che il cuculo si ritrova che è ora di deporre le uova, ma lui non ha avuto neanche il tempo di fare il nido, e cosa deve fare, poveraccio? Lasciar morire i suoi pulcini, poverini? No di certo, e allora il cuculo cerca qualche nido dal quale i genitori si sono allontanati un attimo, e depone lì il suo grosso uovo. Al momento opportuno nasce un bel pulcione, che subito sbatte fuori dal nido i suoi fratellastri, legittimi occupanti, e finisce che i suoi genitori adottivi lo nutrono e lo fanno crescere, finché lui diventa un bel cuculo adulto, che ci delizia nelle belle giornate estive con il suo cucù, cucù, cucù ... così funziona la natura. Diciamo che io sono una specie di cuculo, anche se non canto, però ho una conversazione facile e brillante, che piace a molte persone.

    Un altro esempio, anche peggiore: è risaputo che le iene in Africa sono grandi cacciatrici, forse anche più dei leoni. Se non lo sapevate, documentatevi, e vedrete che è così! Cosa succede? Succede che un branco di iene si mette a rincorrere qualche grossa antilope, magari uno gnu, quelli con le corna che sembrano il manubrio di una mountain bike. A forza di correre, ogni tanto capita che lo gnu non ce la fa più, e allora le iene gli saltano addosso tutte insieme e cominciano a farlo a pezzi, insomma se lo mangiano vivo. E’ la legge della natura. D’altra parte le iene stesse sono stremate dopo una simile corsa, e alcune non ce la fanno neanche a mangiare, e stanno parecchi minuti ad ansimare come mantici perché devono riprendere fiato. E chi si fa vedere a questo punto? Un bel branchetto di leoni e leonesse (pride lo chiamano gli Inglesi, cioè orgoglio, ma quale orgoglio!), freschi e riposati, che sono rimasti sdraiati all’ombra a guardare, mentre le iene si spaccavano la schiena e le gambe per raccattare uno straccio di gnu. Adesso che le iene sono stramazzate per terra esauste per la fatica, e sono meno temibili di un chihuahua, i leoni, normalmente vigliacchi, si fanno avanti spavaldi come i fantastici quattro, e cominciano a ruggire verso le iene, l’unica cosa che sanno fare, in pratica. Insomma fanno un gran casino, e alla fine le iene sono costrette a sloggiare, probabilmente più per evitare che gli si spacchino i timpani dal frastuono, che per vera e propria paura di quei manigoldi. E così quattro leoni più pigri di un bradipo si godono una cena a base di gnu, gratis, catturato per loro dalle iene. E lo chiamano il re della foresta! Alla faccia del re della foresta: se quello, comportandosi in quel modo meschino, è un re, dovrei vergognarmi io se rimedio qualche spicciolo da degli sprovveduti? Ma per favore ...

    Insomma, per farla breve, non posso essere tanto schizzinoso nel mio mestiere, e gli scrupoli sono un lusso che non posso concedermi. Però questo è veramente un momentaccio. In generale la gente è diventata molto più accorta di una volta, ed è sempre più difficile fargli sborsare quattro soldi. Se parliamo di soli dieci anni fa, potevo quasi fare la bella vita: ristoranti, viaggi, belle macchine, belle donne, pochi pensieri. Tutto sparito. Sembra quasi che la gente abbia imparato ad annusare la fregatura. Perfino le vecchiette non si fanno più incantare, dopo essere state le prede preferite della mia categoria, dalla notte dei tempi, direi. Quando sento dire la famosa frase quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare ... ecco, questo è il momento dei duri, perché adesso il gioco è veramente duro, ma i duri dove sono? Non a casa mia, di sicuro.

    Meno male che è estate, così non c’è bisogno di accendere il riscaldamento. Sono costretto a risparmiare, in attesa di tempi migliori, che sicuramente arriveranno, spero. Sono un inguaribile ottimista. Come disse quel personaggio di una famosa tragedia elisabettiana: quando arrivano i tempi duri, fai come la tartaruga, che si chiude nel suo guscio e aspetta che il peggio sia passato. Magari potessi farlo. Potrei chiudermi in casa, ma ancora non ho imparato a entrare in ibernazione, o in catalessi, e a risvegliarmi quando qualcuno mi lascia una borsa piena di soldi davanti alla porta.

    Insomma, è con questi pensieri foschi in testa che esco di casa, e mi avvio da qualche parte, senza neanche sapere bene dove, per trovare non so bene cosa, un’ispirazione, una trovata, qualcosa che dia una svolta alla mia vita professionale. Devo veramente trovare qualcosa, perché la faccenda sta diventando seria, troppo seria. Qui c’è una crisi che quasi si può attraversare a nuoto, talmente è concreta e reale. Conosco gente perbene che sta facendo i salti mortali per tirare avanti, che non hanno i soldi per cambiare la lavatrice se questa si guasta, che rimangono con i denti rotti in bocca perché non hanno i soldi per andare dal dentista. E lo stato non gli dà il minimo aiuto, a questi, figuriamoci se si mette ad aiutare un personaggio un po’ ai margini, o come è di moda dire: borderline, figuriamoci se lo stato spende quattro soldi per un personaggio borderline come me!

    Mah, non so proprio che cazzo fare. Comincio a girovagare un po’ a caso, poi entro in metropolitana, prendo il biglietto e mi dirigo verso la stazione Famagosta. Non so per quale ragione voglio scendere a Famagosta, tempo fa avevo degli amici da quelle parti, ma non è il caso di chiedere aiuto a gente del genere, è più facile che siano LORO ad avere bisogno di aiuto ... d’altra parte, non posso mica arrivare fino ad Abbiategrasso .., e dopo che cazzo faccio ad Abbiategrasso ... che situazione di merda ... qui sotto fa anche piuttosto caldo ... non so, mi sa che alla prima stazione esco e faccio due passi, sperando che mi venga in mente qualcosa. Un bel casino, c’è una crisi da non credere ... però ripensandoci mi conviene andare a trovare quegli amici di Famagosta, sono sicuro che un aiuto non me lo rifiuteranno ...

    Non avendo niente da fare e niente da leggere mentre viaggio, mi cade l’occhio sugli altri viaggiatori. A un certo punto, comincio a osservare una ragazzina che si trova a poca distanza da me. Molto carina, cioè: abbastanza carina, un po’ piccolina, ma fatta bene, un bel corpicino ben proporzionato ... quanti anni avrà?, secondo me non più di diciotto, venti. Potrei essere tranquillamente suo padre, ma anche suo nonno. Sì, in effetti sarei più azzeccato come nonno, se veramente quelli sono i suoi anni, potrei essere tranquillamente suo nonno. Sono vecchio. Ma perché poi mi sono messo a guardare questa ragazzina? Preciso che non mi ritengo un vecchio porco, ho un’età che se una ragazzina del genere mi si buttasse addosso, mi metterebbe più che altro in imbarazzo, inoltre ci sono altre ragazze nel vagone molto più attraenti di questa, nel caso. Ce n’è una un po’ più in là con due tette colossali, per esempio. E allora perché mi sono messo a guardare questa ragazzina in particolare?

    Perché ha degli atteggiamenti interessanti. Le altre persone nel vagone stanno per i cazzi loro, chi legge, chi guarda nel vuoto, chi scrive cazzate sul telefonino, due badanti che parlano in continuazione in qualche lingua asiatica ... questa ragazzina, invece, ha un’aria furbetta, due occhietti svegli che non stanno mai fermi, sempre a guardare le altre persone, e se qualcuno la guarda lei distoglie lo sguardo con una noncuranza quasi sforzata ... vuoi vedere che sta selezionando la sua preda? Se questo è il caso, da vecchio esperto del mestiere, non di borseggio, chiaro, ma di selezione del pollo giusto da mettere nel sacco, mi sembra che stia esagerando. Troppo evidente, troppo chiaro, ma chi vuoi che ci caschi?, ci manca solo che ti dichiari apertamente: scusi, signore, sono qui per fotterle il portafogli, potrebbe dirmi in quale tasca lo tiene? Così lo prelevo e nessuno si fa male, e non ci sono conseguenze di nessun tipo. Cosa vuole che sia per quattro soldi? A me fanno comodo e a lei non creano nessun danno. Anzi, facciamo così: lei me li dà direttamente e io la ringrazio caldamente! Ma che cazzo! Ma che maniera tutt’altro che professionale! Ragazzina, così non farai molta strada.

    Mentre faccio queste considerazioni, la ragazzina si rivela un

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1