A testa alta contro il regime.: Storia di un'insegnante coraggiosa nell'Afghanistan talebano
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Anteprima del libro
A testa alta contro il regime. - Angelo Arcuri
Premessa
Con la caduta del regime talebano nel 2001, l’Afghanistan sembrava aver superato definitivamente un periodo buio ed essersi proiettato verso un futuro di libertà e progresso. Vent’anni dopo, invece, la dittatura degli studenti coranici è rinata dalle proprie ceneri e ha cancellato ogni traccia di democrazia e modernità. Lo spettro del fondamentalismo islamico è dunque ricomparso, facendo ripiombare un intero popolo in una spirale di paura e angoscia senza fine.
Il redivivo governo teocratico ha avviato una spietata campagna di repressione nei confronti di qualsiasi forma di dissenso e ha relegato le donne ai margini della società. Nel giro di pochi mesi, ha infatti imprigionato centinaia di oppositori e introdotto leggi tese a impedire l’emancipazione femminile, in nome di un’interpretazione distorta e farneticante della religione.
Il dramma delle donne afghane è impersonato nel libro da Rada, una giovane insegnante di Kabul costretta a sospendere le lezioni e a cambiare radicalmente stile di vita a causa dei provvedimenti liberticidi delle autorità. Le sue vicissitudini, ispirate a fatti realmente accaduti, rivelano lo scontro tra due modelli culturali antitetici: uno fondato sulla commistione tra la sharia e una serie di valori patriarcali e tribali, un altro ancorato ai principi di giustizia, tolleranza e parità di genere. Rada combatte strenuamente per quest’ultimo modello, sfidando a viso aperto la tirannia e rialzandosi con tenacia dopo ogni caduta.
I suoi sforzi si infrangono contro il muro dell’ideologia integralista, ma non sono vani, perché infondono coraggio e speranza negli oppressi e minano le certezze dei governanti, testimoniando la volontà della gente comune di liberarsi dalla morsa dell’oscurantismo religioso e di vivere in uno stato moderno e pluralista.
Dal racconto emerge quindi un Afghanistan profondamente diverso da quello d’inizio secolo: i cittadini, in modo particolare i giovani e le donne, sono ormai consapevoli dei propri diritti e lottano per difenderli. La loro battaglia si svolge nell’indifferenza generale, perché i mezzi d’informazione internazionali dedicano sempre meno spazio alle questioni afghane dopo