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Progetto H.P.C.P.: Libro 2 - Sopravvivenza
Progetto H.P.C.P.: Libro 2 - Sopravvivenza
Progetto H.P.C.P.: Libro 2 - Sopravvivenza
Ebook742 pages8 hours

Progetto H.P.C.P.: Libro 2 - Sopravvivenza

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La razza Homo Sapiens è la dominatrice, nel bene o nel male, di questo mondo, ma quanto di tutto ciò che ha fatto merita veramente di essere ricordato?
Se è vero che la natura commette talora errori anche grossolani, non è plausibile pensare che l'uomo possa rappresentare uno di questi errori?
Esiste qualcuno, o qualcosa, in grado di sovvertire l’ordine imposto da miliardi di anni di evoluzione?
Molto probabilmente sì, o almeno così sembrò ad un gruppo di amici dispersi in un passato più che remoto, i quali si resero ben presto conto, loro malgrado, che l'universo e le sue regole non sempre possono essere compresi a priori, e quasi mai gestiti a nostro piacimento.
La loro stessa esistenza sarà appesa ad un filo estremamente sottile, mentre un viaggio tra dimensioni irreali, frutto di fusioni dimensionali incontrollate, li porterà ad affrontare le loro stesse paure, al fine di salvarsi per l'ennesima volta la vita.
LanguageItaliano
Release dateApr 18, 2022
ISBN9791221323320
Progetto H.P.C.P.: Libro 2 - Sopravvivenza

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    Progetto H.P.C.P. - Emanuele Tosco

    Gli uomini possono essere solamente di tre tipi: stupidi, infami oppure eroi; a voi la scelta

    CAPITOLO 1 - Riattivazione

    Tempo, a Jebel Irhoud pareva proprio non scorrere mai.

    Il Pleistocene era davvero un ottimo periodo in cui vivere, le giornate trascorrevano serene, e chi come noi non aveva alcuna necessità di cacciare per procurarsi il cibo, poteva tranquillamente dedicarsi ai propri pensieri e interessi per quasi tutto il giorno senza che nessuno venisse a dirgli che cosa doveva fare, che cosa doveva mangiare, ma soprattutto che cosa doveva pensare; fortunatamente nel Pleistocene il lurido controllo globale sionista non era ancora stato inventato.

    Mi capitava spesso di pensare al nostro vecchio mondo, ai nostri amici di un tempo; chissà quale fu il loro ultimo pensiero prima di scomparire?

    Pensavo spesso anche alla mia casa dispersa tra i monti, alle serate insieme al gruppo su in baita; quanto avrei voluto poter spegnere alcuni ricordi una volta per tutte.

    Pensavo anche alla Terra senza di noi, alle sue condizioni attuali; quale specie avrà vinto la battaglia per la vita conquistando il vertice della catena alimentare?

    Saranno stati i rettili i nuovi padroni del mondo per la seconda volta, oppure no?

    In alcuni giorni attraversavo il portale più e più volte, quasi questo gesto inutile potesse in qualche modo ricondurmi magicamente nel futuro di cui facevo parte; quanto avrei voluto poter sbirciare, anche per un solo secondo, nel nostro XXI° secolo, in modo da potermi rendere conto di persone del risultato delle nostre azioni.

    Mi ritrovai seduto vicino alla sua immobile e muta carcassa in quella notte colma di stelle, quando il mio sguardo si volge all’insù esattamente com’era mia abitudine fare nel mondo che fu 300.000 anni nel futuro.

    Pareva impossibile che fossero già passati così tanti anni da quella passeggiata nella pineta insieme a Cosmo, da quella serata in baita dove decidemmo di salvare il mondo dalla nostra dannosa, quanto inutile presenza.

    Il mio pensiero rimbalzava tra l’immensità dello spazio e l’immensità del tempo; osservavo le stelle sapendo che ognuna di esse mi stava mostrando una luce vecchia ormai di milioni di anni a causa dell’enorme distanza che ci divideva, ma sapevo anche che la medesima luce l’avevo già vista, in un tempo diverso da questo, quand’era molto, ma molto più vecchia.

    Ma allora se tutto sembrava comunque funzionare bene, perché non riuscivo a trovare pace?

    Perché il mio io profondo voleva a tutti i costi torturarmi in questo modo?

    Parlai con me stesso più e più volte, mi diedi le risposte che pensavo potessero fare del bene alla mia anima, arrivai financo a litigare con me stesso, e questo senza mai giungere veramente ad una vera e propria conclusione definitiva.

    Natsuko aveva espresso la sua perplessità verso questo mio modo di fare in maniera molto chiara – Non so più con chi sto parlando, non so se sto parlando con Manuel oppure con un estraneo.

    Aveva ragione lei, il mio essere Manuel uno cercava comunque di mantenere una rotta prestabilita in questo oceano in tempesta nel quale nessuna bussola poteva più ricondurlo in un porto sicuro, mentre l’estraneo, Manuel due, tentava in tutti i modi possibili di dispiegare le vele del tempo verso l’isola che non c’era più, verso un mondo futuro accoltellato alle spalle dal suo stesso passato, un mondo che viveva ormai solamente nei nostri sogni proibiti.

    Disteso a terra lasciai che la brezza marina mi accarezzasse il viso, chiusi gli occhi, mentre le emozioni dei ricordi passati mi assalirono con violenza; mi vidi nel giardino a curare le rose, vidi il mio amico fermarsi davanti alla cancellata per scambiare due parole – "…allora ci vediamo questa sera dopo cena, così facciamo due parole".

    Mi voltai, e notai che nel sogno c’era anche Natsuko, ma questi non erano solamente sogni, erano anche ricordi; ma erano sogni, oppure ricordi?

    Il tutto pareva miscelarsi senza soluzione di continuità in un unico calderone senza senso, facendomi scivolare lentamente in un mare oscuro colmo di pazzia.

    Sogni, ricordi, oppure realtà immaginarie?

    Chi avrebbe potuto dirlo con certezza a questo punto; un groviglio di sensazioni generate da una mente ormai lontana anni luce da una stabilità anche solo apparente, una stabilità acquisita dopo eterne lotte fratricide, una stabilità acquisita dopo anni di fatiche e di autoconvincimenti, una stabilità ormai persa per sempre.

    La sola idea di un mondo più vasto di una stanza mi faceva ormai inorridire; sentivo freddo, sentivo l’ansia assalirmi con ferocia, così annaspai nel tentativo di catturare quanto più ossigeno possibile, ma più annaspavo e più precipitavo nel baratro della follia.

    Annaspai verso un appiglio che non esisteva, annaspai fino a quando non andai a sbattere contro ostacolo inaspettato – Ma che cosa stai facendo? Fai piano per favore, vuoi forse buttarmi a terra?

    Era Natsuko che mi riportava alla realtà – "Grazie Natsuko per essere sempre presente quando ho bisogno di un salvagente, grazie per salvarmi la vita tutte le volte che sto per affogare" – Pensai tra me e me.

    MANUEL – Ciao Natsuko, cosa fai qua fuori a quest’ora?

    NATSUKO – Sono io che lo chiedo a te, non vieni a dormire? Non sei stanco? Ma cosa stavi facendo sdraiato a terra? Ti stavi agitando in maniera scomposta, devo iniziare a preoccuparmi seriamente?

    MANUEL – Annaspavo. Perché dovrei essere stanco? Stanco di che cosa Natsuko? Non faccio altro che riposare durante il giorno per poi andare a letto la notte, in pratica di notte mi riposo dal riposo del mattino. No, non sono stanco cara Natsuko, non è certamente questo il problema.

    NATSUKO – Lo so, questo è certamente vero, ma allora qual è il vero problema Manuel? Dovresti trovarti qualcosa da fare, lo sai?

    MANUEL – Ma io qualcosa da fare ce l’ho.

    NATSUKO – E che cosa sarebbe?

    MANUEL – Osservo le stelle.

    NATSUKO – Allora osservale insieme a me Kokoro; dimmi, pensi sempre alla nostra vita passata?

    MANUEL – Si, costantemente, oggi più del solito.

    NATSUKO – Non devi rivolgere il tuo sguardo in quella direzione, lo sai che non esiste più quella vita; pensa piuttosto al presente, e lascia che la vita scorra, lascia che i ricordi fluiscano senza trattenerli, o prima o poi ti uccideranno.

    MANUEL – Non sono io a trattenerli Natsuko, sono loro a non volermi abbandonare.

    NATSUKO – Non è vero Manuel, c’è sempre un io imbizzarrito che si diverte a fare l’opposto di ciò che gli ordiniamo; in fondo sei sempre tu a controllare la tua mente, perciò impara a lasciar andare. I nostri amici non ci sono più, la tua casa in montagna non c’è più, puoi solamente ricordali come un qualcosa di bello che è stato tuo per un certo lasso di tempo, ma alla fine lasciali andare, per il tuo bene lasciali andare Manuel.

    Sapevo di non poterle dare torto, il problema è che i ricordi sono come un chiodo ben piantato in un muro, difficili da togliere.

    MANUEL – Ti ricordi della nostra ultima gita insieme Natsuko?

    NATSUKO – Certo che la ricordo, e sai cosa mi dispiace veramente?

    MANUEL – Cosa?

    NATSUKO – Di non aver avuto modo di conoscere l’Italia; mi dispiace di non aver conosciuto i tuoi amici, di non aver visto la tua borgata, di non aver vissuto a casa tua. Lo sai, credo proprio che saremmo stati bene insieme noi due sulle tue montagne.

    MANUEL – Penso proprio che tu abbia ragione Natsuko; ho voglia di rientrare se non ti dispiace, ho voglia di rivedere qualche mia vecchia foto. Hai voglia di guardarle insieme a me? Da solo non ce la posso fare, stammi vicina ti prego.

    NATSUKO – Sono sempre vicina a te Manuel, anche quando mi credi lontana.

    Rientrammo nella nostra stanza all’interno dell’habitat avvolti da un silenzio irreale, anche dopo tanto tempo non mi ero veramente abituato alla totale assenza di rumori, soprattutto di quei rumori tipici della nostra defunta civiltà.

    Presi l’album di fotografie e iniziai a sfogliarlo standomene sdraiato sul letto, poi Natsuko venne a sedersi vicino a me, e insieme iniziammo a guardare le fotografie delle mie vallate al tempo dell’uomo.

    Nel cuore della notte, improvvisamente, un grido squarciò lo spesso strato di silenzio che rivestiva come un manto nero l’intera area di Jebel Irhoud; era Cosmo a gridare in preda ad un misto di paura e panico, avvertendoci al contempo che – Sta succedendo qualcosa, mio Dio sta veramente succedendo qualcosa al portale; presto, venite, venite tutti fuori a vedere.

    MANUEL – Cosa diavolo sta accadendo al portale? Il Pleistocene sarà anche molto noioso, ma almeno è un’epoca tranquilla, o almeno da queste parti lo era – Pensai tra me e me mentre mi rivestivo in tutta fretta.

    Ci precipitammo fuori dagli habitat in men che non si dica, dove trovammo Cosmo disteso a terra e con il braccio teso in direzione del portale – Guardate la, mio Dio guardate la, ma che cosa sta succedendo?

    Mi voltai nella direzione indicataci da Cosmo, e per un attimo non riuscii a credere a ciò che vedevo, era fisicamente e logicamente impossibile che potesse accadere una cosa del genere, eppure gli occhi non mi stavano tradendo, era proprio il portale che, senza alcun preavviso, stava emettendo una debolissima luce bluastra al suo interno.

    Molto probabilmente l’energia al suo interno era di molto inferiore a quella utilizzata durante l’esecuzione del progetto HPCP, ma fatto sta che alcuni istanti dopo prese comunque vita una sorta di schiuma quantica molto meno densa di quella che attraversammo noi al tempo dell’uomo.

    MANUEL – Ma che cosa diavolo sta succedendo adesso? Lo vedete anche voi, oppure sono io che sono andato del tutto fuori di testa? – Domandai senza ricevere alcuna risposta.

    Sentii il corpo bloccarsi come stretto in una sorta di morsa mentale, non mi riusciva nemmeno di parlare; a fatica mi voltai notando che anche tutti i miei compagni di sventura si erano come trasformati in tante statue di cera, immobili e con gli occhi fissi verso un unico punto.

    MANUEL – "Cosa mi sta succedendo? – Pensai – Che cosa posso fare adesso?"

    Lentamente mi avvicinai al sito del portale, dove notai che una schiuma molto più densa e iridescente si stava effettivamente formando al suo interno, come se l’energia in gioco avesse appena superato, anche se di poco, la soglia minima necessaria alla sua riattivazione.

    D’istinto mi precipitai in sala radio, afferrai la ricetrasmittente accendendola, e immediatamente mi resi conto che era ancora sintonizzata sulla frequenza utilizzata per comunicare con l’istituto.

    Avevo le mani che tremano, mentre perle di sudore mi scivolavano lungo la fronte andando ad inzupparmi il colletto della T-shirt; avvicinai lentamente la mano al potenziometro del volume, per poi ruotarlo portandolo al livello massimo.

    Brividi mi correvano lungo l’intero corpo – Parlami Natsume, fammi sapere che ancora ci siete – Pensai tra me e me.

    Dall’altoparlante della radio non irruppe la voce del nostro vecchio direttore, ma un fastidiosissimo gracchiare lontano e incomprensibile; incominciai a giocare con il selettore della frequenza di ricezione avvicinandomi al contempo al portale, e lentamente il gracchiare iniziò a trasformarsi in qualcosa di più comprensibile, o almeno così credetti.

    Agitando furiosamente la mano destra invitai gli altri a venirmi vicino – Si può sapere che cosa ci fate laggiù maledetti pazzi? Venite qua, aiutatemi a capire cosa dice questa voce, sembra provenire dall’oltretomba.

    DAPHNE – Forse è proprio così… – Commentò Daphne in uno dei suoi soliti slanci di ottimismo.

    MANUEL – Daphne, per favore, è una cosa già abbastanza inquietante vedere il portale riprendere vita, non ti ci mettere anche tu, d’accordo?

    ROLO – In effetti pare ci sia una voce dall’altra parte, però non sembra inglese, anzi, non lo è affatto, sembra piuttosto una lingua che ho già sentito da qualche parte, ma che proprio non mi riesce di identificare.  Tra l’altro sta ripetendo ossessivamente sempre la medesima frase; non capisco, prova ad alzare il volume eliminando il rumore di fondo, Manuel.

    MANUEL – D’accordo, comunque è una cosa pazzesca, proviamo a vedere se funziona.

    VOCE – "Quid hoc rei est? Noli tangere, discede, discede…¹"

    DAPHNE – Ma è latino, dall’altra parte del portale c’è qualcuno cha sta parlando in latino, ma com’è possibile una cosa del genere? – Affermò Daphne guardando fisso in terra con il viso di un colore cereo e le mani bianche come un lenzuolo.

    ROLO – Ma per favore Daphne, come fa ad essere latino?

    DAPHNE – Ti dico che è latino idiota….

    ROLO – Come ti permetti a darmi dell’idiota, io….

    MANUEL – Smettetela voi due, per favore. Latino? Ma non è possibile, sei veramente sicura Daphne? Come può aprirsi un varco in un mondo dove qualcuno parla in latino?

    DAPHNE – E io che cosa ne so? Perché a te pare normale che il portale si sia riattivato senza che nessuno di noi facesse alcunché? In ogni caso è latino, su questo non ci piove. Se proprio non vuoi credermi, allora prova a mandare una sonda e vediamo che cosa succede.

    MANUEL – Buona idea Daphne, davvero una buona idea, anche perché ora la densità della schiuma mi pare molto simile a quella del portale attivo. Cosmo, per favore, vai a prendere un drone da esplorazione, in fondo ne abbiamo tanti, possiamo anche sacrificare uno.

    COSMO – Va bene, vado immediatamente. Dio mio, tutto questo è veramente assurdo.

    Già assurdo, ma a ben pensarci le voci che stavamo ascoltando si esprimevano veramente in latino, non solo, erano più che reali, non il semplice frutto della nostra fantasia malata; Daphne ha indubbiamente ragione.

    Dopo una decina di minuti vedemmo tornare Cosmo con in mano un piccolo gioiello tecnologico del XXI° secolo – Eccolo qua, l’ho programmato per fare un sorvolo di due minuti, adesso attivo il sensore anticollisione e posiziono l’interruttore per il rientro automatico su ON. Fatto, quando vuoi è pronto Manuel.

    Osservai Natsuko con la coda dell’occhio, la quale con un cenno della testa mi fece segno di procedere.

    MANUEL – Forza Cosmo, fallo partire, vediamo che cosa salta fuori da questo sorvolo, in ogni caso hai proprio ragione tu, è davvero pazzesca come cosa.

    COSMO – Non è solamente pazzesca, non ha alcun senso….

    MANUEL – Probabilmente è proprio come dici tu Cosmo, tuttavia dobbiamo cercare di essere obiettivi se vogliamo comprendere veramente che cosa diavolo sta succedendo dall’altra parte.

    Il drone parve inizialmente rimbalzare contro la spessa schiuma che divideva due mondi uno più strano dell’altro, ma fu solo l’impressione del momento; il tempo di scivolare attraverso le maglie misteriose della fisica quantistica, ed eccolo avventurarsi solitario dall’altra parte dell’effimera barricata spazio temporale.

    A confermarcelo furono le voci che giunsero da un mondo in cui il latino pareva effettivamente essere la lingua corrente – "Fugere, fugere…²".

    CLAUDIO – Si sono accorti del drone ma non riescono a capire cosa sia… – Commentò Claudio con lo sguardo fisso sul portale.

    Nessuno se la sentiva di commentare oltre, così rimanemmo tutti quanti in religioso silenzio in attesa che la sonda automatica rientrasse dopo il suo breve sorvolo.

    Fortunatamente la massa del drone era tale da non consentire al portale di richiudersi dopo il suo passaggio, e questo a causa del famoso deficit energetico a loop.

    Dopo circa due minuti vedemmo un oggetto volante miniaturizzato alla perfezione attraversare nuovamente la schiuma quantica, per poi dirigersi verso la piazzola di atterraggio appositamente approntata in fretta e furia da Cosmo.

    MANUEL – Eccolo che ritorna, adesso però ho veramente paura di sapere che cos’ha registrato in questi pochi minuti di attività – Esclamai continuando a seguire il drone nel suo volo.

    CLAUDIO – Manuel, lo hai detto tu poc’anzi, dobbiamo sapere cosa sta succedendo.

    MANUEL – Lo so, ma ho paura ugualmente. Forza, portiamolo dentro e scarichiamo le foto.

    Giunti nella stanza adibita a contenere tutte le apparecchiature elettroniche in nostro possesso, collegammo immediatamente il drone al PC, per poi scaricare i dati dalla sua memoria interna al nostro hard disk.

    Il risultato finale fu una sequenza di scatti ripresi a distanza di dieci secondi l’uno dall’altro per un totale di dodici foto, questo era quanto avevamo in nostro possesso.

    Con il cuore che andava a mille cliccai sulla prima foto, e ciò che apparve sul monitor non era solamente incredibile, era anche teoricamente impossibile.

    Dalla foto si poteva notare chiaramente una strada pavimentata con grossi blocchi di pietra calcarea di colore giallo, costeggiata da entrambi i lati da due ampi colonnati; le colonne erano state realizzate utilizzando una pietra bianchissima, probabilmente marmo, ed erano sormontate da dei tipici capitelli ionici.

    Il tetto era sostenuto da travi in legno con tegole arancioni come copertura, mentre al di sotto si estendeva una serie quasi infinita di archi in pietra rossastra con all’interno una miriade di negozi di vario genere.

    Anfore colme di vino, olio e olive erano esposte di fianco ad una bottega di un sarto; da uno dei tanti negozi si vedeva uscire chiaramente del fumo, mentre dalla parte opposta sacchi ripieni di spezie giacevano a terra in attesa di un acquirente.

    La via ribolliva di persone in preda al panico, come ad esempio la giovane donna in primo piano che appariva decisamente terrorizzata e confusa allo stesso tempo.

    Ella aveva il braccio sollevato in aria ad indicare un qualcosa che era di fatto apparso dal nulla; vestiva una lunga tunica rossa con al di sopra una seconda tunica bianca come il latte che fungeva anche da velo, mentre ai piedi calzava dei sandali in cuoio alti fin sopra la caviglia, assicurati da lacci anch’essi in cuoio che arrivano sino al polpaccio.

    A terra altri sandali, questa volta abbandonati dai loro legittimi proprietari nell’atto di fuggire il più velocemente possibile, ci facevano capire che l’intrusione del drone aveva scatenato a tutti gli effetti qualcosa di più che semplice panico in queste persone.

    All’ingresso di una bottega un uomo in ginocchio si portava le braccia alla testa come a volersi proteggere; vestiva anch’esso una lunga tunica di un blu scuro molto particolare, e sandali marroni questa volta molto bassi.

    Numerose persone nel centro della via erano riverse a terra; nel tentativo di rialzarsi e scappare queste stesse persone si strappavano a vicenda brandelli di tunica, il tutto quasi senza accorgersi della loro parziale nudità.

    Fissavo il monitor del computer come ipnotizzato, non potevo credere ai miei occhi, non poteva essere reale una cosa del genere, perciò mi rivolsi all’unica persone che avrebbe potuto dare a tutti noi una sorta di spiegazione vagamente scientifica del fenomeno.

    MANUEL – Cosmo, il fisico sei tu, che cosa ci dici?

    COSMO – Cosa vi dico? Ve la faccio io una domanda Manuel, perché lo chiedete proprio a me? Cosa volete che vi dica? Lo vedete anche voi che cosa ha fotografato il drone, giusto? Il drone ha fotografato una cosa che non può esistere, come posso dare una spiegazione ad una cosa che non può esistere?

    Mi alzai abbandonando la postazione del computer in tutta fretta; sentivo il respiro farsi sempre più pesante, probabilmente avrei avuto l’ennesimo attacco di panico.

    Erano anni che non ne subivo più, almeno non violenti come questo intendo dire.

    Mi precipitai nella nostra stanza da letto, aprii il cassetto dei medicinali, e balbettando qualcosa di incomprensibile agguantai la mia scatoletta metallica ripiena di ansiolitici.

    Per fortuna me ne ero portato una bella scorta dal XXI° secolo, altrimenti non credo che sarei riuscito a sopravvivere a tutto questo, immagino non fosse possibile trovare una farmacia aperta da queste parti.

    Senza nemmeno prestare attenzione al loro dosaggio presi un’intera pillola da un milligrammo inghiottendola senz’acqua – "Maledizione, che cosa hai combinato Natsume?" – Pensai mentre sentivo la pillola scivolare lungo la trachea.

    Dove diavolo ci aveva spediti?

    Che cosa diavolo stava succedendo?

    A quel punto alzai la testa e vidi sopraggiungere Natsuko visibilmente preoccupata – Di nuovo i tuoi attacchi di panico immagino; vieni Manuel, siediti qua vicino a me e parlami, parlami per favore.

    MANUEL – Natsuko, hai visto quelle foto? Le hai viste anche tu, vero? Che cosa sta succedendo Natsuko? Non ha senso, non ha alcun senso, non può essere, non può essere vera una cosa del genere….

    NATSUKO – Calma Manuel, calmati e ascolta la mia voce per favore, cerca di concentrarti unicamente su di me, vedrai che passerà tutto – Mi rassicurò accarezzandomi i capelli quasi a volermi far addormentare come farebbe una madre con il suo bambino.

    Dopo quasi un’ora tornammo insieme agli altri; mentre tentavo con tutte le mie forze di ristabilire una connessione accettabile tra me e il mondo che mi circondava l’intero gruppo si era spostato all’esterno dell’habitat, e questo unicamente per poter osservare il portale più da vicino.

    CLAUDIO – Come va Manuel? Stai meglio? – Mi domandò Claudio venendomi vicino – Hai preso la tua pastiglia di ansiolitico, non è vero? Hai fatto bene, adesso però siediti qua con noi e cerca di calmarti.

    Sedemmo in cerchio attorno al portale guardandoci negli occhi l’un l’altro senza dire una parola; nessuno voleva essere il primo a parlare, probabilmente per la prima volta da quando ci conoscevamo nessuno sapeva realmente che cosa dire.

    COSMO – Ascoltami Manuel, dopo che sei andato nella tua stanza sono tornato al portale e ho notato che la schiuma ciclicamente mutava di consistenza e colore senza però mai scomparire del tutto. Le voci attraverso la radiotrasmittente quando sono arrivato non erano più le stesse; non so che lingua fosse, ma certamente non era latino. Dammi il tempo di fare dei test e delle misurazioni elettriche sul portale, dopo di che invierò ancora il drone a scattare qualche foto, cercando di capirci qualcosa di più. Sino ad allora chiedo a tutti voi di non avvicinarvi più al portale; non sappiamo che cosa potrebbe succedere, magari potrebbe addirittura esplodere. Dimmi Manuel, sei d’accordo con me? Per quel che mi riguarda sei sempre tu il nostro capo spedizione, e quindi l’ultima parola spetta unicamente a te.

    Alzai la testa guardando Cosmo dritto negli occhi – Perché mi devi sempre mettere in mezzo ai casini Cosmo? – Sussurrai con un filo di voce.

    COSMO – Perché qualcuno dovrà pur prendersi la responsabilità di tutto, non trovi?

    Dopo aver respirato profondamente per un minuto buono tenendo gli occhi chiusi gli risposi confermando semplicemente la bontà della sua proposta.

    MANUEL – D’accordo Cosmo, d’accordo, faremo come hai detto tu, puoi prenderti tutto il tempo che ti serve, noi intanto cercheremo di non pensarci, però una cosa me la devi promettere.

    COSMO – Cos’è che dovrei prometterti Manuel?

    MANUEL – Mi devi promettere che in nessun caso ti avvicinerai a meno di due metri da quel maledetto portale, può starti bene come soluzione?

    COSMO – Può starmi più che bene, anzi, mi pare la soluzione perfetta, adesso vediamo che cosa ne pensano gli altri.

    La proposta trovò tutti quanti d’accordo, anche se nel profondo ciò che ognuno di noi pensava veramente era – "Ma come diavolo si fa a far finta di nulla di fronte a una cosa del genere?"

    Sentii Natsuko prendermi a braccetto per poi condurmi nella nostra camera da letto, lì mi fece sdraiare accendendo al contempo le luci notturne a LED.

    MANUEL – Impostale sul blu Natsuko, mi rilassano.

    NATSUKO – Va bene Kokoro, ecco fatto, tutta la luce blu di questo mondo, adesso però cerca di tranquillizzarti; possiamo continuare a guardare le tue foto se hai voglia, tanto non credo che Cosmo riuscirà a sbrogliare la matassa tanto facilmente questa volta.

    MANUEL – D’accordo, grazie Natsuko.

    NATSUKO – Per te farei qualsiasi cosa, lo sai. Dimmi, dove eravamo rimasti? Aspetta, me lo ricordo, mi stavi facendo vendere le foto che avevi scattato durante una gita in moto in Provenza se non sbaglio.

    MANUEL – Si, mi pare fossero proprio le foto della gita in Provenza; guarda Natsuko, guarda che meraviglia i campi di lavanda di Puimoisson.

    NATSUKO – Sono davvero stupendi Kokoro, eri veramente felice quel giorno con i tuoi amici, si vede dalla tua espressione.

    MANUEL – Si, infatti ero davvero felice; era estate, eravamo a spasso tutti insieme in un posto meraviglioso con le nostre magnifiche moto, e tutto era assolutamente normale.

    NATSUKO – Andiamo avanti, vediamo la prossima.

    Trascorremmo il resto della nottata a sfogliare i nostri album di fotografie, comprese quelle scattate in Giappone insieme, in una di esse in particolare si poteva vedere Natsuko con la bocca piena di riso mentre tenta di trattenersi dal ridere.

    MANUEL – Ti ricordi? Hai sputato riso ovunque.

    NATSUKO – Certo che ho sputato riso ovunque, mi hai fatto ridere come una scema; che ne dici se adesso cerchiamo di dormire qualche ora Kokoro? È quasi l’alba, e siamo stanchi morti.

    MANUEL – "Va bene Natsuko, e grazie di tutto, buonanotte mia sora no hoshi³".

    NATSUKO – Buonanotte Kokoro, buonanotte anche a te.

    I giorni scorsero veloci, e furono giorni di febbrile attività per Cosmo, nonché di estenuante attesa per tutti quanti noi; cercammo di tirare avanti tentando di vivere la solita, placida vita che eravamo riusciti ad impostare inizialmente, lavoro alle serre, passeggiate e lettura, in pratica la vita semplice di 300.000 anni fa rivisitata in una chiave leggermente più moderna.

    Una sera delle tante venne anche a trovarci Kaori; ci disse che si trovava molto bene con la nuova tribù, e che era stata accettata senza riserve, non solo, da alcuni mesi a questa parte partecipava anche alle decisioni importanti, come ad esempio la scelta delle zone di caccia e i tempi per la raccolta dei frutti spontanei.

    Ci portò in dono parte del bottino derivante dall’ultima battuta di caccia, avremmo avuto da mangiare per un bel po’ con tutta quella carne.

    Mangiammo e chiacchierammo tutti insieme come se nulla fosse mai accaduto; fui costretto ad ammettere che oramai Kaori possedeva un vocabolario decisamente vario, tanto che era davvero un piacere starla ad ascoltarla mentre raccontava la vita giù alla grotta.

    Evidentemente lo studio di ciò che stava accadendo al portale necessitava ben più di qualche giorno e di qualche misero test; erano trascorsi ormai due mesi dalla sua riattivazione, e Cosmo pareva ancora brancolare nel buio più totale.

    Nessuno di noi gliene fece una colpa, era ovvio, non si trattava certo di fare due più due, anzi, non credo che nemmeno i ragazzi dell’istituto sarebbero stati in grado di dare una spiegazione razionale a tutto ciò, ma questo non toglie che la curiosità la facesse ormai da padrona all’interno del nostro campo base.

    Quella sera a cena decidemmo di coccolarci un po’; dalla cucina la cuoca di turno, ovvero Daphne, avrebbe sfornato pizza per tutti, birra fresca, e budino crema e cioccolato.

    Giunto a metà della sua pizza ai quattro formaggi, all’improvviso Cosmo prese la parola, e con voce atona ci informò sullo stato delle sue ricerche sul portale.

    COSMO – Ormai credo di essere già arrivato ad un buon punto nella comprensione di quanto accaduto al portale, quindi ritengo opportuno darvene notizia quanto prima. Domani vi spiegherò tutto, ma per favore questa sera facciamo ancora finta di nulla, d’accordo?

    La sua confessione mi fece rimanere sbigottito, ma volevo comunque dargli retta, perciò replicai dicendo – D’accordo Cosmo, come vuoi tu, rimandiamo tutto a domani. Cosa mi dite della pizza? É abbastanza saporita per i vostri palati fini? La mia è ottima, provate e metterci sopra questa salsa piccante, vedrete che bomba.

    Il mattino dopo ci ritrovammo tutti quanti nella piccola sala destinata alle riunioni; mentre ci accomodavamo Cosmo collegò il PC allo schermo luminoso posto alle sue spalle preparandosi a darci la spiegazione di un fenomeno fisico che, per quel che mi riguardava, non avrebbe dovuto avere nemmeno un nome.

    COSMO – Bene amici, siete pronti? Immagino di si, immagino che la curiosità vi abbia rovinato più di una giornata in questi ultimi mesi, non è vero? In ogni caso spero proprio che lo siate, anzi, dovete esserlo, perché ciò che sto per dirvi supera di gran lunga anche la più sfrenata delle fantasie perverse. Non vi sarà difficile credermi se vi dico che mai avrei creduto di dover tenere una conferenza del genere.

    CLAUDIO – Siamo nella merda, vero Cosmo? – Domandò preoccupato Claudio.

    COSMO – "In effetti non mi sento di darti completamente torto Claudio, diciamo che se ancora non ci siamo, potremmo finirci molto presto. Tanto per iniziare è necessario ripensare a tutto ciò che è stato fatto per condurci sin qua, a partire dalla prima apertura del portale sino all’ultimo salto spaziotemporale verso Jebel Irhoud. Con i calcoli e le teorie ci hanno già riempito la testa ancor prima dell’inizio delle missioni, quindi vi abbuonerò entrambi, però voglio solamente ricordarvi che i nostri viaggi nel tempo sono stati resi possibili dal fatto di aver energizzato una porzione di alcune stringhe spaziotemporali specifiche, in modo da farle vibrare alla medesima frequenza della nostra stringa di partenza. Ricordate cosa ci era stato detto inizialmente? Ogni stringa possiede ventisei realtà o dimensioni possibili, nulle, unidimensionali, bidimensionali, e n-dimensionali. Osservate adesso la lavagna luminosa, statisticamente queste realtà possono essere così suddivise:

    6 realtà NULLE o realtà puntuali

    8 realtà UNIDIMENSIONALI o stringhe

    10 realtà BIDIMENSIONALI o membrane

    2 realtà N-DIMENSIONALI o D-brane

    Energizzando le stringhe, il team dell’istituto ha inconsapevolmente innescato un processo di fusione tra le varie realtà dovuto all’effetto loop. Vi ricordate che il ciclo delle fusioni partiva da uno stato di quiete per poi tornarci al termine dell’intero loop, ma ad un livello energetico più basso? Orbene, purtroppo per noi questa condizione non è stabile come si credeva inizialmente, e questo perché le stringhe, entrando in una sorta di risonanza tra di loro, riescono comunque a generare energia sufficiente a farle tornare al punto di partenza, innescando in tal modo un nuovo loop. Tra l’altro ho fatto qualche ricerca sulla banca dati che Natsume ci ha lasciato, e ho scoperto che questo effetto era già stato riscontrato in maniera simile durante l’esperimento Stardust; al tempo la fisica quantistica era un mistero pressoché totale, nonostante ciò mediante l’utilizzo di enormi bobine di Tesla e capacitori appositamente costruiti il team di ricerca dell’Università di Osaka tentò di aprire una sorta di varco verso una dimensione di cui non poteva prevedere a priori nemmeno l’esistenza. Inizialmente parve che, per quanto enorme fosse la potenza utilizzata, non vi fosse alcuna possibilità di generare un vero e proprio varco dimensionale; purtroppo per loro quel varco si aprì realmente alcuni giorni dopo, e questo proprio grazie all’effetto loop. Il risultato di quell’azzardo fu che tutti i partecipanti all’esperimento che si trovavano nel raggio di cinquanta metri dal vortice vennero risucchiati al suo interno, scomparendo per sempre alla vista dei loro colleghi. Come prevedibile il progetto venne chiuso, e la direzione di Osaka decise che non se ne sarebbe fatto mai più nulla; poi un bel giorno spuntò fuori Natsume con il suo staff, e il resto lo conosciamo molto bene anche noi. Ritornando a quanto detto in precedenza, questo nuovo loop energetico ha come caratteristica fondamentale quella di possedere delle nuove realtà, realtà che derivano da una serie di fusioni sequenziali riguardanti tutte le realtà inizialmente presenti. Questa serie di fusioni sequenziali generano un surplus energetico positivo sufficiente a far superare al ciclo stesso la china derivante dal deficit iniziale, riattivando di fatto il portale anche senza una fonte di alimentazione esterna. A questo punto, quasi sicuramente, vi chiederete ovviamente com’è possibile che forme di vita umana di tempi passati possano tornare a vivere nonostante tutto ciò che noi abbiamo fatto. Il dubbio è senz’altro lecito, se noi abbiamo spazzato via dalla faccia della Terra la razza umana, come può questa riproporsi tale e quale in universi derivanti da fusioni di dimensioni che, teoricamente, non dovrebbero più esistere? La risposta non è del tutto scontata, ma non dobbiamo mai dimenticarci che stiamo pur sempre parlando di fisica quantistica, un mondo dove quasi tutto è possibile. In parole povere siamo stati noi a creare, con la nostra presenza, queste dimensioni alternative; anche se pare impossibile, è sufficiente la presenza di una sola, singola cellula del nostro corpo per fare in modo che la natura tenti di riacquistare il proprio equilibrio ricreando le condizioni iniziali. In pratica il sistema sta tentando di ritornare al XXI° secolo stabile, è cioè prima dell’avvento di Natsume, tanto per intenderci. È proprio per questo motivo che il drone ci ha mostrato una scena di vita dell’antica Roma, un’antica Roma generata dalla nostra stessa presenza fisica durante i salti. Come vengono scelti dal sistema quantistico i tempi di questi universi alternativi? Mi dispiace amici miei, ma a questa domanda proprio non so rispondervi, probabilmente si tratta di un’interazione casuale pilotata da leggi statistiche che noi ignoriamo del tutto".

    MANUEL – Penso che di disgrazie a questo punto ve ne siano a sufficienza caro Cosmo.

    COSMO – No Manuel, purtroppo non finisce qua, e questo perché le varie fusioni non hanno creato solamente universi realmente esistiti, come ad esempio quello dell’antica Roma o quello del diciottesimo secolo, ma anche universi che non sono mai stati nemmeno contemplati nella casistica divina. Si tratta di veri e propri universi generati ex novo, universi fantastici diremo noi tanto per intenderci al volo, che però vanno comunque ad interferire con il nostro in egual misura.

    MANUEL – Dio mio, che razza di casino Cosmo, ma da dove l’hai tirata fuori tutta questa roba? In pratica vuoi dirmi che il drone ha fotografato anche mondi creati dalla fusione di due realtà incompatibili tra loro? Mondi che non sarebbero altrimenti mai esistiti, e realtà che in condizioni standard non sarebbero mai venute a contatto le une con le altre? – Domandai con non poca apprensione.

    COSMO – Esatto Manuel, questo è esattamente ciò che voglio dire. Guardate qua, guardate queste foto, dopo di che traetene le dovute conseguenze.

    Le foto che Cosmo ci fece vedere erano state senza dubbio scattate da un drone in sorvolo a bassa quota; non poteva trattarsi di immagini elaborate tramite software o diavolerie del genere, e di certo Cosmo non si sarebbe mai prodigato in improbabili fotomontaggi privi di alcun senso.

    DAPHNE – Che cosa? Ma quelli sono degli egiziani, egiziani del tempo dei faraoni, o almeno così mi pare. Guardate, stanno costruendo una piramide, però… – Disse Daphne interrompendo la frase a metà.

    MANUEL – Già, però non sono umani Daphne, sono gatti, ci sono dei felini al posto degli uomini – Conclusi rimanendo letteralmente di stucco.

    COSMO – Proprio così, sono proprio dei felini, dei gatti per la precisione, e questo non è l’unico universo strano che si è venuto a creare dopo queste fusioni. Ho preparato uno schema che permetterà a me di spiegarmi al meglio, e a voi di comprendere con più facilità. Osservate con attenzione la lavagna luminosa.

    ROLO – E cosa sarebbe quest’affare? Dovremmo forse capirci qualcosa? A me sembra un’accozzaglia di celle e colori messi a caso. Quale diavolo sarebbe il punto di partenza? – Esclamò senza capirci nulla Rolo.

    COSMO – "Lo so che è complicato, ma datemi il tempo di spiegare Allora, i numeri colorati rappresentano le realtà di ogni stringa da noi visitata suddivise per tipologia; ognuna di esse risulta caratterizzata da un suo continuo temporale, tanto per capirci una membrana del passato, una stringa del futuro, e così via. Il punto di partenza, caro Rolo, è la fusione IF in alto a sinistra di colore azzurro, derivante dalla fusione tra la realtà 7 D-brane e la realtà 8 puntuale. Una prima serie di fusioni tra le D-brane genera otto realtà completamente nuove, formatesi dal nostro passaggio nelle varie stringhe spaziotemporali; in particolare ho potuto constatare che le regole per la prima fusione sono le seguenti, prestate attenzione alla lavagna luminosa per favore:

    il passato domina su tutto, quindi se un tempo passato si fonde con un qualsiasi altro tempo avrò una nuova realtà posizionata temporalmente nel passato;

    il presente domina sul futuro ma non sul passato:

    il futuro viene generato unicamente dalla fusione di due futuri, oppure da una D-brane con una membrana 2D futura, e non domina sulle altre unità temporali.

    Purtroppo con alcuni tipi di fusione, nello specifico quelle con universi puntuali, non avremo dei mondi standard, ma piuttosto una sorta di universi metastabili che potremmo tranquillamente definire immaginari, come ad esempio quello dei felini. Concludendo, avremo per la prima fusione:

    1 universo futuro immaginario

    2 universi futuri standard

    3 universi passati standard

    1 universo passato immaginario

    ROLO – E quale sarebbe l’andamento della sequenza? D’accordo, si parte dalla IF in alto a sinistra, ma dopo? Si continua in linea retta? Si prosegue a ritroso? Come diavolo si legge quel diagramma?

    COSMO – Le realtà dovrebbero essere al novantanove percento come indicato sullo schema, ma la loro apparizione sequenziale proprio non sono riuscito a determinarla.

    ROLO – Molto bene, un’alternanza random quindi. D’accordo, in fondo non ha alcuna importanza, in fondo non credo sia così importante.

    DIEGO – Non vorrei passare per rompiscatole Cosmo, ma perché hai parlato di prima fusione? Quante dovrebbero essercene?

    COSMO – Tre, ci saranno esattamente tre cicli di fusioni.

    MANUEL – In che senso ci saranno?

    COSMO – Ci saranno, nel senso che la seconda fusione si avvierà solamente quando la prima sarà completamente destabilizzata. Mi spiego meglio; destabilizzandole, queste realtà tenderanno a scomparire, mentre l’intero sistema, per poter continuare a portare avanti il processo di azzeramento temporale, eseguirà altre fusioni in sequenza con gli universi destabilizzati della prima fusione, il tutto prima che questi scompaiano completamente.

    MANUEL – Che cosa diavolo vuol dire? Secondo te noi dovremmo bloccare tutto questo? – Domandai in preda al panico.

    COSMO – Purtroppo sì, dobbiamo fermare questo processo prima che il sistema decida di prendere una nuova realtà scelta a caso tentando di fonderla con la nostra.

    ROLO – Ma come dovremmo fare, di grazia?

    COSMO – Dovremo andare nella realtà generata dalla nuova fusione, ed eliminare i nostri omologhi che hanno causato la rigenerazione dimensionale. Purtroppo solo due di noi avranno la possibilità di attraversare il portale, e questo a causa della scarsa energizzazione del sistema di traslazione. Lo so che la cosa non piace a nessuno, ma il portale non è sufficientemente energizzato per consentire il passaggio di più di due persone.

    MANUEL – Da cosa lo hai capito?

    COSMO – Lo si capisce dalla consistenza della schiuma quantica; mi dispiace Manuel, ma è proprio così.

    MANUEL – Va bene, sarà anche come dici tu, però adesso ho proprio bisogno di una bella boccata d’aria fresca. Per favore Cosmo, interrompiamo per una mezz’ora, devo uscire da questa stanza a tutti i costi – Implorai alzandomi dalla sedia, per poi guadagnare rapidamente l’uscita.

    Sedetti dinnanzi all’habitat tenendomi le testa fra le mani; non potevo credere alle mie orecchie e ai miei stessi occhi, proprio adesso che stavo per farmene una ragione, ecco spuntare una nuova, terrificante realtà.

    Sentii dei passi avvicinarsi, aprii gli occhi a fessura infastidito dalla luce del sole, e vidi Cosmo a pochi passi da me fermo e immobile come una statua di cera; dopo essersi stiracchiato e aver fatto scrocchiare le ossa del collo sedette posandomi una mano sulla spalla – È un vero peccato non poter andare a farsi una passeggiata rilassante in pineta, non trovi?

    MANUEL – Già, un vero peccato; senti Cosmo, ma ammettendo di riuscire ad eliminare queste prime fusioni, non c’è la possibilità che si ripetano all’infinito? In fondo se abbiamo lasciato qualcosa di noi la prima volta, non è che lo faremo anche la seconda, terza, e così via?

    COSMO – Questo non accadrà, e lo sai perché? Perché una volta eliminati i nostri omologhi le realtà fittizie che li contengono cesseranno di esistere grazie alla rifusione, in modo che quando verrà destabilizzata anche la terza e ultima fusione tutto tornerà esattamente com’era un attimo prima della riattivazione del portale. Ti chiedi se il portale potrà riattivarsi? No Manuel, questa volta non si riattiverà più, puoi starne certo; tutto questo almeno in teoria, ovviamente.

    MANUEL – Come sarebbe a dire in ovviamente teoria? Va bene, ho capito, lasciamo perdere, mi va bene anche il tuo in teoria a questo punto; in qualunque caso sarò io uno di quelli che partiranno per questo salto nel buio, l’altro sceglietelo voi, non me la sento di prendermi anche questa responsabilità, cercate di capirmi.

    COSMO – Ti capisco benissimo Manuel, credimi.

    MANUEL – Avrei un’altra domanda Cosmo; le persone che abbiamo visto nella Roma antica sono reali, o che cosa sono?

    COSMO – Non saprei dirtelo con precisione Manuel, ma posso supporre che si tratti di qualcosa che sta a metà tra un essere fisico a tutti gli effetti e una forma di energia particolarmente evoluta, in ogni caso la loro paura era reale, e quindi immagino che vadano trattati come veri e proprio esseri viventi.

    MANUEL – Allora moriranno quando faremo collassare i loro universi, non è forse vero?

    COSMO – Si Manuel, moriranno. Adesso te la senti di rientrare? Vorrei concludere l’esposizione se non ti dispiace.

    MANUEL – Si, andiamo, sono proprio curioso di ascoltare il finale di questa storia assurda.

    COSMO – "Se non sbaglio eravamo rimasti alla fine della prima fusione, giusto? Bene, per prima cosa è necessario evidenziare il fatto che la seconda fusione seguirà delle regole totalmente diverse dalla prima; avremo che a fondersi saranno gli otto universi generatisi della prima fusione, i quali genereranno a loro volta quanto segue:

    1 universo a loop con tempo passato immaginario

    1 universo a loop con tempo presente immaginario

    1 universo a loop con tempo immaginario futuro

    CLAUDIO – Che cosa diavolo significa universo a loop? – Domandò Claudio anticipando tutti.

    COSMO – "Significa che in questi universi le azioni sono sempre le stesse, cioè ripetute all’infinito, ma chi vi entrerà non se ne accorgerà, e questo perché il tempo di ritorno del loop dovrebbe essere dell’ordine di secoli; questo non significa che in questi universi non possano accadere cose inusuali, anzi. Analizzando le regole della fusione avremo che:

    il futuro dominerà su tutto se nella fusione vi partecipa un futuro immaginario

    il passato dominerà su tutto se nella fusione vi partecipa un futuro standard oppure un presente

    se nella fusione avremo due o più passati di qualsiasi tipo, invece, la risultante sarà un universo presente

    DAPHNE – Ora si che è tutto chiaro, passato più passato danno presente, che ci vuole?

    COSMO – Lo so che è un casino Daphne, ma purtroppo le regole sono queste; non so il perché, ma questo è ciò che ho potuto capire dai calcoli statistici e dalle riprese fatte con il drone.

    ROLO – Ma se non conosci la sequenza temporale della prima fusione, come fai ad anticipare cosa ci ritroveremo nella seconda?

    COSMO – "È vero, non

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