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Nicola Romeo: Da Cirigliano a Montalbano jonico, da Sant'Antimo a Milano, le radici lucane dell'Alfa Romeo
Nicola Romeo: Da Cirigliano a Montalbano jonico, da Sant'Antimo a Milano, le radici lucane dell'Alfa Romeo
Nicola Romeo: Da Cirigliano a Montalbano jonico, da Sant'Antimo a Milano, le radici lucane dell'Alfa Romeo
Ebook82 pages52 minutes

Nicola Romeo: Da Cirigliano a Montalbano jonico, da Sant'Antimo a Milano, le radici lucane dell'Alfa Romeo

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Il leggendario marchio automobilistico Alfa Romeo ha radici lucane. Maurizio Romeo, genitore del “patron” dell’Alfa Nicola, era infatti originario di Montalbano Jonico. Portando alla luce dettagli, documenti storici e riscoprendo alcuni luoghi lucani che in un certo senso sono comprimari nelle vicende della famiglia Romeo, in Nicola Romeo Vincenzo Maida, con la sua penna brillante e precisa, tratteggia un ritratto inedito, umano e professionale, del grande imprenditore e regala, al tempo stesso, una full immersion nella storia di un’auto di successo.
LanguageItaliano
Release dateApr 7, 2022
ISBN9788869601422
Nicola Romeo: Da Cirigliano a Montalbano jonico, da Sant'Antimo a Milano, le radici lucane dell'Alfa Romeo

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    Nicola Romeo - Vincenzo Maida

    Capitolo 1

    L’incubo della pandemia da Coronavirus (Covid-19) sembrava che fosse finito e il sole caldo dell’estate del 2020 diffuse una nuova energia tra spiagge affollate, passeggiate serali e vita notturna.

    Le terapie intensive si erano svuotate, il numero dei contagi si era notevolmente ridotto, al Sud si era quasi azzerato, si poteva viaggiare e i bagliori della normalità, intravisti nel corso della primavera, erano diventati come la luce accecante dell’estate mediterranea.

    Nel paese lucano, Montalbano Jonico, come in tutto il Sud Italia, l’infezione da Covid-19 era stata inesistente e i provvedimenti di restrizione erano stati rispettati più per paura che per necessità.

    Le forze dell’ordine, su input del ministero degli

    Interni, avevano esagerato: persino sulle spiagge i droni avevano individuato e sanzionato uomini e donne sole.

    L’unico caso in paese di positività accertata a quell’infezione, è probabile che ve ne fossero stati pochi altri non rilevati, aveva scatenato un vespaio di polemiche. Nei mesi successivi, quando i contagiati si contarono a decine, esse apparvero in tutta la loro irrazionalità.

    Un’anziana donna era rientrata da Milano senza attendere l’esito del tampone a cui si era volontariamente sottoposta e la positività le era stata comunicata proprio il giorno dopo che era giunta in paese. Erano state prese immediatamente tutte le precauzioni del caso e organizzata un’adeguata assistenza logistica, ma inopinatamente si imbastirono oziose polemiche politiche. Dopo qualche tempo, venne data la notizia che quella novantenne si era negativizzata e chi l’aveva assistita non aveva contratto il virus.

    L’estate, pur privata di eventi e festeggiamenti che la caratterizzavano da sempre, fu comunque un bel sogno che si consumò rapidamente, donando il desiderio di un nuovo inizio e la speranza della normale ripresa delle attività scolastiche.

    L’incubo della pandemia venne rimosso, la storia non insegnò nulla e nessun provvedimento efficace fu messo in cantiere in previsione dell’autunno e dell’inverno. Inutile fu il ricordo che la Spagnola, nel 1918, nella seconda e nella terza ondata fece più vittime della prima.

    Il desiderio di tornare definitivamente alla normalità ebbe il sopravvento sulla razionalità, la storia delle pandemie e sui provvedimenti governativi e regionali che, dai banchi a rotelle alle chiusure e aperture cromatiche delle regioni, furono confusi e inadeguati. Le previsioni degli esperti si rivelarono fallaci o incerte e questo incise non poco sul comportamento di tutti.

    Ripresero i festeggiamenti di matrimoni, compleanni e ricorrenze varie, riaprirono le scuole, milioni di giovani e di famiglie si mossero e verso la fine dell’estate si ebbero i primi segnali che l’incubo si sarebbe di nuovo materializzato al Sud, anche nei piccoli e sperduti paesi.

    Fummo colti di sorpresa, impreparati e l’imprudenza, o forse solo il caso, fecero dilagare l’infezione dappertutto.

    A Montalbano Jonico, tra quel pugno di case arroccate su di una collina, interessato da qualche decennio da un massiccio spopolamento, come altri centri collinari, l’allarme scattò dopo un decesso. Un uomo anziano era morto e l’autopsia aveva confermato i sospetti: era affetto da Covid-19. A distanza di qualche giorno, la stessa sorte toccò alla figlia. Si comprese allora che il virus circolava già da qualche tempo ed esso colpiva in modo differente. Vi furono pauci sintomatici, ricoverati in terapia intensiva o nel reparto infettivi, altri morti e tanti positivi asintomatici seminarono il terrore.

    Gli infettati superarono in totale le 300 unità. Nulla in confronto ai dati della Spagnola nel 1918, quando su di una popolazione di circa 4.300 abitanti a infettarsi fu quasi un quarto di essa, con 165 morti. Vi furono più decessi per quella influenza virulenta di quelli causati dalla Prima Guerra Mondiale. Ma erano altri tempi e vi era più impreparazione e anche una diversa capacità di affrontare le sventure e la morte.

    Paradossalmente, nella seconda ondata della pandemia, le restrizioni furono meno rigide di quelle dell’inverno 2020 e si fece appello al senso di responsabilità di ognuno.

    Come nel passato inverno, i vicoli, le strade, le piazze, gli angoli bui e deserti del centro storico di quel terrazzo sul golfo di Taranto, che qualcuno si ostina a chiamare città in virtù di un provvedimento che il Quirinale non nega a nessuno, neanche a paesi di appena 3.000 abitanti, erano di sera un luogo sicuro dal contagio, per lunghe, interminabili, a volte monotone passeggiate.

    Lì non si incrociavano più neanche gli aliti dei nostri antenati, ormai spazzati via per sempre dalle folate di vento delle vallate circostanti. Essi potevano rivivere solo nella immaterialità del ricordo e percepiti tra impronunciabili percorsi di comunione spirituale.

    Con altri conoscenti, ogni

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