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Dio assemblato: Saggio sull'origine del monoteismo, fra scontro di civiltà e guerra interreligiosa
Dio assemblato: Saggio sull'origine del monoteismo, fra scontro di civiltà e guerra interreligiosa
Dio assemblato: Saggio sull'origine del monoteismo, fra scontro di civiltà e guerra interreligiosa
Ebook365 pages5 hours

Dio assemblato: Saggio sull'origine del monoteismo, fra scontro di civiltà e guerra interreligiosa

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About this ebook

Dal 24 febbraio 2022 è in corso una terrificante guerra della Russia contro l’Ucraina per la contrapposizione di forze antagoniste: le filorusse e le ortodosse contro le europeiste e le cattoliche. Ancora una volta la fede religiosa è coinvolta nelle diatribe politiche, per cui se n’è presa visione per ribadire l’inconsistenza della religione, non esistendo la divinità che dovrebbe responsabilizzare e frenare le armi: vane restano le preghiere. I politici si combattono e si scontrano all’ombra di un feticcio per i propri interessi, noncuranti della gente semplice che muore e, angosciata, abbandona tutto per sfuggire ai bombardamenti distruttivi. Nella scia dei saggi scritti in precedenza si rimarca la fantasia degli scribi che, ispirandosi a una divinità suprema, l’hanno intesa con vari sincretismi nel lungo corso dei secoli.
In questo saggio si è presa visione di Dio che probabilmente è legato alla divinità del faraone Tutankaton, i cui seguaci si sarebbero rifugiati in Madian, dove più tardi sarebbe giunto l’egizio Mosé, che la impose, elaborata, al popolo ebraico. Essa, assumendo il nome YHWH, sarebbe stata fusa con la cananea El, adorata dal nipote di Abramo, Giacobbe, chiamato Israele. Dopo varie vicissitudini si è pervenuti al Dio Padre di Gesù con la sua corte celeste.

Ton Milan è nato nella provincia barese, in Puglia, negli anni della ricostruzione del dopoguerra, vivendone il clima stagnante della religione cattolica, che tuttavia permetteva di tollerare la dura vita contadina, prigioniera della mentalità feudale, fra tradizioni popolari e varie festività. A peggiorare la sua situazione fu anzitutto la sordità parziale, subita sin dalla nascita, che divenne poi totale per un intervento chirurgico invasivo reso necessario all’età di venti anni. Sentendosi perso e senza alcun aiuto sociale, la fede cattolica gli fu molto utile all’inizio come ancora di salvezza; in seguito però si rivelò insufficiente (non fu aiutato da Dio, ma dall’«io» assimilatogli, come comprese in seguito).
Pur delimitato nel suo angusto mondo, l’intima vitalità non era stata repressa interamente: nel duplice travaglio della minorazione e della fede posticcia, priva di verità, infine si è sentito animare da una ferma volontà di vivere intensamente la spiritualità. È in questo nuovo ambito che, valorizzando il silenzio, fonte di inaudite visioni della vita nella sua realtà, che ha potuto comprendere la vacuità delle religioni e la relativa strumentalizzazione per tenere soggiogate le persone.
LanguageItaliano
Publisherton milan
Release dateMar 30, 2022
ISBN9791221316971
Dio assemblato: Saggio sull'origine del monoteismo, fra scontro di civiltà e guerra interreligiosa

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    Dio assemblato - Ton Milan

    Introduzione

    Il Dio assemblato, ovvero il sincretistico, derivante dalla fusione delle divinità specifiche delle religioni, riguarda sia l’Onnipotente, sia Gesù, ritenuto divino, essendo «suo Figlio generato e non creato». Trattasi di convinzioni illogiche del remoto passato, vigenti ancora oggi.

    La fede rende accettabile ogni assurdità, ma la scienza, quella stessa che favorisce il progresso, la confuta dispiegando l’unica verità possibile.

    Leggendo la Bibbia, chiunque può imbattersi nelle molteplici espressioni contraddittorie, per cui rimane sconcertato, ma spesso gli umili e i pii non vi danno alcuna importanza, perché, trattandosi di Dio, inteso come antropomorfo, sarebbero comprensibili i suoi umori, i suoi silenzi e le sue scelte. Invece gli studiosi se ne turbano.

    La divinità costituisce un tema di grande attualità, perché da una parte ci sono coloro che perseverano nella relativa fede con ferrea convinzione, magari lucrando, senza dar credito alle rivelazioni della scienza, e dall’altra invece vi sono quelli che, facendo affidamento a quest’ultima, la confutano decisamente, certi delle proprie affermazioni. L’autore si allinea con questi studiosi, intenzionato a far trionfare la verità unica, non una qualunque da affiancare alle molteplici che sono proprie di ogni singola dottrina, peraltro difese dai credenti con certezze per loro inequivocabili. A questi danno man forte alcuni scienziati di gran fama che assicurano l’esistenza di Dio, perché non riescono a rispondere a tutte quelle domande riguardanti la creazione, la vitalità del pianeta Terra e l’immensità armoniosa dell’universo, o multiversi, con le sue ordinarie conflagrazioni galattiche. E ci sono anche quelli che, stanchi e delusi della vita, diventano ministri religiosi o si ritirano nei monasteri per vivere la pace divina, che in effetti è intima. Con questa scelta loro dimostrano di non intendere la propria natura, quella del proprio essere, molto simile a un computer che soggiace alla dominante concezione religiosa, acquisita sin dall’infanzia, il cui insegnamento condiziona la propria vita.

    Le religioni sono prigionie di usi, credenze, disposizioni e costrizioni, spesso in contrasto con le genuine esigenze della natura, cui il fedele si sottomette illudendosi di soddisfare la divinità in maniera da goderla nel paradiso celeste, ma vanamente.

    Una fitta nebbia si forma intorno alle menti, quando ai bambini vengono impartite le istruzioni religiose con tutto il corredo delle credenze fantasiose, che la fede infonde; cosicché quando diventano adulti non hanno la possibilità di accedere alla ragione per riflettere e comprendere quanto la realtà sia diversa e le confuti tutte. La religione diventa una muraglia contro la quale la ragione si mostra debole. L’intelletto, se si erge decisamente, talvolta con crisi laceranti, può aprire una breccia nella coscienza, permettendo di ammirare la realtà in tutta la sua radiosità, quella che si regge con la sovrastruttura delle leggi e delle energie.

    Il credente, con la sua spiritualità, oggetto di elaborazioni che si svolgono intimamente, spesso a propria insaputa, tende a sublimarsi nel cielo, con la sensazione di rapportarsi alla divinità, invero a se stesso. Le straordinarie voci che sente e le irresistibili chiamate che percepisce sono personali! Nulla deriva dall’alto. Egli ignora che può vivere nella luce radiosa della vera e unica verità indiscutibile, quella dell’inesistenza di Dio. Esiste soltanto la sovrastruttura di leggi ed energie, denominata Mistero (essendo sconosciuta), alla quale soggiacciono la Terra e il cosmo.

    Nonostante possa essere lampante la certezza scientifica, per cui si può contestare una credenza ultra millenaria, il fedele resta inamovibile sulle proprie posizioni, affermando: Ho fede, Dio è inviolabile. Ma la fede cos’è? È una manifestazione intima, dovuta ai sentimenti religiosi, conseguenti all’assimilazione dei relativi insegnamenti ricevuti sin dall’infanzia, quindi ne sarebbe schiavo, senza rendersene conto. Nel capitolo finale, le «Conclusioni», è chiarito meglio il concetto della fede.

    L’autore si propone di esaminare approfonditamente la divinità come è emersa ed è stata affastellata sia con vari sincretismi, soprattutto, sia con intromissioni e modifiche varie avutesi nel corso dei secoli. Essa non si è mai rivelata a nessun protagonista religioso, per quanto ognuno possa affermare il contrario. Si è sempre trattato del proprio «io» che, in particolari circostanze, trascendeva, espandendosi nella propria «sfera intima» tra riflessioni ed elaborazioni inconsce. Spesso si smarriva, abbandonandosi a follie, violenze e distruzioni, a dispetto del Nuovo Testamento, mancando la limpida luce della ragione.

    I credenti, che si sentono suggestionati dalle fedi, si vedranno sospingere verso la realtà, in tutta la sua drammatica e delicata evidenza, qualora decidessero di mettersi in ascolto intimo.

    È certo che il Dio dell’Ebraismo, assimilato dal Cristianesimo, è frutto di un assemblaggio che si intuisce nella Bibbia con YHWH ed El (divinità cananea, che erano state affiancate inizialmente a Baal e Asherah o Astarte) ed altri.

    Criticando le religioni, con la confutazione degli dèi, l’autore rispetta comprensibilmente i fedeli, ma desidera renderli liberi e responsabili, ponendoli davanti alla realtà effettiva.

    Capitolo 1      

    Incipit di YHWH e Gesù Cristo

    Molti credenti non sanno che in Canaan, chiamata in seguito Palestina dagli antichi Greci e così anche dai Romani, divenendo in seguito Israele, c’era stato inizialmente il politeismo. Divinità maschili e femminili si riscontrano due o tre millenni prima di Gesù, venerate anche nel Libano e nella Siria. In quest’ultimo paese fu scoperta nei primi decenni del secolo scorso, l’antica città di Ugarit, l’attuale Ras Shamra, dove gli archeologi hanno reperito preziose testimonianze, fra cui le tavolette cuneiformi. Vi è stato riscontrato il concetto dell’immortalità, fatto proprio anche dall’Antico Testamento, Proverbi 12,28: Sulla strada della giustizia è la vita, il sentiero dei perversi conduce alla morte, testo CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Quello ebraico è: Sulla via della giustizia è la vita, lungo il suo sentiero non vi è morte.

    Prima di Mosè (XIII a.C.- XII a.C.) dominavano Baal, El e altre divinità minori. Si pensa che dopo l’Esodo dall’Egitto YHWH fosse stato introdotto nel sud di Canaan, estendendosi poi gradualmente fino al nord, dove sarebbe stato adorato nel santuario di Silo, insieme ad altre divinità pagane.

    Molti degli attributi di Baal furono riversati su YHWH, per cui non bisogna stupirsi se appare bellicoso, giustiziere, compassionevole e amorevole.

    In seguito, in uno specifico momento storico, si decise di propendere verso il monoteismo integrando El e YHWH ed emarginando Baal. A riguardo di quest’ultimo Elia, IX secolo a.C., che visse nel regno del nord, sfidò sul monte Carmelo i suoi 450 sacerdoti in una prova. Rivelatasi negativa, li fece scannare tutti. Dopo di lui si ebbero altri profeti, fra cui Isaia e Osea, che vissero nell’VIII a.C., rispettivamente nel sud e nel Nord del paese, che difesero YHWH. Inoltre ci fu Geremia, che visse nel VII secolo a.C. nel sud, il quale si lamentava che c’era ancora la divinità pagana e si sacrificavano i figli a Moloc (Geremia 32,35).

    Dopo qualche secolo apparve Gesù, sulla cui storia, in gran parte ignota, Paolo di Tarso elaborò la dottrina cristiana con la divinità Dio, che era lo stesso YHWH, considerato suo Padre, ma sganciato dalla fede degli ebrei, sempre perseguitati nel corso dei due millenni messianici.

    Si può notare da questa stringata esposizione che le divinità sono state intese fantasiosamente presso i popoli sin dalla remotissima antichità nella scia del culto degli eroi, derivato da quello dei morti. Un pantheon di dèi aveva caratterizzato i popoli non solo nel Medio Oriente, ma anche in altre parti del mondo, per il bisogno intimo di avere un riferimento superiore, celeste, essendo privi di cognizioni realistiche. Gradualmente i fedeli furono indotti a credere che la loro divinità unica, portentosa e amabile, fosse vera, come ancora oggi si crede, essendo inculcata nelle loro menti sin dall’infanzia. Se YHWH è creduto vero, anche Giove (Iupiter per i Romani e Zeus per i Greci) era creduto vero. Così Gesù, uomo, è creduto Figlio di Dio, preesistente nel cielo sin dalla creazione, disceso sulla terra, incarnatosi nel seno della Vergine Maria (Miriam per gli ebrei), crocifisso per salvare l’umanità e asceso al cielo. Che follia costringere le menti umane a credere a tutto questo e altro, senza risultati concreti, soprattutto per risolvere l’ingiustizia che domina ancora insieme alla violenza, sempre presente in varie sfaccettature, stroncando ogni giorno innumerevoli vittime, depauperando e avvilendo la natura, la culla della vita.

    Il sacrificio di Gesù sul Golgota è stato inteso come universale nel senso di salvare tutti gli uomini dal peccato originale di Adamo ed Eva, sia per quelli vissuti prima di lui, sia per i successivi del mondo intero, nel passato, nel presente e nel futuro. Trattasi di un’insensata esagerazione, perché soltanto loro due, se fossero esistiti veramente, ne erano stati responsabili, non tutta l’umanità.

    Può destare meraviglia constatare la grandezza della religione cristiana, che è la prima nel mondo per il numero dei seguaci (2 miliardi), per cui chiunque può essere indotto a pensare che sia veritiera, anche perché è vetusta di due millenni, nient’affatto! La divinità contemplata non è assolutamente vera, come d’altronde non sono vere tutte quelle delle altre religioni, di cui le più antiche sarebbero la hindu, l’ebraica e la mazdaica. Si può considerare fortunata la sua diffusione per merito del grande Impero romano. La religione cristiana, dopo che i fedeli avevano subito inizialmente poche persecuzioni, perché ne minacciavano la stabilità e l’equilibrio con la loro petulante predicazione del nuovo regno, creduto imminente, fu ritenuta religio licita, in seguito. Il merito fu di Costantino (274-337), con il coreggente Licinio (265-325), che ne promulgarono l’Editto di Milano nel 313. Con quello di Tessalonica, deciso nell’anno 380 dagli imperatori Teodosio I (347-395), Graziano (359-383) e Valentiniano II (371-392) (aveva nove anni a quell’epoca), divenne religione di Stato. Così in posizione dominante il Cristianesimo acquisì gradualmente potenza e ricchezza, in netto contrasto con il fondatore di Nazareth, umile e povero, nato in una mangiatoia (secondo Luca).

    Nel corso del tempo la fede cristiana, impostata forzosamente con i riferimenti profetici e salmisti dell’Antico Testamento, adattati per Gesù (non riconosciuti dagli ebrei), s’impregnò di concetti dogmatici, ricavati in parte dal paganesimo. Non poteva aversi un percorso diverso per essa, perché la figura di Gesù Cristo non era stata delineata chiaramente in Israele: si lasciava interpretare in modo difforme in rapporto al prevalere di una corrente o di un’altra. Non bisogna meravigliarsi quindi dell’accumulo di affinamenti correttivi subiti nei concili (almeno 25 nel corso di tutta la storia cristiana) fino al Concilio Vaticano II, tenutosi nel 1962-1965. A titolo di esempio, in quest’ultimo gli ebrei sono stati affrancati dall’assurda etichetta di «deicidi», che li ha accompagnati fino a poco tempo prima, dopo quasi due millenni di persecuzioni e repressioni.

    Si dibatteva e si decideva su qualcosa che era stato fantasiosamente inteso. Non sono mai esistite le antiche dimore divine e tanto meno l’Olimpo greco, per cui oggi si può sorridere, ma non meno per il regno celeste di Dio.

    Nessun stupore se poi dal Verbo di Gesù sono derivate molteplici confessioni eretiche, che furono in gran parte represse sanguinosamente, anche perché compromettevano gli interessi economici consolidati. A nulla servirono gli insegnamenti del Nazareno, che erano fondati sull’amore, per diffondere la pace e il rispetto fra gli uomini. Si preferì intendere il celeste paradiso egualitario, ma assicurandosi egoisticamente in terra ogni ricchezza, ignorando la giustizia e l’amore.

    È assurdo ritenere divino l’uomo Gesù, considerandolo preesistente in cielo, disceso sulla terra e incarnatosi nel seno della Vergine Maria, ritornandovi poi con la risurrezione in seguito al sacrificio del Golgota.

    Gesù, come ebreo, quale fu veramente, non si sacrificò per la salvezza dell’umanità, peraltro celeste! Riporta l’evangelista Giovanni 1,1-5: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Non v’è alcun fondamento per ritenere vero tutto ciò. L’uomo ha bisogno di credere alla realtà, palpabile e dimostrabile, non a ciò che è metafisico, per gestire nel miglior modo la propria vita individualmente e socialmente con piena responsabilità personale.

    Per la natura non chiara di Gesù emersero varie eresie contestative sin dall’I secolo, come il docetismo (era ritenuto interamente divino, non parzialmente uomo). Poi si giunse a Costantino che, presiedendo il concilio di Nicea nel 325, trovò l’espediente del termine homoousios, che significa consustanziale, ossia della stessa sostanza di Dio (al contrario homoiousios che significa simile). Un ghiribizzo per giustificare una fede, una delle tante, di cui nessuna è veritiera.

    È molto strano che Costantino, pur professandosi cristiano romano, si sarebbe mantenuto cristiano ariano: si fece battezzare in punto di morte da Eusebio (265-340), vescovo ariano, ma ordinando il rogo per i libri del teologo berbero Ario (256-336), il fondatore della relativa dottrina. Che si sia sentito dibattuto intimamente?

    E un altro paradosso sarebbe la santissima Trinità con la presenza dello Spirito Santo, che d’altronde è lo stesso Padre, lo stesso Dio, la ruah intesa dagli ebrei (trattasi di un termine femminile). S’intendono tre persone distinte Padre, Figlio e Spirito Santo, tutte della stessa sostanza, quasi si trattasse di tre divinità, sconfinando così nel politeismo. La Chiesa assicura che si tratta di un monoteismo peculiare, intendendo lo Spirito Santo come una ipostasi di Dio. Tuttavia rimane sempre un concetto astruso, anche perché si vuole ritenere divino il rabbi Gesù.

    Non essendo chiara la divinità, che è stata assoggettata a varie revisioni, ci sarebbero tre tipi di credenti:

    A) i teisti ritengono che Dio, dopo aver creato, sorveglia influenzando, perdonando e facendo miracoli all’occorrenza, ma sempre a propria discrezione, non potendo interpretarne in alcun modo la sua assenza davanti alle sconcertanti situazioni tragiche.

    B) i deisti, per cui Dio avrebbe creato e, dopo aver stabilito le leggi, si sarebbe messo in disparte, senza intervenire in alcun modo, anche nelle terrificanti vicende umane; così sarebbe giustificato il suo assordante silenzio.

    C) i panteisti, sono coloro che usano il termine Dio come sinonimo delle leggi e delle forze sia della natura, sia dell’universo.

    Inoltre c’è chi intende il Deum, ossia il Principio Universale, l’Assoluto, che la ragione accetterebbe, come ritengono alcuni teologi, e chi, invece, il Deus, la divinità trascendente, biblica, il Creatore, cui Gesù si rivolgeva, chiamandolo Padre, e la cui esistenza non è dimostrabile razionalmente, ma è accettabile soltanto per fede come le altre divinità.

    Questa suddivisione sarebbe sconcertante per uno che vorrebbe essere un sincero credente, venerando un unico Dio, senza attributi e senza essere soggetto ad alcuna interpretazione personale o confessionale.

    La multiforme divinità si confuta da sé, rilevando l’artificiosità umana che naviga nel mare dell’ignoranza alla ricerca di qualcosa che soddisfi intellettualmente, ma è un «non senso», perché si trascura la scienza, un dono meraviglioso, negato agli antichi e faticosamente appresa dopo millenni e millenni di buio intellettuale.

    Sfogliando le pagine veterotestamentarie vi s’intravede la divinità con differenti caratteri, essendo ritenuta antropomorfa: paterna e provvidenziale; oppure severa e distaccata o infine gelida e belligerante. Altrettanto è avvenuto per quelle neotestamentarie, come è stato riferito, a prescindere dal malcelato adattamento di quelle precedenti alla rivelazione messianica di Gesù. Appunto per le molteplici trascrizioni effettuate e le variazioni introdotte, non pochi studiosi avanzano seri dubbi a riguardo dell’esistenza del Gesù evangelico. Si chiedono se fosse reale o meno e se il Cristo fosse una leggenda elaborata su un uomo che dava fastidio alle autorità. È stato reso divino e taumaturgo, fino a farlo risorgere e ascendere al cielo, da dove era venuto. Che fantasia dispersiva, cui molti cervelli illustri si assoggettano, negandosi la realtà della vita.

    È strano che Paolo non abbia conosciuto il Nazareno essendo stato famoso come i Vangeli fanno intendere per i miracoli, la predicazione con un seguito di folle, la contestazione del tempio e la frequentazione di Gerusalemme. Al contrario si può pensare che egli fosse sconosciuto, perché Giuseppe Flavio (37-100 d.C.), storico ebreo, non ne diede alcun risalto (il trafiletto relativo a Gesù è un’aggiunta posteriore). Anche Filone Alessandrino (20 a.C.- 45 d.C.), riportato nel Capitolo 6, non ne riferisce nulla.

    L’apostolo delle genti, subendo una sua visione abbagliante sulla via di Damasco, aveva innalzato teologicamente Gesù alla suprema divinità, rendendolo il Salvatore dell’umanità. Dopo la morte sarebbe asceso al cielo, nonostante avesse mangiato pesce con gli apostoli. Credere a questo racconto con la coreografia dell’agnello pasquale, delle beatitudini, dei miracoli, dell’eucaristia, significa imprigionarsi nell’assurdo, escludendo la scienza e ostacolando il progresso, che è l’ideale dell’umanità. Questa deve domare la propria ferinità, perseguire la giustizia e acquisire una visione limpida della vita.

    Note:

    1) Anche Isaia, 62,1-2, esalta la giustizia, ampiamente trattata in Proverbi: Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà.

    Gesù perseguì la giustizia predicando l’eguaglianza degli uomini.

    2) Paolo affermava, in I Corinzi 3,19: La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Ma chi sarebbe Dio, pur Onnipotente, Onnipresente e Onnisciente? Trattasi di un’essenza totemica, elaborata nel remoto passato dagli uomini, che si è cristallizzata nel corso dei secoli con eccelsi attributi.

    La sapienza umana, pur stolta davanti a Dio, posto su un piedistallo supremo, ovviamente irraggiungibile, è comunque migliorabile con l’aggregazione di quelle virtù e di quei principi che si acquisiscono nel tempo per selezione darwiniana.

    L’uomo, oltre a considerare i buoni propositi, pervenendo gradualmente alla verità, deve anche disporsi di freni virtuosi per domare le sue follie, sempre possibili.

    3) È molto probabile che s. Agostino (354-430), vescovo di Ippona, abbia elaborato il concetto del peccato originale di Adamo ed Eva, considerando il Salmo 51,7: Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre (sono parole di Davide per aver peccato con Betsabea, moglie di un suo ufficiale, avendola fatta sua). Avrà tenuto conto anche della Lettera paolina ai Romani 12,1: Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.

    4) Poiché gli ebrei si erano amalgamati con i cananei (pacificamente o bellicosamente, essendone incerti gli storici e gli archeologi), la loro Bibbia è pregna della relativa cultura. La divinità El, che era cananea, era stata considerata da Giacobbe, il secondogenito che Isacco ebbe da Rebecca, figlio tardivo di Abramo e Sara; essa fu associata in seguito a YHWH.

    Capitolo 2      

    L’origine della vita

    Secondo le accreditate teorie scientifiche l’avvio di tutta la complessità del cosmo è dato dal big bang (teorizzato dal sacerdote e astrofisico belga Georges Édouard Lemaître, 1894-1966), che si sarebbe verificato 13,7 miliardi di anni fa. Tutto è cresciuto gradualmente avendo all’inizio soltanto l’idrogeno, il solo elemento chimico più semplice che già preesisteva, ma in che modo è stato prodotto con il suo protone e il suo elettrone? Non è possibile saperlo, anche a riguardo delle reazioni nucleari, alle quali sono state sottoposte le incessanti aggregazioni che si sono avute, ottenendo da esso tutti gli altri elementi della tavola di Mendeleev (Dmitrij Ivanovič Mendeleev (1834-1907), chimico russo. Con essi si è formato tutto ciò che si riscontra nella natura terrestre e nell’universo.

    La Terra si sarebbe formata 4,7 miliardi di anni fa dalla condensazione di polveri e frammenti di una nebulosa solare.

    La vita ebbe origine nel brodo primordiale con la formazione degli amminoacidi, i «mattoni» della vita, con i quali si ottennero le proteine, quindi gli unicellulari e poi gradualmente i pluricellulari, come dimostrò il biochimico statunitense Stanley Miller (1930-2007), e aveva ipotizzato il naturalista inglese Charles Darwin (1809-1882). Il tutto avvenne nell’ambito della sovrastruttura delle leggi e delle energie (è ignota la loro origine); si formò così una massa dalla quale sono emerse la flora e la fauna, ognuna con i propri processi e quindi con le proprie creature che si sono diversificate con l’evoluzione. Si verificarono mutamenti, adattamenti, selezioni ed estinzioni nel lunghissimo corso delle ere di milioni di anni. Esse si sono contraddistinte in Archeozoico, Paleozoico, Mesozoico, il quale comprende il Triassico, il Giurassico e il Cretaceo, durante il quale dominarono i dinosauri; Cenozoico e infine Neozoico (comprende il Pleistocene con la comparsa dell’uomo e l’Olocene con il ritiro dei ghiacciai da gran parte della Terra che si sarebbe completato 10.000 anni fa).

    Tutta questa complessità è stata ipotizzata in base ai ritrovamenti fossili, quindi nulla di fantasioso, al contrario della creazione, riportata nella Bibbia, essendo nulle le conoscenze della realtà in quelle epoche in cui fu redatta.

    Secondo la Bibbia, che è la parola di YHWH, come affermano i credenti, l’uomo sarebbe stato generato il sesto giorno della Creazione. In Genesi 1,26-27: Dio disse: – Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra –. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.

    Genesi 2,7-8: Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato.

    Genesi 2,15: Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.

    Genesi 2,21-23: Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: – Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta.

    Genesi 3,20: L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

    La Chiesa considera Adamo ed Eva santi progenitori.

    In realtà dagli scimpanzé derivarono i preominidi, dai quali si ebbero gli ominidi e infine gli uomini, che hanno in comune con gli originari il 99% del DNA.

    Al posto della prima donna biblica ci sarebbe stata l’Eva mitocondriale, vissuta in Africa 200.000 anni fa, avrebbe dato origine al DNA dei mitocondri, contenuti nel citoplasma delle cellule umane. Rispetto all’uomo biblico ci sarebbe l’Adamo cromosomico, vissuto 50.000 anni fa, dal quale deriva il cromosoma Y. Come si constata vi è una differenza di 150.000 anni tra i progenitori, mitocondriale lei e cromosomico lui, durante la quale un migliaio di individui, vissuti in luoghi e tempi diversi, vi avrebbero contribuito, per cui l’origine dell’attuale umanità sarebbe poligenica. In contrapposizione a questo poligenismo ci sarebbe il monogenismo, per cui l’umanità discenderebbe da una coppia originaria. A questa seconda teoria si rapportava papa Pio XII, pontificato 1939-1958, per avvalorare il peccato originale commesso dall’Adamo biblico, coinvolgendovi l’intera umanità, e ritenuto un dogma.

    Gli ebrei contestano questo concetto, che fu inteso dall’apostolo Paolo che scrisse nella Lettera ai Romani 5,12: Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con esso la morte, così questa ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Specificando anche nella stessa Lettera 5,9: Giustificati nel sangue di Gesù Cristo, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. In questo modo Gesù Cristo viene considerato il Salvatore dell’umanità. Con lui era d’accordo s. Agostino che condannò le dottrine di Donato (270-355), vescovo di Numidia; di Mani (216-277), predicatore iraniano; e di Pelagio (360-420), monaco e teologo britannico, per il quale il peccato originale, commesso solo dai progenitori, non era da addebitare a tutti i discendenti.

    Ritornando all’alba della vita umana, gradualmente l’istinto divenne intelletto, per cui gli uomini si resero coscienti della loro vita e dei loro ambienti e s’impegnarono per tutto ciò che concerneva la propria sussistenza: cacciando, proteggendosi e riparandosi. Per i tanti fenomeni naturali in cui furono coinvolti, anzitutto la morte, saranno stati presi da angoscia e panico, per cui avranno sviluppato gradualmente il culto dei defunti, venerandoli. Poiché vivevano in comunità, ben presto si distinsero tra loro i valorosi contro gli attacchi dei nemici e degli animali; il relativo culto si sarebbe aggiunto a quello dei propri cari. Era inevitabile che per la semplicità esistenziale e la necessità di colmare il persistente vuoto intimo, essi fossero divenuti in seguito oggetto di venerazione collettiva. A riguardo vi è la Genesi 31,19: "Labano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli (in ebraico terafim), che appartenevano al padre. Giacobbe eluse l’attenzione di Labano l’Arameo, non avvertendolo che stava per fuggire […]".

    È molto probabile che in quei tempi remotissimi ci fosse stato il matriarcato, essendo la donna la detentrice della vita, sorgente e nel contempo culla, con le supreme divinità femminili: ma poi vi subentrarono quelle maschili, che presero il sopravvento.

    Si può arguire che tutti i popoli antichi fossero politeistici, come si constata presso i sumeri, gli ittiti, gli accadi, gli assiri, i babilonesi, gli egizi, i greci, i cananei e i fenici, limitatamente al Medio Oriente. Ma altre civiltà, ugualmente religiose, si sarebbero sviluppate altrove in Africa, in India, in Cina, in Australia e in America.

    Nota:

    Secondo gli antropologi il sentimento religioso doveva esserci già presso gli uomini di Neanderthal. Questa località corrisponde alla valle di Neander, vicina alla città Düsseldorf, che si trova nella omonima valle del fiume Düssel. Qui furono scoperti i fossili degli ominidi, cui subentrarono poi gli Homo Sapiens; poiché avevano cura dei defunti, li seppellivano con oggetti, che sarebbero serviti nella vita dell’oltretomba. Come sarebbe emerso questo culto? È probabile che, sognando i propri cari, avessero la sensazione di sentirli vivi, per cui erano stati indotti a pensare che loro vivessero nell’aldilà. Conseguentemente vennero onorati gli eroi, che gradualmente divennero dèi: come furono protettori in vita, così sarebbero stati intesi anche dopo la loro morte. È indubbio che le tempeste, gli incendi, i terremoti e i pericoli intimorissero i viventi, che ebbero necessità di rivolgersi a loro, divinità «standardizzate», per esserne protetti o calmarle, quando le ritenevano infuriate.

    Capitolo 3      

    Amenofi IV-Akhenaton

    Il faraone Amenofi IV-Akhenaton (1375 a.C.-1334 a.C.), che successe al padre Amenofi III il Magnifico (1390 a.C.-1350 a.C.); apparteneva alla XVIII dinastia e regnò per diciassette anni. Fu un sovrano pacifico, ma eretico, unico in tutta la storia egizia; viene considerato

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