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Il ciclo di James Allison
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E-book225 pagine3 ore

Il ciclo di James Allison

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Weird - racconti (192 pagine) - Tutti i racconti di James Allison per la prima volta raccolti in un volume annotato


James Allison è uno degli eroi più insoliti e misteriosi di Robert Howard, ma che cosa si nasconde dietro questo personaggio che nulla sembra aver da spartire con Conan, Solomon Kane e Kull di Valusia?

Siamo davvero di fronte a un personaggio vivo e autobiografico e se sì, come e perché? La reincarnazione è davvero il tema di questo ciclo di racconti? Dove ci porta? Quanto era importante per Robert Howard? Tutte domande a cui daremo risposta in questo libro, con un'analisi approfondita mai effettuata sinora su tutti i racconti di James Allison per la prima volta raccolti in un volume, in cui analizzeremo ogni singola frase per cercare di capirne di più sul suo autore e su questa curiosa quanto, inusuale, scelta narrativa.


Robert E. Howard (1906-1936) viene considerato il padre dell'heroic fantasy, ma è stato anche un grande scrittore dell'orrore e del romanzo d'avventura. Il suo personaggio di maggior successo è certamente Conan, sul quale ha scritto una ventina di racconti e un romanzo, ai quali sono seguite centinaia di altre avventure apocrife scritte da numerosi autori, fumetti e tre film per il cinema. Ma Howard ha creato anche i cicli di Kull di Valusia e di Salomon Kane, oltre a numerosi racconti western, fantastici, horror. Fisicamente robusto grazie all'allenamento e al body building ma di carattere fragile e introverso, Howard muore suicida a soli trent'anni.

LinguaItaliano
Data di uscita5 apr 2022
ISBN9788825420005
Il ciclo di James Allison
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Autore

Robert E. Howard

Robert Ervin Howard, (geb. 22. Januar 1906 in Peaster, Texas; gest. 11. Juni 1936 in Cross Plains, Texas) war ein US-amerikanischer Autor von Fantasy-, Abenteuer- und Horrorgeschichten sowie mehrerer Westernromane. Er gilt als prominenter Vertreter der Low Fantasy.

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    Anteprima del libro

    Il ciclo di James Allison - Robert E. Howard

    Nota del curatore e traduttore

    Claudio Foti

    Il Ciclo di Allison si compone di tre storie complete e di alcuni racconti non finiti. Tutte queste storie complete e anche tutti i frammenti, tranne forse Black Eons hanno come protagonista James Allison, un uomo senza una gamba che, nell’afoso Texas del ventesimo secolo si avvicina alla morte ogni giorno di più ma che vive chiare visioni di un passato, di una memoria ancestrale, comune a tutti gli uomini che è stato prima di essere James Allison. James Allison ricorda le vite di guerrieri dai capelli gialli, il biondo odierno – Howard insiste tanto nel far capire questa differenza scegliendo di volta in volta una terminologia che metta in risalto il vero colore dei capelli: è solo una pallida ombra del biondo dell’antichità ancestrale, di quei proto-ariani sanguinari e feroci che affrontano vite erranti e mostri terribili.

    Dalle numerose lettere che Robert E. Howard scrisse a Lovecraft, emerge chiaramente che l’era Hyboriana per il padre di Conan era una sorta di mito da cui percolarono sino a noi le leggende dell’uomo moderno. Andrebbe fatto uno studio serio in merito anche in ottica di Conan il Cimmero in questo campo ma qui, le memorie ancestrali che verranno messe in luce sono quelle del cosiddetto Ciclo di James Allison. Allison è un uomo in grado di ricordare le sue vite precedenti – non escludendo, bensì accennandovi – anche a vite di animali o di creature che sono oggi divenute leggende e miti. Nel racconto La valle del verme, ambientato dopo un cataclisma che pose fine all’Era Hyboriana, il narratore stabilisce una connessione tra la creatura che da’ il titolo alla storia e le moderne leggende dei draghi.

    I will tell you of Niord and the Worm. You have heard the tale before in

    many guises wherein the hero was named Tyr, or Perseus, or Siegfried,

    or Beowulf, or Saint George. But it was Niord who met the loathly thing

    that crawled hideously up from hell, and from which meeting sprang the

    cycle of hero-tales that revolves down from ages until the very substance

    of the truth is lost and passes into the limbo of all forgotten legends. I

    know whereof I speak, for I was Niord. (The Valley of the Worm)

    Va sottolineato che l'approccio originale di Robert Howard, di concepire l'Era Hyboriana come età della mitologia vivente, è ben evidente in alcuni dei nomi che lo scrittore usò prendendoli da un elenco che aveva messo insieme nel marzo 1932, come parte del suo saggio The Hyborian Age. Per fare solo un esempio, nomi di paesi come Asgard o Vanaheim, le cui genti sono gli Aesir con nomi come Heimdall, furono chiaramente presi dalla mitologia Nordica (Hyborian Names and Countries 417-19).

    È stato lo studioso Patrice Louinet che ha individuato la fonte dell’epoca mitologia creata da Howard, e dallo scrittore usata per inventare nomi di persone e di luoghi nel libro di Thomas Bulfinch The Outline of Mythology del 1867. In realtà si tratta di una trilogia di libri di T. Bulfinch (vissuto tra il 1796-1867) che sembra essere una sorta di messa in prosa dei miti classici e delle storie eroiche. Louinet afferma che molti nomi nel saggio di Howard e nelle storie di Conan sono stati mutuati direttamente da questi testi. C’è Hyperborea, una terra che Bulfinch come Howard posiziona nella parte nord del mondo, ma sembra davvero improbabile che il mito di Iperborea fosse noto solo a Bulfinch. Anche nomi come Stygia e Brythunia così come quello dei Pitti non sono esclusivi dell’opera dello scrittore-bancario Bulfinch. In ogni caso non vi è alcuna certezza che Howard abbia preso questi nomi dall’opera di Bulfinch, potrebbe in effetti averli letti in altre parti, di sicuro li ha modificati leggermente e l’originale Hyrcania divenne la Terra di Hyrkania nel saggio The Hyborian Age di Howard ma, concedetecelo, a vederla come James Allison, siamo sicuri che il nome originale in realtà non fosse stato proprio quello ‘inventato’ da Robert Howard: quindi Hyrkania e non Hyrcania?

    Il ciclo di James Allison vede come protagonista un texano che, sebbene costretto a zoppicare per mancanza di una gamba, ha il potere di ricordare non solo le sue precedenti incarnazioni ma è anche a conoscenza che si reincarnerà eternamente in futuro. Robert Howard qui ci parla di reincarnazione, di memorie ancestrali e razziali o personifica il Tempo nella figura di James Allison? Lascio la risposta a studiosi più eruditi.

    A proposito di tempo, ho cercato in tutti i modi di comprendere i periodi di stesura dei racconti per cercare di determinare una corretta cronologia di lettura. Compito non facile, se non impossibile. Lo stesso Paul Herman mi ha confessato che Robert E. Howard non ha mai impostato una cronologia per nessuno dei suoi personaggi. Gli esperti infatti non riescono neppure a concordare l'ordine in cui andrebbero lette le storie di Conan. In effetti è vero che Robert voleva che ogni storia fosse leggibile a se stante e non dipendente da altre. Per quel che riguarda l’ordine di scrittura: be’ solitamente si possono fare ipotesi basandoci sul fatto che abbiamo il dattiloscritto originale, e questo è un grande se, e ci si può avvicinare a stabilire quando quel dattiloscritto fosse stato ‘partorito’ con un margine di errore di un anno o due, ma non si riesce ad essere più precisi ammette Herman. Certo possiamo guardare la data di pubblicazione o quella a cui fu inviato all'agente, che ci si augura avrà preso un appunto al riguardo. Va considerato, sempre secondo Paul Herman, che Robert E. Howard spesso iniziava e interrompeva diverse volte le storie che scriveva. Diventa quindi praticamente impossibile stabilire quando qualcosa sia stato effettivamente inventato, ideato, poi messo su carta e quando è stato completato. E nel caso del ciclo di James Allison, la maggior parte di questi testi – purtroppo – non è mai arrivata alla stesura finale, ma rimase solo in forma di prima bozza. Insomma il processo di scrittura del padre di Conan era semplice: sinossi su sinossi pian piano ampliava e o cambiava la storia infarcendola progressivamente di dettagli. Compito arduo, quindi, datarle. Anche l’esperto di lunga data Patrice Louniet mi conferma questo modo di fare di Robert Howard ma aggiunge qualcosa per noi estremamente importante. Sostiene infatti che Gli erranti del Valhalla fu scritto nell’aprile del 1932, La valle del verme nel giugno del 1932 e Il giardino della paura nell’estate del 1933. Riguardo i frammenti invece Louniet conferma che tutti sono stati scritti in un periodo che va da luglio del 1932 fino a metà del 1933 anche se, afferma ancora Louniet, è molto probabile che siano stati scritti da Robert E. Howard tutti nella seconda metà del 1932.

    Insomma cercare una cronologia affidabile di questo ciclo sembra impossibile e allora l’unico modo per cercare di dare un prima e un dopo è analizzare le storie, cercando all’interno qualche indizio che possa suggerirci una cronologia di lettura.

    Vediamo innanzitutto i riferimenti, storici, se ce ne sono nei racconti, frammenti compresi e cerchiamo di stilare una lista di lettura:

    Il giardino della paura (armi di Selce e mammuth)

    Gli erranti del Valhalla (armi di bronzo e acciaio)

    La valle del verme (armi bronzo, coltelli rame, spada di ferro-pitti) Bragi è giovane.

    Akram la misteriosa (non ci sono riferimenti storici precisi se non sensazioni simili a quelle de Il giardino della paura e della Valle del Verme)

    Brachen il Celta (età del bronzo)

    Il quinto figlio di Genserico (età del bronzo) Bragi è vecchio.

    Il guardiano dell’idolo (Cro-Magnon contro Neanderthal) e James Allison morente

    Dal punto di vista cronologico di James Allison:

    Gli erranti del Valhalla (qui viene ben presentato il protagonista, la sua storia e si accenna a come si sia fatto male alla gamba. Sembra un racconto introduttivo della sua figura)

    Il giardino della paura (benché ambientato prima di Gli erranti del Valhalla qui James Allison non ha particolari descrizioni e non si parla della sua menomazione fisica, quindi forse era già stato presentato.)

    Brachen Il Celta (James Allison sembra star bene.)

    Akram la misteriosa (non ci sono descrizioni dello stato di salute di James Allison).

    La valle del verme (James Allison corpo storpio e tormentata malattia, quindi le cose peggiorano per il narratore rispetto ai racconti precedenti.) Bragi però è giovane.

    Il quinto figlio di Genserico (Allison è fragile e malaticcio) Bragi è vecchio

    Il guardiano dell’idolo frammento e sinossi (James Allison morente).

    Purtroppo nessuna delle due classificazioni è esaustiva e definitiva. Qui abbiamo quindi deciso di presentare i racconti inserendo dapprima i tre completi, nell’ordine cronologico che ci è sembrato più corretto e quindi Gli erranti del Valhalla perché in questo racconto c’è la genesi di James Allison, anche se probabilmente prima di questo, per motivi evoluzionistici cronologici sarebbe dovuto andare Il giardino della paura che invece inseriamo al secondo posto e come terzo racconto completo il lettore troverà La valle del verme. Dopo questi tre racconti completi il lettore farà la conoscenza con Brachen il celta e Akram la misteriosa in entrambe queste due storie incomplete James Allison è tutto sommato ancora in buona salute. Per ultimi due si troveranno invece la sinossi e il frammento Il quinto figlio di Genserico e Il guardiano dell’idolo storie anch’esse mai finite in cui le condizioni di salute di James Allison sono peggiorate notevolmente. Questa classificazione non ci soddisfa a pieno ma è la migliore possibile per far fruire al lettore una linea di lettura di un ciclo così complicato. Dopo i racconti il lettore troverà le analisi approfondite sugli stessi, si è deciso di metterli in fondo al volume per evitare spoiler.

    Claudio Foti

    Gli erranti del Valhalla

    Il cielo era lurido, lugubre e nauseante, come dell'acciaio ossidato, striato di venature cremisi cupo. Contro la macchia rossa confusa dell’orizzonte si stagliavano le basse colline che costituivano le vette di quell'arido altopiano, una desolata distesa di cumuli di sabbia e boschetti di querce, costellata di campi sterili dove i fittavoli mandavano tristemente avanti le loro vite aride con quel lavoro infruttuoso e amaro.

    Avevo zoppicato fino a un crinale che si innalzava sopra gli altri, fiancheggiato da una parte e dall'altra dai brulli cespugli delle querce. La terribile tristezza e la cupa desolazione dei panorami davanti a me ridussero la mia anima in polvere e cenere. Sprofondai su un tronco mezzo marcio, e l'angosciosa malinconia di quella terra grigia mi assalì. Il sole rosso, mezzo velato dal soffio polveroso e dalle nuvole offuscate, andava calando; era quasi sceso oltre il bordo occidentale. Ma il suo tramontare non conferiva gloria alcuna ai cumuli di sabbia né alcun luccichio. Anzi il suo bagliore cupo accentuava la macabra desolazione della terra.

    Poi improvvisamente mi resi conto di non essere solo. Una donna emersa dalla fitta boscaglia mi osservava immobile. La guardai con silenziosa meraviglia. La bellezza era così rara nella mia vita che riuscivo a malapena a riconoscerla, eppure sapevo che quella donna era incredibilmente bella. Non era né bassa, né alta; snella e tuttavia splendidamente modellata. Non ricordo il suo vestito; ho la vaga impressione che fosse vestita in modo ricco ma modesto. Ma ricordo la strana bellezza del suo viso, incorniciato dalla gloria scura e increspata dei suoi capelli. I suoi occhi attiravano i miei come una calamita; non so dire del ​​colore di quegli occhi. Erano scuri e luminosi, illuminati come nessun occhio che io abbia mai visto era illuminato. Parlava e la sua voce, stranamente accentata, era estranea alle mie orecchie e dorata da echi perduti.

    – Perché ti agiti, Hialmar?

    – Mi confondi, signorina – risposi. – Il mio nome è James Allison. Stavi cercando qualcuno?

    Lei scosse lentamente la testa.

    – Sono venuta per guardare ancora una volta la terra. Non pensavo di trovarti qui.

    – Non ti capisco – risposi. – Non ti ho mai visto prima. Sei una nativa di questo paese? Non parli come una texana.

    Lei scosse la testa.

    – No. Ma conoscevo questa terra molto tempo fa, molto, molto tempo fa.

    – Non sembri così vecchia – dissi senza mezzi termini. – Mi perdonerai se non mi alzo. Come vedi, ho solo una gamba, ed è stata una camminata così lunga fin quassù che sono costretto a sedermi e riposarmi.

    – La vita ti ha trattato duramente – disse dolcemente. – Ti riconosciuto appena. Il tuo corpo è così cambiato…

    – Dovevi conoscermi prima che perdessi la gamba – dissi con amarezza – anche se giuro che non mi ricordo di te. Avevo solo quattordici anni quando un mustang mi cadde addosso e mi schiacciò la gamba riducendola così male che dovettero amputarmela. Dio quanto avrei voluto fosse stato il mio collo, invece.

    Così gli storpi parlano a estranei assoluti: non tanto per cercare compassione, quanto per far uscire il grido disperato di un'anima torturata oltre ogni sopportazione.

    – Non preoccuparti – disse lei dolcemente. – La vita prende ma dà anche…

    – Oh, non farmi un discorso sulla rassegnazione e sull'allegria – sbottai rabbioso. – Se avessi il potere strangolerei ogni dannato sfacciato ottimista del mondo! Di che cosa devo essere felice? Che cosa posso fare se non sedermi e aspettare la morte che si sta lentamente insinuando in me come una malattia incurabile? Non ho ricordi che mi rallegrino – nessun futuro a cui guardare con aspettativa – tranne qualche altro anno di dolore e sventura, e poi l'oscurità dell'oblio totale. Non c'è stata nemmeno alcuna bellezza nella mia vita, in fondo è come in questo deserto abbandonato e desolato.

    Le dighe della mia reticenza furono spezzate, e i miei sogni amari, a lungo repressi, scoppiarono; né mi sembrò strano che avessi aperto la mia anima a una donna sconosciuta che non avevo mai visto prima.

    – Questa terra ha delle memorie – disse.

    – Sì, ma non le ho condivise. Avrei potuto amare la vita e vivere profondamente come un cowboy, anche qui, prima che gli squatter trasformassero il paese da un campo aperto a un cumulo di fattorie in difficoltà. Avrei potuto vivere nel profondo come un cacciatore di bufali, un combattente indiano o un esploratore, anche qui. Ma io sono nato fuori dal mio tempo, e anche le gesta proprie di questa stanca età mi sono state negate. Non si può capire quanto sia triste stare seduto incatenato e indifeso, e sentire il sangue caldo asciugarsi nelle vene, e i sogni scintillanti svanire nel cervello. Vengo da una razza irrequieta, vagabonda e combattiva. Il mio bisnonno è morto all'Alamo, fianco a fianco con David Crockett. Mio nonno ha guidato con Jack Hayes e Bigfoot Wallace, ed è caduto con tre quarti della brigata di Hood. Mio fratello maggiore è caduto a Vimy Ridge, combattendo con i canadesi, e l'altro è morto alle Argonne. Anche mio padre è storpio; sta tutto il giorno assonnato sulla sedia, ma i suoi sogni sono pieni di ricordi coraggiosi, perché il proiettile che gli ha rotto una gamba lo ha colpito mentre si inerpicava su per la collina di San Juan.¹ E io? Cosa mai potrei sentire, sognare o pensare?

    – Dovresti ricordare – disse lei dolcemente. – Eppure, anche adesso i sogni dovrebbero venire da te come gli echi di liuti lontani… io mi ricordo! Mi ricordo come strisciai verso di te in ginocchio, e di come tu mi hai risparmiata – sì, ricordo il fragore e il tuono mentre la terra cedeva – amico, non sogni mai di annegare?

    Rimasi di sasso.

    – Come puoi saperlo? Più e più volte ho sentito le acque ribollenti salire sopra di me come una montagna verde e più volte mi sono svegliato, ansimando e affogando, ma tu come puoi saperlo?

    – I corpi cambiano ma l'anima rimane addormentata e intatta – rispose lei in modo criptico. – Anche il mondo cambia. Questa è una terra triste, dici, ma i suoi ricordi sono antichi e meravigliosi più antichi dei ricordi dell'Egitto.

    Scossi la testa meravigliato.

    – O sei pazza tu, o lo sono io. Il Texas ha ricordi gloriosi di guerre, conquiste e drammi, ma i suoi secoli di storia sono pochi, rispetto alle antichità dell'Egitto, non è così?

    – Qual è la particolarità dello stato nel suo insieme? – mi chiese criptica.

    – Non so esattamente cosa intendi – le risposi. – Se intendi geologicamente, la particolarità che mi ha colpito è il fatto che il Texas non è altro che una successione di ampi altopiani, e pendii, che scendono dal livello del mare a oltre mille e duecento metri di altezza, come i gradini di una scala gigantesca, con interruzioni di colline boscose. L'ultima altura è Caprock,² e al di la di quella iniziano le Grandi Pianure.

    – Una volta le Grandi Pianure si estendevano fino al Golfo – mi rispose. – Molto, molto tempo fa, quello che ora è lo stato del Texas era un vasto altopiano, che digradava dolcemente verso la costa, ma senza le interruzioni e i pendii di oggi. Un potente cataclisma lo staccò dalla terra a Caprock, l'oceano ruggì su di esso e Caprock divenne il nuovo litorale. Poi, con il passare delle ere, le acque si ritirarono lentamente, lasciando le steppe che vedi oggi. Ma ritirandosi le acque hanno trascinato nelle profondità del Golfo molte cose curiose – amico, non ricordi – le vaste pianure che andavano dal tramonto alle scogliere sopra il mare splendente? E la grande città che si stagliava sopra quelle scogliere?

    La fissai, sbalordito. All'improvviso si è chinò verso di me e la gloria della sua bellezza aliena per poco non mi sopraffece. I miei sensi vacillarono. Mi mise le mani davanti agli occhi con uno strano gesto.

    – Lo vedrai! – Gridò violentemente. – Guarda, cosa vedi?

    – Vedo i cumuli di sabbia e le macchie lucenti cupe per il tramonto – risposi come un uomo che parla lentamente,

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