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Hitler, fronte interno
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Hitler, fronte interno

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Spaziando dai drammatici eventi che hanno interessato il fronte orientale alle più semplici difficoltà domestiche affrontate dalle donne di casa costrette ad arrangiarsi con cibi sintetici e surrogati, “Hitler, fronte interno”  costituisce un interessante ed esaustivo resoconto anno per anno della vita durante la II Guerra Mondiale in Germania, ricco di aneddoti relativi a cittadini comuni che, per quanto possibile, tentavano di trovare un briciolo di normalità durante un’emergenza senza precedenti.
Questo libro è stato scritto grazie a preziose risorse che hanno permesso all’autore di ricostruire piccoli e grandi eventi: razionamenti, crimini, restrizioni, bombardamenti e malcontento generale della popolazione sono tra i principali argomenti trattati.
I giornali ufficiali dell’epoca come “Das Reich”, “Völkischer Beobachter” e “Der Angriff” mostrano come i cittadini siano stati informati, non sempre in maniera veritiera, dei successi e fallimenti della propria Nazione durante il periodo bellico.
Anche stralci di quotidiani e periodici tedeschi, insieme a relazioni delle forze dell’ordine, diari dei cittadini e dei gerarchi stessi, discorsi, lettere inedite, trasmissioni del “Deutsche Wochenschau” e testimonianze dirette sono di fondamentale importanza per la costruzione di un’immagine dell’epoca nazista.

LanguageItaliano
PublisherArtia
Release dateMar 30, 2022
ISBN9781667429250
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    Hitler, fronte interno - Nathan Morley

    Hitler: fronte interno

    La vita nella Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale

    ––––––––

    Nathan Morley

    Prima pubblicazione in Gran Bretagna nel 2019

    Seconda edizione, maggio 2019

    Quest’opera, pubblicata da Amazon, è disponibile anche in formato Kindle, acquistabile presso qualsiasi negozio Amazon a livello globale.

    ––––––––

    © Copyright 2019 Nathan Morley

    Ogni diritto riservato

    Nathan Morley è riconosciuto come l’autore di quest’opera, tali diritti sono stati stabiliti da lui stesso e confermati dall’atto del 1988 riguardante i diritti su manoscritti, disegni e brevetti.

    INDICE

    RINGRAZIAMENTI

    PRESENTAZIONE

    CAPITOLO 1 – 1939 - 5

    CAPITOLO 2 – 1940 - 27

    CAPITOLO 3 – 1941 - 81

    CAPITOLO 4  - 1942 - 109

    CAPITOLO 5 – 1943 - 131

    CAPITOLO 6 – 1944 - 185

    CAPITOLO 7 – 1945 - 205

    CAPITOLO 8 – DOPOGUERRA -229

    RINGRAZIAMENTI

    L’enorme massa di informazioni collezionate per la realizzazione di quest’opera, sarebbe in grado di riempire un’intera libreria, sono immensamente grato alle numerose persone ed istituzioni che mi hanno fornito consigli e assistenza preziosi.

    Le ricchezze storiche contenute nello Zeitungsabteilung, il reparto dedicato a quotidiani e giornali nella biblioteca di Berlino, vicino a Westhafen, hanno rappresentato un’indispensabile risorsa per il mio libro, permettendomi di accedere a stampe originali, periodici rari, testate giornalistiche come quella di Völkisher Beobachter e Der Angriff. La Staatsbibliothek di Berlino, in Potsdamer Platz, e gli archivi con sede presso Friedrichstraβe, sono stati egualmente importanti per condurre le mie ricerche. Mi sembra inoltre doveroso rivolgere un ringraziamento particolarmente anche allo staff del British Library Newspaper Archives di Londra, e anche a quello dell’Imperial War Museum, senza dimenticare il personale della National Library. Vari consigli sono stati forniti anche da chi si occupa del Kölnisches Stadtmuseum, del Gedenkstätte und Museum Sachsenhausen e del Gedenkstätte für Zwangsarbeit, a Lipsia.

    Ho trovato solo gentilezza e professionalità da parte del personale impiegato al centro di documentazione Topographie des Terrors, che vanta una collezione unica di materiale relativo alla sicurezza dello Stato e a Berlino durante la Seconda Guerra Mondiale. Un ringraziamento è d’obbligo anche nei confronti del Rundfunk Berlin-Brandenburg (RBB), per avermi permesso di accedere alla Haus Des Rundfunks, dandomi la possibilità di esplorare i luoghi da cui venivano diffuse le notizie durante il regime del Terzo Reich. Ho avuto modo di trovare la medesima cortesia al Norddeutscher Rundfunk (NDR), ad Amburgo, dove ho potuto consultare gli archivi televisivi e cinematografici tedeschi. Ringrazio anche il personale dello studio cinematografico UFA a Babelsberg.

    Un ringraziamento speciale va soprattutto a mio padre, Bernad Morley, che ha fatto di tutto per assistermi in questo progetto, senza pretendere di nulla in cambio.

    INTRODUZIONE

    Il ricordo della guerra, anche se talvolta vagamente sfocato, continua ad essere vivo nei ricordi degli abitanti della Germania. Semplicemente facendo un giro per le strade di Berlino, ancora oggi si possono vedere centinaia di edifici distrutti dai bombardamenti. Non meno importanti sono le piccole placchette di ottone incastonate nel pavimento che ricordano gli ultimi indirizzi di migliaia di persone deportate dalle proprie case, destinate ad una fine crudele.

    Gli occhi dei pensionati che camminano a passo ormai rallentato dal tempo, nei bar, nei negozi e nei supermercati, sono la preziosa testimonianza di uno dei più grandi conflitti di sempre.

    In questa storia, per quanto possibile, i fatti vengono raccontati in ordine cronologico a partire dalla fine del 1939. Non si tratta certamente di uno studio esaustivo ma, in ogni caso, ho provato a raccogliere le testimonianze della gente locale, soffermandomi sugli episodi più cruenti e folli della storia, trasformando in libro ciò i sentimenti e le esperienze di chi era costretto a servire il proprio Paese da soldato ma anche delle relative famiglie. Ho tentato di catturare anche le emozioni dei prigionieri, di chi era costretto ai lavori forzati, aiutandomi quando necessario con le testimonianze dei alcuni giornalisti. All’interno del libro non mancano certo i riferimenti alle posizioni dei vari partiti politici.

    Nel giro di soli quattordici anni, il movimento nazista, nato da un gruppo sconclusionato di fanatici della Baviera, è stato in grado di ribaltare gli assetti politici, annullando qualsiasi forma di democrazia e instaurando la più brutale delle dittature.

    Allo scoppio della guerra, i nazisti, erano coinvolti in qualsiasi questione sociale e politica della Germania. All’inizio del conflitto, la popolazione tedesca fu costretta a superare una difficoltà dopo l’altra: in un primo momento, gli abitanti della Germania dovettero trasferirsi per cercare lavoro, combattendo e stando alle innumerevoli regole imposte, mentre le condizioni di vita peggioravano giorno dopo giorno, drasticamente e irreversibilmente. Dopo i trasferimenti, i tedeschi dovettero poi fare i conti con i bombardamenti, vedendo distrutte le proprie case, i propri sogni, perdendo familiari e persone care.

    Le donne, rimaste a casa, erano terrorizzate all’idea di morire o di perdere il proprio compagno, figlio o marito. I soldati, naturalmente, erano a loro volta preoccupati per l’incolumità delle proprie famiglie mentre, per gran parte delle ragazze giovani, non si prospettava altro che un futuro da zitella o da vedova di guerra.

    I nazisti, in un secondo momento, una volta acquisito abbastanza potere avrebbero reso inutile qualsiasi tipo di intervento da parte dello Stato.

    Ecco, di seguito, la storia del fronte interno in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale.

    CAPITOLO 1 - 1939

    Lore Walb, una studentessa di Alzey, a sud ovest di Magonza, ricorda il primo settembre 1939 come il giorno "in cui la Germania ha preso la decisione più giusta. Lore non si dimenticherà mai di quando, seduta al tavolo della cucina, ascoltava alla radio la voce di un inviato che raccontava ciò che accadeva sul confine polacco. La ragazza, all’epoca ventiquattrenne, bionda e con gli occhi azzurri come il cielo, si stava concentrando su ogni parola della trasmissione radiofonica, mentre le truppe di Hitler superavano la frontiera. La Polonia è colpevole aveva scritto Lore sul suo diario. Proprio come lo scorso anno sotto i cechi, i tedeschi in Polonia stanno soffrendo per mano del regime del terrore polacco." Lore considerava i polacchi responsabili degli  attacchi contro la Germania la cui popolazione, stando alle pubblicazioni dei giornali nazisti, avrebbe subito angherie, torture, maltrattamenti e omicidi.

    Ogni giorno, tramite il sistema di informazione, sentiamo parlare degli atti spregevoli commessi dai polacchi. Al confine, le sofferenze di quei poveretti [i tedeschi] aumentano sempre di più.[1]

    Dopo un’attenta riflessione, Lore era giunta alla conclusione che, l’invasione contro la Polonia, fosse in realtà una nobile lotta. La ragazza non era l’unica a pensare che la Germania rappresentasse la parte offesa, anzi, si diffuse sempre più l’idea che i tedeschi avessero attaccato i polacchi per difendersi a seguito di un attacco ai danni di un inviato tedesco a Gliwice. In realtà, la verità era un’altra: le truppe delle SS avevano indossato delle uniformi polacche per inscenare l’intero incidente.

    Prima della fine della giornata, sia la Francia che la Gran Bretagna chiesero che le truppe tedesche fossero ritirate dal territorio polacco entro quarantotto ore ma, un ormai imperturbabile Hitler che si crogiolava nel successo da poco ottenuto, decise di ignorare l’ultimatum inconsapevole della piega che gli eventi avrebbero preso nel giro di pochissimo tempo.

    Tramite la moltitudine di notizie pubblicata sui giornali, una nuovissima parola entrò a far parte del vocabolario della gente: "Blitzkrieg", un neologismo utilizzato per identificare un nuovo regime del terrore. Raggiunta la massima potenza dal punto di vista bellico, senza ostacoli in vista, le truppe della Germania rasero al suolo le campagne polacche, distruggendo qualsiasi cosa tentasse di intralciare il loro cammino. Il susseguirsi degli eventi fu rapido e inaspettato, come se le lancette dell’orologio avessero, tutt’a un tratto, cominciato a scorrere in maniera eccessivamente veloce.

    Nonostante Hitler fosse alto un metro e settantacinque, agli occhi di Lore appariva come un gigante. La ragazza non era la sola ad avere questa impressione: molti affermavano infatti di percepire una particolare sensazione di fronte al Führer. Hitler era cordiale, modesto, un ottimo ascoltatore e, le donne in particolare, lo trovavano affascinante, tanto che il capo dell’Air Force Hermann Göring lo aveva dipinto come il tedesco più grandioso di tutti i tempi in occasione del suo cinquantesimo compleanno. Durante lo stesso periodo, il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, ordinò persino che fossero appesi stendardi su lampioni, grondaie, tetti, cavi telefonici, campanili, balconate e ingressi degli alberghi in onore di Hitler. Anche il ministero Manciukuò a Berlino offrì il proprio contributo, citando un passaggio del Confucio: "Quando un uomo ha quarant’anni, smette di fare errori, quando ne ha cinquanta, sente la voce del paradiso." Il partito nazista, per l’occasione, non badò a spese, presentando ad Hitler una collezione di ben cinquanta lettere antiche scritte per mano del re di Prussia: Federico il grande. W.A. Gibson Martin, un giornalista automobilistico, si trovava a Berlino all’epoca della celebrazione del compleanno di Hitler, un evento decisamente fuori dagli schemi:

    ...persino la circolazione in auto in alcune strade era stata vietata, io sono riuscito ad aggirare il corteo militare svolgendo il lavoro per cui ero stato assunto e, facendo il giornalista, non ho avuto difficoltà a farmi strada tra la processione che si estendeva per svariati chilometri. La strada principale, la Unter den Linden, e le vie secondarie, erano rimaste chiuse al traffico per più di sei ore. Ho anche avuto modo di visitare svariati luoghi, sia a nord che a sud della processione, diretta verso ovest. Nonostante fossero passate diverse ore, una volta tornato all’Adlon Hotel riuscivo ancora vedere il corteo per le strade di Berlino!

    Dopo Adolf Hitler, nessun altro personaggio tedesco avrebbe avuto la possibilità di godere di un simile onore.[2]

    La situazione della Polonia peggiorò precipitosamente. Sabato, ventiquattro ore dopo l’invasione, Hitler stava controllando dei rapporti militari, passandogli in rassegna rapidamente. I documenti, scritti a caratteri piuttosto grandi in modo da permettere al Führer, con discreti problemi di vista, di comprenderne pienamente il contenuto, raccontavano dettagliatamente di come, quasi tutti gli aeroporti polacchi e i relativi aerei da guerra, fossero stati distrutti. La notizia fu talmente piacevole per il Führer che decise di recarsi al fronte personalmente, in prima linea. Domenica 3 settembre, una soleggiata giornata autunnale, alle 12:15 la situazione cambiò drasticamente quando, il primo ministro inglese Neville Chamberlain, rinnovò la propria promessa di sostenere la Polonia.

    Questa mattina, l’ambasciata inglese a Berlino ha presentato al governo tedesco un ultimatum stabilendo che, se entro le undici del mattino le truppe tedesche in Polonia non si fossero ritirate, la Gran Bretagna avrebbe dichiarato guerra alla Germania. Dal momento che nessuna notizia è stata ricevuta, posso dire con certezza che, questo Paese, si trova ufficialmente in guerra con la Germania.

    Berlino aveva già dovuto assistere ad un esodo di massa dei turisti inglesi durante l’estate. Il 25 agosto, le autorità del consolato britannico avevano avuto il compito di far allontanare dalla Germania i residenti provenienti dalla Gran Bretagna. La nota seguente, firmata dall’ambasciatore Neville Henderson, venne affissa sui cancelli dell’ambasciata inglese in territorio tedesco lungo la Wilhelmstraβe:

    Dati gli ultimi contrasti tra il governo di Sua Maestà e il governo tedesco, vi consiglio vivamente di spostare la vostra residenza da questo Paese ad un altro. Sarete personalmente responsabili di qualsiasi vostra decisione.

    All’epoca, le compagnie Shell, British-American Tobacco, Guardian Assurance, Oceanic Steam Navigation, Dunlop, Cunard White Star, Kodak, Columbia Gramophone, British Metal Corporation, Anglo-Persian Oil e Anglo-Argentine Cold Storage, erano solo alcune tra le svariate attività commerciali che, durante la guerra, erano state costrette a trasferire la propria sede lontano dalla Germania. Gli ultimi giornalisti britannici, invece, fecero appena in tempo a dirigersi verso Copenaghen durante la fine di agosto.

    Fino a quel momento, Hitler era riuscito ad evitare lo scoppio di un conflitto ancora più grave grazie ad una combinazione di fortuna e diplomazia. Quella domenica mattina, mentre Chamberlain forniva alcune istruzioni, un insegnante di cinquantatré anni di Neunhaus, Ludwig Sager, stava ascoltando la radio, rendendosi conto che gli eventi avrebbero presto preso una brutta piega. Per dieci minuti rimase ad ascoltare la radio con lo sguardo perso nel vuoto, senza riuscire a metabolizzare la situazione. Una volta terminata la trasmissione radiofonica, Ludwig si mise gli occhiali e intinse la penna nel calamaio. "Le persone sono calme. Scrisse. Le madri sono preoccupate per le condizioni dei propri figli al fronte. Quel giorno, più tardi, l’insegnante notò qualcosa che disturbava la tipica quiete di un giorno qualunque: alcuni operai stavano adibendo una cantina a rifugio antiaereo. Durante lo stesso periodo, un giornalista americano affermò di non aver percepito né rancore né entusiasmo tra la popolazione locale. Non vi furono manifestazioni all’esterno delle ambasciate della Gran Bretagna e della Francia, e le sentinelle appostate in quella zona non ebbero granché da fare, a differenza della Prima Guerra Mondiale in cui le rivolte erano praticamente all’ordine del giorno. Una tale reazione da parte dei cittadini, secondo i nazisti, rifletteva perfettamente la maturità spirituale" acquisita durante il governo nazional-socialista. 

    I tedeschi erano perfettamente consci della gravità della guerra e dei sacrifici atroci che questa avrebbe comportato. Questo spiega come i cittadini della Germania, con compostezza e dignità, siano riusciti a sopportare i soprusi inflitti al proprio Paese.[3]

    A Berlino, il giorno in cui venne dichiarata guerra, non fu certamente caratterizzato da un clima sereno, specialmente quando, intorno alle sette di sera, le sirene aeree iniziarono a fischiare. In città fu imposto il coprifuoco e vennero installati degli enormi fari in tutte le zone ma, quella notte, i poliziotti in sella alle proprie biciclette si misero a fischiare e ad urlare invitando la gente a ripararsi.[4] L’allora adolescente Inge Deutschkron era convinta che l’allarme fosse stato lanciato per abituare la gente alla modalità guerra.[5] Pochi minuti dopo il suono di una sirena, Inge scese nel rifugio antiaereo sotto il proprio appartamento per la prima volta e, oggi, ricorda l’esperienza come devastante:

    Le persone erano sedute ai propri posti, ascoltavano in silenzio e, talvolta, intrattenevano conversazioni riguardo la situazione in cui si trovavano.

    All’esterno l’atmosfera era inquietantemente tranquilla. Il direttore dei raid aerei, nella sua divisa grigia nuova di zecca, controllava la lista dei residenti dall’alto del ruolo che ora ricopriva. (...) A noi ebrei venne ordinato di spostarci in un angolo del seminterrato dove restammo seduti, non osavamo guardare i nostri compagni ariani. Quando il segnale di cessato allarme venne ufficializzato, seguirono circa trenta minuti di completo silenzio, mentre noi aspettavamo rispettosamente che gli ariani lasciassero la stanza.[6]

    Nessuna bomba venne sganciata dal cielo, quella notte. Tornata all’aperto, Inge scrutò la buia Berlino dove "i rispettosi delle leggi lanciavano minacce verso gli appartamenti da cui filtravano raggi di luce."

    Centinaia di locali berlinesi non portavano pià alcun segno distintivo, nessuna luce al neon o insgena. Il meraviglioso bicchiere di vino che contraddistingueva il Deinhard  piuttosto che il Sarotti-Mohrchen non esistavano pi, che scena! La luna e le stelle erano le sole a dominare la notte. Invece, il Gedächtniskirche, lo sgraziato simbolo della Berlino Ovest, in quei giorni appariva persino bello illuminato dalla luce lunare.

    Un turista nei paraggi passò la notte girovagando per Alexanderplatz, comparandola ad una "città dispersa in fondo al mare". Per i lavoratori, il rispetto del coprifuoco era diventato un vero e proprio incubo. Un custode di un ufficio tributi di Berlino, più precisamente nel sobborgo di Wilmersdorf, era esausto solo all’idea di dover chiudere da solo ben novantacinque finestre ogni singola sera, rituale che  ben presto sarebbe diventato per lui simbolo di quella particolare epoca.

    Il mattino seguente la dichiarazione di guerra, la reazione del popolo venne testimoniata dalle notizie pubblicate sul Völkischer Beobachter, ossia il principale organo di informazione del partito nazista. All’argomento vennero dedicate le prime pagine del giornale precisando che, il Führer, non fosse il colpevole dello scoppio della guerra mentre, l’Inghilterra, venne descritta come "disturbatrice della quiete senza scrupoli". L’intera stampa tedesca dedicò quindi gran parte delle testate giornalistiche alla proclamazione di innocenza del governo di Hitler. Il Diplomatische Korrespondenz, di proprietà del ministero degli esteri tedesco, dichiarò che "agli occhi della popolazione tedesca, l’aggressore è la Gran Bretagna. La Gran Bretagna ha messo le cose in chiaro, e ancora: ha precisato di non essere coinvolta nei problemi dell’est, né di Danzica né della Polonia, ha invece l’obiettivo di distruggere qualsiasi cosa abbia contribuito a rendere di nuovo grande la Germania."

    A partire dai giorni successivi, le menti dei cittadini tedeschi vennero letteralmente plasmate e indirizzate verso un’unica grande "macchina militare ed economica". I ministeri e gli altri dipartimenti emanarono direttive e regolamenti a raffica, tra cui il Decreto dell’economia di guerra che eliminava ogni bonus salariale, pagamento per lavoro straordinario o diritto ai giorni festivi.[7]

    Come se non fosse abbastanza, la popolazione venne preparata psicologicamente alla possibile introduzione di ulteriori tasse che avrebbero raggiunto, molto probabilmente, un valore totale di ventiquattro miliardi di marchi entro l’anno successivo.[8] I costi sostenuti per la guerra superarono ogni previsione e, sia al settore pubblico che a quello privato, venne imposto di ridurre le spese al minimo indispensabile. Fritz Reinhardt, il sottosegretario dello stato del ministero delle finanze, pubblicò proposte di tassazione mai viste in precedenza. L’uomo stabilì che, l’imposta sul reddito, dovesse essere incrementata del 50% mentre, le tasse addizionali su alcolici, birre, tabacco e altri beni secondari, sarebbero state modificate in un secondo momento.

    Vennero inoltre tagliati i fondi destinati al finanziamento di progetti sociali e culturali, l’uso dell’automobile fu proibito e, persino gli pneumatici acquistati da soggetti privati, furono dichiarati di proprietà dello stato. Furono inoltre ideati dei permessi speciali per l’acquisto di carburante. Anche la libertà dei ristoratori fu limitata dal momento che, il lunedì e il venerdì, furono istituiti i cosiddetti giorni di magro, in cui non era possibile consumare pietanze a base di carne. Un cliente di un importante hotel di Berlino si lamentò del menù del giorno, in cui erano presenti solamente zuppa, riso e cavolfiori, con una fetta di torta come dolce, nonostante i prezzi fossero decisamente esorbitanti.

    Il pubblico venne sommerso da ogni genere di informazione. Solo due giorni dopo la dichiarazione di guerra fu emanato un decreto contro i nemici pubblici, altrimenti detti "pesti nazionali, riferito agli individui che approfittavano del clima di guerra per saccheggiare, appiccare incendi dolosi e condurre comportamenti antisociali. Nello specifico, il decreto permetteva ai giudici di imputare con maggior facilità le pene più gravi, inclusa quella di morte destinata a chi commetteva crimini efferati, senza considerare minimamente pene intermedie probabilmente più adatte alle circostanze.[9] Un altro decreto simile fu emesso lo stesso giorno: Chiunque usi armi da fuoco, coltelli, spade o oggetti egualmente contundenti con lo scopo di violentare, rubare sia in strada che in banca, o di commettere qualsiasi altro atto di violenza, anche minacciando un’altra persona con le suddette armi, verrà punito con la pena di morte." La stessa legge prometteva protezione alle vittime dei crimini.

    Nonostante la massa di notizie, combinata con la carenza di cibo e le nuove imposizioni, un giornalista americano residente a Berlino notò come i tedeschi conducessero la propria vita quasi normalmente. "Le opere, i teatri e i cinema sono aperti e gremiti di gente."

    Nonostante il trambusto, gli agenti della polizia segreta della Gestapo continuarono a lavorare a pieno regime. Il 13 settembre centinaia di ebrei con radici polacche vennero individuati, trascinati fuori dalle proprie case di Berlino e caricati su treni diretti ad Oranienburg, l’ultima tappa prima del noto campo di concentramento di Sachsenhausen. Poco prima dell’arrivo al campo di concentramento, i burocrati nazisti diffusero false notizie secondo le quali, i prigionieri, sarebbero stati responsabili delle morti di numerosi tedeschi avvenute poco prima dello scoppio della guerra. Uno degli sfortunati prigionieri, Leon Szalet, ricorda:

    Una massa di persone, sia uomini che donne, si trovava all’inizio di una scalinata, c’erano persino delle madri con i propri figli in braccio. Voci di donne, uomini, giovani e anziani, erano unite in un unico coro che sbraitava a squarciagola "Uccidete gli assassini di Bromberg! Uccidete i cecchini polacchi!" Mentre la gente strillava, ci venivano lanciati pietre, pezzi di legno, chiodi e letame. Ci colpivano in volto, negli occhi, molti di noi venivano accecati e cadevano a terra.

    Nonostante la Germania fosse in guerra con Francia e Gran Bretagna, i primi mesi di battaglia non comportarono grandi azioni militari, portando la popolazione a pensare che, tale inattività, fosse dovuta alla mancanza di entusiasmo nei confronti della guerra e che ci sarebbe stata, ben presto, una rappacificazione. Una delle prime manifestazioni della guerra vera e propria si concretizzò quando, la Gran Bretagna, bloccò importazioni ed esportazioni dalla Germania che, a sua volta, rispose con delle rappresaglie marine, tra le più importanti la distruzione dell’Athenia e della Simon Bolivar.[10]

    Il blocco, che vide la Royal Navy schierata sulle coste norvegesi, olandesi, francesi e del Belgio, venne drasticamente sminuito dalla stampa tedesca. Le industrie, un tempo operative, furono costrette a ridurre notevolmente le proprie attività in quanto, per raggiungere porti di immatricolazione come quello di Amburgo o cercare rifugio presso porti neutrali, le navi dovevano affrontare svariate difficoltà. Molte non riuscirono a raggiungere i porti prima dello scoppio della guerra, venendo confiscate dalle forze alleate. Nelle Indie orientali olandesi, le navi Hamburg-Amerika e Norddeutscher Lloyd, Nordmark, Vogtland, Rendsburg, Cute, Naumburg, Essen, Stassfurt, Franken, Bitterfeld, Wuppertal, Rheinland, e i piroscafi Hansa e Soneck, furono sequestrati.

    Il blocco ebbe un blando effetto immediato sulle forniture di beni primari mentre, un impatto più ad ampio spettro, si notò quasi subito sui rifornimenti di carburante necessari al mantenimento della Wehrmacht.[11] La Germania dovette affrontare la grave mancanza di acidi solforici, pirite, zinco e tetrabutilammonio che, durante quel periodo, non vennero più importati. Inoltre, il blocco ostacolò notevolmente la consegna di olio di balena proveniente dall’Antartico, un ingrediente essenziale per garantire la produzione di sapone, strutto, grassi ad uso culinario e margarina.

    Considerando che, la dieta della popolazione tedesca mutò notevolmente durante gli anni trenta, le ulteriori imposizioni sul razionamento introdotte il primo giorno di settembre non migliorarono la situazione. Da quel giorno grassi, carne, burro, latte, formaggio, zucchero e marmellata furono resi disponibili solamente in determinate porzioni, nuove norme riguardanti consumo e vendita di pane e uova furono poi emanate il 25 settembre. In ogni caso, pur non basandosi su dati ufficiali, le autorità berlinesi dichiararono che, le riserve di farina e grano, fossero nettamente superiori rispetto a quelle relative al periodo preciso dello scoppio della guerra. Le autorità affermarono anche che le scorte di pancetta, prosciutto e burro fossero particolarmente abbondanti mentre, le riserve di carne e salmone, sia surgelati che in scatola, vennero considerate sufficienti.

    Dalla metà di ottobre fu introdotto il razionamento anche nel settore tessile: i vestiti avrebbero potuto essere acquistati solamente per mezzo di una carta di credito particolare, la Reichskleiderkarte, del valore di 100 punti. Un paio di calze, ad esempio, ne sarebbe costati 4, un maglione 25, una gonna 45 e così via. Con la tessera era possibile anche acquistare cravatte, cappotti, abbigliamento sportivo, magliette a maniche corte, sciarpe, corsetti e altri articoli di biancheria intima.

    Tutte le tessere venivano emesse dalle autorità municipali ed erano da considerarsi dei veri e propri documenti ufficiali, ottenibili solamente se in possesso di una documento d’identità valido. Prima dell’emissione della tessera, i soggetti richiedenti avrebbero dovuto dichiarare quali membri della propria famiglia lavorassero, incluse le ragazze adolescenti, e quali servissero il Paese nelle forze armate. Su richiesta, il documento veniva stampato e, nel caso in cui fosse stato perso, sarebbe stato quasi impossibile da sostituire. "I tedeschi dicono che, se dovessero riuscire a sopravvivere alla guerra, si ridurranno ad un popolo di matti per colpa del sistema di razionamento. State pur sicuri che [i tedeschi] renderanno le cose più complicate di quanto lo siano ora." Scriveva un giornalista americano. Il commento non era da considerarsi totalmente corretto dal momento che, il razionamento, perlomeno nella sua fase iniziale, venne organizzato in maniera efficiente, a tratti anche con una certa tolleranza, compensando la scarsità di uno specifico alimento con l’aumento di risorse in un altro settore.

    Sin dall’inizio, la carne di alta qualità importata fu destinata all’esercito mentre, al mercato domestico, vennero assegnate parti meno pregiate come il grasso, i reni, il fegato, la testa, il cuore, la lingua e le frattaglie.

    Non tutti si adattarono facilmente alle novità ma, tutto sommato, i cittadini tedeschi accolsero le norme con un sorprendente buon senso, nonostante il prezzo del burro fosse aumentato vertiginosamente a differenza di quello della margarina che, nel novembre 1939, diminuì, portando la popolazione a considerare tutto ciò una mossa economica strategica in favore dei benestanti. Le fasce più povere

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