Raccontando Ghilarza
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Info su questo ebook
In sommario le testimonianze orali di Maria Caddeo, Giovanni Corrias, Grazietta Corrias, Daniela Deligia, Francesco Deligia, Maria Grazia Fadda, Bonaria Faedda, Francesco Fodde, Giuseppina Ledda, Antonio Loi, Antonio Mameli, Luigina Mameli, Andrea Manai, Giovanna Manai, Angelo Manca, Clelia Manca, Francesco Manca, Giovanna Manca, Italo Fedele Manca, Mario Antonio Manca, Peppino Marras, Angelina Medde, Pasquale Medde, Antonina Mele, Giovanna Mele, Sebastiana Mele, Giovanna Miscali, Mario Carmelo Mura, Antioco Onida, Giuseppa Greca Oppo, Giuseppe Oppo, Maddalena Oppo, Maria Pinna, Martina Pinna, Rafaele Pinna, Giovanna Maria Piras, Andrea Porcu, Maria Palmeria Puggioni, Carmina Schirra, Giuseppa Schirra, Don Italo Schirra, Teresa Schirra, Raffaele Serra.
Il presente e-book ripropone in versione digitale i contenuti del volume "Raccontando Ghilarza" di Francesca Demelas (Editoriale Documenta, 2021, Isbn 978-88-6454-448-9).
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Anteprima del libro
Raccontando Ghilarza - Francesca Demelas
Francesca Demelas
Raccontando Ghilarza
ISBN: 978-88-6454-449-6
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Sommario
Prefazione
Nota editoriale
Il paese di una volta
Vita di vicinato
La Ghilarza di una volta
La nostra casa a s’Iscra
Esperienze di guerra: la Campagna della Russia
Ricordi della guerra
La paura dei bombardamenti
Le restrizioni della guerra
Quanta povertà durante la guerra!
Babbu meu! Babbu meu!
I militari in paese
L’infanzia al tempo della guerra
L’arrivo degli sfollati
Macinare il grano di nascosto
La guerra di fame
Ricordi del Fascismo
Il primo supermercato ghilarzese
Il fabbro maniscalco
Il lavoro nei campi al femminile
Il mio lavoro da sarta
Il lavoro in campagna
Il carro agricolo
Le fatiche in campagna
Il lavoro a La Ceramica
Dall’affittacamere a Su Cantaru
Il mestiere del sarto
La tappezziera
Il portalettere
L’attività commerciale
Il doppio lavoro
La produzione delle bibite
Il lavoro al sugherificio e a scuola
La volontà di imparare un mestiere
L’ingresso nel mondo del lavoro
La carriera da muratore
Il lavoro in campagna
Una lunga serie di lavori
Gli studi e l’insegnamento
La consegna delle bollette
I miei due lavori più importanti
Il lavoro presso l’impresa Usai
L’arte dolciaria
Le attività commerciali in Corso Umberto
La vendemmia e il lavoro al sugherificio
S’Iscra
La preparazione del grano
La raccolta delle olive e l’utilizzo dell’olio
La lavorazione del lino e della lana, la filatura e la tessitura
La lavorazione del lino
Il lavoro al telaio
Le faccende domestiche
Il giorno più importante dell’anno
I bambini e le attività quotidiane
La panificazione
La preparazione del formaggio
La raccolta della legna
La preparazione della sapa
Le tradizioni del periodo pasquale
La preparazione ai sacramenti
Il battesimo
Le associazioni religiose
L’esperienza nell’Azione Cattolica
A Roma con l’Azione Cattolica
Sant’Isidoro e s’arzola
Al novenario di San Michele
Ricordi di San Serafino
Il priorato a San Serafino
Novenare a San Serafino
San Serafino al tempo della guerra
La novena di San Serafino
San Palmerio
L’organizzazione della festa di San Palmerio
La festa di San Palmerio
Il flan di latte
La festa di Sant’Antioco
Il novenario di Trempu
Sas tuvas di Sant’Antonio
Una scoperta divertente
Un lungo fidanzamento
Su coju
La preparazione dei matrimoni
Ricordi d’infanzia
La mia adolescenza
La promessa a San Serafino
La radio
Arratz’e passizada!
La scuola
Equivoci linguistici
A triulu e a murrunzu!
Il desiderio di andare a scuola
I miei studi
Il privilegio dello studio
Il mestiere dell’insegnante e la scuola di un tempo
L’invito allo studio
I ricordi della scuola e gli svaghi
I giochi da bambini
I passatempi di una volta
I nostri intrattenimenti
Le malefatte dei bambini
Quanta inventiva!
Il divertimento e lo sport
La passione per il ballo
I soci
Su sotziu de sa me ne frego
Antichi rimedi e tradizioni ghilarzesi
Il potere
dei gemelli
Una madre molto forte
Una monelleria ben punita
Il rapporto con la famiglia Gramsci-Paulesu
I trasferimenti di mio padre
Donne a cavallo
I vestiti per il matrimonio di Mariangela
Le vacanze a Fonni
Una vita di dono
Ghilarza e i cavalli
Dalla bicicletta all’automobile
Mia sorella Giulia e la Madonna del Rimedio
I miei fratelli
Una storia di emigrazione e di rientro
La partenza per il servizio militare
Un rapporto che si è consolidato negli anni
Le occasioni di incontro tra uomini e donne
Il cinema
Le ideologie politiche e i rapporti di amicizia
Memorie del tempo passato
La famiglia Delogu
Da Tanca Regia a Ghilarza
Il legame con Ghilarza
La casa nuova
Un atto di generosità
La tenacia di mio padre
La Società Operaia
La rivalità tra le zone del paese
Due caratteri diversi
L’amicizia con Maria e le suore del Cottolengo
L’emigrazione in Australia
Prestu a Abbasanta a buffare!
La vita militare
La nostra amata domestica
I miei studi e il ruolo di Podestà
Il trasferimento a Ghilarza
La mia famiglia
Il lavoro a Casa Gramsci
Il Circolo di Lettura
Attendente a casa del capitano
© EDITORIALE DOCUMENTA
www.editorialedocumenta.it
in copertina
Ritratto di Giovanna Mele
Proprietà letteraria riservata
Prima edizione ebook: marzo 2022
ISBN 978-88-6454-449-6
Prefazione
Racconti come immagini, ricordi come ritratti, storie come schegge di vita di un tempo perduto che rivive nelle testimonianze documentali, ora intense e vibranti, ora flebili e periture, degli abitanti di Ghilarza, protagonisti di un'antologia di pensieri sulla storia sociale ed economica del paese all'alba del Novecento. Brani vergati di seppia per riecheggiare, sul filo di una memoria divenuta storia, uno spaccato di vita comunitaria, sospesa tra racconto e fantasia, mito e leggenda, all'ombra di un passato che è nostalgia, malinconia, tormento, ma anche inviolabile eredità storica e spirituale, da custodire e tutelare.
Nota editoriale
Il presente e-book ripropone in versione digitale i contenuti del volume Raccontando Ghilarza
di Francesca Demelas (Cargeghe, Editoriale Documenta, 2021, Isbn 978-88-6454-448-9).
Il volume raccoglie una selezione di testimonianze orali di abitanti di Ghilarza. I testi, trascrizione di interviste realizzate sul campo nell’arco temporale intercorrente tra i mesi di gennaio e agosto 2021 (ad eccezione dell’intervista a Giuseppa Greca Oppo, nota Pina, datata dicembre 2012), riportano il contenuto dei documenti orali originali con larga fedeltà alle forme sintattiche e semantiche adottate dagli informatori.
Il paese di una volta
Il periodo della guerra non riesco proprio a dimenticarlo, non mangio più ricotta per quanta ne ho mangiato in quel periodo visto che nonno aveva il caseificio!
A Ghilarza la proclamazione della guerra fu trasmessa con la radio dal balcone del circolo di lettura. Io avevo sei anni, abitavo quasi di fronte, e ricordo una folla di gente. C’erano tutti i gruppi delle Camicie Nere, gli Avanguardisti, e gridavano viva la guerra.
Cos’altro ricordo di quegli anni? Certamente i tantissimi negozi presenti in paese.
Il retro del caseificio di nonno dava sull’attuale Via Matteotti e nella stessa via c’era il panificio di [...] Meloni. All’epoca i panifici erano quattro, quello di Meloni, quello di Pietro Sanna, di [...] Lepori che faceva ogni tanto il panettiere e ogni tanto il gommista, e quello di Salvatorica Marras, nota Boricca.
In Via Padre Sotgiu, poi, che veniva chiamata sa carrela ’e sa processione, c’erano almeno sette-otto negozi che vendevano un po’ di tutto! Per non parlare del corso dove le botteghe iniziavano già dalla chiesa di Sant’Antioco e proseguivano per tutta la via.
Ricordo ad esempio il negozio di Pia Sanna, che dava in affitto anche le vettovaglie utili per i matrimoni, e quello di tiu Sias, colui che per primo portò la bicicletta a Ghilarza e che aveva addirittura impiantato una fabbrica di piatti. C’erano poi il negozio di Pietrino Manconi e subito dopo la rivendita di ricambi di biciclette di Pietro Palmas, la calzettaia signora Lucia e il falegname signor Carlo Collu. In Piazza Generale Sanna c’era un negozio che vendeva pellame ai calzolai che facevano le scarpe. Sulla destra, c’era il negozio delle sorelle Deligia, che poi avevano cambiato sede. Nel palazzo dove oggi c’è la gioielleria c’era anche la Banca di Napoli. Al tempo del Fascismo ci andavo anch’io perché l’Opera Nazionale Balilla ci aveva dato un salvadanaio di metallo con un libretto collegato. Ricordo che non potevamo aprirlo, le chiavi le avevano alla banca.
Ricordo poi su ferreri Palmerio Corrias che quando eravamo ragazzini ci faceva un sacco di scherzi: metteva 50 centesimi nella forgia, li faceva diventare roventi e li buttava per terra, quindi noi andavamo a raccoglierli e ci bruciavamo. C’era anche il negozio di Giovanni Manca che vendeva un po’ di tutto: entrando a sinistra c’era il banco dei tabacchi e dei giornali e a destra quello degli alimentari. Era l’unico a Ghilarza che vendeva un’eccellenza come la pasta Buitoni e all’epoca, nel nostro paese, mangiare pasta Buitoni era veramente una rarità.
Poi, all’inizio del viottolo, c’era il negozio storico di Merita e le sorelle, tutte negozianti. Il negozio di Tatano Porcu, invece, vendeva anche polvere da sparo, cartucce e abiti: di tutto! Usciti dal portico c’era la taverna della mamma di Italo Faedda e, vicino al circolo, il bar de tia Teresa sa osinca, chiamata così perché originaria di Bosa. Il latte si vendeva invece nelle case private. Tutto questo in tempo di guerra, negli anni Quaranta.
Solo il Bar Impero era un bar per signori ed era stato inaugurato nell’epoca di Mussolini. Accanto al bar c’erano altri negozi tra cui uno di panni. In Piazza Parrocchia c’era il Palazzo Flore e nel porticato della Casa Badalotti la gelateria dove a preparare i gelati era Mariuccia Giangrande che faceva anche quelli con lo stecco, i pinguini e le banane: aveva le formine di metallo dove scaldava il cioccolato e poi metteva la crema.
Subito dopo la guerra, mio padre fondò la sede del Partito Comunista nella Casa del Fascio: era durata solo qualche anno, poi subentrò la polisportiva. Era un palazzo del Duecento, con i pavimenti ad assi di legno. Sopra il portico c’erano gli uffici dell’esattoria, al pian terreno quello del dazio e accanto alla Casa Badalotti si trovava la casa del parroco. Mi divertivo a salire sul campanile, sino alla cupola, camminavo sulla balaustra uscendo dalle finestre rotonde. Monsignor Zucca una volta se ne accorse e mi rimproverò pesantemente dicendomi di non permettermi più!
Com’era dunque la Ghilarza di una volta? Beh, molto diversa da quella attuale!
Giovanni Corrias, noto Ninni
Vita di vicinato
La notte del 23 giugno, vespro di San Giovanni, nei vari rioni del paese si facevano i fuochi dedicati al Santo. Nel mio vicinato il fuoco si faceva nell’attuale Via Delogu, nello spiazzo dietro l’Ospedale. Noi abitavamo nel Corso Umberto, proprio di fronte a quel viottolo.
Dopo la raccolta delle fave, si conservavano le canne con cui poi si preparava il fuoco che, quando non era molto alto, si saltava in coppia: chi vi riusciva diventava ompare o omare de Santu Juanni e per sancire questo legame ci si stringeva il mignolo e si recitava una frase che ora non ricordo precisamente. Era un rito a cui partecipavano bambini e adulti: tutti gli eventi della vita pubblica erano partecipati in egual modo da persone di tutte le fasce d’età!
È un’usanza che oggi si è persa, ma ancora nel 1953, quando avevo dieci anni, si svolgeva. Ricordo bene questa data perché in quell’anno fu inaugurato l’Ospedale Delogu: io abitavo lì vicino e ricordo le infermiere, tra cui Pia Palmas, e i tanti medici che vennero a lavorare.
Ero in quinta elementare e siccome a scuola realizzavamo una sorta di giornalino, avevamo scritto qualcosa a riguardo. Possiedo ancora il quadernino in cui, da un cartellone che realizzavamo ogni mese e che appendevamo al muro, copiavamo i vari articoletti, in modo che alla fine dell’anno scolastico il nostro quaderno personale risultasse completo.
Il titolo era Gioia e lavoro
, era un’iniziativa all’avanguardia per i tempi e l’avevamo realizzato con la maestra Emanuelina Sias. Nel giornalino c’erano testimonianze di tutte le esperienze di vita del paese ma anche scolastica e personale. La mia compagna Sofia Palmas aveva scritto un articoletto molto dettagliato in merito all’inaugurazione dell’Ospedale avvenuta il 27 dicembre 1953.
Non vi avevamo preso parte con la scuola, ognuno aveva partecipato a seconda del proprio ruolo
: io come appartenente al vicinato della nuova struttura, la mia compagna come sorella di un’infermiera, ma era stato un momento in cui tutto il paese era stato coinvolto, anche perché al pomeriggio erano state consentite le visite a tutta la popolazione.
Quando eravamo piccoli, a dieci-undici anni, a volte ci consentivano di uscire in piazza dopo cena. Ricordo che c’era un signore rientrato dall’America che possedeva un binocolo e che ci faceva vedere le stelle. La ricordo come una cosa bellissima! Inoltre ci raccontava tante storie di quando era in America: lo ascoltavamo a bocca aperta come se fossero fiabe, ma in realtà erano storie vere!
Maria Palmeria Puggioni, nota Palmira
La Ghilarza di una volta
Da militare iniziai ad appassionarmi all’arte del disegno, passione che poi ripresi da grande. Nei miei disegni c’è tanto della Ghilarza antica ed è vero che mi sono servito di qualche vecchia fotografia ma io certi scorci li ho veramente conosciuti!
In Piazza di Chiesa, ad esempio, c’era un portico che fu abbattuto quando Corso Umberto divenne a senso unico perché era troppo basso e le macchine e i camion non passavano.
La Casa Agus, sita tra Via Matteotti e Via Nessi, fu costruita in pietra lavorata da Michele Agus, un muratore con un estro particolare.
In Via Padre Sotgiu, da tutti conosciuta come sa carrela ’e sa processione, c’era la casa di nonna, la madre di mio padre. Andavamo tutte le domeniche a trovarla, la ricordo come una donna austera. Ci mettevamo nella camera dove si cambiava la gonna una volta rientrata da chiesa ma non ci faceva mai una carezza, era una donna un po’ fredda. La casa era grande, una delle più belle case del paese.
In Via Padre Sotgiu vivevano anche le sorelle di mia nonna, Rosa e Caterina Contini. La prima era sposata con il Cavalier Pietro Sotgiu, un insegnante elementare insignito del titolo di cavaliere perché suonava l’organo, l’altra sorella era sposata con il facoltoso Niccolò Corrias, il nipote dell’ambasciatore Angelino Corrias.
Antonio Mameli, noto Nico
La nostra casa a s’Iscra
Io e Antonio ci sposammo nel settembre del 1951, avevamo ventiquattro anni. Fummo i primi a costruire la casa nella zona dell’ Iscra che fino ad allora era un terreno comunale.
Proprio dove sorge la nostra casa però, in Via Monsignor Zucca, all’epoca c’era su muntonarzu, luogo in cui tutti buttavamo la spazzatura che allora non si pagava. Così mio marito, che era un abile muratore, portò via tutto con la carriola e in quattro e quattr’otto costruì due stanze in cui andammo a vivere senza acqua né luce nonostante l’illuminazione pubblica ci fosse già.
Vivere nella zona dell’ Iscra a quel tempo era un po’ strano, non c’era nessun altro che ci abitasse, eravamo soli, circondati solo da stalle. Avevamo buoni rapporti con i proprietari delle stalle e anche a noi venne l’idea di prendere delle pecore. Così io seguivo gli animali e Antonio faceva il muratore!
Daniela Deligia
Esperienze di guerra: la Campagna della Russia
La mia famiglia è sempre stata molto legata al mondo dell’equitazione, anche a livello nazionale. Questa passione risale addirittura a mio nonno e ancora oggi i figli dei miei fratelli tengono viva questa tradizione svolgendo il lavoro di istruttori ippici.
Il mio fratello più grande, Giovanni, era del 1921, e iniziò a Chilivani come fantino e allenatore. In periodo di guerra era in fanteria e, tramite conoscenze, era riuscito a passare nei cavalleggeri di Novara con cui fece tutta la campagna della Russia. In particolare fece tutta l’avanzata fino a Stalingrado e anche la ritirata.
Giovanni aveva un carattere fortissimo e forse è stato questo ad averlo aiutato tanto nella sua esperienza in guerra sempre in prima linea. Per ben due volte ebbe un principio di congelamento mentre cercava qualcosa da mangiare e fu salvato da alcune famiglie russe.
Fra i diversi ghilarzesi che vi sono stati, Giovanni è stato colui che ha trascorso più tempo in Russia. Tutti hanno sofferto moltissimo: mio fratello quand’è rientrato non riusciva nemmeno a dormire sul letto e per anni ha dormito per terra.
Un evento molto importante della sua esperienza in guerra fu sicuramente la morte fra le sue braccia del colonnello Custoza che comandava i cavalleggeri di Novara. A Giovanni lasciò l’anello, una lettera e altre cose a cui teneva particolarmente e che di sicuro gli ricordavano la sua famiglia.
A sostituire Custoza era poi arrivato un capitano, il quale aveva notato che Giovanni tutte le sere, quando rientravano dalla prima linea, si appartava a scrivere: aveva infatti il titolo di studio della terza Avviamento, perché allora la scuola media non esisteva. Un giorno il capitano gli chiese conto di quanto scrivesse quotidianamente e Giovanni gli rispose che si stava occupando di annotare ogni dettaglio della sua esperienza in