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Antichità - La civiltà greca - Scienze e tecniche: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 10
Antichità - La civiltà greca - Scienze e tecniche: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 10
Antichità - La civiltà greca - Scienze e tecniche: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 10
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Antichità - La civiltà greca - Scienze e tecniche: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 10

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Accanto a letteratura e filosofia, l’antica Grecia si è distinta anche in ambito scientifico. La civiltà greca ha sviluppato notevoli tecniche di costruzione e di utilizzo dei materiali più diversi, ha innovato profondamente l’arte della navigazione e delle costruzioni navali, ha rivoluzionato le tecniche militari, senza le quali non è possibile neppure immaginare i successi delle scarne armate di Alessandro il Grande. Ma ancora più importanti sono le grandi conquiste teoriche raggiunte dalle grandi personalità che hanno dato slancio al progresso dell’occidente: matematici quali Eudosso di Cnido o Talete, Pitagora o Euclide, di cui ancor oggi molto poco si sa, astronomi quali Aristarco di Samo o in età ellenistica Tolomeo, teorici della medicina quali Ippocrate e Galeno, attivo a Roma ma di formazione greco-ellenistica, sono solo alcuni esempi di come la scienza greca, sinonimo di razionalità e di modernità, abbia raggiunto forme di elaborazione concettuale che solo dopo molti secoli il mondo occidentale è stato in grado di imitare e superare. La matematica e la geometria, l’astronomia con la sua elaborata cosmologia, l’arte medica e l’etica ippocratica, l’affascinante commistione di natura, magia e alchimia, l’origine tecnica e lo sviluppo teorico della meccanica: queste le tematiche dell’ebook per riscoprire le origini del pensiero scientifico della cultura occidentale.
LanguageItaliano
Release dateNov 26, 2014
ISBN9788897514510
Antichità - La civiltà greca - Scienze e tecniche: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 10

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    Antichità - La civiltà greca - Scienze e tecniche - Umberto Eco

    copertina

    Antichità - La civiltà greca - Scienze e tecniche

    Storia della civiltà europea

    a cura di Umberto Eco

    Comitato scientifico

    Coordinatore: Umberto Eco

    Per l’Antichità

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Lucio Milano (Storia politica, economica e sociale – Vicino Oriente) Marco Bettalli (Storia politica, economica e sociale – Grecia e Roma); Maurizio Bettini (Letteratura, Mito e religione); Giuseppe Pucci (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Eva Cantarella (Diritto) Giovanni Manetti (Semiotica); Luca Marconi, Eleonora Rocconi (Musica)

    Coordinatori di sezione:

    Simone Beta (Letteratura greca); Donatella Puliga (Letteratura latina); Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche); Gilberto Corbellini, Valentina Gazzaniga (Medicina)

    Consulenze: Gabriella Pironti (Mito e religione – Grecia) Francesca Prescendi (Mito e religione – Roma)

    Medioevo

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Laura Barletta (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Valentino Pace (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Luca Marconi, Cecilia Panti (Musica); Ezio Raimondi, Marco Bazzocchi, Giuseppe Ledda (Letteratura)

    Coordinatori di sezione: Dario Ippolito (Storia politica, economica e sociale); Marcella Culatti (Arte Basso Medioevo e Quattrocento); Andrea Bernardoni, Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche)

    Età moderna e contemporanea

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Umberto Eco (Comunicazione); Laura Barletta, Vittorio Beonio Brocchieri (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Marcella Culatti (Arti visive); Roberto Leydi † , Luca Marconi, Lucio Spaziante (Musica); Pietro Corsi, Gilberto Corbellini, Antonio Clericuzio (Scienze e tecniche); Ezio Raimondi, Marco Antonio Bazzocchi, Gino Cervi (Letteratura e teatro); Marco de Marinis (Teatro – Novecento); Giovanna Grignaffini (Cinema - Novecento).

    © 2014 EM Publishers s.r.l, Milano

    STORIA DELLA CIVILTÀ EUROPEA

    a cura di Umberto Eco

    Antichità

    La civiltà greca

    Scienze e tecniche

    logo editore

    La collana

    Un grande mosaico della Storia della civiltà europea, in 74 ebook firmati da 400 tra i più prestigiosi studiosi diretti da Umberto Eco. Un viaggio attraverso l’arte, la letteratura, i miti e le scienze che hanno forgiato la nostra identità: scegli tu il percorso, cominci dove vuoi tu, ti soffermi dove vuoi tu, cambi percorso quando vuoi tu, seguendo i tuoi interessi.

    ◼ Storia

    ◼ Scienze e tecniche

    ◼ Filosofia

    ◼ Mito e religione

    ◼ Arti visive

    ◼ Letteratura

    ◼ Musica

    Ogni ebook della collana tratta una specifica disciplina in un determinato periodo ed è quindi completo in se stesso.

    Ogni capitolo è in collegamento con la totalità dell’opera grazie a un gran numero di link che rimandano sia ad altri capitoli dello stesso ebook, sia a capitoli degli altri ebook della collana. Un insieme organico totalmente interdisciplinare, perché ogni storia è tutte le storie.

    Introduzione

    Introduzione alla scienza e tecnologia della Grecia

    Pietro Corsi

    A partire dal V secolo a.C. le città greche e le loro colonie iniziano a competere con gli Egizi e con altre popolazioni nel controllo dei traffici nel bacino del Mediterraneo e nella produzione di conoscenze. A distanza di millenni la nostra cultura riconosce ancora alla civiltà greca il merito di aver posto solide e durature fondamenta alla modernità. Non che al mito sia sempre corrisposta una realtà alla sua altezza. Tuttavia, è innegabile che i successi militari delle piccole città-stato della penisola greca, e delle colonie che queste hanno fondato sulle coste dell’Asia Minore, del Nord Africa e dell’Italia hanno guadagnato il rispetto delle popolazioni che si affacciano sul Mediterraneo. Nel IV secolo a.C. gli strepitosi quanto effimeri successi militari di Alessandro il Grande cambiano la geografia politica del Vicino Oriente, dell’Egitto, dell’Asia Minore. Il diffondersi dell’influenza politica ed economica greca favorisce il diffondersi della produzione intellettuale di dotti e scuole attive in Grecia e nelle colonie.

    Questo patrimonio pervade poi la cultura dell’impero romano, viene affidato a codici e papiri, e costituisce il fondamento di gran parte della cultura occidentale, oggetto di venerazione a partire dall’umanesimo. Accanto ai letterati e ai filosofi, i matematici, gli astronomi, i naturalisti e i medici greci diventano i modelli da studiare, imitare, commentare. La filosofia aristotelica fornisce poi un quadro concettuale unitario, eppure (più spesso di quanto non si creda) aperto a innovazioni, approfondimenti ed esperimenti. A Platone fanno invece riferimento coloro che aspirano a realizzare forme di conoscenza rigorosa, capace di produrre conoscenze universali sul modello dei saperi matematici. Matematici quali Eudosso di Cnido o Euclide, di cui ancor oggi molto poco si sa, astronomi quali Aristarco di Samo o in età ellenistica Tolomeo, teorici della medicina quali Ippocrate e Galeno, attivo a Roma ma di formazione greco-ellenistica, diventano esempi di una civiltà dei saperi che occorre imitare e possibilmente ricostituire.

    Enorme successo ha, dall’umanesimo sino a quasi i nostri giorni, la ricostruzione della storia della civiltà occidentale che vede l’età dell’oro greca ed ellenistica offuscata da un impero romano capace solo di imitare, dimenticata da un basso e alto Medioevo caratterizzati da disordini, invasioni e da un decadimento delle conoscenze, esaltata con il ritorno alle fonti prodotto dall’umanesimo e con l’accelerazione dei saperi nuovamente impressa dalla rivoluzione scientifica e filosofica del XVII e del XVIII secolo, sino al superamento dei maestri greci nel XIX e XX secolo.

    La scienza greca avrebbe dunque costituito il primo manifestarsi della ragione umana e della razionalità fisico-matematica. Gli studi degli ultimi 30, 40 anni hanno mostrato come questo quadro interpretativo pecchi di anacronismo, senza negare tuttavia che la geometria e l’astronomia greca ed ellenistica abbiano prodotto corpi teorici e tecniche di osservazione del più alto interesse. Semplicemente, il ridurre la cultura scientifica e tecnica greca ed ellenistica all’opera di un numero limitato di grandi pensatori, scelti tra coloro che sono sembrati affrontare questioni con un linguaggio e un metodo simili ai nostri, costituisce un serio ostacolo alla comprensione di quella cultura. I molti lavori di antropologia culturale applicata alla storia della scienza pubblicati da Sir Geoffrey Lloyd, per esempio, hanno profondamente modificato la nostra comprensione del ruolo dei saperi scientifici nella società greca ed ellenistica, e hanno condotto a una migliore comprensione della molteplicità di figure di detentori di saperi (scientifici, ma anche terapeutici, astrologico-magici o teologici) in competizione nell’arena sociale della polis o dello stato per attirare commesse e protezione da parte di potenti locali, principi o semplicemente della popolazione. Il che non toglie nulla al nostro apprezzamento delle opere di Euclide o di Tolomeo: ci invita semplicemente a non considerare acriticamente il mondo greco-ellenistico come il primo, insigne promotore della razionalità moderna.

    Un’ulteriore questione interpretativa ha caratterizzato gli studi e la valutazione del pensiero scientifico greco-ellenistico, una questione che discende direttamente dagli assunti che abbiamo brevemente descritto. Se la scienza greca, sinonimo di razionalità e di modernità, ha raggiunto forme di elaborazione concettuale che solo dopo molti secoli il mondo occidentale è stato in grado di imitare e superare, perché il mondo greco non riesce a sviluppare tecnologie adeguate al livello scientifico raggiunto? Come è stato possibile avere una scienza senza una tecnologia? Diverse spiegazioni sono state proposte e animatamente discusse nel corso dell’ultimo secolo, molte plausibili e all’apparenza ragionevoli. La presenza di lavoro servile e di schiavi, si è detto, non rende vantaggioso lo sviluppo di macchine che li sostituiscano. I commerci marittimi permettono di procurarsi derrate alimentari e beni di consumo altrove rendendo così, ancora una volta, economicamente non vitale lo sviluppo di tecnologie da applicare alla produzione.

    La questione della presunta arretratezza tecnologica della civiltà greca ha dato vita a grandi progetti di ricerca, investendo le civiltà e i periodi storici più disparati.

    Vale la pena ricordare che Sir Jospeh Needham ha preso a studiare la scienza e la tecnica sviluppate in Cina nel corso di più di 2000 anni per rispondere a una domanda simmetricamente diversa, ma rispondente agli stessi assunti: perché la società cinese è stata in grado di sviluppare tecnologie di cui l’Occidente si dota solo dopo centinaia di anni? La stampa, le tecniche di controllo delle acque, complesse tecniche terapeutiche o l’utilizzo di polveri piriche raggiungono livelli notevoli in Cina, ma senza che vi sia un livello comparabile di conoscenze scientifiche.

    La maggior parte degli storici contemporanei è convinta che il problema stia nella domanda, e nell’assunto eurocentrico che la sottende. Il fatto che in Occidente, a partire dalla fine del Medioevo, si sia assistito a uno sviluppo tutto sommato parallelo di tecniche e conoscenze, non significa affatto che altre società debbano per forza seguire lo stesso cammino – se di cammino pur si tratta. Un sistema di saperi scientifici per noi assolutamente inadeguato può benissimo convivere e persino favorire lo sviluppo di tecniche relativamente sofisticate. Inoltre, l’idea che le capacità tecniche siano correlate alle conoscenze scientifiche acquisite tradisce un mito di progresso che impedisce la comprensione di società del passato – e del presente – in cui il rapporto tra scienze e tecniche non è affatto lineare né scontato. Infine, tornando alla questione della scienza e della non-tecnologia greca, l’assunto è del tutto privo di fondamento.

    È chiaro che la tradizione testuale, per vicende complesse trattate in altri volumi, si è dimostrata capace di resistere al tempo molto meglio dei manufatti o delle realizzazioni tecniche dell’antichità greca e per certi aspetti anche del mondo ellenistico. Occorre dunque prendere in considerazione non solo i testi, ma anche quei reperti che l’archeologia è in grado di offrire.

    Inoltre, i testi stessi ci parlano di sviluppi organizzativi e tecnologici che sono stati spesso trascurati in quanto non corrispondenti alla nostra idea di cosa costituisca una tecnica.

    Non vi è tuttavia dubbio che la civiltà greca abbia sviluppato notevoli tecniche di costruzione e di utilizzo dei materiali più diversi, abbia innovato profondamente l’arte della navigazione e delle costruzioni navali, abbia rivoluzionato in molti settori le tecniche militari, senza le quali non è possibile neppure immaginare i successi delle scarne armate di Alessandro il Grande.

    Figure come Archimede di Siracusa non costituiscono un’eccezione nel mondo greco ed ellenistico, e diversi documenti illustrano, a volte con toni non privi di esagerazione (ma le notizie delle prodezze tecniche sono sempre esagerate), i diversi settori in cui il genio siracusano apporta innovazioni che i contemporanei hanno giudicato strabilianti. La ricerca storica sulla scienza, sulla tecnologia e soprattutto sulla civiltà greca ed ellenistica ha maturato una notevole distanza dai rassicuranti miti eurocentrici che ne hanno caratterizzato lo studio per quasi due millenni. Il che, occorre ribadirlo, non significa affatto che le ragioni dell’ammirazione per la civiltà greca vengono a cadere. Cresce anzi l’interesse per una società molto più complessa di quanto non si sia voluto credere, al cui interno le pratiche scientifiche e gli sviluppi tecnologici sono riusciti a guadagnare autorevolezza e prestigio.

    Astronomia

    I filosofi presocratici

    Giorgio Strano

    Nel periodo che va dalle origini al sorgere della scuola filosofica di Atene, l’astronomia greca mostra tratti di evidente originalità rispetto a quella sviluppatasi nelle altre culture del Vicino Oriente. Dopo la prima definizione di una cosmogonia mitologica, il mondo greco assiste infatti all’affermarsi di scuole di pensiero dove, talora in contrasto con il culto degli dèi, i filosofi si propongono di interpretare i fenomeni celesti mediante l’impiego del ragionamento e della matematica.

    L’astronomia nel mondo greco

    Così come in Mesopotamia e in Egitto, anche nel mondo greco affiora molto presto il desiderio di interpretare la genesi, la struttura e la finalità del cosmo. Tuttavia, a differenza delle civiltà mesopotamica ed egizia, che nel bacino del Mediterraneo occupano posti periferici, il mondo greco si colloca all’origine della linea di trasmissione dei saperi astronomici alla moderna cultura occidentale. Questa circostanza storica fa sì che, per quanto siano talora frammentarie, le fonti greche appaiano più chiare e facilmente interpretabili di quelle mesopotamiche o egizie. Inoltre, mentre le notizie su singoli matematici del Vicino Oriente sono scomparse quasi del tutto, lasciandoci al più qualche nome difficile da collocare nello spazio e nel tempo, le informazioni sugli autori greci sono più dettagliate.

    La trasmissione dell’astronomia greca alla cultura moderna non segue però un andamento lineare. Dietro una tale trasmissione si colloca un processo di assimilazione e di selezione delle informazioni che conosce fasi alterne dall’antichità fino al Medioevo. Alla prima diffusione nell’area del Mediterraneo prodotta dall’espansione greca nel Sud dell’Italia e nel Vicino Oriente, segue una prima commistione con il pensiero romano, meno matematico, che perdura fino alla caduta dell’impero d’Occidente (476). A questa altezza il processo di conservazione e trasmissione dell’astronomia greca segue tre vie principali: la prima consiste nella circolazione di alcune informazioni filosofiche generali, già assimilate in epoca romana, all’interno del mondo latino; la seconda consiste nel mantenimento dei risultati matematici raggiunti e nella loro parziale elaborazione nell’impero di Bisanzio; la terza consiste infine nella traduzione dei testi greci più avanzati in siriaco prima e in arabo poi, a partire dal VII secolo, e nella formazione di osservatori e di scuole di astronomia matematica.

    Lungo questa terza via l’astronomia greca torna a penetrare nell’Europa latina a partire dal XII secolo, attraverso la Spagna e la Sicilia, con le prime traduzioni di seconda mano di testi di autori greci dall’arabo al latino. Solo dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453 e grazie all’intervento di sensibilizzazione operato da due illustri astronomi dell’Università di Vienna – Georg Peurbach e il suo allievo Hans Müller di Königsberg, meglio noto con il nome latinizzato di Regiomontano – si assiste al recupero e alla traduzione in latino dei testi originali greci ancora conservati nelle biblioteche.

    La conoscenza approfondita dei testi greci, dapprima mediata dal mondo arabo e poi riscoperta sui manoscritti originali, ha un effetto determinante sull’eccezionale sviluppo dell’astronomia che si verifica tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVII secolo e, ancora oggi, continua a essere spunto di riflessione filosofica e scientifica.

    Cosmogonie e mito

    Proprio come avviene per le civiltà mesopotamica e egizia, anche il primo approccio dei Greci ai misteri del cielo stellato attraversa una fase mitologica. Tra le fonti più antiche che permettono di individuare i miti cosmogonici greci compare il poema epico dell’Iliade. Da alcuni versi dell’opera si evince che all’origine di tutte le cose si trova Oceano che non solo circonda la Terra, ma, unendosi con l’altra dea primordiale Teti, genera gli altri dèi. Dall’elemento acqueo sorge ogni giorno il Sole. Sempre nell’Iliade si trova una sommaria descrizione della struttura del cosmo, sintetizzata nello scudo che Efesto prepara per il guerriero Achille.

    La Terra è verosimilmente un disco piatto circondato dall’Oceano e al di sopra di essa si trova il cielo, nella forma di una cupola emisferica estremamente ampia. Sulla superficie interna della cupola appaiono muoversi il Sole, la Luna e le stelle. Queste ultime sono distinte fra quelle che tramontano ogni giorno e quelle che invece appaiono sempre al di sopra dell’orizzonte, oggi dette circumpolari.

    I miti cosmogonici greci non sono coerenti né costanti nel tempo e spesso pongono all’origine del mondo personaggi diversi. Sebbene nella Teogonia del poeta Esiodo la struttura del cosmo sia analoga a quella suggerita dall’Iliade, la genesi vi è presentata a partire dal Caos primordiale. Dal Caos si originano dapprima l’Erebo e la Notte, e in seguito l’Etere e il Giorno. Gli eventi successivi appaiono modificati rispetto all’Iliade perché, secondo Esiodo, è la Terra a generare Urano, cioè il cielo stellato, e l’Oceano. Da Urano discende la famiglia dei Titani. L’ultimo di essi, Crono, evira il padre per sostituirlo nel governo del cosmo e degli altri dèi, patendo infine la stessa sorte dal figlio Zeus. Nel proprio atto di rivalsa sul padre Urano, Crono sposta violentemente l’asse dei cieli. Di fatto, l’asse intorno a cui appaiono ruotare il Sole, la Luna e le stelle non è verticale, come ci si dovrebbe attendere da una struttura ben costruita, ma è inclinato verso nord.

    Accanto alla volontà di stabilire l’origine delle cose, uno dei problemi fondamentali della cosmologia antica è costituito dalla spiegazione di che cosa sostiene la Terra e il cielo, impedendo a entrambi di cadere. Nel contesto mitologico dell’Iliade e della Teogonia, il problema è risolto con la figura del titano Atlante. L’immane gigante sostiene la Terra sulle spalle e il cielo con le braccia. Il successivo ricorso a un’altra figura mitologica, Eracle, offre invece l’occasione di spiegare in modo alternativo l’inclinazione dell’asse dei cieli. Nella undicesima delle sue dodici fatiche – originariamente descritte nell’Eracleia di Pisandro di Rodi, oggi perduta – Eracle propone ad Atlante di sostituirlo temporaneamente nell’immane sforzo di sostenere il mondo. Libero dal suo giogo, il titano può recarsi nel giardino delle Esperidi, sue figlie, per cogliere i pomi di un particolare albero che vi cresce. Non possedendo la stessa forza del titano, Eracle cede in parte sotto il peso del mondo e per questo, quando con l’astuzia riesce finalmente a riconsegnarlo nelle mani di Atlante, i cieli pendono irreparabilmente da un lato.

    La genealogia degli dèi – Urano (il cielo stellato), il figlio di questi Crono (Saturno), il nipote Zeus (Giove), e gli altri pronipoti, Ares (Marte), Afrodite (Venere), Ermete (Mercurio) e Artemide (la Luna) – rivela una prima strutturazione su base mitologica del cosmo sia da un punto di vista cronometrico che da un punto di vista spaziale. Quando si considera la Terra come immobile, i cieli che ai Greci appaiono muoversi più velocemente da est verso ovest sono anche i primi nell’ordine di generazione, nonché quelli ritenuti più lontani. Nel passare dagli dèi più vecchi a quelli più giovani, la velocità di rotazione dei cieli corrispondenti decresce, così come la loro distanza dalla Terra.

    Il cielo più veloce e lontano, che contiene tutti gli altri, è quello di Urano, o delle stelle dette fisse, che compie una rotazione in un giorno sidereo (in unità moderne 23 ore e 56 minuti). Il cielo sottostante, quello di Crono, è leggermente più lento e più vicino alla Terra. Infatti, nell’intervallo di tempo in cui il cielo di Urano compie una intera rotazione intorno alla Terra, quello di Crono resta leggermente indietro di una frazione corrispondente allo spostamento proprio di Saturno da ovest verso est rispetto allo sfondo delle stelle fisse (in unità moderne il ritardo è di circa 8 secondi). Sotto il cielo di Crono si trova il cielo di Zeus, ancora leggermente più lento. Giove presenta infatti uno spostamento giornaliero da ovest verso est rispetto alle stelle fisse maggiore di quello di Crono e, per questo motivo, impiega un tempo leggermente maggiore per compiere una rotazione completa intorno alla Terra (in unità moderne il ritardo è di circa 20 secondi). Questo criterio si estende in progressione ai cieli degli altri pianeti fino a quello di Artemide, che è il più vicino e il più lento di tutti (in unità moderne il ritardo è di quasi un’ora). Sotto il cielo della Luna gli ordinati movimenti che regolano i cieli si estinguono.

    Oltre a spiegare la sequenza della creazione e la disposizione dei pianeti, la mitologia greca popola il cielo delle stelle fisse di semidei e di eroi. Questo aspetto è talmente accentuato che le principali costellazioni raccontano intere storie la cui piena lettura richiede di conoscere i movimenti celesti. L’Odissea offre uno dei primi esempi del genere nella descrizione di Odisseo che si allontana dall’isola di Ogigia. Mentre naviga l’eroe mantiene gli occhi fissi a Bootes che tardi tramonta, / e all’Orsa, che chiamano pure col nome di Carro, / e sempre si gira e Orione guarda paurosa (V, 272-274). Per sottrarla alle ire della moglie Era, Zeus trasforma l’amata ninfa Callisto in orsa. In seguito, per proteggerla dai cacciatori che Era ha messo sulle sue tracce, Zeus la trasferisce fra le costellazioni circumpolari. Il compito di proteggere l’Orsa è affidato a Bootes, l’agricoltore, che è anche chiamato Artophylax (letteralmente, l’amico dell’orsa). Tuttavia, quando Bootes tramonta, sorge la costellazione di Orione, il più grande dei cacciatori. In questo modo i versi dell’Odissea registrano la particolare configurazione delle tre costellazioni e, attraverso questa, narrano l’eterna tensione fra amore e morte.

    L’astronomia nelle scuole filosofiche

    Accanto alla lettura mitologica dei cieli, già all’altezza del VII secolo a.C. il mondo greco offre i primi esempi di speculazione filosofica sul cosmo. Eseguite alcune osservazioni, i pensatori cercano di comprendere i fenomeni celesti e di darne una interpretazione razionale.

    Per quanto limitate siano le fonti relative ai filosofi più antichi, è possibile individuare alcune domande di fondo. Da cosa è nato il cosmo? Cosa succede agli astri quando tramontano? Il cosmo è finito o infinito, e qual è la sua forma? Nei circa due secoli che vanno da Talete di Mileto a Socrate, le risposte a questi quesiti sono estremamente varie, anche all’interno delle singole scuole di pensiero. Forse ancora influenzato dalla mitologia o da idee egizie, Talete ritiene che il mondo si origini dall’elemento acqueo e che l’aria stessa sia vapor d’acqua molto sottile. Non è chiaro se per questo filosofo della cosiddetta scuola ionica – al quale lo storico Erodoto attribuisce la capacità di prevedere le eclissi di Sole – l’acqua occupa uno spazio finito o infinito. Per certo, Talete è in grado di risolvere il problema di che cosa sostiene la Terra e il cielo senza ricorrere al mito di Atlante. Terra e cielo galleggiano sull’acqua, la prima in forma di un disco cilindrico, il secondo in forma di una volta emisferica. Dato questo aspetto del cosmo, resta invece aperto il problema di stabilire cosa avviene degli astri durante la notte. Probabilmente per Talete e molti altri filosofi dell’epoca,

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