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Zero Assoluto (Uno Spy Thriller della serie Agente Zero—Libro #12)
Zero Assoluto (Uno Spy Thriller della serie Agente Zero—Libro #12)
Zero Assoluto (Uno Spy Thriller della serie Agente Zero—Libro #12)
Ebook360 pages4 hours

Zero Assoluto (Uno Spy Thriller della serie Agente Zero—Libro #12)

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About this ebook

“Non andrai a dormire finché non avrai finito di leggere i libri dell'Agente ZERO. I personaggi, magistralmente sviluppati e molto divertenti, sono il punto di forza di questo lavoro superbo. La descrizione delle scene d'azione ci trasporta nella loro realtà; sembrerà di essere seduti in un cinema 3D dotato dei migliori simulatori di realtà virtuale (sarebbe un incredibile film di Hollywood). Non vedo l'ora che venga pubblicato il seguito”.
--Roberto Mattos, Books and Movie Reviews

ZERO ASSOLUTO è il libro n. 12, il conclusivo, della serie di bestseller AGENT ZERO, iniziata con IL RITORNO DELL'AGENTE ZERO (Libro 1), un download gratuito con oltre 500 recensioni a cinque stelle.

Nello scioccante finale della serie, l'Agente Zero è alle prese con una potente bomba termonucleare che, se fatta esplodere nel luogo giusto, potrebbe uccidere milioni di persone. Con un vero colpo di scena Zero scopre che quell'arma potrebbe diventare ancora più terribile.

È in gioco il destino del mondo intero e Zero, impegnato in una corsa drammatica contro il tempo, è l'unica persona al mondo in grado di trovare quella bomba.

Ma mentre Zero è alla frenetica ricerca della posizione dell'arma, altri eventi eccezionali entrano in gioco: dozzine di assassini vengono inviati per ucciderlo.

E come se non bastasse, per Zero è venuto anche il momento di fare i conti con la sua salute in costante peggioramento.

Si chiude il cerchio dal momento in cui ha scoperto il soppressore della memoria. All'Agente Zero viene data un’ultima possibilità per salvare il pianeta. Deve solo riuscire a non distruggere sé stesso e tutto ciò che si pone sul suo cammino.

ZERO ASSOLUTO (Libro 12) è un frenetico thriller di spionaggio che ti farà voltare le pagine fino a tarda notte, in un crescendo sbalorditivo che ti porterà alla magistrale conclusione di questa serie d'azione di spionaggio composta da 12 libri.

“Un thriller fantastico”.
--Midwest Book Review (riferito ad A ogni costo)

“Uno dei migliori thriller che ho letto quest'anno”.
--Books and Movie Reviews (Su A ogni costo)

È disponibile anche la serie di THRILLER LUKE STONE di Jack Mars (7 libri), che inizia con A ogni costo (Libro 1), download gratuito con oltre 800 recensioni a cinque stelle!
LanguageItaliano
PublisherJack Mars
Release dateFeb 1, 2022
ISBN9781094346809
Zero Assoluto (Uno Spy Thriller della serie Agente Zero—Libro #12)

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    Zero Assoluto (Uno Spy Thriller della serie Agente Zero—Libro #12) - Jack Mars

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    ZERO ASSOLUTO

    (UNO SPY THRILLER DELLA SERIE AGENTE ZERO — LIBRO 12)

    J A C K   M A R S

    Jack Mars

    Jack Mars è l’autore bestseller di USA Today della serie di thriller LUKE STONE, che per ora comprende sette libri. È anche autore della nuova serie prequel LE ORIGINI DI LUKE STONE, e della serie spy thriller AGENTE ZERO.

    Jack è felice di ricevere i vostri commenti, quindi non esitate a visitare www.Jackmarsauthor.com , per unirvi alla sua email list, ricevere un libro gratis, premi, connettervi su Facebook e Twitter, e rimanere in contatto!

    Copyright © 2021 di Jack Mars. Tutti i diritti riservati. Salvo quanto consentito dalla legge sul copyright degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, o archiviata in un database o sistema di recupero, senza la previa autorizzazione dell'autore. Questo e-book è concesso in licenza al solo scopo d'intrattenimento personale. Questo e-book non può essere rivenduto o ceduto ad altri. Se vuoi condividere questo libro con qualcun altro, t'invito ad acquistarne una copia per ogni destinatario. Se stai leggendo questo libro senza averlo acquistato o non è stato acquistato per il tuo utilizzo personale, sei pregato di restituirlo e di acquistarne una copia per tuo uso esclusivo. Grazie per il rispetto dimostrato del lavoro dell'autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, attività commerciali, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore o vengono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o persone, vive o morte, è puramente casuale. Immagine di copertina Copyright ex_artist, utilizzata con il permesso di Shutterstock.com.

    I LIBRI DI JACK MARS

    SERIE THRILLER DI LUKE STONE

    A OGNI COSTO (Libro 1)

    IL GIURAMENTO (Libro 2)

    SALA OPERATIVA (Libro 3)

    CONTRO OGNI NEMICO (Libro 4)

    OPERAZIONE PRESIDENTE (Libro 5)

    IL NOSTRO SACRO ONORE (Libro 6)

    REGNO DIVISO (Libro 7)

    SERIE PREQUEL CREAZIONE DI LUKE STONE

    OBIETTIVO PRIMARIO (Libro 1)

    COMANDO PRIMARIO (Libro 2)

    MINACCIA PRIMARIA (Libro 3)

    GLORIA PRIMARIA (Libro 4)

    VALORE PRIMARIO (Libro 5)

    SERIE DI SPIONAGGIO DI AGENTE ZERO

    AGENTE ZERO (Libro 1)

    OBIETTIVO ZERO (Libro 2)

    LA CACCIA DI ZERO (Libro 3)

    UNA TRAPPOLA PER ZERO (Libro 4)

    DOSSIER ZERO (Libro 5)

    IL RITORNO DI ZERO (Libro 6)

    ASSASSINO ZERO (Libro 7)

    UN'ESCA PER ZERO (Libro 8)

    INSEGUIRE ZERO (Libro 9)

    LA VENDETTA DI ZERO (Libro 10)

    ZERO ZERO (Libro 11)

    ZERO ASSOLUTO (Libro 12)

    UN RACCONTO DELLA SERIE AGENTE ZERO

    Agente Zero - Riepilogo del libro 11

    Nel momento in cui viene sapere che il suo neurologo svizzero è morto e ha archiviato la storia del suo paziente, Zero si prende in carico la responsabilità di trovare l’assassino, avviando una caccia all’uomo internazionale che si conclude con una scoperta scioccante: Stefan Krauss, l’assassino di sua moglie, ha impiantato in sé un soppressore della memoria, proprio come Zero cinque anni prima. Zero deve accertare il vero obiettivo di Krauss, mentre un personaggio misterioso, conosciuto come signor Bright, tira i fili dell’assassino da dietro le quinte. Ma Zero, ora in pensione, non ha più il sostegno della CIA e non ha più protezioni per la sua famiglia, che, secondo lui è ancora un potenziale bersaglio dei suoi nemici.

    L’Agente Zero, dopo aver trovato il dottor Guyer morto a Zurigo, insegue le tracce dell’assassino e apprende che a Stefan Krauss era stato impiantato un dispositivo di soppressione della memoria. Inoltre, scopre che il responsabile è lo sfuggente signor Bright, che ha acquisito quell’avanzato dispositivo tecnologico direttamente dalla CIA in cambio dell’eliminazione di chiunque fosse venuto a conoscenza del programma. Dopo aver strappato il chip dalla testa di Krauss, l’assassino perde la testa e decide di assassinare il vicepresidente degli Stati Uniti. Zero riesce a fermarlo, fino ad essere coinvolto in un selvaggio incidente in elicottero che causa la morte di Krauss, e impedisce a Zero, a causa delle gravi ferite, di tornare negli Stati Uniti dalle sue figlie.

    Maya Lawson, ignara del fatto che la CIA stesse attivamente eliminando chiunque fosse a conoscenza del programma di soppressione della memoria, accetta una missione a Parigi, dove evita di poco non uno, ma due tentativi di omicidio. Lei e il suo compagno, Trent Coleman, rischiano la vita, e salvano Sara da un tentativo di omicidio. I tre fuggono nel deserto del Missouri, sapendo che le loro vite erano in pericolo, e si rendono conto di non poter fare altro che nascondersi e rimanere in movimento fino al ritorno di Zero e Mischa.

    Sara Lawson, già mentalmente fragile, è sul punto di essere uccisa durante un’esplosione che le provoca un grave stato di choc, lasciandola in uno stato confusionale proprio mentre viene inseguita dagli uomini di Bright. Si nasconde nel centro di assistenza, dove si riuniva con il suo gruppo traumatologico, e viene raggiunta dai suoi assalitori, riesce ad eliminarne cinque prima di essere salvata da Maya e Trent.

    Mischa Johansson, la ragazzina ex agente è fuggita dal paese con Zero e Alan andando prima a Roma e poi al Cairo, dove assiste in prima persona al bombardamento di un palazzo presidenziale egiziano. Dopo aver aiutato Zero ad accertare chi fosse il bersaglio finale di Krauss, salva il vicepresidente Joanna Barkley e la informa di Bright e dei suoi legami con la CIA. Viene vista per l’ultima volta in Egitto, in fuga dal Cairo, dopo aver aiutato Zero a fuggire dall’ospedale a seguito del suo incidente in elicottero.

    Alan Reidigger dopo essersi preso una pallottola alla spalla a Roma, decide di fermarsi mentre Zero e Mischa si precipitano al Cairo per fermare Krauss. Consapevole di non poter dare più alcun contributo, si consegna all’Interpol nel tentativo di annullare la caccia a Zero. Alla fine finisce nelle mani di Todd Strickland e dell’EOT, prigioniero nelle viscere sotterranee di Langley, dove è detenuto fino a quando non accetta di rivelare le informazioni che ha raccolto sul signor Bright, informazioni che sa essere letali per chiunque ne sia venuto a conoscenza.

    Todd Strickland, ora a capo dell’Executive Operations Team, viene incaricato di gestire la sicurezza all’Accordo del Cairo, un vertice di pace in Medio Oriente che coinvolge nove nazioni. L’accordo viene interrotto dal bombardamento del Palazzo di Heliopolis, e porta Strickland all’inseguimento di Zero. Pur considerando Zero un uomo morto, lo lascia andare a salvare il vicepresidente dal piano omicida di Krauss. Decide di trattenere Alan Reidigger in una cella segreta a Langley fino a quando non avrà maggiori informazioni sul personaggio noto come signor Bright.

    La dottoressa Penelope León, protetta dell’ormai defunto ingegner Bixby, tradisce il suo ragazzo, Todd Strickland, aiutando segretamente Zero, in ogni modo possibile, nel suo inseguimento di Stefan Krauss. Ma si trova di fronte all’assassino al Cairo e viene gravemente ferita quando l’uomo le fa rivelare la posizione del vicepresidente degli Stati Uniti. Ricoverata in ospedale, Penny viene licenziata dalla CIA e pone fine alla sua relazione con Strickland.

    INDICE

    PROLOGO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRE

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO TRENTADUE

    CAPITOLO TRENTATRE

    CAPITOLO TRENTAQUATTRO

    CAPITOLO TRENTACINQUE

    CAPITOLO TRENTASEI

    CAPITOLO TRENTASETTE

    EPILOGO

    PROLOGO

    L’uomo dietro quella grande scrivania rivestiva molti ruoli. Tra questi, quello di imprenditore, filantropo, commerciante d’armi, istigatore. Di terrorista, per alcuni. O perlomeno di agente provocatore.

    Se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto quest’ultimo ruolo per il biglietto da visita. Quel pensiero gli strappò un sorriso. Sicuramente avrebbe suscitato molta curiosità.

    Non che parlasse mai dei suoi affari con qualcuno al di fuori di una ristretta cerchia.

    Si faceva chiamare signor Bright.

    Bright non era certo il suo vero nome, ovviamente. No, la sua vera identità era morta, sia in senso metaforico che in senso quasi letterale dato che aveva tirato le fila, pagato le persone giuste e inscenato la sua morte, anni prima.

    Si era tenuto anche un funerale. Una bara chiusa. Sua madre non aveva partecipato.

    Ironico quindi, in un certo senso, che il suo ex socio in affari, il signor Shade, avesse trovato residenza all’H-6, il sito nero della CIA nel deserto del Marocco, dove i peggiori trasgressori di crimini contro l’umanità, gli assassini e quelli che avevano calpestato la Convenzione di Ginevra, venivano gettati in fosse scavate nel terreno e dimenticati. Bright non aveva dubbi sul fatto che la CIA avesse dichiarato morto Shade per la seconda volta, indipendentemente dal fatto che lo fosse o meno.

    Avrebbe anche potuto esserlo, per quanto ne sapeva chiunque, incluso Bright.

    Lo spazioso ufficio del signor Bright si trovava al quarantasettesimo piano del Buchanan Building a Midtown Manhattan, con vista sulla zona nord di Central Park. L’edificio era di proprietà e gestione della sua azienda, o di una di esse, l’unica legittima: la Sunshine Realty. Centinaia di persone vivevano e lavoravano dal primo al ventiseiesimo piano senza essere minimamente a conoscenza di ciò che accadeva ai piani superiori, in particolare al secondo piano più alto dell’edificio (il quarantottesimo piano era attualmente in ristrutturazione).

    L’arredamento dell’ufficio di Bright si poteva definire classico, forse anche tradizionale, ma certamente non chic o contemporaneo. E paradossalmente, nonostante il suo nomignolo, non gli interessavano le grandi pareti immacolate e le vetrate immense. Preferiva i toni della terra, i pannelli di quercia. Gli piacevano i quadri appesi. Gli piaceva poter vedere i difetti nelle venature del legno.

    Di fronte alla sua scrivania, montato sulla parete di fondo, c’era un televisore a schermo piatto, acceso ma senza audio, sintonizzato su una partita di calcio europea. Bright non stava nemmeno prestando abbastanza attenzione per sapere chi stava giocando; seguiva il calcio solo occasionalmente. Gli piaceva soprattutto avere qualcosa in sottofondo, una qualche forma di movimento in ufficio. Gli piaceva la natura frenetica e caotica del gioco. Il quasi ininterrotto avanti e indietro da un lato all’altro del campo.

    Ma... c’erano ancora delle regole. C’erano delle regole ben precise.

    Ogni tanto suonava un fischio e un arbitro metteva in pausa il gioco abbastanza a lungo per annunciare un fallo. Per assegnare calci di rigore o per estrarre un cartellino di ammonizione.

    Era proprio così. Combatti il tuo avversario, in qualsiasi modo. Ma se ti spingi troppo oltre c’è una penalità.

    Bright riusciva a riconoscersi in quell’arbitro. Aveva dato a entrambe le parti ciò di cui avevano bisogno. Aveva lasciato che si combattessero a vicenda. Ma se solo avessero fatto un passo falso, la sua gente si sarebbe trovata alle sue spalle, pronta a ricevere un proiettile di ammonizione.

    Sfortunatamente, non era stato lui a estrarre l’ultimo cartellino rosso.

    Strano come la maggior parte degli errori si considerano tali solo col senno di poi; tanti, all’inizio, sono in apparenza delle buone idee. Per esempio, cercare di manipolare Stefan Krauss con il soppressore della memoria era stato un errore. Solo sei giorni prima, l’elicottero rubato da Krauss si era schiantato contro il palazzo di Heliopolis al Cairo, ancora in fiamme. Krauss era sicuramente morto. Del suo passeggero, nessuna traccia.

    E fino a quando l’ignoto non fosse diventato noto, Bright doveva presumere che l’Agente Zero fosse ancora vivo. Tutti gli sforzi per trovarlo erano falliti. I tentativi di localizzare le sue figlie, ugualmente infruttuosi.

    Per Bright, l’assenza di prove era (in questo raro caso) una prova. Non erano morti. Lo sapeva. E finché Zero non fosse morto, Bright doveva continuare a guardarsi le spalle dall’arbitro, dal cartellino rosso. Dal proiettile che avrebbe potuto raggiungerlo da un momento all’altro.

    Non era giusto. Lui doveva essere l’infallibile. Non Zero.

    Ma se così fosse stato, non sarebbe stato Bright a dormire con una pistola sotto il cuscino.

    Signore, disse una voce femminile impertinente attraverso un citofono integrato nella scrivania.

    Sì, Michelle. L’ufficio della sua assistente era al quarantacinquesimo piano, una decina di metri sotto di lui.

    Il direttore Shaw la attende in linea.

    Fantastico, disse Bright. Lo metta in attesa per tre minuti e poi me lo passi.

    Dopo qualche istante di silenzio Michelle chiese: Devo richiamarlo?

    No. Bright sorrise. Voglio solo farlo aspettare. Il signor Bright aveva atteso quella chiamata per sei giorni; Shaw poteva aspettare tre minuti. Un’attesa irrilevante al confronto, ma comunque tale da irritare Shaw quel tanto che bastava per incrinare il suo tono di voce.

    Il signor Bright non aveva mai incontrato di persona il direttore della CIA, Edward Shaw. Tuttavia, sapeva che aspetto aveva quell’uomo. Sapeva che il direttore in precedenza era a capo dell’NSA e si era guadagnato il posto alla CIA leccando il culo alle persone giuste. Conosceva l’altezza e il peso di Shaw dall’ultimo esame fisico. Conosceva il percorso che Shaw percorreva per andare al lavoro. Conosceva il bar dove il direttore amava fermarsi due volte a settimana e prendere un cappuccino.

    Conosceva un barista lì che avrebbe potuto convincere ad introdurre un po’ di arsenico in un cappuccino, al giusto prezzo.

    Bright sorrise al pensiero. Una misura del genere sarebbe stata troppo estrema, anche per lui. Ma il pensiero lo divertiva. Shaw era un adulatore, un glorificato yes-man che dominava i suoi sottoposti come se il suo pugno fosse di ferro e non artritico. Ma finché non venivano rovinate dalla mania di grandezza, queste persone erano più che tollerabili, e utili, per Bright.

    Alla fine Michelle gli inoltrò la chiamata. Il telefono sulla sua scrivania squillò. Lo lasciò squillare quattro volte prima di rispondere.

    Shaw, disse, a mo’ di saluto.

    Il direttore sospirò attraverso il telefono. Nella sua mente, Bright poteva vedere le narici dilatate e le labbra serrate sotto la testa glabra di Shaw. Abbiamo un problema.

    Lo so, rispose Bright con noncuranza. Sono sorpreso che ci sia voluto così tanto tempo per riconoscerlo.

    Ho dovuto attendere le consultazioni, disse Shaw in tono vago. Era necessario seguire l’iter.

    Burocrazia, disse Bright, resistendo all’impulso di sostituire quella parola con stronzate. Ed è stata raggiunta una soluzione accettabile?

    Inizialmente sì, disse Shaw. Sei diventato un nemico dello stato.

    Le dita di Bright si strinsero istintivamente attorno al ricevitore. Era difficile lasciarlo senza parole, ed era vergognoso che ci riuscisse una nullità come Shaw.

    Non tu personalmente, ovviamente, continuò Shaw dopo un momento. La tua identità è … ben protetta. La CIA è in procinto di disconoscerti completamente e sta cancellando tutti i registri e le tracce della nostra cooperazione da qualsiasi luogo. Gli Stati Uniti sanno bene che Stefan Krauss non operava da solo in Egitto e stanno mettendo un Sospettato X in cima alla lista dei più ricercati per indicare chiunque fosse in combutta con lui. Se le ricerche condurranno a te, non ci sarà niente che io, o chiunque altro, possiamo fare per aiutarti. Questo nostro piccolo esperimento è concluso.

    Esperimento?

    Il viso di Bright arrossì di rabbia. Stava portando involontariamente il suo pugno alla testa, quasi a voler sollecitare il cervello. Era una sensazione che gli era estranea, che non provava spesso, e non gli piaceva affatto che fosse Shaw a suscitarla.

    Non era un esperimento.

    Voleva ricordare a Shaw che esisteva un registro completo di tutto ciò che avevano discusso, pianificato, condonato ed eseguito. Voleva ricordare al direttore che tagliarlo fuori poteva facilmente la via verso una distruzione sicura per entrambi. Voleva ricordare a quell’uomo calvo e compiaciuto, dall’altro capo del ricevitore, che avrebbe potuto far uccidere tutta la sua famiglia in meno di un’ora.

    Ma le minacce non lo avrebbero portato da nessuna parte. Smascherare Shaw a proprie spese era, letteralmente, inutile. E il direttore lo sapeva.

    Il signor Bright si costrinse a calmarsi, a inghiottire la rabbia che lo incitava ad agire.

    Alla fine disse: Questo... non era il problema che mi aspettavo avremmo affrontato.

    No? Di quale altro problema dovremmo discutere, Bright? Hai scatenato uno psicopatico dotato di un dispositivo tecnologico altamente volatile. Gli hai fatto bombardare un palazzo egiziano. Hai tentato di sabotare un accordo di pace mondiale. Cosa pensavi che dovesse accadere? Pensavi di poter fare quello che vuoi e farla sempre franca? Che avremmo semplicemente lasciato perdere il passato?

    Di nuovo Bright si ritrovò a trattenere l’ira. Shaw stava oltrepassando il limite. Era pericolosamente vicino al cartellino rosso.

    "L’altro problema," disse Bright.

    Non cercare di cambiare discorso, lo schernì Shaw.

    A quel punto capì.

    Ah, ecco.

    Shaw non lo sapeva.

    Al signor Bright si sollevò un angolo della bocca in un ghigno compiaciuto. Non ne hai idea, vero?

    Di cosa? Il direttore cominciava a sembrare esasperato.

    Non sai, disse lentamente, che lui era lì. In Egitto.

    A Shaw bastarono pochi istanti per comprendere ciò che stava insinuando. Lui... Zero? Dopo qualche altro istante aggiunse: No… no, sono stati i miei ragazzi a fermare Krauss. Hanno salvato la Barkley. Loro... Si fermò per mettere insieme i ricordi.

    Bright immaginò che potesse uscire del vapore dalle orecchie di Shaw.

    Oh, non te l’hanno detto? disse Bright con finta sorpresa. Gli ex compagni di squadra di Zero non si sono presi la briga di dirti che era lì? Hanno affermato di aver risolto la situazione da soli? Ora era Bright a poter schernire il suo interlocutore. Andiamo, Shaw. Lui era lì. Ha fatto schiantare l’elicottero. Ha ucciso Krauss. Ed è ancora in giro. Vivo.

    Nessuno sarebbe potuto sopravvivere a quell’incidente. Anche mentre lo diceva, era chiaro che Shaw non ci credeva. Sapeva, proprio come Bright, che non avevano trovato alcun corpo. E senza un corpo, l’agente precedentemente noto come Zero doveva sicuramente considerarsi vivo.

    Improvvisamente ti vedi costretto a guardarti alle spalle, Shaw? Era lì, in Egitto, e ora lui ha un vantaggio. Non sappiamo dove sia, quanto sappia...

    Questo non cambia nulla, lo interruppe Shaw all’improvviso. Se Zero è là fuori, ed è vivo, è responsabilità della CIA trovarlo e catturarlo. Abbiamo agenti specializzati in questo tipo di lavoro. Non pensare di avere il coltello dalla parte del manico; sei fuori, Bright.

    Non sta a te deciderlo, disse Bright con indifferenza. Non hai l’autorità...

    Questa direttiva non viene da me. I poteri forti lo hanno deciso; io sono solo il messaggero. Questa chiamata è terminata. E… Bright? Shaw fece una pausa pregna di significato. Forse non sono io quello che ha bisogno di guardarsi alle spalle.

    Il direttore della CIA riattaccò.

    Bright si alzò lentamente. Si sbottonò il bottone più in alto della camicia. Poi sbatté la cornetta del telefono contro la scrivania finché non si ruppe in mille pezzi.

    La sua mano sanguinava. Non gli importava. Non era un esperimento.

    Lui era un intermediario. Era un messaggero. Era necessario.

    Non se ne rendevano conto, ma gli stavano forzando la mano.

    In nessun modo sarebbe tornato agli affari di armi del deserto, intrisi di sudore, con fanatici religiosi puzzolenti e inaffidabili, che uccidevano persone innocenti dicendo di compiere volontà di Dio. In nessun modo sarebbe tornato a rifornire gli autoproclamati combattenti per la libertà, che sovvertivano i regimi solo per crearne di peggiori.

    Non avrebbe mai più rimesso piede a Mogadiscio, a Baghdad o a Sarajevo, a meno che, per qualche miracolo, non vi avessero costruito un resort a cinque stelle.

    Aveva scavato la sua nicchia e vi si era stabilito all’interno. E dannazione, l’avrebbe difesa fino alla morte.

    Era ironico, in un certo senso, che il suo ex socio in affari, il signor Shade, avesse trovato residenza in una fossa nel deserto marocchino, dal momento che era stato Shade, all’anagrafe Michael Bancroft, a farlo entrare inizialmente in quella attività.

    Nel 2002, Bright stava cavalcando l’ondata tecnologica e aveva avviato una società che produceva un software per elaborare i pagamenti online e che pagava automaticamente dividendi a tutte le parti coinvolte nelle transazioni. Aveva venduto l’azienda per centoquaranta milioni di dollari e, poco dopo, si era ritrovato a cadere in uno stato di depressione. Era quello tutto ciò che la vita aveva da offrirgli? Aveva raggiunto il suo apice intorno ai venticinque anni? Qualche cattivo investimento più tardi, i tagli del governo (che, in verità, erano molti meno di quanto avrebbero dovuto essere) e Bright si era trovato con la metà di quello che aveva inizialmente guadagnato.

    Aveva pensato di ritirarsi. Quello che aveva sarebbe stato più che sufficiente per vivere nel lusso per tutti gli anni che gli fossero rimasti. Ma poi era arrivato Bancroft, un giovane pistolero dal sangue blu che ci sapeva fare con il capitale di rischio da quando aveva diciannove anni.

    Bancroft aveva una proposta. Aveva sentito che Bright stava cercando di investire e Bancroft stava cercando del capitale. Bancroft veniva da un quel genere di famiglia che non era mai diventata ricca e non lo sarebbe diventata mai.

    Bright presumeva che gli sforzi di Bancroft si sarebbero concentrati nella Silicon Valley, nel crescente mercato dei social media, o forse nella nuova tecnologia basata sulle app.

    Ma no. Il giovane magnate aveva puntato i suoi occhi sulla valle del fiume Eufrate.

    La tecnologia era volatile. Si poteva vincere una fortuna e poi perdere tutto il giorno dopo. Ma i conflitti, quelli erano una costante dell’umanità. Ci sarebbero state sempre, in qualche posto nel mondo, due parti che litigavano per qualcosa. La ricetta era abbastanza semplice: prendi un pizzico di dissidenza politica, sostituiscila con l’ideologia religiosa, se necessario, cospargi abbondantemente di pistole e munizioni. Et voilà: ecco un’insurrezione. Lascia riposare il tempo necessario per tentare un colpo di Stato. Se fosse andato a buon fine, si sarebbe scatenata una guerra, senza esclusioni di colpi.

    Ma il commercio di armi da solo era blando. Fu Bright ad avere l’idea di armare entrambe le parti. E così divennero il signor Bright e il signor Shade, due facce della stessa medaglia, ciascuno ad occuparsi di fazioni opposte, ma allo stesso tempo complici, parte della stessa squadra.

    Le possibilità si presentarono presto, ed erano illimitate. Era la teoria del caos controllato: un attacco terroristico in Arabia Saudita e il prezzo del petrolio al barile si impennava. Alcuni turisti statunitensi venivano uccisi nel fuoco incrociato tra bande cinesi, e improvvisamente le tariffe di importazione aumentavano e tutti volevano comprare dagli americani.

    Embarghi. Trattati. Tariffe. Terrore.

    Le pistole, capì il signor Bright, non erano la merce; erano l’investimento. Pistole e bombe, missili e giochi di ruolo, omicidi e fuoco amico: era ciò che faceva girare il mondo. Non erano macchine da guerra. Erano macchine da soldi.

    Chiedi a qualsiasi economista come la Cina ha tratto profitto dagli attacchi terroristici dell’11 settembre e ti dirà dove viene fabbricato il 99% delle bandiere americane.

    Eppure... Bright aveva commesso un errore. Si era fatto coinvolgere troppo nell’installare il soppressore di memoria in Krauss. Peggio ancora, il bombardamento del Palazzo di Heliopolis aveva avuto l’effetto opposto a quello voluto; non solo i paesi membri dell’Accordo del Cairo stavano proseguendo con il loro trattato di pace, ma da allora erano stati raggiunti, in sei brevi giorni, da più di una dozzina di altre nazioni.

    Bright non credeva nella pace mondiale. Era un sogno irrealizzabile, una risposta preconfezionata in un concorso di Miss America. Ma questo accordo del Cairo si stava avvicinando troppo a questo ideale irraggiungibile.

    E ora Shaw lo avrebbe tagliato fuori. Il suo accordo con la CIA era stato molto redditizio.

    E Zero era ancora in libertà.

    Questi erano tutti problemi. Grandi problemi. Lo stavano mettendo alle strette.

    Lui non era un esperimento.

    Il signor Bright afferrò un piccolo asciugamano bianco dal minibar, nell’angolo del suo ufficio, e lo avvolse intorno alla mano ferita. Con il ricevitore completamente spento, tirò fuori il suo cellulare, uno dei sei attualmente attivi, e chiamò Michelle.

    Signore.

    Michelle, disse, penso che dovremo trasferirci. Ci farebbe bene cambiare aria. Un po’ di aria fresca... degli alberi. Magari uno specchio d’acqua. Qualcosa di pacifico.

    Devo preparare il composto? Chiese prontamente Michelle.

    Sì. Perfetto. Grazie. Puoi mettermi in linea con Weisman, per favore?

    Certo, signore. Solo un momento.

    Batté il piede mentre aspettava. La partita di calcio era finita; non era sicuro su chi avesse vinto.

    Weisman, disse una voce senza fiato. Il suo capo ingegnere doveva essersi affrettato a rispondere alla chiamata.

    Dove sei?

    Al trentasette, signore.

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