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Il mediatore e l'ascolto attivo. Principi di base sull’ascolto attivo
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Il mediatore e l'ascolto attivo. Principi di base sull’ascolto attivo
Ebook85 pages1 hour

Il mediatore e l'ascolto attivo. Principi di base sull’ascolto attivo

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About this ebook

In queste pagine si parla di ascolto attivo: un ascolto consapevole e fuori dal giudizio che scende in profondità e aiuta a entrare in contatto con sé stessi e con gli altri. Il lettore troverà informazioni di base sulle modalità dell'ascolto e sui relativi limiti. Scoprirà che le cause principali dell'incapacità di ascoltare sono l'ego, la mente e le distorsioni.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 27, 2021
ISBN9791220379298
Il mediatore e l'ascolto attivo. Principi di base sull’ascolto attivo

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    Il mediatore e l'ascolto attivo. Principi di base sull’ascolto attivo - Lucia di Palermo

    Avvertenze per la lettura

    Queste pagine sono state scritte con la convinzione che ogni libro debba adattarsi alle esigenze del lettore. Seguendo il filo dei diritti tracciati da Daniel Pennac, chi le legge ha il diritto di saltare le pagine, il diritto di non finire il libro, il diritto di rileggere, il diritto di spizzicare e il diritto di leggere ad alta voce.

    Nella prima parte il lettore troverà informazioni di base sul conflitto e sull’ascolto attivo.

    Nella seconda parte, Lucia di Palermo, con la sua straordinaria capacità narrativa, si rivolge direttamente al lettore-mediatore e, attraverso un emozionante dialogo a tu per tu, lo accompagna in un viaggio all’interno della mediazione toccando diversi temi, dal conflitto, alle tecniche di ascolto, al rapporto con gli avvocati.

    Le autrici si rivolgono al lettore in modo diretto, con un linguaggio semplice e immediato. Sono fermamente convinte che il mediatore debba facilitare la comunicazione in tutte le sue forme, compresa quella scritta.

    Mediazione per tutti, Il mediatore e le emozioni, Il mediatore e l’ascolto attivo, fanno parte di un concept book. L’idea è quella di contribuire a creare e a diffondere la cultura della mediazione, facilitando la comunicazione scritta.

    Prefazione

    di Zaira Galli

    Cari lettori, sia quelli addetti ai lavori e non, desidero introdurre il testo scritto da due stimate professioniste, nonché amiche di viaggio nel mondo della mediazione.

    Questo mondo affascinante ed intrigante, scoperto oltre oceano intorno agli anni ’70, che in Italia fece capolino solo alla fine di quegli anni, oggi molto più noto con il diffondersi della cultura della mediazione, sia civile/commerciale che familiare.

    Lo ritengo affascinante perché introduce un concetto nuovo di risoluzione delle dispute rispetto all’iter legale, che non è né sostitutivo né competitivo con quello di tutti gli altri professionisti che intervengono nelle criticità familiari.

    La mediazione è un modo pratico di riorganizzazione della famiglia che vive la difficoltà di eventi critici, compreso quello separativo vale a dire, in altre parole, è un impegno volto all’insegna di una cultura del buon senso e della disponibilità cooperativa.

    Diceva il prof. Assunto Quadrio Aristarchi (mio docente di psicologia sociale nella laurea magistrale in Pedagogia) che la finalità dell’istituto della mediazione familiare è quello di ridurre la conflittualità pubblica (con una causa in Tribunale) per arrivare ad una negoziazione privata svolta su un piano di realtà, applicata ai singoli problemi concreti per cui si è in disaccordo.

    Il testo delle autrici L. Di Palermo e L. Brambilla, che non ha le pretese di essere un ricettario (I. Buzzi prefazione all’edizione americana Introduzione alla Mediazione Familiare) ad uso dei mediatori familiari porta il lettore a conoscere la mediazione in ambito civile e familiare e il suo professionista (professione riconosciuta dalla L. 4/2013 Riconoscimento delle professioni intellettuali non iscritte ad ordini od albi).

    In un capitolo parlano di ascolto attivo, bene.

    Ma che cos’è l’ascolto attivo del mediatore?

    Potete rispondermi: ovvio chi ascolta, sente. Perché aggiungiamo l’aggettivo attivo? perché ci sono tanti modi di sentire: posso ascoltare distrattamente e quindi non capire il messaggio veicolato dal mittente, posso ascoltare passivamente pensando ad altro, posso ascoltare senza rendermi conto che chi parla è in preda ad emozioni ambivalenti, ecc.

    Nel linguaggio mediativo è un modo di sentire altro e in quanto tale appartiene alle tecniche di conduzione delle sedute di mediazione, strumenti che ci portiamo nella valigia dei nostri attrezzi di lavoro.

    Appartiene alla modalità comunicativa tra il mediatore e le parti confliggenti che a lui si rivolgono: per cui ascoltare attivamente significa saper ascoltare gli altri con accoglienza ed empatia, cioè ancora essere capaci di provare a distanza le stesse emozioni senza proiezioni identificative. Quindi dietro l’ascolto attivo è propedeutico e necessario un buon ascolto di noi stessi.

    L’ascolto attivo vuol dire metaforicamente chiudi gli occhi, ma nella presenza assenza ascolta senza giudizio; vuol dire ancora direzionare la nostra attenzione logica ed emotiva sull’altro mantenendo una posizione neutrale, di assenza di giudizio e direttività. In sintesi, capire cosa il mio interlocutore vuole veramente dire, quindi non dare per scontato che usi il mio stesso codice.

    Questo tipo di ascolto è genetico? Posso avere una predisposizione ma si affina con attitudini fondamentali quali: saper ospitare l’altro, guardare al vissuto e al rispetto della persona, stare con lei in relazione, avere la consapevolezza dell’ascoltare.

    Mi sono soffermata su questo concetto perché è il primo e più importante strumento alla base della comunicazione interpersonale, chi ascolta con questa modalità è in grado di offrire calorosi sorrisi e sa dare spazio a momenti di silenzio.

    Per il resto buona lettura!

    Dr.ssa Zaira Galli

    Introduzione

    Il mediatore è un professionista qualificato. Gestisce costantemente l’imprevisto e la complessità, è un esperto del conflitto, un facilitatore della comunicazione e lavora su un piano concreto, a stretto contatto con le persone.

    I mediandi confliggono su questioni per loro fondamentali e il mediatore, per navigare in mezzo alle loro tempeste emotive, ha bisogno di una grande preparazione tecnica e personale, unita alla consapevolezza di sé e alla conoscenza profonda della propria intelligenza emotiva.

    Come ogni mestiere, anche quello del mediatore è caratterizzato da un saper fare. È quell’insieme unico di

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