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La Materia sapiente del relativo plurale: Ovvero il luogo terzo delle parzialità
La Materia sapiente del relativo plurale: Ovvero il luogo terzo delle parzialità
La Materia sapiente del relativo plurale: Ovvero il luogo terzo delle parzialità
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La Materia sapiente del relativo plurale: Ovvero il luogo terzo delle parzialità

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Liberarci dal grande BLUFF del patriarcato.

La cosa più difficile è superare la contaminazione del contesto, anche nella critica e nello smascheramento, perché il sistema che l’ha prodotto ha un solfeggio che propaga un simbolico a favore di chi ha scelto e diretto le sue messe in note/atti di potere: insieme formano un suono che le orecchie sentono solo dentro quello spartito, anche se provano a udirle in suoni e corpi e strumenti altri dove le stesse note potrebbero “suonare” diverse nelle messe in atto. Ma come i suoni delle parole non prescindono dalle lingue che parlano, così i pensieri non prescindono da chi li pensa. Non è un caso, dunque, che siano le donne a provare a “intendere” e a poter parlare d’“altro”.
LanguageItaliano
Release dateNov 17, 2017
ISBN9788868993337
La Materia sapiente del relativo plurale: Ovvero il luogo terzo delle parzialità
Author

Daniela Pellegrini

Daniela Pellegrini, femminista radicale e ideatrice del primo gruppo politico italiano di donne (Dacapo, 1964, divenuto poi Demau), perora da sempre il “separatismo” come azione fondante e creativa della politica delle donne nonché come vera autonomia dal patriarcato. Nel 1981 fonda a Milano, insieme a Nadia Riva, Cicip & Ciciap, primo circolo culturale e politico femminista, l’unico a mantenersi strettamente separatista nel tempo. Sempre con Nadia Riva crea la rivista Fluttuaria, segni di autonomia nell’esperienza delle donne, attiva dal 1987 al 1994, su cui appaiono molti suoi scritti. Ha pubblicato "Una donna di troppo. Storia di una vita politica “singolare”" (2012) e il pamphlet "Liberiamoci della bestia. Ovvero di una cultura del cazzo" (2016). Da alcuni anni ha (ri)dato vita, presso la Casa delle donne di Milano, alla pratica separatista dell’Autocoscienza.

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    La Materia sapiente del relativo plurale - Daniela Pellegrini

    Daniela Pellegrini: La materia sapiente del relativo plurale. Ovvero il luogo terzo delle parzialità – VandA.ePublishing

    La materia sapiente del relativo plurale

    Liberarci dal grande BLUFF del patriarcato

    La cosa più difficile è superare la contaminazione del contesto, anche nella critica e nello smascheramento, perché il sistema che l’ha prodotto ha un solfeggio che propaga un simbolico a favore di chi ha scelto e diretto le sue messe in note/atti di potere: insieme formano un suono che le orecchie sentono solo dentro quello spartito, anche se provano a udirle in suoni e corpi e strumenti altri dove le stesse note potrebbero suonare diverse nelle messe in atto.

    Ma come i suoni delle parole non prescindono dalle lingue che parlano, così i pensieri non prescindono da chi li pensa.

    Non è un caso, dunque, che siano le donne a provare a intendere e a poter parlare d’altro.

    L’autrice

    Daniela Pellegrini

    Daniela Pellegrini, femminista radicale e ideatrice del primo gruppo politico italiano di donne (Dacapo, 1964, divenuto poi Demau), perora da sempre il separatismo come azione fondante e creativa della politica delle donne nonché come vera autonomia dal patriarcato. Nel 1981 fonda a Milano, insieme a Nadia Riva, Cicip & Ciciap, primo circolo culturale e politico femminista, l’unico a mantenersi strettamente separatista nel tempo. Sempre con Nadia Riva crea la rivista Fluttuaria, segni di autonomia nell’esperienza delle donne, attiva dal 1987 al 1994, su cui appaiono molti suoi scritti. Ha pubblicato Una donna di troppo. Storia di una vita politica singolare (2012) e il pamphlet Liberiamoci della bestia. Ovvero di una cultura del cazzo (2016).

    Da alcuni anni ha (ri)dato vita, presso la Casa delle donne di Milano, alla pratica separatista dell’Autocoscienza.

    VANDERWOMEN

    Daniela Pellegrini: La materia sapiente del relativo plurale. Ovvero il luogo terzo delle parzialità – VandA.ePublishing

    © Daniela Pellegrini

    © 2017 VandA.ePublishing

    Sede legale e redazione: Via Cenisio, 16 - 20154 Milano

    ISBN 978-88-6899-333-7

    Prima edizione digitale: novembre 2017

    Edizione elettronica: eBookFarm

    Grafica di copertina: Annamaria Teruzzi

    Editing: Luisa Vicinelli

    Logo VandA.ePublishing

    www.vandaepublishing.com

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    Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.

    È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

    Indice

    Premetto

    Incipit sull’apparente sofferta contraddizione – Ellisse della memoria, materia del pensiero – Così nasce il percorso, e così io parlo in questo libro

    Parzialità relative dei percorsi temporali: antecedenti, racconti e resoconti

    Il doppio binario della guerra e il luogo terzo – Farsi carico della modificazione – Civilizzazione o ormoni maschili? – S’io fossi maschio mi vergognerei – L’a(s)seconda parte portante – Nomadismi e meticciati: corpi in transito – Pensieri in gioco – Cancellazione economica

    A partire dall’oggi, dai suoi intoppi e dalle sue storpiature

    Autonomia dalla seduzione del maschile – Il virus del maschile sta cercando di contaminare la politica delle donne – Ripensarsi e riposizionarsi – Quando la fascinazione del maschile si fa sinistra – Le pietre e il fango sedimentati nei secoli e le armi violente del bluff patriarcale – La finzione e il virtuale: il grande bluff

    Leggere la materia e le sue messe in atto

    Cos’è differenza, e cosa non lo è – Le ragioni della messa in atto della differenza duale – Il grande bluff del patriarcato: dal feto al feticcio il passo è breve! – La messa in opera del bluff: sostituzione e finzione fallica – Essere chi o agire come se, e come – Due invidie a confronto

    I nemici sistemici e i loro presupposti fallici

    Il fare sesso e quale il piacere? – La mascarade dei sessi e dei diritti e il procreare irresponsabile – Il neoliberismo e il diritto a ogni diritto – Il MIXage patriarcale per riconfermarsi – Mascarade e corpi in transito – Le basi corporee e le loro messe in atto materiali e simboliche dentro il patriarcato – La mancanza e la finzione, il reale e il virtuale – XX e XY: le gambe, lo zoppo e la stampella – Il percorso verso il virtuale: digito ergo sum

    Il patriarcato come scelta economica

    Sottrarre valore per darsi valore

    Psicanalisi retrò: ad hoc al rebus sic stantibus

    L’ambivalenza – I cosiddetti uomini normali e i desideranti femmine – MIXage e doubleface: breve storia delle compravendite messe in atto dal patriarcato (seduzioni e non soluzioni) – La libertà di essere adeguati al regime – Metodi pseudointegrativi: nuove etichette per ennesime cancellazioni – La materia dice del piacere di viverla nel goderne

    Cambiamo il percorso!

    Ri-partire dai corpi – Le simiglianze nelle dissonanze della sessualità – Perché è necessario un lavoro di ricucitura relazionale – Attivare energia da contatto – Attivare l’esperienza della responsabilità fetale/rigenerativa

    I frattali della donnità e il luogo terzo delle parzialità: la materia cosmica della specie

    Ma come? – Ricercarne e praticarne la via con le parzialitàdei possibili passi

    Bibliografia

    Dediche

    Con infinita gratitudine

    onoro la mia stirpe femminile

    libero tutto il dolore accumulato

    e conservato dalle mie antenate

    perché sia trasmutato

    in Luce e Saggezza.

    Ada Luz Márquez, Hermana Águila

    «Se il patriarcato fosse stato scritto, lo avremmo soppresso forse da molto tempo e sostituito con un altro ordine di cose. Ma così non è. Il patriarcato è un’istituzione ondeggiante, così come la cortina di fumo che tutto lo avvolge, ma che non si lascia comprendere. Quindi è importante analizzarlo, scomporlo, percepirlo in tutte le sue forme: in una parola, scriverlo. Perché così può essere letto una e più volte, commentato, criticato, screditato fino alla sua estinzione.»

    Victoria Sau, femminista e scrittrice spagnola,

    da un articolo del 17 maggio 2006, Barcellona

    Apriamo la strada di madri che amano e si riconoscono nel valore singolare delle figlie.

    La mia fortuna è stata quella di averne avuta una.

    La mia forza è stata quella di sapermi nella sua carne e materia sapiente, anche come figlia.

    La mia gratitudine va a quella donna che mi ha messa al mondo abbandonandomi tra le dure braccia amorevoli della mia interezza e integrità. Ha saputo e intuito che avrebbe potuto non farlo, e ne ha tratto le giuste conseguenze.

    Non era sua la differenza nel partorire, era il fatto oggettivo di averla messa in atto, e non la presa di potere su di essa. Mi ha testimoniato che la libertà di essere ciò che si è sta nel mettere in opera oggettivo e mi ha indicato così la libertà dell’essere nel mettermi in opera.

    Mi ha vista all’opera e mi ha riconosciuta per ciò che ho voluto essere, il suo darmi valore non necessitava di possesso o coercizione.

    E così guarderò a tutte le donne che mi hanno preceduta, affiancata o seguita nel percorso autonomo delle proprie menti e del proprio corpo alla ricerca della propria libertà e capacità sapiente.

    Solo a loro farò riferimento e solo loro considererò degne di essere nominate e riconosciute.

    Con loro è iniziato il futuro.

    Quando morirò a chi lascerò tutta la consapevolezza e il mio dolore, tutta la mia illusione e certezza, tutta la speranza e la delusione, quell’aver saputo che le donne potrebbero mettere al mondo un altro mondo?

    Così come per secoli hanno fatto. Hanno accudito e preservato la vita – perfino di quelli che hanno negato e impedito la loro e se ne sono impossessati per stravolgerla in sfruttamento e morte. Dopo secoli la sapienza e la consapevolezza delle donne ha maturato in esse la capacità di eleggere le proprie esperienze a sguardi sapiens e rigenerativi di una specie distorta e insozzata dalla bestia patriarcale.

    Così solo loro potrebbero davvero…

    … se non impestate dal virus autodistruttivo del potere, se non affascinate dal suo essere e affermarsi vincente perché agito e sostenuto e imposto solo nella violenza, nell’abuso e nella sopraffazione…

    … se non divenute misere copie mimetiche che agiscono la propria cancellazione definitiva…

    … se non gregarie e sostenitrici di un paradigma di morte per tutta la specie.

    La fine non è forse così lontana. L’avremmo, l’abbiamo voluta!?

    Daniela Pellegrini

    Premetto

    Incipit sull’apparente sofferta contraddizione

    La sensazione di dovermi sgolare per farmi capire è quasi pari alla certezza che, se non affronto meticolosamente i contenuti di ciò che voglio dire e descrivere, o non ci sarà ascolto oppure, se ci sarà, non sarà valso a nulla.

    Sono costretta a usare ossessivamente le denominazioni di femminile e maschile non liberate dalla coazione che le ha create e imposte per mantenere lo status quo culturale. È la contraddizione di parlarne da dentro standone fuori: ne ho già verificato l’incomprensione e perfino il rigetto da parte di molte, soprattutto quando l’ho fatto con una metodologia rude, aggressiva, contestativa dei fondamenti teorici e politici vigenti, oppure ironica e dissacrante fino al ridicolo.

    Da parte di molte, certo non di tutte. Ma questo ha spesso creato confusione, non per mio torto, ma proprio a causa di attribuzioni nominali che diventano erroneamente descrittive e interpretative di differenze nei modi di essere, agire, comportarsi, o molto ambite o deprecabili, comunque ineludibili.

    È estremamente difficile parlare nel pieno del dentro dell’evidenza di queste nominazioni, delle loro messe in atto nei fatti e della loro attuale lettura culturale e simbolica, cercando di farsi comprendere da chi si riconosce e vive dentro e a questo dentro ha conformato le orecchie. E reagisce perciò nel minimizzare e deprezzare o rifiutare tout court, perfino scandalizzandosi. Tutto per poter dire di non essere d’accordo, ma quanto ha davvero capito?

    Il mio cercare di farmi sentire/ascoltare è pateticamente esautorato dalla sua insita impossibilità/incapacità di essere compreso perché l’ascolto manca di udito.

    So che se non affronto questa contraddizione mi trovo ad annoiarmi di ciò che mi ammorba senza liberarmene. E renderlo possibile per altre nella ripetizione forse non basta.

    Nella mia testa è una continua ricerca materica di sbocchi all’intuizione e alle sue immagini inesplorate. Nell’auspicio di passaggi verso la chiarezza, spero anche per chi mi legge!

    Ellisse della memoria, materia del pensiero

    La memoria è un’ellisse atemporale in continua autoaccumulazione, una pila di vita sulla e dentro la vita e i suoi respiri e tempi relativi.

    La memoria non è una freccia tesa, non è in fuga, ma ama nascondersi o talvolta mimetizzarsi, non permette stasi o favoritismi, ma ama riproporsi e consegnarsi disponibile al nuovo e al lampo del capir(e)si.

    La memoria è tutto si crea e tutto non si distrugge, cresce, si addensa, si fa corposa e raffinata sostanza, sottile non plus ultra di senso.

    Per chi si fa attenta raccoglitrice di se stessa per essere se stessa e non scordarsi mai di esserlo davvero.

    La tua memoria forse non ti appartiene proprio perché non sai di esserla, perché la sei. O perché la lasci e la tradisci per pensare (giustificarti?) di essere altrove, per voler essere altrove, facendoti alibi dei tuoi mancamenti e fraintendimenti.

    Renditi disponibile e lei tesserà sempre nuove trame dei tuoi ricordi e nuove possibilità di saperi futuribili, nuovi sensi al cammino mai interrotto da erezioni fondamentaliste.

    Non confondere memoria con ricordo, verità in movimento con rigidi frammenti autoritari, troppo spesso infedeli a te stessa e alle tue libertà nel fare e stare al mondo.

    Così nasce il percorso,

    e così io parlo in questo libro

    I corsi e ricorsi delle luci di verità che ho vissuto e ricercato mettono in circolo ricorrenti immagini, fulcro di rinascite emozionali e di consapevolezza.

    Perché il passato e i trascorsi sono lì per ricordare il presente. Le idee, le immagini, le chiarezze si rigenerano nei tempi non lineari e risorgono, si espandono assommando insieme mutazioni e significati.

    Non ho voluto perdite di tempo in paroloni virtuali – seghe mentali – che nascondono la materia e i corpi. Essi parlano nella loro messa in atto concreta, basta mettersi in ascolto.

    E parlo nei tempi reali e ricorrenti del mio vissuto e della sua messa in campo di significati concreti nel metterli in atto, della materia che da e dentro di essi si esprime e può rivelarsi così com’è. Perché non ha bisogno di parole per dirla.

    E le parole, anche quelle che ho cercato e usato per dirla, sono solo feticci nel loro essere falliche, nel tentativo di prendere potere su di

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