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Il Kabbalista: La storia della personalità più misteriosa del ventesimo secolo
Il Kabbalista: La storia della personalità più misteriosa del ventesimo secolo
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Il Kabbalista: La storia della personalità più misteriosa del ventesimo secolo

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About this ebook

Questo libro parla della vita di Yehuda Ashlag, noto anche con il nome di Baal HaSulam (Il Padrone della Scala), uno dei più grandi kabbalisti di tutti i tempi.
Baal HaSulam ha asceso tutti i 125 livelli del percorso spirituale.
Ha raggiunto una connessione totale con il potere che governa il mondo.
È vissuto nel XX secolo e ha previsto tutto quello che sarebbe successo.
Ha desiderato ardentemente di salvare l’umanità dai disastri e dalle sofferenze future.
Per questo motivo scrisse per noi un’interpretazione completa del Libro dello Zohar.
Questa storia è un tentativo per capire la profondità dell’uomo e dimostrare che non ci sono altri miracoli tranne quello che compie una persona trasformando se stessa
LanguageItaliano
Release dateMay 17, 2016
ISBN9788868992507
Il Kabbalista: La storia della personalità più misteriosa del ventesimo secolo
Author

Semion Vinokur

Semion Vinokur è fondatore e direttore della società di produzione indipendente ARI Films, e direttore della School for Talented Young Cinematographers presso il Ministero per l’Integrazione d’Israele. Vinokur è da molti anni allievo e stretto collaboratore di Michael Laitman, fondatore del Bnei Baruch, Kabbalah Education & Research Institute, istituto per l’insegnamento e la diffusione della Saggezza della Kabbalah e maggiore esperto di Kabbalah dei nostri giorni.

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    Il Kabbalista - Semion Vinokur

    Il Kabbalista

    Varsavia, fine del diciannovesimo secolo, notte. Un lampione solitario illumina una strada vuota. Il vento e la pioggia colpiscono le vie deserte della città. Un uomo grida. Una voce di donna risponde immediatamente:

    Simcha, che succede?

    La pioggia scroscia contro un edificio di due piani; al suo interno, la finestra del secondo piano è appena illuminata.

    VOCE DI DONNA

    Non farmi paura! Che cosa hai sognato?

    VOCE DI SIMCHA

    Tu partorirai un maschio.

    VOCE DI DONNA

    Hai sognato nostro figlio? Parlami!

    Camera. Notte. Sul comodino un libro aperto.

    VOCE DI SIMCHA

    Da questo libro sono uscite sei lettere e hanno formato una parola.

    VOCE DI DONNA (esausta)

    È tutta colpa di questo libro che teniamo in casa. Rabbi Feldman ti ha chiesto di portarlo il più lontano possibile… più lontano che puoi.

    Una mano femminile si allunga per prendere il libro, ma la mano dell’uomo la ferma e glielo impedisce.

    VOCE DI SIMCHA

    Il Creatore stringerà la mano di questo bambino.

    Mentre mormora queste parole, si sente un forte colpo alla finestra. Adesso è la donna a gridare. Un uccello bianco è fermo sul davanzale, poi prende il volo, si libra sopra una panchina e scompare nel buio della notte.

    Un uomo con addosso un cappotto nero è seduto sulla panchina, sotto la pioggia. Le gocce d’acqua gli colano dal cappello sul libro che tiene aperto fra le mani. L’uomo solleva la testa e guarda verso la finestra del secondo piano. Somiglia a Baal HaSulam da vecchio.

    ∗ ∗ ∗

    Il cinque settembre 1886 nasce un bambino nella famiglia di Simcha Halevi Ashlag. Le mani di una donna sollevano un minuscolo neonato grinzoso. Il bambino emette un verso che più che a un pianto somiglia a un sospiro, poi smette subito e resta in silenzio.

    VOCE DI DONNA

    Guardatelo, non sta piangendo. Scuotetelo!

    Muri bianchi che girano… soffitto bianco… finestre… sfocati visi di donne.

    VOCE DI DONNA

    Cosa stai guardando? Cosa sta guardando? Che cosa vede su quel muro?

    VOCE DI DONNA 2 (sottovoce)

    O magari dietro, il muro?

    Il neonato giace silenzioso nella culla mentre guarda il soffitto con occhi saggi, da adulto.

    ∗ ∗ ∗

    Sinagoga. Giorno. Il Rabbino Feldman si china sul neonato. Un coltello da circoncisione brilla fugacemente nella sua mano. Un momento dopo il rabbino getta la pelle del prepuzio nella sabbia. Guarda il bambino con stupore: non sta piangendo. Lo solleva e lo consegna al padre, concludendo il rito con queste parole:

    … Che sia conosciuto in Israele come… (guarda Simcha)

    SIMCHA

    Yehuda Leib.

    RABBINO FELDMAN

    Yehuda Leib, figlio di Halevi Ashlag, (e aggiunge) il bambino che non piange.

    ∗ ∗ ∗

    Casa degli Ashlag. Mattino. Yehuda ha tre anni, è seduto a un tavolo. Il padre, poco più in là, lo osserva. Il piccolo dito di Yehuda si muove lungo le righe di un libro aperto. Sentiamo la voce di Yehuda:

    Questi cancelli hanno una serratura con una stretta apertura dove inserire la chiave. Si dice di quel segreto: ‘In principio Dio creò…’

    ∗ ∗ ∗

    Yehuda e suo padre stanno camminando per strada. Yehuda stringe la mano del padre. Sentiamo una debole eco della voce di Yehuda, come se arrivasse da lontano:

    La chiave comanda sei cancelli, chiude e apre sei cancelli. ‘In principio Dio creò il cielo e la terra.’

    Entrano nella sinagoga, passano davanti a una lunga fila di libri e si avvicinano al Rabbino Feldman, che li sta guardando con attenzione.

    SIMCHA

    Ho bisogno di un suo consiglio, onorevole Rabbi. Yehuda, vai pure a guardare i libri.

    Mentre Yehuda si allontana, sentiamo suo padre mormorare:

    Siamo molto preoccupati per lui. A volte abbiamo la sensazione che sia più vecchio di noi.

    Yehuda cammina lungo gli scaffali, esamina le scure copertine dei libri. Lo sguardo del Rabbino Feldman è fisso su di lui. All’improvviso Yehuda si ferma accanto a un vecchio volume dall’aspetto sciupato. Il rabbino salta in piedi e si avvicina velocemente al bambino, fermandosi alle sue spalle. Borbotta:

    Il Libro dello Zohar… capisco.

    Si gira e si allontana. Si ferma accanto a una finestra e chiama Simcha.

    RABBINO FELDMAN

    Mi confermi che avete il Libro dello Zohar a casa?

    SIMCHA (sotto lo sguardo penetrante del rabbino)

    Sì, è così. Ce lo ha regalato la moglie di mio padre.

    RABBINO FELDMAN

    Anima sciagurata! Nascondilo, nel luogo più lontano possibile.

    Avvicina il viso a quello di Simcha e sussurra:

    Desidero che tuo figlio sia un ebreo, e quel libro lo condurrà lontano dal sentiero della Torah. Lui non capisce quello che c’è scritto lì dentro, vero? Non lo capisce, giusto?

    SIMCHA

    Ho la sensazione che capisca, invece.

    Il rabbino si gira a guardare Yehuda. Il bambino cerca faticosamente di tenere il libro fra le mani, aperto alle prime pagine. Lo legge, sillaba per sillaba, muovendo le labbra.

    Ogni giorno la voce richiama tutte le persone del mondo: ‘Dipende da voi. Separate una parte di ciò che è vostro per donarlo al Creatore…’

    RABBINO FELDMAN

    Che assurdità. Se gli adulti non riescono a comprenderlo, che cosa può capire un bambino? Quanti anni ha?

    SIMCHA

    Tre.

    Il rabbino guarda Yehuda che gira la pagina e sente la sua voce:

    Ci sono fuoco, acqua e aria. I primi tre giorni della creazione.

    RABBINO FELDMAN (sospira)

    Nascondi quel libro. Il prima possibile. Fallo subito!

    Casa degli Ashlag. Camera di Yehuda. Simcha è in piedi su una sedia, sta spingendo il libro nella parte posteriore del ripiano più alto. Poi si guarda intorno, salta sul pavimento ed esce dalla stanza.

    ∗ ∗ ∗

    Heider1. Mattina. Shmuel, il maestro, cammina tra le file di banchi dietro ai quali sono seduti i bambini. I loro piedi dondolano senza toccare il pavimento, mentre seguono con gli occhi la bacchetta appuntita del maestro. Ripetendo monotonamente quello che lui dice, i piccoli recitano un brano della porzione settimanale della Torah:

    Terah visse settant’anni e divenne il padre di Abramo, Nahor e Haran. Questo è l’elenco delle generazioni di Terah. Terah divenne il padre di Abramo, Nahor e Haran. Haran divenne il padre di Lot…

    Yehuda, furtivamente, tira fuori una mela dalla tasca. La lunga bacchetta del maestro gli colpisce immediatamente la mano. Yehuda grida, mentre la mela rotola sul pavimento. Il maestro avvicina la bacchetta alle labbra di Yehuda.

    MAESTRO

    Trova la forza di baciare la bacchetta che ti colpisce, Yehuda.

    Yehuda scosta il viso.

    MAESTRO (severamente)

    In questo caso, Yehuda, dovrai chiedere al Creatore che ti dia la forza di farlo.

    La bacchetta resta ferma davanti agli occhi di Yehuda. Yehuda china la testa, ma il maestro non demorde. L’estremità della bacchetta tocca di nuovo le labbra di Yehuda.

    MAESTRO

    Avanti, fallo!

    Yehuda si arrende. Bacia la bacchetta che immediatamente vola sopra le teste dei bambini. Il maestro si allontana. I bambini riprendono a recitare monotonamente:

    Terah visse settant’anni e divenne il padre di Abramo, Nahor e Haran…

    Un amico di Yehuda, Yankele2, gli si siede vicino. Appena il maestro gira le spalle, Yankele raccoglie la mela e la infila di nuovo nella tasca di Yehuda.

    ∗ ∗ ∗

    Varsavia. Quartiere ebraico. Yehuda e Yankele camminano per strada mordendo alternativamente la mela. Yehuda trascina Yankele oltre un angolo e dopo pochi passi finiscono davanti all’entrata di uno strano negozio; è appena illuminato, e file di libri ne ricoprono le pareti dal pavimento al soffitto.

    Yehuda entra con decisione, passa davanti a un vecchio che dorme seduto contro il muro e si siede a un grande tavolo di legno dove troneggia una pila di volumi. Gira velocemente le pagine, come se le fotografasse. Yankele l’osserva con un misto di ammirazione e paura.

    YANKELE

    Dio ti ha dato dei grandi poteri, Yehuda.

    La pila di libri di fronte a Yehuda sta sparendo velocemente. Ne resta solo uno.

    Io non so chi me li ha dati – borbotta Yehuda.

    YANKELE

    Il Creatore vuole che tu diventi un grande rabbino, in modo che tu possa insegnare agli altri.

    YEHUDA (mettendo giù il libro)

    E cosa dovrei insegnare?

    YANKELE

    Ad amare Dio, a osservare i suoi comandamenti, a pregare con tutto il cuore, e a essere un ebreo.

    YEHUDA

    Chi ti ha detto tutte queste cose?

    YANKELE

    Sono scritte nei nostri libri.

    YEHUDA (irritato)

    Non lo so. Io non lo so cosa c’è scritto in questi libri!

    Da dietro le spalle di Yehuda, il suono di una voce anziana e rauca.

    Il vecchio Solomon vi ha preparato una bella scorta.

    Il vecchio Solomon si avvicina ai bambini, ciabattando nelle sue vecchie pantofole.

    SOLOMON (stupefatto)

    Non dirmi che li hai già letti tutti?!

    YEHUDA

    Solomon, dov’è…

    SOLOMON (allarga le braccia)

    Il vecchio Solomon non possiede quel libro. Solomon ha cercato dappertutto, anche nei posti più impensabili.

    Punta l’indice in alto.

    Lassù, sul ripiano pericolante, Solomon ha trovato le lettere di Ramak3. E laggiù (si gira bruscamente), nell’angolo dei ragni, ha trovato il grande Ramchal4.

    Solomon si ferma di fronte a Yehuda e allarga di nuovo le braccia.

    Ma non è riuscito a trovare lo Zohar da nessuna parte.

    Si gira di scatto e comincia a camminare lungo gli scaffali. Sembra che parli con se stesso.

    Eppure era qui, potrei giurarlo! Il vecchio Berele l’aveva portato a Solomon.

    Si siede al tavolo e sbatte la mano sulla superficie.

    Berele ha detto a Solomon: Conserva questo libro per il piccolo Yehudale.

    La sua voce si addolcisce.

    E allora dov’è? Lo sto chiedendo a te, Solomon, vecchio scemo!

    Solomon si zittisce di botto. Yankele si gira a guardarlo. Il vecchio sta dormendo. Yehuda si è perso nella lettura del libro: tutto quello che lo circonda per lui non esiste più.

    YANKELE

    Anch’io ho un sacco di pensieri su Dio, Yehuda. Anch’io ho un’opinione.

    Yehuda non risponde. Yankele continua:

    Non pensare di essere l’unico.

    Yehuda resta in silenzio, la sua mente è altrove. Yankele esce dal negozio.

    ∗ ∗ ∗

    Quartiere ebraico. Giorno. Dopo aver fatto pochi passi, Yankele sente la voce di Simcha che lo chiama dall’altro lato della strada.

    SIMCHA

    Dov’è Yehuda? Yankele, sai per caso dov’è?

    Yankele allunga il passo, fingendo di non averlo sentito. Simcha attraversa la strada e lo raggiunge.

    SIMCHA

    Dov’è Yehuda? Non è tornato a casa dopo la scuola.

    YANKELE (rabbioso e brusco)

    Il vostro Yehuda è seduto in una libreria insieme a un vecchio che parla da solo e sta leggendo libri proibiti.

    ∗ ∗ ∗

    Libreria. Un’ombra appare su Yehuda, che è perso fra le pagine del libro.

    VOCE DI SIMCHA

    Avanti, Yehuda. Adesso basta.

    Yehuda alza il viso e guarda il padre.

    SIMCHA

    Io e tua madre siamo preoccupati per te, figliolo!

    Da un angolo sentiamo la voce di Solomon.

    SOLOMON

    Risparmiategli la vostra sciocca preoccupazione. È già da tanto tempo che è sotto la protezione del Creatore.

    Simcha afferra la mano di Yehuda e lo fa alzare bruscamente. Passano davanti a Solomon. Lui allunga timidamente il braccio per toccare i vestiti di Yehuda… e poi gli bacia la mano.

    ∗ ∗ ∗

    Heider. I raggi del sole mattutino sembrano danzare sui banchi. Yehuda è circondato da un gruppo di bambini, ha gli occhi bendati.

    VOCE DI BAMBINO

    Pagina nove. Tredicesima riga dall’alto.

    Senza un momento di esitazione, Yehuda recita a memoria il testo della Torah:

    … E Dio vide che la malvagità dell’uomo era grande sulla terra…

    Il dito di un bambino scorre la riga. Qualcuno esclama ammirato: Esatto! Girano qualche pagina e un altro bambino continua:

    Pagina quindici, terza riga dalla fine.

    YEHUDA (istantaneamente)

    E loro dissero, venite, costruiamo per noi una città, e una torre la cui sommità arrivi al cielo…

    BAMBINI (ammirati)

    Ooooohhhhh!

    All’improvviso, Yankele alza un lungo ago e lo infilza nel libro – precisamente nella lettera kaf. L’ago penetra il volume, pagina dopo pagina.

    YANKELE

    Togliti la benda!

    Yehuda si toglie la benda e guarda la lettera kaf.

    YANKELE

    Allora?

    YEHUDA

    Samekh.

    Yankele gira la pagina: la lettera samekh è infilzata in pieno dall’ago. Un sospiro ammirato.

    BAMBINI (all’unisono)

    Oooooohhhhhh!

    YANKELE

    La prossima!

    YEHUDA

    Het.

    Yankele gira la pagina successiva… e tutti vedono: l’ago si è conficcato esattamente nella lettera het.

    Oooooh… ancora! – incalzano i bambini.

    YANKELE

    La prossima!

    YEHUDA

    Peh.

    Gira un’altra pagina: ha ancora ragione, la lettera è la peh.

    BAMBINI (gridano eccitatissimi)

    Ooohhhhh!

    Yehuda continua:

    Mem, dalet, aleph, bet

    Improvvisamente sentiamo la voce di Shmuel, il maestro.

    Ben fatto, Yehuda!

    Il maestro è sulla porta e sta guardando Yehuda.

    MAESTRO

    Molti grandi Hassidim5 conoscevano così bene la Torah che gli appariva in sogno, parola per parola, lettera per lettera. Diventerai un grande Hassid, Yehuda, se riesci a tenere il tuo enorme Io sotto controllo.

    Il maestro si avvicina a Yehuda e gli accarezza il capo.

    Il Creatore guida tutti noi nello stesso modo, Yehuda. Un giorno ti arriva la bacchetta, e il giorno dopo un dolcetto.

    Il maestro tira fuori dalla tasca un lecca-lecca coperto di briciole di tabacco e lo dà a Yehuda. Gli occhi dei bambini sono fissi su quel regalo, che a loro appare come la delizia più prelibata del mondo.

    MAESTRO

    Tutto quello che fa, lo fa perché ci ama.

    Guarda la classe.

    Imparate ad amarLo, bambini, e scoprirete che il nostro Dio è sempre con voi, sia quando siete buoni, sia quando siete cattivi.

    Yehuda vede lo sguardo pieno di invidia degli altri bambini e mette il lecca-lecca sul banco, lontano da lui.

    MAESTRO

    No, no, no, Yehuda. Mangialo. Te lo sei meritato. E tutti gli altri si sono guadagnati il privilegio di guardarti mentre lo mangi. Magari la loro invidia li porterà a imparare la Torah come te.

    YEHUDA

    A che serve conoscerla così bene?

    MAESTRO

    Cosa vuoi dire?

    YEHUDA

    La conosco a memoria, ogni riga, ogni parola. A che serve?

    MAESTRO

    Ecco… Yehuda, è strano che proprio tu mi rivolga una domanda del genere. (Sospettoso) Lo stai facendo apposta? Ho la sensazione che tu stia mettendo alla prova la mia conoscenza. È così Yehuda? Non farlo.

    YEHUDA (candidamente)

    Non riesco davvero a capirlo. Perché è importante conoscere questo libro a memoria?

    MAESTRO

    Per poter obbedire alle leggi e ai comandamenti bisogna conoscerli a memoria.

    YEHUDA

    Ma perché bisogna obbedirgli?

    I bambini spostano lo sguardo dal maestro a Yehuda, poi di nuovo da Yehuda al maestro. Sono spaventati.

    MAESTRO (con fermezza)

    Per poter essere il popolo eletto (punta la bacchetta sopra la sua testa e cita): Voi sarete per Me un regno di sacerdoti e una nazione santa (Esodo, 19:6). È così che è scritto, E tutte le persone risposero con una sola voce e dissero: ‘Seguiremo tutte le parole che il Signore ha pronunciato’ (Esodo, 24:3). Ricordi?

    YEHUDA

    Ricordo.

    Yehuda è pallido ma non distoglie gli occhi dal maestro.

    MAESTRO

    Che cosa esattamente non capisci, Yehuda?

    YEHUDA (a bassa voce)

    Io non capisco… perché sono nato.

    Una pausa di silenzio. Il maestro Shmuel guarda Yehuda.

    MAESTRO

    Sei nato per rispettare le leggi di Dio Onnipotente.

    YEHUDA

    Non so chi è Lui. Che cos’è Dio?

    MAESTRO

    Non capisco la tua domanda.

    YEHUDA

    Non l’ho mai visto, non so che aspetto ha.

    MAESTRO

    I tuoi antenati e Mosè lo videro sul Monte Sinai.

    Agita la bacchetta e cita di nuovo:

    Allora Mosè salì insieme ad Aaron, Nadav e Avihu, e settanta degli anziani di Israele (Esodo, 24:1). E loro videro il Dio di Israele (Esodo, 24:10).

    Il maestro, all’improvviso, punta il dito contro Yehuda.

    MAESTRO

    Continua!

    YEHUDA

    … e videro Dio, e mangiarono e bevvero (Esodo, 24:11).

    MAESTRO

    Bene, visto che sai tutto perché fai domande?

    YEHUDA

    Io non so tutto. E non voglio saperlo. Io voglio…

    S’interrompe. Il suo respiro è veloce e affannoso.

    MAESTRO (con impazienza)

    Allora?

    YEHUDA

    Io voglio… sentirlo. Voglio… incontrarlo. Vederlo! Voglio sapere chi è il nostro Dio, se esiste veramente. Voglio capire cosa c’è dietro tutte queste parole.

    Il maestro guarda Yehuda a bocca aperta. Tutti i bambini sono impietriti.

    MAESTRO (ritornando in sé, parla lentamente)

    Credo, Yehuda, che sia meglio che tu esca dalla classe. (E d’un tratto, grida) Fuori! Va fuori!

    ∗ ∗ ∗

    Varsavia. Una strada del quartiere ebraico. Yehuda cammina per strada, non si accorge dei venditori che stanno sistemando la loro merce sui banchi, né del vecchio mendicante che dorme accucciato in una pozzanghera, né del violinista pazzo che sta suonando con una corda sola. Yehuda è immerso nei suoi pensieri. Attraversa la strada e improvvisamente sente un grido:

    CARRETTIERE

    Oh! Ehi!

    La testa di un cavallo gli incombe sopra; dietro di essa, appare il viso di un carrettiere dai capelli fiammeggianti.

    CARRETTIERE

    Sei stufo di vivere?

    Yehuda si gira, colto di sorpresa, e si mette a correre passando davanti alle insegne luminose dei negozi, seguito dagli sguardi dei passanti. Gira un angolo e va a sbattere contro Yankele, entrambi cadono a terra. Senza alzarsi, Yankele gli sussurra:

    Non tornare a casa. Con i tuoi c’è il maestro.

    Yehuda si alza di scatto. Yankele fa lo stesso e gli si para davanti. Yehuda fa per scappare ma Yankele lo prende per la manica della camicia.

    YANKELE

    Conosco un posto, non è lontano. Possiamo aspettare lì.

    Yehuda si libera e si dirige verso casa. Yankele gli corre dietro, si guarda intorno e, avvicinandosi a lui, bisbiglia:

    Non esiste nessun Dio. Sono d’accordo con te.

    ∗ ∗ ∗

    Casa degli Ashlag. Yehuda apre la porta. In fondo alla stanza, i suoi genitori e Shmuel, il maestro, siedono vicini. Il maestro sta agitando le mani, appena vede Yehuda le sue mani si fermano a mezz’aria. Il bambino gli passa davanti e va in camera sua, separata dal salotto da un sottile tramezzo. Si siede sul letto e ascolta il maestro che parla a voce bassa.

    MAESTRO

    Sì, do la colpa a voi. A chi altri la dovrei dare?

    Yehuda si mette a letto e si copre il viso con un cuscino. C’è una pausa di silenzio. Yehuda guarda una piuma del cuscino che dondola avanti e indietro al ritmo del suo respiro.

    Rumore di passi leggeri. Qualcuno si siede sul letto accanto a lui, gli toglie il cuscino dal viso. Yehuda vede suo padre, c’è anche sua madre, in piedi, lì accanto. Il padre gli rimbocca le coperte. La madre si china e lo bacia. Yehuda li guarda con occhi disperati e sussurra pianissimo:

    Non so perché vivo.

    Il padre lo guarda orripilato:

    Sei nostro figlio, e hai solo cinque anni, Yehuda! Sarai per sempre il nostro piccolo bambino adorato. Nessuno alla tua età pensa a cose del genere!

    Yehuda, irrequieto, si tira su a sedere, si avvicina al padre e, guardandolo dritto negli occhi, sussurra:

    Non voglio vivere.

    Simcha lancia un’occhiata alla moglie, che si copre la bocca con la mano. Poi si gira di nuovo a guardare il figlio.

    Non esiste peccato peggiore di questo, mio povero, povero bambino. Non è facile vivere in questo mondo, specialmente per noi ebrei. Ma è questo il posto che il Creatore ci ha dato. I bambini dovrebbero essere felici in questo mondo… (Angosciato) Perché ti hanno portato via la tua infanzia? Perché sei così maturo? Perché?

    La madre esce dalla stanza. Sentiamo i suoi singhiozzi soffocati.

    SIMCHA

    Domani andremo da Rabbi Feldman, così potrai dirgli tutto. Adesso cerca di dormire. Dormi, e non pensare ad altro che al Creatore. Lui è sempre con te.

    Simcha si alza, la porta si chiude alle sue spalle. C’è solo la pallida luce della luna che illumina la finestra, il tavolo e le lenzuola candide. Le mani di Yehuda sono poggiate sulla coperta, immobili. Osserva la fredda sagoma crescente della luna che si affaccia nella stanza, poi volge lo sguardo al soffitto, costellato di macchie di umido. Una punta nera si affaccia nel mezzo delle macchie.

    YEHUDA (contando le macchie)

    Una, due, tre, quattro…

    Chiude gli occhi. All’improvviso, si lancia contro il muro con un gemito di disperazione. Il muro sottile vibra per il colpo. I ripiani appesi sopra il letto tremano. Lentamente, un libro cade dall’alto, precipita su Yehuda, le sue pagine si aprono svolazzando come le bianche ali di un grosso uccello. Il libro cade su di lui al rallentatore, coprendogli completamente il viso. Buio.

    Yehuda sospira di sollievo. Il suo viso si illumina di gioia per la prima volta dopo tanto tempo. Sentiamo solo il respiro del bambino. Il suo viso è sotto il libro, le lettere sono proprio davanti ai suoi occhi e piano piano si sfocano, aumentano di grandezza. Con cautela, Yehuda solleva il libro e lo tiene davanti a sé, allungando le braccia. Le sue labbra iniziano a muoversi e noi lo sentiamo bisbigliare:

    … E allora disse: ‘per colui il quale desidera venire a Me, si frappongano dei cancelli sulla sua strada. Chi oltrepassa questi cancelli entrerà…’

    Il bambino sta leggendo. Fuori dalla finestra, l’oscurità della notte cede piano piano il posto al chiarore dell’aurora.

    ∗ ∗ ∗

    Mattina presto. Fuori stanno pulendo le strade. Attraverso la finestra del secondo piano della vecchia casa, vediamo una candela che sta ancora bruciando: è in camera di Yehuda.

    I rumori del mattino riempiono la stanza: lo scricchiolio di un carretto, il grido di un vetturino, il fruscio di scope sul marciapiede. Ma Yehuda non sente niente. È seduto sul letto, sta leggendo avidamente il libro.

    La porta si apre e il padre entra nella stanza. Lentamente Yehuda alza gli occhi. Resta in silenzio. Simcha gli si siede accanto e lo abbraccia, guarda la copertina del libro appoggiato sulle ginocchia di Yehuda.

    SIMCHA

    Così l’hai trovato.

    YEHUDA

    Sì.

    SIMCHA

    Lo hai letto?

    YEHUDA

    Sì.

    SIMCHA

    Tutto?

    YEHUDA

    Sì.

    SIMCHA

    Hai capito qualcosa?

    YEHUDA

    Ho capito che contiene tutto.

    Il padre guarda il libro, poi di nuovo Yehuda. Sospira.

    YEHUDA

    Mi hanno detto che si può impazzire leggendolo, che non bisogna farlo se prima non si è assorbito tutta la saggezza della sacra Torah, e che non ci si può avvicinare prima di aver compiuto i quarant’anni. La gente dice tante cose. Io non ho mai cercato di leggerlo, tu l’hai fatto e hai perfino capito qualcosa. La prima volta che l’hai aperto avevi tre anni. Mi hanno ordinato di nasconderlo, e ho obbedito. Ma tu l’hai trovato di nuovo. Bene. Immagino che sia giusto così.

    ∗ ∗ ∗

    Mattino. Sinagoga. Simcha e Yehuda sono davanti al Rabbino Feldman.

    RABBINO FELDMAN

    E così l’hai trovato, dopotutto. E sei riuscito anche a capire qualcosa?

    YEHUDA

    Mi è caduto addosso dal ripiano in alto. L’ho letto, e ho capito solo che è il mio libro. Che è stato scritto per me.

    Il Rabbino Feldman fissa a lungo Yehuda, poi indica due sedie accanto alla sua scrivania. Yehuda si siede vicino al rabbino, suo padre dietro di lui.

    RABBINO FELDMAN

    Vorrei dirti una cosa, Simcha. Ci sono persone alle quali non puoi impedire con la forza di fare le cose, e non puoi neanche nascondergli nulla. Si dice che queste persone hanno un punto nel cuore6. Il Creatore tratta in un modo speciale queste persone. E anche loro hanno un atteggiamento speciale nei confronti del Creatore.

    Il Rabbino Feldman guarda Yehuda.

    RABBINO FELDMAN

    Come queste persone arrivino in questo mondo e in che modo questo libro le trovi, è al di là della nostra comprensione.

    Il rabbino è perso nei suoi pensieri. Il suo sguardo sfocato non si poggia su Yehuda e Simcha ma vaga altrove.

    RABBINO FELDMAN

    Io ho conosciuto solo un’altra persona così, nella mia vita. Si chiamava Menachem Mendel di Kotzk7.

    Scuote la testa. I suoi occhi improvvisamente si riempiono di lacrime e la sua voce mormora, piena di nostalgia:

    Dentro di lui

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