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Raccontando Nughedu San Nicolò
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Raccontando Nughedu San Nicolò

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Racconti come immagini, ricordi come ritratti, storie come schegge di vita di un tempo perduto che rivive nelle testimonianze documentali, ora intense e vibranti, ora flebili e periture, degli abitanti di Nughedu San Nicolò, protagonisti di un'antologia di pensieri sulla storia sociale ed economica del paese all'alba del Novecento. Brani vergati di seppia per riecheggiare, sul filo di una memoria divenuta storia, uno spaccato di vita comunitaria, sospesa tra racconto e fantasia, mito e leggenda, all'ombra di un passato che è nostalgia, malinconia, tormento, ma anche inviolabile eredità storica e spirituale, da custodire e tutelare.

In sommario le testimonianze orali di Angelina Arghittu, Antonio Arghittu, Franco Arghittu, Minnia Arghittu, Vergineo Arghittu, Paolino Bebbu, Sabina Becciu, Nicola Bullitta, Teresa Campus, Mario Carta, Rosa Carta, Vittorina Casu, Cristino Cau, Giovanna Cau in Girone, Giovanna Cau in Sechi, Lucio Cau, Paolina Cau, Giovanni Cherchi, Lorenzina Cherchi, Nannedda Cherchi, Mariuccia Cocco, Salvatore Cordedda, Salvatore Corveddu, Antonia Cucurazzu, Giovanni Culeddu, Caterina Delogu, Enrica Demurtas, Minnia Fadda, Recuccio Fadda, Uccia Fadda, Egisto Fenu, Pino Fenu, Rosa Floris, Teresa Floris, Corina Frau, Antonio Fresu, Antonio Francesco Fresu, Leonardo Fresu, Paolina Fresu, Emilia Langiu, Cristino Lisai, Bastianina Mameli, Lia Mameli, Rosa Mameli, Raimondo Mannu, Giovanni Antonio Marras, Salvatore Masala, Antonio Molinu, Sebastiano Molinu, Cosimina Monteacuto, Giovanni Battista Morittu, Antonia Mulas, Lucia Mundula, Francesco Mundula, Maria Mundula, Paolina Muredda, Gavina Murgia, Antonio Pala, Cosimina Pala, Baingio Pani, Caterina Pani, Giovanni Antonio Pani, Rosa Pani, Antonio Pedde, Maria Pedde, Antonia Peronnia, Maria Peronnia, Claudina Piredda, Pierina Piredda, Antonio Pischedda, Gavina Pischedda, Minuccia Pischedda, Antonio Puddinu, Antonia Re, Antonio Re, Peppino Re, Pietrino Re, Raimonda Re, Nino Saba, Rosa Sanna, Luigi Satta, Teodora Satta, Tinedda Satta, Maria Francesca Scottu, Nicolina Scottu, Pietrina Scottu, Giovanni Sechi, Lorenzina Sechi, Miuccio Sechi, Paoletta Sechi, Lorenzo Succu, Filomena Tanda, Giovannino Tanda, Antonio Usai, Antonio Zappu, Rosalia Zappu, Giovanna Zappu.

Il presente e-book ripropone in versione digitale i contenuti del volume "Raccontando Nughedu San Nicolò" di Rita Valentina Culeddu (Editoriale Documenta, 2019, Isbn 978-88-6454-415-1), ad esclusione del repertorio fotografico.
LanguageItaliano
Release dateNov 11, 2021
ISBN9788864544373
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    Raccontando Nughedu San Nicolò - Rita Valentina Culeddu

    Rita Valentina Culeddu

    Raccontando Nughedu San Nicolò

    ISBN: 978-88-6454-437-3

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Sommario

    Prefazione

    Nota editoriale

    Ai miei tempi

    Lavorare per campare

    Pane e càule

    Tempi difficili

    Cavarsela nonostante tutto

    Vivere in povertà

    I ricchi-poveri

    Il potere dei ricchi

    Lotta alla sopravvivenza

    Prima, durante e dopo la guerra

    La tessera annonaria

    Tutto regolato dalla tessera

    Stratagemmi in tempo di guerra

    La fame nel dopoguerra

    Sos soldados

    S’arzola

    Pro una die de arzola

    Sos terrinos

    Lavorare in campagna

    Il lavoro nei campi

    Sa tanca a navones

    Le varie mansioni in campagna

    Ciò che ci offriva la campagna

    La piantagione del lino

    Il lavoro a sas baddes

    Il pastore

    Su massaju

    Lavorare per campare

    Il tuttofare

    Sa crisi

    Il lavoro

    Sos trabàglios

    Sa zoronada

    Il lavoro a conto terzi

    Ricordi di vita passata

    Sa coghidora

    Il lavoro alla Galbani

    Su calzolaio

    Il falegname

    Il muratore

    Su buttegàiu

    Su fraile

    Sa conza

    Il maestro di scuola

    Lavori mal retribuiti

    Il contributo dei più piccoli

    I doveri dei piccoli

    Sas faìnas dei più piccoli

    Sos cumandos

    Una mansione per ogni età

    Imparare a cavarsela fin da piccoli

    Alle dipendenze di famiglie benestanti

    Contribuire al sostentamento familiare

    Lavorare dall’età di cinque anni

    Piccoli contributi

    Abituati al lavoro fin da piccoli

    Il mancato riconoscimento per le nostre fatiche

    Sottomettersi ai ricchi

    Sa terachedda

    Ricompense

    La raccolta delle mandorle

    A bentulare su trigu

    Dae s’ispiga a sa farina

    Tutto fatto in casa

    Tempi duri

    Sapersi arrangiare

    Imparare a cavarsela

    Accontentarsi

    Mangiare quel che si possedeva

    Tutti a tavola

    Le provviste

    Le cose fatte in casa

    Mezzi di sostentamento

    I prodotti della terra

    Metodi di conservazione

    I lavori di casa

    Mansioni domestiche

    Dal grano al pane

    Su fresi

    Lo scambio

    La retribuzione con i prodotti

    Su tùccaru pro su casu

    Gli animali domestici

    La macellazione del maiale

    L’asino, prezioso alleato

    L’asino

    Erbe curative

    Alimentazione semplice

    Il cibo di una volta

    Un’alimentazione varia

    Sos mànigos de campagna

    Una vita fatta di cose semplici

    Il valore del cibo

    Mànigos pòveros

    Sos mànigos de su tempu passadu

    Il cibo in tempo di guerra

    L’alimentazione del dopoguerra

    I piatti della nostra infanzia

    I piatti tipici

    Sas retzettas antigas

    I cibi sardi

    Produzioni proprie

    Cibi prelibati

    I vari condimenti

    Il lardo

    Su minestrone a s’antiga

    Sa frittada

    Il latte d’asina

    Patate e zucchine

    La frutta

    Le castagne

    Su pane nieddu

    Su pane purile

    Il desiderio di qualcosa di dolce

    Fint che tùccaru!

    I dolci di una volta

    Rarità

    Il miele

    Sa merenda

    Merende alternative

    Il caffè dei poveri

    Il vestito per la Prima comunione

    Il pane degli sposi

    I pranzi di nozze

    I dolci della tradizione

    Su capude

    Sa Madonna de su Canale

    Sa festa de Sant’Andria

    Venditori di sindria, castanza e musta

    La festa di Sant’Antonio Abate

    Sas festas

    Le offerte

    Sos giogos de Santu Giuanne de làmpadas

    Sos Santos

    La cena per i defunti

    Sos Santos e Sos Mortos

    Le tradizioni del Capodanno

    Su Carrasegare

    Carnevale e Pasca de Aprile

    In sos meses de làmpadas e de Cabidanni

    La vendemmia

    La generosità verso il prossimo

    Aiutarsi l’un l’altro

    La solidarietà

    Una famiglia agiata e solidale

    L’importanza del lavoro

    Difficoltà della vita

    La fame, costante dei nostri giorni

    Ricordi d’infanzia

    Cavarsela in tempi duri

    La mia infanzia in campagna

    Un’infanzia piacevole

    Il lavoro e il divertimento

    Il privilegio di viver bene

    Sas chiriasas, sas càules e sa pira lada

    La mangiata di ciliegie

    Su cucùmere

    Sa timbada

    Su pizu de su latte

    Golosità

    Il gelato

    La liquirizia

    Una prelibatezza per pochi

    La passione per il buon cibo

    I ritardi a scuola

    Il braciere

    L’asilo

    Giocare con la neve

    Sos tzocculittos

    La capretta

    Su cane pastoreddu

    Altro che festa!

    Sa musta

    Gli aiuti degli americani

    L’arte del cucito

    Riavvolgere la lana

    I miei nonni

    Disavventure di un’estate

    Una famiglia agiata

    Sa secunda mama

    Nughedu paese più ricco di Italia

    © EDITORIALE DOCUMENTA

    www.editorialedocumenta.it

    in copertina

    Ritratto di Mimmia Nieddu

    Proprietà letteraria riservata

    Prima edizione ebook: novembre 2021

    ISBN 978-88-6454-437-3

    Prefazione

    Racconti come immagini, ricordi come ritratti, storie come schegge di vita di un tempo perduto che rivive nelle testimonianze documentali, ora intense e vibranti, ora flebili e periture, degli abitanti di Nughedu San Nicolò, protagonisti di un'antologia di pensieri sulla storia sociale ed economica del paese all'alba del Novecento. Brani vergati di seppia per riecheggiare, sul filo di una memoria divenuta storia, uno spaccato di vita comunitaria, sospesa tra racconto e fantasia, mito e leggenda, all'ombra di un passato che è nostalgia, malinconia, tormento, ma anche inviolabile eredità storica e spirituale, da custodire e tutelare.

    Nota editoriale

    Il presente e-book ripropone in versione digitale i contenuti del volume Raccontando Nughedu San Nicolò di Rita Valentina Culeddu (Cargeghe, Editoriale Documenta, 2019, Isbn 978-88-6454-415-1), ad esclusione del repertorio fotografico.

    Il volume raccoglie una selezione di testimonianze orali di abitanti di Nughedu San Nicolò. I testi, trascrizione di interviste realizzate sul campo nell’arco temporale intercorrente tra i mesi di maggio 2014 e marzo 2016, riportano il contenuto dei documenti orali originali con larga fedeltà alle forme sintattiche e semantiche adottate dagli informatori.

    Ai miei tempi

    Quand’ero bambino, le cose erano molto diverse rispetto a oggi. Ogni famiglia viveva dalle cose che produceva con il proprio lavoro, come grano, formaggio e ricotta. Non si andava certamente al supermercato per fare la spesa: ci si recava nei negozietti giusto per comprare zucchero e caffè, a volte la pasta.

    Anche il pane si preparava in casa ed era una gran fatica occuparsene perché si produceva in quantità periodicamente.

    Sin da piccolo sono stato abituato al lavoro. Dapprima andavo con mio padre a lavorare alla giornata, poi, prendendo dei terreni in affitto, siamo diventati pastori. Prima della guerra, le cose erano certamente più semplici, dopo est arrividu su fàmine.

    Una cosa non è cambiata rispetto a oggi, in passato come ora c’era chi stava meglio e chi era più povero anche se il lavoro, a dire il vero, non mancava. Sinceramente non so spiegarmi il perché, forse perché si era disposti a svolgere qualunque mansione pur di portare a casa qualcosa da mangiare.

    Antonio Pala

    Lavorare per campare

    Erano tempi duri i nostri e se volevi sopravvivere dovevi darti da fare.

    Io feci di tutto, andavo a lavorare in campagna e, anche se la paga era bassa, mi andava bene lo stesso perché l’alternativa sarebbe stata morire di fame. Il pranzo, che in genere era costituito da pastasciutta, insalata, pomodori o altre cose semplici e genuine, me lo portavo da casa. Non avendo un orto da coltivare, compravamo tutto ciò che mangiavamo.

    Iniziai a lavorare da piccolo ma ricordo che i miei sacrifici venivano ripagati al rientro a casa da mia madre, che non mancava di farmi trovare tante cose buone preparate con le sue stesse mani, come la pasta, i dolci e soprattutto sas origliettas di cui andavo ghiotto.

    Franco Arghittu

    Pane e càule

    Quando mamma e nonna andavano a fare il pane presso altre famiglie, essendo ancora piccolo per esser lasciato solo a casa, mi portavano con loro e fia che catteddu sutta sa banca. Non c’era però nessuno che potesse interrompere il lavoro per starmi dietro e, mentre loro pensavano a fare il pane, trovavano qualcosa da fare anche per me. Mi mandavano quindi al mulino cun su saccheddu de su trigu a pala dove consegnavo al mugnaio il grano, aspettavo che lo macinasse e, sempre con lo stesso sacchetto, riportavo indietro la farina che veniva utilizzata dalle cuoche. Per questo mio lavoro a fine cottura mi ripagavano oltre che con la solita pagnotta anche cun d’unu pane fine, ossia una spianata. Ma mamma, che doveva pensare a tutta la famiglia, invece di permettere che lo mangiassi, era solita portare a casa il pane che mi davano per dividerlo con gli altri. Allora un giorno la mia nonnina, impietosita, prese una spianata e me la diede di nascosto. Contento, in compagnia di altri amici, andammo in un orto e ci servimmo strappando dal terreno i tronchi del cavolo, perché comunque tutto quello che entrava nello stomaco era ben accetto e amus immulzadu cun pane e càule!

    Giovanni Culeddu

    Tempi difficili

    Il pane non ci è mai mancato ma molte altre cose sì. Soprattutto la carne, mancu si ti la ordinaiat su duttore ti la podiasa manigare!

    Si mangiavano per lo più minestrone e fave e lardo. La pasta ce la potevamo permettere una volta a settimana, la domenica, quando rincasavano gli uomini dal lavoro in campagna, praticamente quando si stava tutti insieme.

    Davo il mio contributo in casa facendo di tutto, attio sa linna a cùccuru, andaio a samunare a su trògliu, lavatotio, faghio su pane in domo.

    Quando si andava a fare il pane per conto di terzi, io e le mie due sorelle ci alzavamo a mezzanotte pro suìghere. Quando la pasta era pronta, una di noi andava a chiamare nostra madre per cuocere il pane. Sa zoronada fit de 500 francos per tutte e quattro e poi ci davano àtteras cosas de domo per completare. Quando si andava a cuocere il pane, sos padronos a immulzare nos daiant sa saba de su binu pro nos iffùndere su pane purile, per colazione i padroni ci davano il mosto cotto per inzupparci il pane non ancora lievitato. Custa cosa fit indigesta e mi faceva male, allora dissi a mia sorella che non ne avrei più mangiato.

    Si andava a raccogliere le ghiande anche con la neve, c’era la fame e bisognava andare a lavorare, nessuno ti regalava nulla e se chiedevi qualcosa, in più venivi anche derisa e ti preguntaint: « Dae inue mi lu pagas?». Erano poche le persone che stavano bene e non potevi scegliere se lavorare per uno o per l’altro. I tempi erano quelli che erano e bisognava adeguarsi.

    Cosimina Monteacuto

    Cavarsela nonostante tutto

    Mio padre faghiat su carrulante, guidava e trasportava merci col carro, e noi figli, in compagnia anche di altri bambini, andavamo con lui per dargli una mano.

    Generalmente il suo lavoro veniva pagato con il cibo. Se si occupava di lavori di aratura per qualche massaio, ad esempio, il suo lavoro veniva ripagato con il grano al momento del raccolto. Se invece si facevano dei viaggi col carro per i pastori, e questi non avevano denaro per pagare, corrispondevano il dovuto con latte, formaggio o ricotta, a seconda delle disponibilità. Un viaggio corrispondeva circa a una petza de casu o a duas petzas de regottu. La mia famiglia possedeva anche un terreno nel quale coltivavamo il grano. Durante l’anno, quindi, possedevamo sempre un gran quantità di grano da portare al mulino per la macina. Con la farina, mamma preparava il pane in casa: ricordo che ne faceva anche di più di quello che ci occorreva.

    Questo ci permise di cavarcela alla grande quando, in periodo di guerra, per la gran parte della gente il cibo scarseggiava.

    Giovanni Cherchi

    Vivere in povertà

    Vivevamo in povertà ma non avevamo pretese di nessun tipo, ci

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