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Il Padrone della terra
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E-book470 pagine7 ore

Il Padrone della terra

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Info su questo ebook

Flora è in cerca di risposte. Le è stato attribuito un ruolo che non ha mai desiderato, ma ormai le è chiaro quanto sia inutile tentare di tirarsi indietro. Forse tutto fa davvero parte di un maldestro disegno prestabilito, di un vanesio capriccio dei Doni, ma in questo caos ci sono troppe vite che si legano alla sua.

I suoi amici sono braccati dall'impazienza, lo scontro finale con i Cacciatori è sempre più vicino, destinato ad un momento in cui i Portatori sono più indifesi che mai. Separati, gettati nello sconforto, nonché privati di una guida e del loro accogliente Rifugio.

La Padrona delle Emozioni ha imparato a sue spese che ogni passo avventato può costare delle vite, e non è più disposta a cedere pedine a questa guerra. L’Empatia non può più permetterselo. Ogni turbamento emotivo rappresenta un rischio, e il solo modo per contrastare le mosse dei Cacciatori è mantenere alta la concentrazione. Passato e futuro si intrecciano in una corsa contro il tempo, invitando i Doni a scegliere nuovi e inconsapevoli Portatori.

Un gioco pericoloso, che porta Flora a porsi nuove e significative domande. L’Empatia le sta davvero celando dei segreti? C’è una verità per cui non è ancora pronta? Che cosa vogliono i Cacciatori dal misterioso Padrone della Terra? Ma soprattutto, quale sarà il prezzo da pagare, per garantire la salvezza dei Portatori una volta per tutte? E chi dovrà pagarlo?

L’ultimo, affascinante e suggestivo capitolo della saga fantasy iniziata con "La padrona delle emozioni" e proseguita con "La sorella dei lupi".

LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2021
ISBN9788869347177
Il Padrone della terra
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Autore

Vittoria Marchi

Vittoria Marchi nasce a Pavia nel 1994. Le sue passioni sono la musica, il cinema, la natura, la lettura e, naturalmente, la scrittura. L'amore per quest’ultima nasce nei primi anni dell’adolescenza e trova terreno fertile nel genere fantasy, quello dell’impossibile, che dà alla vita un po’ più di colore. La Padrona delle Emozioni (2017, Bibliotheka Edizioni), il suo romanzo d’esordio, è il primo capitolo di una saga fantasy, di cui La Sorella dei Lupi è l’ideale continuazione.

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    Il Padrone della terra - Vittoria Marchi

    Vittoria Marchi

    Il Padrone della Terra

    Fantasy

    © Bibliotheka Edizioni

    Piazza Antonio Mancini, 4 – 00196 Roma

    tel: (+39) 06. 4543 2424

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    I edizione, luglio 2021

    e-Isbn 9788869347177

    Disegno di copertina: Paolo Niutta

    Vittoria Marchi

    Vittoria Marchi nasce a Pavia nel 1994. Le sue passioni sono la musica, il cinema, la natura, la lettura e, naturalmente, la scrittura. L’amore per quest’ultima nasce nei primi anni dell’adolescenza, e trova terreno fertile nel genere fantasy, quello dell’impossibile, che dà alla vita un po’ più di colore.

    La Padrona delle Emozioni è il suo romanzo d’esordio, il primo capitolo di una trilogia fantasy. Un libro in cui è l’amore per gli altri, a dare letteralmente un potere enorme. Una forza che non si vede, e che proprio per questo non deve mai essere sottovalutata. La Sorella dei Lupi è il secondo capitolo della trilogia, che si chiude con Il Padrone della Terra.

    Tenerezza e gentilezza non sono sintomo di disperazione e debolezza,

    ma espressione di forza e di determinazione.

    Kahlil Gibran

    Capitolo 1

    Sorrido. Solo per qualche secondo, ma almeno ci provo. È che vista da qui, sembra una scena così dolce. Un bel gattone bianco e nero, un micio qualunque, sotto una luna qualunque, intento a sbirciare attraverso il vetro di una finestra, un frammento di vita domestica di una famiglia qualunque. Se non fosse che le persone in quella casa non hanno scelto di stare insieme, ma sono state invitate a farlo. Il tutto, per colpa di un incendio dalle ragioni ancora oggi sconosciute ai molti. E quel gatto, a dire il vero, non si trova nemmeno lì per caso. Ogni tanto fa un giro per controllare che vada sempre tutto bene, per timore che riaffiorino ricordi ispidi.

    In quanto a me, nascosta nel buio come una ricercata, col volto stropicciato da chissà quali pensieri, e i capelli più sottili di un filo d’erba bruciato dal sole, sarei in grado di far passare anche il più feroce dei singhiozzi. Mica come il mio gatto-guida, perfettamente integrato con la scena. «Flora!» Sposto lo sguardo sui miei piedi, a quanto pare mi sono distratta di nuovo. Leo è davanti a me.

    «Già fatto?» Caccio fuori uno sbadiglio, il sonno delle volte è un antidoto contro la stizza.

    «Lo sai, non possiamo rischiare che loro…»

    «Va tutto bene.» Lo interrompo. «Pensavo che di solito ci mettessi un po’ di più, ecco.» Aggiungo. Non fa molto freddo, però mi stringo comunque le braccia al petto, tramite le tasche del tamarrissimo felpone preso gentilmente in prestito da Fluido. «Loro stanno bene, Flora. Il Padrone della Memoria ha fatto un lavoro impeccabile, e l’amico di tuo zio è molto ospitale. La nostra visita qui, è solo per scrupolo.»

    «Già. Ed ora ce ne andiamo.» Faccio dietro front, in direzione del furgone dietro cui siamo comparsi. Mentre le zampette di Leo saltellano sull’asfalto. «So che vorresti vederli, ma…»

    «Dobbiamo evitare di dare una scrollata alla loro memoria, mi è chiaro.» Mi accovaccio dietro il furgone e chiudo gli occhi, intanto Leo sparisce per conto suo.

    Il contrasto tra notte e giorno mi annebbia sempre un po’ la vista, ma sono contenta di avere tutto il prato della Radura per me. Sì, perché questo è uno di quei rari giorni in cui il piccolo paradiso di Zirconio, sembra tornare alla sua originale condizione di totale silenzio. Fatta eccezione per il gracchiare di Scaltro, il corvo di Ravi, che ogni tanto ci tiene a ricordarci la sua presenza svolazzando sopra le nostre teste. La tetra e attuale location scelta dal Rifugio non è molto di suo gradimento, da quando gli abbiamo fatto scoprire le bellezze della Radura, se ne è innamorato con ogni piuma del suo essere. Ogni tanto lo vediamo ciondolare nei pressi della barriera che porta al Rifugio, ma non siamo certi che la attraversi davvero. Probabilmente ha nostalgia della sua vecchia casa, un po’ come tutti noi. In principio, Zirconio si era detto seccato dalla permanenza del corvo nel suo piccolo Eden ormai violato (in pratica, com’è successo con noi ai primi tempi di convivenza), ma nelle ultime settimane, giurerei di averlo visto più volte osservare il cielo sorridendo al suo piccolo ospite in volo. Nel boschetto è spuntato persino qualche albero da frutto in più, quindi Scaltro non ha avuto motivi per tornare alle anguste profondità marine. Comunque sia, oggi qui sembra davvero una giornata tranquilla. Abbiamo deciso di staccare tutti per qualche ora, per andare a trovare le nostre famiglie all’Esterno. Anche se nel mio caso, trovare si avvicina molto a spiare.

    «Zirconio!» Non percepisco la sua presenza, ma con lui non si sa mai. Un breve giro con lo sguardo però mi conferma che non è nei paraggi. Deve essere andato nel boschetto per una delle sue passeggiatine da eremita. Negli ultimi mesi Fiamma si è dato una calmata, quindi gli alberi della Radura sono liberi di alzarsi verso il cielo, rinvigoriti della stramba forza vitale di questo posto.

    Approfitto della momentanea assenza di tutti, Leo compreso, che deve aver riaperto gli occhi in un altro punto della Radura, e rovisto nelle ampie tasche della felpa di Fluido. Poi mi sdraio sull’erba a faccia in giù, con l’oggetto che cercavo tra le mani. Un piccolo e vecchio diario, dal contenuto molto importante. Portarlo con me all’Esterno forse è da pazzi, ma ultimamente non riesco a separarmene. Ho avuto modo di leggerlo dall’inizio alla fine, eppure sento che c’è ancora qualcosa che mi sfugge. Zirconio ha detto che posso consultarlo finché non trovo tutte le risposte che sto cercando, ma io probabilmente sto ancora formulando le domande. Comunque sia, ho lasciato un segno per ritrovare velocemente uno dei passaggi che mi hanno colpita di più, e anche un po’ inquietata. Alcune righe riguardanti il Dono della principessa Brina Fuerico:

    Non ho mai desiderato parlarci, però, in base a ciò che mi è stato riferito da fonti che so per certo essere attendibili (ma su questo no, non intendo soffermarmi), credo che Brina sia molto diversa dai suoi fratelli. Più giusta dell’emarginato Re Laico, ma più brillante dello stesso Re Equo. Sa come sostenere una conversazione, ma soprattutto come gestire i pensieri altrui…

    Richiudo il diario con uno scatto, l’Empatia mi suggerisce che non sono più sola. Traffico di nuovo con le tasche della felpa di Fluido, non perché abbia qualcosa da nascondere, ma solo per evitare le sue domande. Per turbare la sua tranquillità, è sufficiente il battito d’ali di una farfalla dall’altra parte del mondo.

    «Fiamma!» Gli faccio un cenno con la mano. So che mi sta cercando, quindi è il caso di fargli notare che è arrivato a destinazione. «Già di ritorno?» Parliamo all’unisono, il che per noi è una cosa piuttosto insolita, dato che navighiamo sempre in direzioni opposte.

    «Sì, io… volevo sapere com’è andata. Oggi hai seguito Leo, giusto? Li hai visti pure tu.» Mi acciambello sull’erba, e lui si siede vicino a me. La sua pelle odora di bruciato, ma per qualche gradito mistero, respirarla è quasi piacevole. Parlare dei miei zii lo è un po’ meno.

    «Più o meno.» Quell’imprudente di una farfalla ha mosso troppa aria.

    «Che è successo?» Il tono della sua voce cambia. I suoi occhi rossastri si fanno più piccoli, come per prepararsi ad una brutta notizia.

    «Sono rimasta in disparte, è andato avanti Leo. Come al solito.»

    «Perché?»

    «Non volevamo rischiare di turbarli…»

    «Non puoi andare avanti così, Flora. Prima o poi dovrai vederli, a meno che tu non decida di sparire per sempre.» C’è qualcosa che non va.

    «Che vuoi dire?» Gli metto una mano su una spalla. Fortuna che non è rovente.

    «Detesto quando fai così…» Le sue labbra si fanno sfuggire un mezzo sorriso.

    «Non è una cosa che controllo. Vuoi parlarmi di tuo fratello o devo pensarci io?» L’Empatia si tuffa a bomba in acque agitate. L’ultima volta che ho visto Aidan è stato al Rifugio, poco prima del bombardamento. Da come lo ricordo, quel ragazzino è una versione in miniatura di Fiamma. D’altronde, nella foto di famiglia che abbiamo ritrovato al 2° Canale, con Fiamma bambino stretto tra la mamma e il papà, sembrava proprio il suo gemellino.

    Fiamma si stringe nelle spalle. Non è disturbato dalla mia invadenza, è teso per conto suo. «Aidan ha tentato di scappare, si è allontanato da casa un paio di volte. I miei sono riusciti a portarlo indietro, ma è diverso. Fatico a riconoscerlo, e non so che cosa pensare.»

    «Hai provato a chiedere a Zirconio se ha captato qualcosa?»

    «No, Flora. E anche se fosse, non sarebbe il Fuoco. E lo sa anche lui, e questa cosa lo manda in bestia!» Si alza in piedi con uno scatto, minando anche il mio equilibrio. «Ne siete sicuri? Magari…»

    Lui scuote la testa con forza. «È freddo. Non dovrebbe essere così, io non lo ero. E non lo è mai stato nemmeno lui. Almeno non così tanto. Ormai ha dodici anni, pure i tempi sono sospetti. Ho sempre pensato che il Fuoco ci avrebbe scelti entrambi, lo capisci? Ed ora… se non altro il Rifugio non esiste più, quindi non deve preoccuparsi dell’opinione degli altri. E non devo farlo nemmeno io.»

    «Fiamma…» Questi sfoghi da fighetti dei primissimi Canali non li ho mai capiti molto, ma la sua rabbia mi aiuta a prendere la faccenda più seriamente. «Non importa che cosa dirà la gente, ammesso che in giro ci sia ancora qualcuno che abbia qualcosa da dire, perché lui avrà sempre suo fratello. E se vuoi lasciare la Radura per stargli vicino…»

    «No.» Mi prende le mani. «Lo farei, ma… no. Il mio posto è questo.»

    «Non ti nascondo che ne sono contenta.» Gli sorrido.

    «Mi sembra il minimo.» La farfalla ha fatto un tuffo nel mio stomaco.

    «Flora!» Ed ecco Leo. Nel posto giusto al momento sbagliato. Nei dintorni non ci sono Cacciatori, Gemma corre spensierata sulle sue montagne, tipo Heidi con i lupi al posto delle caprette… ma qualcosa doveva pur interromperci. Infrangersi violentemente sullo sbocciare di uno degli inconsueti attimi di pace e tenerezza tra me e il ragazzo-fuoco. «Giusto.» Fiamma è della mia stessa idea. Fa un sospiro carico di rammarico, poi si ritira in direzione della casa. Stare vicini senza discutere è già un bel passo avanti, ho paura che dovremmo imparare a vederla così.

    «Volevo controllare come stavi.» Si giustifica Leo. E se riesce a far sloggiare il ragazzo-fuoco, ancora meglio. Tanto tra me e Fiamma c’è sempre perfetta armonia, mica sono attimi preziosi.

    «Non turbare gli zii è la scelta migliore, devo solo farmene una ragione.» Mi siedo di nuovo sull’erba, per essere più o meno alla sua altezza. Sorvolare sul suo tempismo meschino mi sembra l’opzione più saggia, dopo la momentanea tregua tra me e il Padrone del Fuoco, non me la sento proprio di prendermela con qualcuno. Benché meno con Leo, che cerca solo di essere protettivo.

    Come abbiamo fatto Fiamma ed io a ritrovare (se c’è mai stato) una sorta di equilibrio, non l’ho ancora ben capito. Fatto sta, che da quando Gemma si è ritirata sui suoi monti, per fare da baby sitter ai nuovi giovanissimi membri del branco, il clima qui si è a dir poco rasserenato. Anche se ovviamente, non mi sembra il caso di cantar vittoria troppo presto.

    Leo mi si avvicina, per strusciarsi sulle mie gambe come suo solito. I raggi del sole rendono il suo pelo ancora più caldo e soffice, e per rilassarsi un po’ sul prato non c’è nulla di meglio. Anche se la questione degli zii, mi impedisce di abbandonarmi completamente alla calma. Sparire per sempre non è un’opzione contemplabile, la bolla di spensieratezza di Oblio è destinata a scoppiare.

    Devo solo andarci piano, avvicinarmi a loro per gradi. Quel tanto che basta per non causare irreparabili traumi. Come se fosse facile.

    È notte anche qui, ma questo è un posto in cui non sono mai stata. L’asfalto è bagnato dalla pioggia, i miei piedi affondano ripetutamente in ampie pozze d’acqua, ma sembro non curarmene. Continuo a correre, con il respiro appesantito dalla stanchezza e gli occhi che studiano il paesaggio. Poi cado a terra, devo aver sbattuto la testa.

    Sono sul pavimento della mia stanza, la fronte mi pulsa come se avessi davvero preso una botta. Era da un po’ che le visioni non mi sorprendevano nel sonno, peccato solo che la tregua sia durata così poco. Mi rimetto in piedi, con lo sguardo fermo sulla luna che mi osserva dal vetro della finestra. Se non altro, dovremmo risparmiarci lo stacco notte-giorno.

    Cammino a passo spedito per raggiungere la stanza di Fiamma, Leo deve essere uscito per una boccata d’aria, se ci sbrighiamo dovremmo evitare di dare troppo nell’occhio. Quando si tratta della sua famiglia, il Padrone del Fuoco è estremamente riservato.

    «Fiamma!» Do un colpetto alla porta della sua camera. L’Empatia mi suggerisce che è qui dentro, e per mia fortuna non è nemmeno troppo nervoso. Non per i suoi standard, almeno. Sento dei rumori soffusi, che anticipano l’apertura della porta.

    «Che sorpresa! Sei qui per farmi compagnia?» Mi fa uno dei suoi sorrisetti sornioni. Ha ovviamente mal interpretato le mie intenzioni. Chissà, magari quando non ci saranno così tante emozioni a spasso per casa…

    «No.» Borbotto. La combinazione tra la sue fantasie e il mio imbarazzo è letale. Ho la gola più secca di una lettiera per gatti. «Riguarda Aidan.»

    «Che vuoi dire?» Ora siamo entrambi tesi.

    «Ho avuto una visione. Qualcuno stava correndo per strada, di notte. Andava molto veloce, sembrava stesse scappando da qualcosa. Poi è caduto a terra, deve aver battuto la testa.» Riportare alla mente ricordi non miei è sempre insolito.

    «E pensi si tratti di mio fratello?» La pelle di Fiamma si sta surriscaldando.

    «Mi sembrava di avere la visuale di un bambino.» Spiego. «Questo pomeriggio poi, abbiamo parlato di lui. Ho avvertito la tua apprensione, forse questo ha spinto il futuro ad intervenire. È già successo in passato, no?»

    «Certo.» Fiamma abbassa lo sguardo a terra. È assurdo, io stessa comprendo a stento le logiche dei miei Doni, e ora pretendo che lo faccia lui. «Fiamma?»

    «Non può essersi allontanato di molto, sarà ancora in città. Dobbiamo trovarlo e riportarlo a casa.» Alza lo sguardo su di me, prima di tornare rapidamente nella sua camera. Mezzo minuto ed è di nuovo fuori, mi prende per mano e chiudiamo gli occhi.

    «Che cosa c’è?» La mia confusione deve essere palpabile.

    «È ancora giorno, nella mia visione era notte.» Spiego. Il futuro di solito non mi dà mai un così largo anticipo. Dalla posizione del sole, dovrebbe essere pomeriggio inoltrato. «È piuttosto strano.» Proseguo. Ci troviamo in quello che credo sia il retro di un magazzino, uno striminzito cortile disseminato da tante casse già aperte. «Andiamo.» Fiamma avanza verso la recinzione che delimita il tutto. «Visto che siamo qui, tanto vale avvisare i miei genitori della prossima fuga di Aidan. Ed è meglio andarcene in fretta, prima che ci veda qualche Ignaro.» Dà un colpetto alla rete con la punta di una scarpa, poi si arrampica per uscire dall’altra parte. Perfetto, non vedevo l’ora di fare ginnastica. E non siamo nemmeno riusciti a scansare il salto dalla notte al giorno. Per la direzione da prendere mi affido al suo intuito, per fortuna lui è già stato da queste parti. «Senti qualcosa?» Ci risiamo.

    «No.» Mi guardo un po’ intorno. «Almeno non Aidan. C’è troppa gente, dovrei avvicinarmi di più.» Siamo finiti in una strada con qualche negozietto, quindi inizia ad esserci un po’ di viavai, anche se non eccessivo. Non credo che questa città sia molto grande. Il che, per un gruppo di Portatori in fuga, forse è l’ideale. Dubito che qualcuno di noi abbia optato per delle grandi metropoli in stile Mumbai.

    «Ci siamo quasi, la casa dei miei non è lontana.» Fiamma aumenta il passo, mentre io ho un impercettibile tentennamento. Fino ad ora, ho più o meno inconsapevolmente evitato di soffermarmi sulla questione, e data la situazione, è probabilmente ridicolo ed infantile farlo adesso, ma l’elevata probabilità di un incontro con i genitori di Fiamma tra un brevissimo lasso di tempo, mi genera atavicamente ansia. Bazzico il Rifugio da quando sono bambina, quindi li conosco di vista, complice qualche slancio dell’Empatia, ma non ho avuto mai occasione di presentarmi. E ad essere onesta, ora non so nemmeno con che titolo farlo. Si tratta pur sempre di Portatori che hanno vissuto per anni al 2° Canale del Rifugio. D’accordo, io ho due Doni, e sono stata incaricata dalla Responsabile di salvare le chiappe a tutti, però…

    «Il palazzo è questo.» La premura di Fiamma mi dà un po’ di respiro dalla mia ansia. Ora Aidan è al centro dei pensieri di entrambi. «Entriamo?» Chiedo.

    «Sì.» Fiamma rovista nelle tasche dei suoi pantaloni, prima di tirare dritto verso il cancello del condominio. Perlomeno abbiamo finito di scavalcare come due ladri.

    «Non suoni al citofono?» Doyle è proprio lì che mi fissa, accanto ad uno sbiadito numero 24. Chissà come cavolo hanno fatto con i documenti… comunque stavolta niente numero 2.

    «Non voglio che mio fratello abbia il tempo di darsela a gambe.» Fiamma mi fa segno di seguirlo, la direzione che sta prendendo questa giornata non mi piace. Stiamo facendo il pieno di visite a parenti complicati, e il ragazzo-fuoco è uno che si altera facilmente. «Fiamma!» Tento di afferrarlo per un braccio, solo che la sua pelle è molto calda e sono costretta ad indietreggiare come un gambero. «Siamo qui per aiutare tuo fratello, non per dargli addosso!» Gli ricordo.

    «Andiamo.» Mi liquida lui, diretto verso il portone interno del condominio. La sua agitazione non smette di tamburellarmi nella testa, preferivo quasi il dolore per la botta che non ho preso. Il forte odore di cucinato presente fin dall’ingresso del palazzo, mi suggerisce che all’ora di cena non deve mancare poi molto. Sto