L'assassino ed altre storie
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L'assassino ed altre storie - Thomas de Quincey
L'assassino ed altre storie
Translated by Carlo Linati
Original title: -
Original language: English
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © 1922, 2021 SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788728000441
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
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This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.
www.sagaegmont.com
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PREFAZIONE
Nel breve proemio all’On Murder considered as one of the fine Arts dove De Quincey ci narra di una società londinese fra gli Amatori del Delitto alla quale egli figura di aver tenute quelle due ormai celebri conferenze su l’Assassinio come una delle Belle Arti, fra l’altro ci assicura che uno degli scopi dei componenti tale Società era ch’essi dovessero diventare amateurs e dilettanti nei tipi più svariati di strage, che prendessero a considerare e criticare ogni genere di delitto come farebbero con una pittura, una statua o altra opera d’arte. Quei due capolavori d’ironia, di stravaganza, di squisitezza stilistica sono ormai troppo noti anche attraverso traduzioni francesi ed italiane perchè io m’indugi a discorrerne. Qui ho voluto riferire quel passo solo per dimostrare che in questo nuovo saggio che oggi pubblichiamo di lui e ch’è un Poscritto aggiunto a quei due, l’intento che guidava lo scrittore era ancora il medesimo: mostrare con evidenza di critico e di poeta la grandiosa e tragica bellezza del delitto. La prima parte (First paper) dell’« On Murder...» apparve la prima volta nel Blackwood’s Magazine nel febbraio del 1827, la seconda, nella medesima Rivista, nel novembre del 1839; il Poscritto vide la luce solo nel 1854, nella prima edizione delle opere complete del De Quincey unitamente a quei due saggi, non molto tempo dopo la stesura dei quali doveva esser stato composto.
Il Poscritto contiene la narrazione di due memorabili stragi compiute a Londra da Mr. John Williams nell’inverno del 1812: la prima sulla famiglia del calzettaio Marr, la seconda, a breve distanza di spazio e di tempo, su quella dell’oste Williamson, in un quartiere della suburra londinese. Le due narrazioni scorrono precise, perfette in ogni lor parte, piene d’un’alta e atroce evidenza di gesti e di figure. Se nell’«On Murder...» l’umorismo swiftiano, il grottesco paradossale, l’artistica finitezza dello stile si alleano per produrre un frutto di mostruosa bellezza in cui già sentiamo il sapore del poema in prosa di Baudelaire e di Rimbaud o la tenebrosa acredine dei Diabolici, in questi due racconti di trucidamenti è un respiro ben più pacato e disteso. Vi manca quella freschezza di sarcasmo, quell’ala di fantasia, quella serpentina malizia d’humour, qualità insuperabili di questo scrittore che aprì nuovi orizzonti di possibilità stilistiche alla prosa inglese, ma nella compatta unità del racconto, in certi effetti di terrore, di sorpresa o di sgomento, nelle descrizioni particolareggiate ed angosciose dei gesti e delle situazioni dell’assassino, queste pagine hanno la cruda e cupa bellezza di un resoconto giudiziario redatto da un cronista di altissimo ingegno.
Un interessante opuscolo edito da Mr. Charles Pollitt di Kendal col titolo De Quincey’s Editorship of the Westmorland Gazette ci informa che, dirigendo De Quincey quel giornale di provincia, si compiaceva sovente di riempirne le colonne con cronache di Corte d’Assise e processi per assassinamenti. Su quel giornale il De Quincey giustificò con de’ pretesti curiosamente moraleggianti questa sua ostinata predilezione, che doveva poi costringerlo ad abbandonarne la direzione, ma certo è che l’assassinio con tutto il suo corteo di terrori, con le sue demoniache inspirazioni e gli sconvolgimenti morali che lo determinano doveva appassionare lo spirito e la fantasia di quest’uomo già familiare coi deliri dell’oppio, straordinariamente dotato a penetrare con la potenza dell’analisi e dello stile nei misteri delle nature sconvolte ed ossessionate. Dopo Shakespeare, pochi come lui analizzarono con maggior forza ed acutezza d’intuizione le fasi del momento delittuoso.
La traduzione che qui presentiamo è la prima versione italiana del Poscritto e, giova subito dire, versione piuttosto libera. Anzichè seguire pedissequamente il testo in ogni sua parte, il che ci avrebbe condotti a dare una ben misera idea del racconto quinciano, atteso quello stile così vividamente personale dello scrittore e la sua mania di stancare ogni tratto il racconto con divagazioni ed esposizioni di fatti secondari, laddove occorreva, abbiamo reputato opportuno sacrificarne qualche parte oziosa, traducendo e interpretando stilisticamente con una certa libertà.
Crediamo naturalmente di aver fatto per il meglio: ma se abbiamo errato ce lo vorrà dire il buon lettore.
CARLO LINATI
L’ASSASSINO
Se è impossibile propiziarsi la simpatia di lettori tanto tetri e lunatici da non sapere accostarsi a qualunque argomento giocoso, tanto meno poi se questa giocondità evade un po’ i confini della stravaganza. In tal caso non simpatizzare è come non comprendere, e la giocosità che non è compresa e gustata diventa cosa insipida o al tutto priva di senso.
E ancorchè molte di tali persone si siano allontanate con gran sdegno dalla mia conferenza ¹ , fortunatamente altre ne restano, una larga maggioranza, che proclamano alto il piacere che hanno ricevuto da queste mie povere carte, confermando con le loro lievi critiche la schiettezza della loro lode. Costoro m’hanno più volte osservato che in quella mia trattazione la