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Piramidi perdute in Bosnia e Piramidi nel Mondo: La storia antica è falsa: le origini dell’uomo e della civiltà sono da riscrivere
Piramidi perdute in Bosnia e Piramidi nel Mondo: La storia antica è falsa: le origini dell’uomo e della civiltà sono da riscrivere
Piramidi perdute in Bosnia e Piramidi nel Mondo: La storia antica è falsa: le origini dell’uomo e della civiltà sono da riscrivere
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Piramidi perdute in Bosnia e Piramidi nel Mondo: La storia antica è falsa: le origini dell’uomo e della civiltà sono da riscrivere

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Finalmente in Italia il libro del ricercatore più controverso al mondo!

Uno stimolo alla ricerca archeologica e storica sull’origine dell’umanità e sulle civiltà più antiche, in netto contrasto con il dogma dominante che assegna, spesso secondo canoni comodi e consolidati, datazioni e attribuzioni arbitrarie che si collocano facilmente nella storia che fino ad oggi ci è stata insegnata.

Leggendo questo libro scoprirai:
  • un’analisi delle strutture piramidi edificate in 5 continenti;
  • l’ipotesi che le piramidi siano state realizzate da civiltà molto più antiche di quanto la storia ci insegna;
  • le piramidi della Bosnia ed un antico calcestruzzo;
  • il tunnel sotto le piramidi bosniache ed i blocchi megalitici in ceramica risalenti a circa 30.000 anni fa;
  • la dettagliata ricerca scientifica e archeologica nella Valle delle Piramidi in Bosnia;
  • l’analisi della radiazione di energia elettromagnetica alla sommità della Piramide del Sole.
“Semir Osmanagich ha sostenuto con coraggio la sua ricerca nonostante le tutte le critiche ricevute…. chi visita le piramidi ed il tunnel a Visoko rimarrà colpito dall’aura di entusiasmo che pervade l’ambiente. Volontari di diversa estrazione arrivano qui da tutto il mondo: archeologi, fisici, geologi, esploratori, mistici, appassionati di archeologia. Forse tu sarai il prossimo.”
LanguageItaliano
PublisherUno Editori
Release dateOct 5, 2021
ISBN9788833801407
Piramidi perdute in Bosnia e Piramidi nel Mondo: La storia antica è falsa: le origini dell’uomo e della civiltà sono da riscrivere

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    Book preview

    Piramidi perdute in Bosnia e Piramidi nel Mondo - Sam Osmanagich

    Prefazione

    Heinrich Schliemann, il più azzardato degli archeologi, ha scritto:

    «Se i miei scritti contengono qua e là contraddizioni, spero che esse mi saranno perdonate se si terrà conto che qui io scopro un mondo nuovo per l’archeologia, che finora non si erano mai trovate o si erano trovate pochissime delle cose che io ho riportato alla luce a migliaia, che tutto mi appariva sconosciuto e misterioso e spesso dovevo azzardare ipotesi»¹.

    Ritengo che questa affermazione si attagli perfettamente a ogni azione di ricerca che possa essere definita di frontiera e, in modo speciale, al lavoro che il Dott. Sam Osmanagich sta conducendo da anni in Bosnia.

    Noi che viviamo in questo periodo di grandi trasformazioni abbiamo la fortuna di assistere per così dire in diretta a un evento che costringerà le accademie a riscrivere la storia dell’umanità.

    Schliemann osteggiato e dileggiato, Osmanagich osteggiato e dileggiato; Schliemann vincente e ringraziato per il suo apporto fondamentale al progresso della scienza storica, Osmanagich futuro vincente e ringraziato per il suo apporto fondamentale al progresso della scienza storica: due vicende parallele nell’origine e nell’epilogo, già concluso per il primo e la cui conclusione è facile profetizzare per il secondo.

    Osmanagich è l’esempio di quanto sia valido l’assunto che chi si lascia bloccare dal timore di commettere errori non avvierà mai alcun cammino.

    In un ambito come quello di cui ci si occupa, la verità è quanto di più sfuggevole si possa immaginare e le difficoltà che si incontrano nel percorso sono tali e tante che la tentazione di rimanere sempre cauti, oltre ogni limite, rischia di costituire un freno, un elemento limitante al punto da bloccare la volontà di procedere. L’autore esprime invece senza tentennamenti la sua convinzione che, per comunità di intenti e di azione, mi sento di condividere, sia sul piano teorico che su quello pratico dell’azione conseguente: tutto ciò che ci insegnano sulla Storia Antica è errato, a partire dall’origine dell’uomo, delle civiltà e per arrivare fino alla spiegazione, spesso intollerabilmente banale, che ci danno delle piramidi, della loro datazione e dei sistemi usati per costruirle.

    Circa due anni fa un archeologo (che non nomino per motivi facilmente comprensibili) mi scrisse una lettera per evidenziarmi la profonda delusione provata una volta entrato nel mondo academico; tra le tante affermazioni contenute nelle sue pagine cito testualmente la seguente:

    «mi sarei aspettato di studiare la Storia attraverso una molteplicità di punti di vista e con un sincero occhio critico volto a individuare le centinaia di tasselli mancanti per comporre il mosaico, e creare così una specie di pan-storia. Anche in ambito universitario, invece, si studia una storia creata e teorizzata da storici europeisti atti a mantenere questo loro predominio»

    e prosegue affermando che un tale tipo di visione parziale fa emergere lacune e discrepanze a cui il mondo accademico-scientifico non può e non vuole dare risposta.

    La storia dunque si ripete e pare non insegnare nulla: il mondo accademico che dileggiava Schliemann e faceva del sarcasmo sulla sua ipotesi di attribuire un fondamento storico ai poemi omerici, a distanza di 150 anni, è lo stesso che tende a mettere in ridicolo il lavoro di Sam Osmanagich. In questo modo si deludono le aspettative di chi desidera studiare per sapere e intende quindi rimanere aperto anche alle ipotesi che rimettono in discussione quello che si crede di sapere, un bagaglio precostituito dell’umanità che viene talvolta tramandato come una sorta di dogma da cui non ci si può e non ci si deve allontanare.

    Il lavoro di Osmanagich è uno stimolo che va invece in questo senso, un segnale che indica una direzione nuova alla ricerca archeologica e storica sull’origine dell’umanità e sulle civiltà più antiche, in netto contrasto con il dogma dominante che assegna, spesso secondo canoni comodi e consolidati, datazioni e attribuzioni arbitrarie che si collocano facilmente nella Storia fino a oggi insegnata.

    Pensiamo veramente di sapere tutto sulle strutture piramidali che troviamo a centinaia nei cinque continenti?

    Siamo sicuri che strutture così complesse siano state realizzate da uomini del neolitico con gli strumenti rudimentali di cui disponevano?

    Come spiegare incongruenze tanto evidenti tra le conoscenze tecniche degli ipotetici costruttori primitivi e le opere che hanno sfidato il tempo?

    Chi ha prodotto quel calcestruzzo che è stato trovato nelle piramidi della Bosnia?

    Chi ha realizzato 30.000 anni fa il tunnel sotto le piramidi bosniache e i blocchi megalitici che sono stati ritrovati?

    Qual è l’origine della radiazione di energia elettromagnetica registrata alla sommità della cosiddetta piramide del Sole?

    Contro tutte le resistenze delle accademie, la dettagliata ricerca scientifica e archeologica nella Valle delle piramidi in Bosnia ha fortunatamente determinato nei decenni un’aura di entusiasmo che ha coinvolto volontari di varia provenienza ed estrazione culturale che, sempre più numerosi, arrivano sul sito da tutto il mondo.

    Il desiderio di sapere è grande, altrettanto decisa – e sempre più chiara – è la sensazione che non ci venga detto tutto, in parte per mancanza di conoscenza ma in parte anche per deliberata volontà di non rimettere in discussione sistemi di potere che sono costruiti su una visione del mondo e della storia definita non discutibile e che come tale deve essere accettata.

    Schliemann e Osmanagich, due punti di svolta parimenti osteggiati ma al contempo parimenti capaci di dare una vera e propria sterzata accelerante a una ricerca storica palesemente in affanno di fronte alle evidenze che emergono in vari ambiti della scienza.

    La nostra fortuna è quella di poter assistere a uno di questi eventi che ci chiede solo di essere uomini intelligenti, disponibili cioè a osservare con mente aperta, con l’attitudine che deve caratterizzare la scienza vera, quella capace di accogliere anche – direi soprattutto – ciò che, mettendo potenzialmente in discussione le acquisizioni definite certe e indiscutibili, incrementa il patrimonio culturale dell’intera umanità.

    MAURO BIGLINO

    Introduzione

    Per più di un secolo, i professori di Storia hanno insegnato ai loro studenti che le piramidi sono state costruite in Egitto come tombe dei faraoni; le piramidi esistono anche in Messico, ma solo come edifici cerimoniali e sacrificali.

    Tale insegnamento è errato.

    Non ci sono prove che le più grandi e antiche piramidi egizie siano mai state utilizzate come tombe e, anche se a Giza ci sono le tre piramidi che tutti noi conosciamo, altre centotrenta piramidi sorgono lungo il Nilo.

    Non ci sono neanche prove che le piramidi più grandi e antiche in Messico fossero luoghi sacrificali. Delle migliaia di piramidi costruite in Messico solo le meno antiche, costruite dagli Aztechi, venivano usate come arene sacrificali per i prigionieri. Tutte le altre piramidi, in particolare le piramidi maya, non svelano il loro ruolo.

    Le piramidi furono costruite non solo in Egitto e Messico. Il fatto impressionante è che le piramidi furono costruite in Guatemala, Honduras, Salvador e Belize in America centrale; centinaia di piramidi sono state costruite in Perù e Bolivia in Sud America; decine di piramidi si trovano nelle isole Canarie e nell’isola di Mauritius; duecentoventiquattro piramidi nella Nubia (quello che ora è il nord del Sudan); e centinaia di piramidi si trovano in tutta la Cina e la Cambogia. Ulteriori ricerche dovrebbero confermare l’esistenza di piramidi in Amazzonia (Brasile), Brisbane (Australia), Ecuador, Indonesia, sui fondali del mar dei Caraibi e sulla costa dell’isola di Cuba…

    Il concetto di piramide è presente in tutto il mondo ed esiste da millenni. Ci è stato insegnato che fino all’arrivo dell’uomo bianco, europeo e superiore, non vi fu alcuna comunicazione tra i vari continenti. Errato. Gli archeologi e gli storici hanno cercato di collocare la costruzione delle piramidi in un lasso di tempo per loro soddisfacente, ma è chiaro che le piramidi in Perù, Messico, Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Egitto, Cina e isola di Mauritius sono molto più antiche di quanto l’archeologia ufficiale sia disposta ad ammettere.

    L’azione di filtro delle informazioni da parte dell’élite dell’archeologia sta venendo meno. Ci sono troppi esploratori indipendenti, di mente aperta, in grado di utilizzare varie tecnologie, dai satelliti al georadar termico, alla geofisica e a nuovi metodi di datazione. L’inganno non può continuare.

    È stata aperta una porta su un nuovo mondo.

    PARTE PRIMA

    Piramidi nel mondo

    1

    Sette piramidi nell’isola di Mauritius esigono delle risposte

    L’isola africana di Mauritius, situata nel sud dell’oceano Indiano, si trova a duemila chilometri dal continente africano e a circa un migliaio di chilometri dal Madagascar. L’isola è lunga settanta chilometri e, nella sua parte più ampia, è larga meno di cinquanta chilometri. La popolazione di Mauritius attualmente conta 1,2 milioni di abitanti.

    I primi documenti europei che citano l’isola di Mauritius risalgono all’inizio del XVI secolo, quando i marinai arrivarono da Portogallo, Italia e Spagna e in seguito da Olanda, Francia e Inghilterra. La scienza ufficiale afferma che l’isola fosse disabitata prima dell’arrivo degli europei e che successivamente venne abitata solo da immigrati indiani e africani. Alcuni affermano che i marinai arabi potrebbero aver visitato l’isola nel X e XI secolo.

    Quest’isola vulcanica era lontana sia dalla terraferma che da civiltà avanzate. Essendo in mezzo all’oceano e non presentando tracce dell’esistenza di una popolazione autoctona in un lontano passato, Mauritius non avrebbe dovuto essere un luogo candidato per costruirvi piramidi. Tuttavia, nella parte meridionale dell’isola, vicino all’aeroporto internazionale e in mezzo a immense piantagioni di canna da zucchero, nella zona di Plaine Magnien, ci sono sette piramidi (figg. da 1 a 14). La scoperta di piramidi a Mauritius ha un’importanza scientifica mondiale.

    fig001

    Fig. 1 - Isola di Mauritius piramide n° 1: è la più alta, ha 13 gradoni e un’altezza di 15 metri; la base rettangolare misura 21 x 28 m. Ha proprietà identiche alle piramidi di Guimar, a Tenerife; il materiale è pietra vulcanica sagomata; le pietre di spigolo sono sagomate su entrambi i lati; un lato della piramide è orientato verso est.

    fig002

    Fig. 2 - Isola di Mauritius piramide n° 1: il lato orientale corrisponde alla posizione del sorgere del sole al Solstizio d’Estate il 21 dicembre (l’isola di Mauritius è nell’emisfero australe).

    fig003

    Fig. 3 - Isola di Mauritius piramide n° 2: ha 11 gradoni, una base quadrata di 25 x 25 m ed è circondata da campi di canna da zucchero, l’orientamento è identico a quello della piramide n° 1.

    fig004

    Fig. 4 - Isola di Mauritius piramide n° 3: ha una base di 25 x 31 m, è costituita da 11 gradoni e culmina con una piattaforma di m 7x14.

    fig005

    Fig. 5 - Isola di Mauritius piramide n° 4: ha 7 gradoni, orientamento identico alle altre piramidi e termina con una piattaforma quadrata.

    fig006

    Fig. 6 - Isola di Mauritius piramide n° 5: la cosiddetta piramide bianca é in pietra vulcanica più chiara, si compone di 11 livelli ed ha una base quadrata di 24,95 x 24,95 m.

    fig007

    Fig. 7 - Isola di Mauritius piramide n° 6: ha 6 gradoni e una base rettangolare di 24 x 28 m, la porzione centrale è danneggiata.

    fig008fig009

    Fig. 8 e 9 - Isola di Mauritius piramide n° 7: si compone di 7 gradoni con base rettangolare di 17 x 10 m, attualmente sede di un tempio induista.

    fig010

    Fig. 10 e 11 - Isola di Mauritius: tutte le piramidi sono in pietra vulcanica con spigoli in pietra sagomata. La stessa tecnica di costruzione si ritrova in tutte le piramidi dell’isola di Mauritius: grandi pietre alla base e pietre più piccole a riempire le sezioni interne. L’uniformità costruttiva dimostra una precisa pianificazione.

    fig011fig012

    Fig. 12 - Isola di Mauritius: la pendenza dei gradoni verso l’interno contribuisce a dare stabilità alla costruzione. Il lato est di ogni piramide è orientato verso l’oceano Indiano. La deviazione di circa 20° dell’orientamento di ciascuna piramide costituisce l’allineamento con la posizione del sole al tramonto nel Solstizio d’Estate, il 21 dicembre.

    fig013

    Fig. 13 - Isola di Mauritius: i danni maggiori si rilevano alla piramide n° 6, dove mancano più di due tonnellate di materiale. Le autorità dell’isola di Mauritius considerano queste strutture mucchi di pietre, realizzati negli anni ’40 da maestranze locali durante la preparazione del terreno per la semina di piantagioni di canna da zucchero; non viene attribuito alcun significato scientifico o storico a queste strutture.

    fig014

    Fig. 14 - Isola di Mauritius: le prime tre piramidi sono allineate. Per la costruzione di questi edifici sono state utilizzate, lavorate, trasportate in loco e posate, circa 30.000 tonnellate di pietra vulcanica: il lavoro costante di un centinaio di persone per cinque anni.

    In primo luogo, l’elenco dei Paesi in cui nell’antichità sono state costruite piramidi si arricchisce di un altro membro. Questo elenco comprende Messico, Egitto, Cina, Salvador, Perù, Honduras, Canarie (Spagna), Grecia, Italia, Bosnia-Erzegovina, Belize, Cambogia, Thailandia, Bolivia, Guatemala, Tahiti, e ora possiamo aggiungere Mauritius.

    In secondo luogo, abbiamo un’isola che non era popolata prima dell’arrivo degli europei, agli inizi del XVI secolo. Non ci sono tracce di civiltà antiche. Una cosa è certa, né gli europei dal XVI al XX secolo, né gli arabi dal X al XI secolo sono gli autori di queste piramidi. È quindi logico chiedersi chi le ha costruite, quando e perché.

    Sembra che le piramidi di Mauritius rappresentino la prima solida prova che civiltà avanzate nell’antichità, durante i viaggi via mare, si fermarono temporaneamente nelle isole del Pacifico (Tahiti), dell’oceano Indiano (Mauritius), dell’oceano Atlantico (Canarie) e del mar Mediterraneo (Sicilia) e costruirono piramidi utilizzando materiale locale.

    Adesso dobbiamo trovare risposte alle nuove domande che affiorano.

    2

    Piramidi nelle isole Canarie: l’ambiente scientifico spagnolo tace

    Le Canarie sono un gruppo di isole situate nell’oceano Atlantico che appartengono alla Spagna. Le sette isole più grandi (Lanzarote, Fuerteventura, Gran Canaria, Tenerife, La Gomera, La Palma ed El Hierro) sono considerate amministrativamente come due unità. Las Palmas de Gran Canaria è la capitale delle prime tre isole ed è abitata da 380.000 persone, mentre Santa Cruz de Tenerife, con i suoi 220.000 abitanti è l’autorità amministrativa per le restanti quattro isole.

    Geograficamente, queste isole sono situate vicino alla costa nord-occidentale dell’Africa entro un raggio di 210 chilometri e coprono una superficie totale di oltre 7.200 chilometri quadrati. Lanzarote è a soli 95 chilometri dal Marocco ed El Hierro è la più lontana. La Spagna è a oltre 1.100 chilometri di distanza.

    Tutte le isole sono di origine vulcanica e si suppone che si siano formate milioni di anni fa. Aree relativamente grandi di ogni isola sono caratterizzate da creste montuose, valli, zone desertiche, scogliere, crateri e foreste. Il clima è subtropicale e le temperature sono comprese tra i 18° e i 25° durante tutto l’anno. Il turismo, con 11 milioni di turisti nel 2008, è il principale settore economico seguito dall’agricoltura.

    L’isola di Tenerife ha offerto condizioni di vita straordinarie durante i passati millenni. Tra le coste bagnate dall’oceano Atlantico e il picco vulcanico di El Teide, che con i suoi 3.700 metri di altezza è la vetta più alta della Spagna, ci sono fertili valli, zone di montagna ricche di grotte, fitte foreste, abbondanza di acqua e di pietra vulcanica adatta per la lavorazione e la costruzione.

    Sul lato est di Tenerife, in una fertile valle, si trova la città di Guimar. I terrazzamenti a struttura piramidale all’interno del complesso museale sono visibili anche dalla strada (fig. 15).

    fig015

    Fig. 15 - Isola di Tenerife: veduta della struttura piramidale dall’esterno del complesso museale di Guimar.

    L’accesso alle piramidi è agevole, ma la strada sembra essere troppo vicino alle strutture. È infatti accertato che parti del complesso sono andate distrutte durante la costruzione di strade e di nuovi edifici. Molte fonti riferiscono che una volta a Guimar esistevano nove piramidi.

    Tre di loro sono state distrutte per utilizzare la pietra vulcanica come materiale per nuove incontrollate costruzioni. Inoltre, in quasi ogni angolo dell’isola, ci sono muri di sostegno per terrazzamenti agricoli realizzati dalla popolazione locale che ha ripulito il terreno dai cumuli di pietre. Molte case utilizzano questi muri di sostegno come fondamenta o recinzioni (paredones o morras).

    È comunque molto facile distinguere le strutture piramidali dai cumuli di pietre o dai muri di sostegno per i terrazzamenti agricoli.

    Il complesso museale di Guimar si compone di sei piramidi a gradoni, un edificio che ospita il museo, un moderno auditorium e un centro visitatori, il tutto situato su diversi acri di terreno. Questo luogo è visitato ogni anno da circa centomila turisti.

    Il museo è impressionante, con modellini di piramidi e poster provenienti da tutto il mondo, illustra il concetto della piramide in diversi continenti e la comunicazione tra i popoli antichi. I modellini di manufatti del Centro e Sud America sono identici a quelli di Babilonia, Egitto e Cina.

    Uno dei reperti più interessanti è un testo estratto dal diario di Fra Juan de Abreu Galindo del 1632², in cui egli descrive gli edifici e gli abitanti autoctoni, i Guanci:

    «Raccoglievano pietre e le disponevano in forma piramidale, raggiungendo l’altezza massima che permettevano loro le pietre sciolte [senza alcun legante]; e in occasione dei giorni prefissati per simili devozioni si raccoglievano tutti in quel luogo, intorno a quel mucchio di pietre, e lì ballavano e cantavano, lottavano e praticavano la maggior parte degli esercizi ludici che avevano in uso».

    Ognuna delle sei piramidi superstiti a Guimar mostra una costruzione pianificata, pietre angolari sagomate con attenzione e base rettangolare, con il lato tra i

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