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I re Mida del calcio
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I re Mida del calcio

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I grandi calciatori sono il nuovo "star system". Il mondo del calcio è diventato il business globale per eccellenza. Muove interessi miliardari e l'esplosione dei diritti Tv è stata la benzina che lo ha portato alle dimensioni e all'importanza odierna. Di Mancini, Vialli, Ronaldo, Totti, Messi, Vieri, De Rossi, Ibrahimovic, Baggio e Del Piero questo libro della collana "Fiume di denaro" racconta affari e investimenti fatti con i soldi accumulati negli anni come calciatori, manager e testimonial.

La collana di libri "Fiume di denaro - I soldi che non lasciano né traccia né odore" è la naturale evoluzione del format multimediale (carta, video e web) nato nel 2017 da un'idea degli inviati Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi. Dal 2020 ha debuttato anche il podcast "Fiume di denaro" (in abbonamento sulla piattaforma Apple Podcasts Premium).

"Zlatan Ibrahimovic è il più intelligente di tutti e anche
il più ricco. Ha dentro di sé un valore da un miliardo
di sterline. È incredibilmente acuto, ha fiuto per gli
affari. Ha investito in giochi, startup tecnologiche e
in diamanti. Ha già venduto una grande quantità di
quote di fondi di investimento delle quali nessuno era
a conoscenza. Quando stipulo un contratto per lui,
Zlatan scherza sempre chiedendomi "Mi stai rubando
dei soldi?". Io gli rispondo che lo sto rendendo ricco e
che comunque non posso rubare ai poveri".

Mino Raiola
Marzo 2018, intervista al magazine olandese Quote


LanguageItaliano
PublisherIlSole24Ore
Release dateJan 4, 2022
ISBN9788863459005
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    Book preview

    I re Mida del calcio - Angelo Mincuzzi

    Capitolo 1

    Mancini e Vialli gemelli del gol ma non negli affari

    Quell’abbraccio tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli resterà a lungo nella memoria degli italiani. È la notte dell’11 luglio 2021 e Gianluigi Donnarumma ha appena parato il rigore decisivo calciato senza grandi certezze dal giocatore dell’Inghilterra Bukayo Saka. Il volo del portiere acquistato in estate dal Paris Saint-Germain (Psg) consegna la coppa europea alla Nazionale italiana.

    Lo stadio di Wembley esplode, gli italiani festeggiano, gli inglesi si spengono attoniti, senza parole. Dopo 53 anni, la Nazionale è campione d’Europa. L’Inghilterra, che ha seriamente pensato di far sua la partita dopo il gol dell’1 a 0 nei primi minuti di gioco, resta con l’amaro in bocca.

    E mentre i giocatori esultano, a bordo campo il destino completa il suo giro. Un giro lungo, tortuoso e commovente.

    Il commissario tecnico che ha portato l’Italia al trionfo e il capo delegazione della squadra – Mancini e Vialli – si abbracciano e piangono. La tensione accumulata negli ultimi giorni si spegne improvvisamente nelle lacrime e i due gemelli del gol, come erano chiamati quando entrambi giocavano nella Sampdoria, si cercano e si stringono. Restano così per alcuni interminabili secondi. E il cielo di Wembley sembra fermarsi di fronte a quel gesto.

    I destini incrociati dei due campioni si incontrano a Londra, in una notte di luglio, 29 anni dopo la sconfitta della Sampdoria contro il Barcellona in una storica finale della Coppa dei Campioni. Il cerchio si è chiuso – quasi trent’anni dopo – e Mancini e Vialli si riprendono ciò che gli era stato tolto dalla punizione-bomba dell’olandese Ronald Koeman, che ora allena proprio il Barça, a una manciata di minuti dalla fine.

    Le vite di Mancini e Vialli scorrono parallele, nel calcio come nel business. Entrambi campioni, entrambi allenatori, entrambi uomini d’affari, imprenditori o finanzieri che dir si voglia.

    Tutti e due legati alla Sampdoria, poi di casa a Londra e infine ai vertici della Nazionale italiana. Si incontrano nello sport ma non hanno mai punti di contatto nel business.

    La classe immensa di Roberto Mancini sui campi da calcio e la sua grandezza come allenatore – soprattutto ora che ha vinto l’Europeo – sono note in tutto il mondo. Le sue alterne fortune nel mondo degli affari, invece, le cronache le trascurano.

    Mancini in cerca di equilibrio

    Forse è giusto così perché Mancini – ambasciatore dell’Unicef dal 2014, testimonial ricercatissimo, tra gli altri, dalla Regione Marche, Poste Italiane, Lidl, Paul & Shark, Richard Mille – sa far navigare il suo credo calcistico molto meglio di quanto riesca nel periglioso mare degli affari. Chissà come saliranno le sue azioni ora che ha portato l’Italia alla vittoria dell’Europeo di calcio, battendo l’Inghilterra nello stadio di Wembley.

    La vita fuori dal campo del commissario tecnico della Nazionale parte dalla sua partecipazione nella società Kifaru Srl, attualmente in liquidazione. Iscritta a Firenze il 24 novembre 2008 con un capitale sociale di 20mila euro, la società costruiva barche da diporto e sportive. Il suo ultimo bilancio è di fine 2011 e faceva segnare zero ricavi e una perdita di 327.450 euro.

    Mancini, che aveva versato cinquemila euro nel capitale, nell’elenco dei soci depositato il 27 giugno 2013, risultava aver già venduto la sua quota a Faliero Sarti.

    Prima di questa esperienza, Mancini è stato socio di Ma.Ma. Sas di Santoro Aldo & C., una società genovese di assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione, che ha chiuso i battenti l’11 dicembre 1995.

    Il ct è stato socio accomandante anche di Mancini promotion di A. Mancini & C. Sas, anch’essa società genovese impegnata in attività professionali, scientifiche e tecniche. Ha cessato di esistere il 18 novembre 1994.

    L’ex calciatore che ha fatto sognare l’Italia è stato poi socio unico di Mates Srl attualmente in liquidazione. Mancini aveva investito 20mila euro in un’impresa, registrata nella Camera di commercio di Roma, che noleggiava imbarcazioni da diporto. Inclusi i pedalò. Ha chiuso il bilancio con zero euro e una perdita di 223mila euro.

    Mancini è stato poi socio unico e amministratore unico dal 13 maggio 2009 all’11 gennaio 2012 di Zucca Srl, una società di Verona che affitta immobili. Ora il 100% è di Francesca De Giorgis e l’amministratore unico è Riccardo Prisciantelli.

    Non è finita qui. Il commissario tecnico che ha cambiato volto alla Nazionale italiana è stato presidente dal 28 agosto 1996 al 7 maggio 2001 di M&M Trading Company, una Srl di Genova attiva nel commercio all’ingrosso di pelli e cuoio, cancellata dal 6 maggio 2002.

    Di Top Ten, Srl anch’essa di Genova, specializzata nei servizi degli istituti di bellezza, ha visto Mancini consigliere dal 6 giugno 1994 al 14 luglio 2000. Anche questa società è stata cancellata il 16 gennaio 2001 dal registro delle imprese.

    Legato alla Lazio

    Dopo Bologna e Sampdoria, Mancini ha giocato nella Lazio dal 1997 al 2000, prima di chiudere la carriera al Leicester City. Alla Lazio, che ha poi allenato dal 2002 al 2004, è rimasto molto legato. Ne è stato consigliere dall’8 gennaio 2003 al 3 dicembre 2003 e ne è azionista, con 10 quote.

    Il calcio è comunque presente nella vita del Mancio anche grazie alla scuola calcio Us Junior Jesina L. Scuola Calcio Roberto Mancini di Jesi (Ancona), sua città natale.

    Non va dimenticato, infine, il suo contratto con la Nazionale, la cui prima scadenza era a fine 2022 e in base al quale guadagna due milioni di euro netti all’anno. Nel 2021 – prima della vittoria al campionato europeo – ha rinnovato il contratto fino al 2026 e il suo ingaggio dovrebbe aggirarsi intorno ai tre milioni di euro netti all’anno, che fanno di Mancini il commissario tecnico più pagato della storia dell’Italia dopo Antonio Conte (che percepiva 4,5 milioni annui).

    Ciò che resta in piedi delle avventure di Mancini è Immobiliare 2014 Srl, che ha sede a Roma in via del Babuino. Pieno centro storico, con sbocco in quella Piazza del Popolo che i tifosi italiani hanno riempito festosi nel corso dell’Europeo. Costituita il 18 maggio 2001 con un capitale di 10.200 euro, affitta immobili.

    Il conto economico pone in evidenza che la società nell’esercizio 2020 ha realizzato un fatturato di 192mila euro, mantenendosi pressappoco sui livelli raggiunti nell’esercizio precedente. Lo stesso bilancio si è chiuso con una perdita di 125mila euro, peggiorando ulteriormente l’assetto finanziario aziendale (nel 2019 la perdita è stata di 131mila euro).

    Il cash flow generato nel corso dell’esercizio è positivo per 38mila euro. L’analisi di bilancio evidenzia una situazione finanziaria piuttosto impegnata, con tensioni nella liquidità. Gli indici di liquidità e di disponibilità appaiono ridotti, fino a denotare squilibri finanziari a breve termine. Pertanto, la gestione ricorre in misura massiccia al capitale di terzi, come viene confermato dall’indice di indebitamento pari a 7,96. Gli oneri finanziari incidono sul fatturato per il 2,08 per cento. L’incidenza del risultato d’esercizio rispetto al fatturato è passata dal -68,23% del 2019 al -65,10% del 2020. L’indice di redditività del capitale proprio (Roe) evidenzia un miglioramento (-35,20% nel 2019 e -32,40% nel 2020).

    Dall’analisi dei bilanci 2018, 2019 e 2020, emerge che il totale attivo dello stato patrimoniale a fine 2020 ammonta a quasi 3,5 milioni (-2,30% rispetto all’esercizio precedente). Alla stessa data l’attivo patrimoniale presenta un capitale circolante di 51mila euro (+27,50%) e un capitale immobilizzato di quasi 3,5 milioni (-2,64% sull’esercizio precedente).

    Il passivo evidenzia invece un patrimonio netto di 389mila euro (+1,57% sull’esercizio precedente) e un totale delle esposizioni debitorie di tre milioni (-2,76%), di cui i debiti a breve termine rappresentano il 6,62 per cento. Nel corso del triennio esaminato la struttura patrimoniale ha registrato una variazione complessiva del -9,24 per cento.

    L’interesse dei media

    Del Mancini uomo d’affari il grande pubblico sa poco o nulla. Bisogna scavare, come abbiamo visto, nelle carte delle Camere di commercio per mettere insieme tutti i pezzi.

    Sui giornali, però, gli affari privati dell’allenatore degli Azzurri ci sono già finiti qualche anno fa.

    Era il novembre 2018 quando i giornalisti Vittorio Malagutti e Stefano Vergine del settimanale L’Espresso pubblicarono in Italia le carte dei Football Leaks che riguardavano il periodo in cui il tecnico di Jesi allenava il Manchester City.

    Alla fine del 2015 una fonte anonima (che poi si rivelerà essere l’hacker portoghese Rui Pinto) aveva pubblicato su un sito e inviato al giornale tedesco Der Spiegel una serie di documenti su transazioni finanziarie e contratti tra squadre di calcio, allenatori e giocatori.

    I Football Leaks vennero pubblicati da alcuni giornali aderenti al consorzio investigativo European Investigative Collaborations e per l’Italia dall’Espresso. Il mondo del calcio ne uscì sconvolto perché per la prima volta venivano rivelati, carte alla mano, i guadagni astronomici dei campioni del calcio e gli interessi miliardari – e non sempre puliti – che ruotano attorno al gioco del pallone.

    Dai Leaks emersero anche i contratti che legavano Mancini al Manchester City e i sistemi utilizzati dal club inglese di proprietà dello sceicco di Abu Dhabi, Manṣūr bin Zāyed Āl Nahyān, per aggirare le regole del fair play finanziario.

    Una parte dello stipendio di Mancini era stata pagata da una piccola società di calcio degli Emirati, l’Al-Jazira SCC, anch’essa di proprietà dello sceicco di Abu Dhabi. Milioni di sterline erano stati bonificati nel 2011 sui conti correnti di una società delle Mauritius riconducibile a Mancini e poi su quelli di una società italiana.

    Il 25 marzo del 2011 – rivelò l’Espresso – l’Al-Jazira ricevette una fattura da 1,8 milioni di sterline da saldare su un conto corrente della Banca Popolare di Ancona. A inviarla era la Sparkleglow Holdings Ltd, un’impresa con sede nel paradiso fiscale delle Mauritius. La causale affermava che si trattava di un «contratto di consulenza» tra Al-Jazira e Sparkleglow per «attività eseguite da Mr. Roberto Mancini».

    Dai documenti che si ricavano ancora oggi a Port Louis, capitale del Paese, risulta che la Sparkleglow è stata creata il 17 dicembre 2009. Mancini ha firmato il contratto con il Manchester City due giorni dopo, il 19 dicembre. La società oggi è stata chiusa ma all’epoca era una Global business company di categoria 2, esente da ogni forma di tassazione e godeva di piena libertà di commercio.

    Secondo la ricostruzione del settimanale italiano, dieci giorni dopo la fattura da 1,8 milioni di sterline, Al-Jazira ricevette un’altra richiesta di pagamento da parte della Sparkleglow: la fattura era di 437.500 sterline e la cifra venne accreditata sempre alla Banca Popolare di Ancona. A pagare questa volta era il Manchester City.

    Nel giugno 2011 il contratto di consulenza fra Sparkleglow e Al-Jazira venne interrotto ma la squadra degli Emirati ne firmò un altro con una società italiana, la Italy International Services (Iis). La società è stata costituita il 2 dicembre 2010 con un capitale sociale di 20mila euro e ha un unico socio, la Fiduciaria Orefici, conosciuta come Fidor, famosa per essere stata utilizzata tra il 1991 e il 1992 da Silvio Berlusconi per girare sul conto svizzero All Iberian circa 75 miliardi di lire, parte dei quali finiranno all’ex leader del Partito socialista, Bettino Craxi.

    Consulenze calcistiche

    La Italy International Services è stata liquidata nel 2014 e fino alla sua cancellazione è stata amministrata dall’avvocato Silvia Fortini, dal 2018 moglie di Mancini.

    L’accordo tra la società schermata dalla Fiduciaria Orefici e Al-Jazira prevedeva che la Italy International Services avrebbe fornito «consulenze relative a questioni calcistiche, di marketing, di pubblicità e consulenza strategica su temi commerciali relativi al calcio». La squadra di Abu Dhabi avrebbe pagato nove milioni di sterline: 1,8 milioni alla firma del contratto, il resto in tranche trimestrali spalmate in due anni.

    E in effetti la società italiana ha registrato un fatturato di

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