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Dente per dente
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Ebook186 pages1 hour

Dente per dente

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About this ebook

Il signor Vincenzo, duca di Vienna, è molto preoccupato per la degenerazione dei costumi e la dilagante immoralità dei propri sudditi, che negli ultimi tempi rifuggono persino l'istituzione del matrimonio. Preso dallo sconforto, decide di affidare il governo a un vicario, Angelo, per vedere se sarà o meno in grado di far rispettare le leggi e restituire i giusti costumi alla comunità; quindi finge di partire e si traveste da frate per spiarne l'operato. Prevedibilmente, il vicario si rivelerà da subito incapace di governare con equità e giustizia, troppo attaccato ai cavilli legali e travolto dalle stesse passioni che dovrebbe eradicare; e a pagarne le amare conseguenze saranno proprio i giusti e i virtuosi della città. -
LanguageItaliano
PublisherSAGA Egmont
Release dateSep 10, 2021
ISBN9788726900514
Dente per dente
Author

William Shakespeare

William Shakespeare was an English poet, playwright, and actor. He is widely regarded as the greatest dramatist in the English language. Shakespeare is often called England’s national poet and the “Bard of Avon.”  

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    Dente per dente - William Shakespeare

    Dente per dente

    Translated by Diego Angeli

    Original title: Measure for Measure

    Original language: English

    Immagine di copertina: Shutterstock

    Copyright © 1604, 2021 SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788726900514

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.

    www.sagaegmont.com

    Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com

    DRAMATIS PERSONAE.

    VICENZO, duca di Vienna.

    ANGELO, reggente nell’assenza del duca.

    ESCALO, aggiunto ad Angelo nella reggenza.

    CLAUDIO.

    LUCIO.

    DUE ALTRI GENTILUOMINI.

    IL PREVOSTO.

    TOMASO monaci.

    PIETRO monaci.

    UN GIUDICE.

    VARRIO.

    ELBOW, constabile.

    FROTH.

    POMPEO, servo di madonna Soprafatta.

    ABHORSON, carnefice.

    BERNARDINO, prigioniero.

    ISABELLA, sorella di Claudio.

    MARIANA, fidanzata di Angelo.

    GIULIETTA, amante di Claudio.

    FRANCESCA, nutrice.

    MADONNA SOPRAFFATTA, ruffiana.

    Signori, Ufficiali, Cittadini, un Paggio e personaggi del seguito.

    Scena: Vienna.

    ATTO PRIMO.

    SCENA PRIMA.

    Un appartamento nel palazzo del Duca.

    Entrano Il Duca, Escalo , e seguito.

    Il duca.

    Escalo?

    Escalo.

    Monsignore?

    Il duca.

    Svelare a voi le regole di Stato

    sembrar potrebbe una ostentazione

    di parole e di frasi, poi che noto

    m’è, quanto passi la scienza vostra

    quel che potrebbe dirvi il mio sapere

    a tal riguardo. Non mi resta dunque

    che aggiungere il potere a questa vostra

    capacità, per poi lasciarlo agire.

    La natura del popolo, i decreti

    della vostra città, le leggi fisse

    del diritto comune vi son noti

    quanto ad ognun più ricco di scienza

    e di pratica ch’io mi sappia. Questa

    è la nomina vostra.

    Porgendo il decreto.

    E noi bramiamo

    che non l’abbandoniate. Olà! qualcuno,

    dico! Fate venire Angelo innanzi

    a noi.

    Exit uno del seguito.

    Quale figura supponete

    che farà al nostro posto? Già, sappiate,

    che noi lo abbiamo scelto a rimpiazzarci

    mentre saremo assenti, per un nostro

    special divisamento. Noi gli abbiamo

    prestato il terror nostro e dato tutto

    il nostro affetto, e abbiam vestito questa

    sua deputazion, con l’apparenza

    di nostra autorità. Che ne pensate?

    Escalo.

    Se poteva qualcuno essere in Vienna

    degno di ritenere un così grande

    favore e un tale onor, questo era certo

    messer Angelo.

    Il duca.

    Attento: ecco che viene.

    Entra Angelo .

    Angelo.

    Obbediente sempre al buon volere

    di Vostra Grazia, vengo per conoscere

    quel che bramate.

    Il duca.

    Ha l’esistenza tua,

    Angelo, un lato che all’osservatore

    la sua storia rivela pienamente.

    Le tue cose e te stesso non son tue

    in così fatto modo, che tu possa

    scoprir le tue virtù, spender te stesso

    e quelle in te. Fa di noi tutti il cielo

    quel che facciamo con le torce. Noi

    non le accendiam per loro stesse. Tali

    son le nostre virtù. Se non risplendono

    fuori di noi, sarà lo stesso come

    non le avessimo. L’anima ha la grazia

    della Bellezza solo per produrla.

    Nè la natura presta il più meschino

    scrupolo della sua perfezione

    senza esiger per sè le glorie tutte

    del creditore: grazie ed interessi

    come Dea dell’usura. Ma rivolgo

    il mio discorso ad un che può supplirmi.

    Angelo, prendi dunque e nella nostra

    assenza, sii come noi stesso. In Vienna,

    vivano sulla tua bocca, la grazia

    e la morte: ed il vecchio Escalo, primo

    nominato, non sia che tuo secondo.

    Prendi il decreto.

    Gli porge il decreto.

    Angelo

    Ora, o mio buon signore,

    lasciate che un po’ più si sia provato

    il mio metallo, per coniarvi dentro

    una sì grande e nobile figura.

    Il duca.

    Non più scuse: a traverso ponderata

    e riflettuta scelta, siamo giunti

    a voi. Prendete dunque un tale onore.

    La nostra brama di partire è tanto

    grande che non pensiam più ad altro e lascia

    insoluti problemi di più urgente

    importanza. Vi scriverem se il tempo

    e gl’interessi ci consiglieranno

    di farlo. Ed ora addio. Spero che i vostri

    impegni eseguirete.

    Angelo.

    Monsignore,

    permettetemi almen di accompagnarvi

    per un poco.

    Il duca.

    La fretta no’l consente

    nè è dover vostro ad onor mio di farlo

    menomamente. È scopo vostro ormai

    — come era il mio — di render più leggere

    o più gravi le leggi, a quel che stimi

    la vostra anima buona. Ora porgetemi

    la mano. Vo’ partir segretamente.

    Amo il popolo, ma non mi compiaccio

    di far mostra di me. Per quanto fatto

    con sincero fervor, non so apprezzare

    il rumoroso applauso e gli evviva

    veementi, e colui che li ricerca

    non stimo saggio. Un’altra volta, addio!

    Angelo.

    Protegga il cielo i propositi vostri!

    Escalo.

    E vi faccia partire e ritornare

    felicemente.

    Il duca.

    Vi ringrazio: addio!

    Exit.

    Escalo.

    Desidero signor che mi accordiate

    un libero colloquio: m’interessa

    di potere scrutar fin nel profondo

    la mia posizione. Ecco: ho il potere,

    ma qual sia la sua essenza e dove giunga

    io non conosco.

    Angelo.

    Tale è di me; ma andiamo un poco insieme

    e finiremo per aver su questo

    punto, ogni lume.

    Escalo.

    Seguo Vostro Onore.

    Exeunt.

    SCENA II.

    Una strada.

    Entra Lucio con due Gentiluomini .

    Lucio .

    Se il duca, insieme con gli altri duchi, non si mettono d’accordo col re d’Ungheria, ebbene, allora tutti i duchi salteranno addosso al re.

    Il primo gentiluomo.

    Che il cielo ci accordi la sua pace, ma non quella del Re d’Ungheria.

    Il secondo gentiluomo.

    Amen!

    Lucio.

    Tu concludi come quel santocchio di pirata che si mise in mare coi Dieci Comandamenti, ma che ne aveva cancellato uno dalla tavola.

    Il secondo gentiluomo.

    Non rubare.

    Lucio.

    Già: proprio quello.

    Il primo gentiluomo.

    In fatti, era un comandamento che comandava al capitano e a tutti gli altri di lasciar le loro funzioni: salpavano per rubare. Non c’è soldato, fra tutti noi, che nella sua preghiera, prima del rancio, abbia molto cara la formula che invoca la pace.

    Il secondo gentiluomo.

    Non ho mai sentito un soldato che la disapprovasse.

    Lucio.

    Lo credo: perchè m’immagino che tu non sia mai stato dove si dicano le grazie.

    Il secondo gentiluomo.

    No! Una dozzina di volte, per lo meno.

    Il primo gentiluomo.

    E in che misura?

    Lucio.

    Sopra ogni misura e in ogni lingua.

    Il primo gentiluomo.

    Lo credo: e in ogni religione, anche.

    Lucio.

    E perchè no. La grazia è la grazia all’infuori d’ogni controversia. Per esempio: tu stesso sei un perfetto furfante non ostante tutte le grazie.

    Il primo gentiluomo.

    Già: siamo tutti e due di una stessa lana.

    Lucio.

    Te lo concedo: con la differenza che passa fra la cimosa e il velluto. Tu sei la cimosa.

    Il primo gentiluomo

    E tu il velluto: tu sei un buon velluto, un velluto a tre ritagli. Te lo assicuro io: per conto mio preferisco essere una cimosa di drappo inglese, che essere tosato al pari di te, come un velluto francese. Parlo per esperienza, hai capito?

    Lucio.

    Credo di sì: e l’esperienza deve esserti stata assai penosa. Veggo, per

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