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Il Caso Kramski: I Racconti dell'MI7
Il Caso Kramski: I Racconti dell'MI7
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Il Caso Kramski: I Racconti dell'MI7

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About this ebook

Quando qualcuno inizia ad assassinare paparazzi in tre paesi, l'MI7 si sente chiamato in causa. A quanto pare, l'assassino non è altri che Dmitri Vassyli Kramski, agente sul campo della SVR in pensione ed ex protetto del Cremlino. È vero, la Guerra Fredda è finita da tempo ma tutti sanno che Vladimir Putin è scontento che la Russia giochi in secondo piano sulla scena internazionale come anche il più stridente dei suoi predecessori comunisti. Nel 2010, quindi, i rapporti Est-Ovest rimangono tortuosi come sempre.

Le tracce di Kramski si addentrano nella comunità di emigrati londinesi costringendo i suoi inseguitori a entrare in conflitto con un'organizzazione sconosciuta decisa a proteggerlo. A poco a poco, comincia a sembrare meno un assassino professionista e più come qualcuno che complotta per far naufragare le fondamenta della stessa democrazia occidentale. A complicare le cose, i russi sono sconcertati da lui quanto chiunque altro.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateAug 20, 2021
ISBN9781667410395
Il Caso Kramski: I Racconti dell'MI7

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    Il Caso Kramski - J. J. Ward

    Capitolo 1: La Malinconia di quei Vecchi Paparazzi

    Kendal, Cumbria.

    Qualcuno chiamò Jilly, poi la sua band, Four Girls on Fire. All’inizio, pensava di sognare: avevano vinto di nuovo il più grande talent show della nazione e da quel momento la vita sarebbe stata davvero fantastica! - poi il suo stomaco le si rivoltò.

    Si staccò da Rob, si alzò dal letto e andò alla finestra. Maledizione, sì, giù per la stradina acciottolata che fronteggiava la pensione paparazzi, sedici o diciassette, tutti uomini - pieni del grasso delle patatine della scorsa notte e del testosterone da strip club - che cercavano di guardare maliziosamente attraverso le tende come se riuscissero a vedere qualcosa. Deglutì.

    Le altre ragazze l’avevano messa in guardia sull’uscire con un membro di una boy band, ma solo ironicamente. ‘Il doppio della pubblicità, ragazza, sicuro di poterla gestire?’ Non poteva farci niente, però. Due anni fa lui era stato il suo eroe e lei non era nessuno. Adesso erano uguali.

    Ci hanno trovato, gli disse.

    Rob si stiracchiò e sbadigliò. Gettò le lenzuola, prese i boxer e ci infilò il piede. La stampa?

    Non sembri molto infastidito.

    Sei stata dannatamente eccezionale ieri sera, Jilly.

    Come facevano a sapere che eravamo qui?

    Dico sul serio. Straordinaria.

    Si rese conto che lui non le piaceva nemmeno molto. Li hai chiamati tu?

    Io?

    Svegliati, Rob! È la stampa! Ti sto dicendo che la stampa ci ha trovato!

    Tirò su i boxer e la cinse con le braccia. Si staccò da lui, si sedette al tavolino da toeletta e si spazzolò i lunghi capelli castani, tirandoli fino a metà come se fossero pieni di nodi. Stava cercando di fermare il tremore.

    Chiunque poteva dirglielo, disse. Sicuramente non io, piccola.

    Mettiti i vestiti. Ce ne andiamo.

    Perché? Non possono entrare qui.

    Prese il reggiseno dalla pila di vestiti sul pavimento e se lo mise. Siamo nel maledetto Lake District, Rob. Dovremmo essere a miglia di distanza da qualsiasi luogo. Come hanno fatto a trovarci così velocemente?

    Si guardò intorno nella stanza: le tende a quadri, i letti con balze, i paralumi degli anni ‘20, tutte le superfici in legno verniciato, così diversa dai posti in cui soggiornava sempre quando era in tour con le ragazze. Se ne era innamorata a prima vista. Era ubriaca, è vero, ma non avrebbe mai voluto andarsene.

    Rob si infilò i calzini e la maglietta, poi la guardò. Non hai mica paura, vero?

    Probabilmente hanno circondato il posto. E sì. Sì, ho paura.

    Basterà chiamare un taxi. Possiamo essere al piano di sotto e subito in macchina prima che qualcuno lo sappia.

    Non mi preoccupo per noi, Rob. Sono preoccupata per loro. Collant, collant, dov’erano i suoi maledetti collant?

    ‘Loro?

    Sì, ‘loro’. I fotografi, i giornalisti, come si chiamano. Loro!

    Lui rise. È la prima volta che qualcuno si preoccupa di quello che succede ai paparazzi. Comunque, cosa potrebbe succedergli?

    Non hai guardato le notizie di recente? Sei davvero così ossessionato da te stesso?

    Ehi, adesso -

    Quattro fotografi uccisi in quattro settimane. Uno dopo l’altro, Bobby Keynes, Zane Cruse, Mikey di Bad Lads Zero, Stallone Laine -

    Non esiste cattiva pubblicità, da quello che so. Non che tu ne abbia bisogno, piccola, ma non ti farà male. E poi sono tutti degli stronzi, giusto?

    Si infilò il vestito e lo lisciò in vita. Adesso ne aveva abbastanza. Voleva uscire. Allontanarsi da tutto. Ti ho giudicato male, Rob. Sono sempre esseri umani.

    No, non lo sono. Comunque, quante possibilità ci sono?

    Non voglio pensarci.

    Prese il telefono. La reception? Salve, sì... Camera...

    Quattordici, disse Jilly.

    Quattordici. Potreste chiamare velocemente un taxi per me e la piccoletta? E portarci il conto della stanza? ... Sì, ce ne andiamo ... Sì, tutte le cose belle prima o poi devono finire ... Sì, anche noi siamo delusi. Mise la mano sul ricevitore. Questa qui ci conosce, disse a Jilly. Sarà stata lei a dirlo ai giornalisti.

    Cagna.

    Mise giù il telefono. Circa quindici minuti. Truccati, bellezza.

    Non aspetterò che arrivi il suo taxi, Rob. Non se lei è con loro. Prenderò il mio. C’è una stazione dei taxi in fondo alla strada. Dai.

    E il tuo trucco?

    Si infilò un paio di occhiali da sole e prese la sua borsa da viaggio. Lui la seguì al piano di sotto. Non si fermarono nella hall. Rob infilò una mano nel portafoglio, ne tirò fuori quattro banconote da cinquanta e le porse alla signora come-si-chiamava, la proprietaria. Tieni il resto.

    All’improvviso, erano in strada. I paparazzi alla loro destra, gridavano Jilly. Jilly togliti gli occhiali; Jilly muovi i capelli; Jilly saluta; Jilly Sorridi; Jilly fermati; chi è quello con Jilly; è quello Rob di Simply Boyz; Rob ci fa un sorriso, Rob –

    Si tolse gli occhiali, prese la mano di Rob, girò a sinistra e accelerò. Quasi cambiò direzione. Ci fu un forte schianto e lei sussultò come se fosse stata colpita.

    Dietro di loro, i paparazzi urlarono. Uno di loro - un fotografo, sui venticinque anni - giaceva prostrato e insanguinato. Altri quattro lo fotografavano, dieci o dodici se l ‘erano data a gambe levate, uno cercava di trovare segnale sul cellulare. Nessuno erano più interessato a Jilly e Rob:

    Rob guardò loro e poi lei. Oddio mio. Oddio mio.

    Jilly iniziò a urlare.

    Prigione di Solikamsk, Gli Urali.

    Il colonnello Orlov, con un aspetto snello e muscoloso, entrò. Calvo, occhi infossati, mani muscolose. Proprio quello che avevano detto di aspettarsi al vicecommissario Khrantsov: un teschio sul corpo di una statua. Aveva quarantatré anni ma sembrava più vecchio dal collo in su, più giovane dal collo in giù. Indossava l’abito da prigione regolamentare: giacca e pantaloni grigio grezzo, gilet bianco, stivali neri.

    Si sedette al tavolo, raddrizzò la schiena e appiattì le mani sulla superficie di Formica. Sopra di lui una striscia di luce solitaria ronzava e tremolava. Le pareti erano di gesso grigio, mai dipinte. Una macchia mostrava dove una volta era il ritratto di Breznev.

    Il vicecommissario Khrantsov, dieci anni più giovane del condannato, con capelli biondi e gli occhi duri della Kamchatka, si tolse il cappotto e il cappello di pelle d’orso per rivelare un costoso abito blu e si sedette tranquillamente di fronte a lui. Fece cenno alla guardia di aspettare fuori.

    Ho letto molto su di lei, disse quando furono soli.

    "Non ho voglia di giocare con l’FSB¹. Dimmi cosa vuoi o lasciami in pace. Khrantsov accese una sigaretta e si appoggiò allo schienale. Non sono dell’FSB."

    Non ho modo di verificare chi sei o non sei quindi, ripeto, perché non arrivi al punto?

    Ci siamo presi cura di lei mentre era in prigione.

    ‘Noi chi?

    E sono qui per dirle che verrà presto rilasciato.

    Dopo aver scontato un solo anno di una condanna a venticinque anni.

    Ha molti amici nelle sfere alte, colonnello Orlov, e penso che il suo paese abbia bisogno di lei.

    Sono qui per tradimento, diglielo.

    Khrantsov sirrise. Grazie ma, come ho detto un attimo fa, ho letto i suoi file.

    Questi ‘amici nelle sfere alte’, non è che per caso hanno un nome?

    Khrantsov lo ignorò. Prese dalla tasca una piccola scatola incartata con un regalo e la spinse sul tavolo. Questo è per lei.

    Orlov lo guardò e poi lo aprì. Un set di scacchi. Il suo set di scacchi. Sollevò il coperchio e tirò fuori i trentadue pezzi, distanziandoli equamente per un minuto intero finché non li osservò tutti. Guardò Khrantsov. Dove l’hai preso?

    Ho saputo che le è stato rubato due giorni fa.

    Orlov raccolse i pezzi e li rimise nella scatola. E come è finito nelle tue mani?

    Come ho detto prima, ci prendiamo cura di lei. Stanno violentando e picchiando il ladro mentre parliamo. Non succederà più.

    L’espressione di Orlov era piena di disprezzo. Spinse indietro il contenitore sul tavolo.

    Scherzavo, colonnello, si rilassi. Non sa stare al gioco?

    Il contenitore rimase al centro del tavolo. Khrantsov sospirò. Se sentirà mai parlare di qualcuno che è stato maltrattato per conto del suo prezioso set di scacchi, allora sì, saprà che sono dell’FSB. Cosa che non sono.

    Orlov esitò, poi lo recuperò.

    Khrantsov sorrise. Ogni uomo ha una qualche debolezza, colonnello. La sua è il suo intelletto. Se fossimo diversi da quello che siamo, desidereremmo qualcosa di un po’ più malleabile. Ma non lo siamo.

    Quando ‘ci assicureremo’ il mio rilascio?

    Sono qui solo per dirle di tenersi pronto per quando arriva la chiamata. Sembrerà banale. Non la sottovaluti.

    Stai parlando del servizio comunitario.

    Non esattamente. In primo luogo, andrà in Inghilterra.

    Inghilterra?

    Esatto. Difficilmente la manderemmo in Inghilterra se fossimo l’FSB, giusto?

    Cosa c’è in Inghilterra?

    Khrantsov schiacciò la sigaretta sul pavimento e si alzò. È stato un piacere conoscerla, colonnello.

    2 Marsham Street, Westminster.

    L’ufficio del ministro dell’Interno incarnava l’ordine grazie al noce levigato e al trionfo culturale della scrivania. Tre piani più sotto, uomini in giacche gialle con trapani scavavano la strada e il traffico era fermo ma l’insonorizzazione lì dentro era così completa che non si poteva quasi sentire. Il Commissario della Polizia Metropolitana, Sir Colin Bowker, entrò con il berretto in mano e attese di essere invitato a sedersi sulla sedia ovviamente a lui riservata.

    Il ministro dell’Interno, già seduto, indossò gli occhiali e si sporse in avanti. I suoi capelli a punta, gli occhi lunghi e il naso da falco sembravano tutti attirati verso un punto, pronti a colpire il suo visitatore. Sir Colin era molto più magro ed era nel suo anno di pensionamento. Immaginava di non essere stato granché come figura di rappresaglia ma aveva i suoi stratagemmi. Si trattava solo di distribuirli nell’ordine giusto.

    Siediti, siediti, disse il ministro dell’Interno. Presumo che tu abbia visto i giornali?

    Per quello che vale, sì. Li ho visti.

    ‘Omicida seriale’? ‘Apatia della polizia’, ‘Amnesty International esprime preoccupazione?’

    Sir Colin si spazzolò il polsino destro. Ne abbiamo già parlato una settimana fa. Fino a martedì non importava quasi niente a nessuno. La quinta vittima sembra essere il nipote di Harriet Johnson ed è stato scatenato l’inferno. La verità è che ho degli ufficiali che stanno lavorando a pieno ritmo. Qualsiasi ‘apatia’ è stata dei media, non nostra.

    Finora sei stato fortunato. La stampa non vedeva l’ora di fare di più fin dal primo giorno ma sanno che hanno il loro bel da fare per racimolare consenso popolare per i topi di fogna. Ora che Harriet è a bordo, però, stanno andando alla grande. E io non me lo merito per niente.

    Sir Colin ridacchiò. Hai detto al Segretario di Stato per l’Istruzione che pensi che suo nipote sia un topo di fogna?

    Non ti ho trascinato qui per le tue battute scherzose, Colin. Voglio sapere fin dove sei arrivato. Se sei arrivato da qualche parte.

    Abbiamo fatto molti progressi, in realtà.

    Stupiscimi.

    Ho escogitato un piano per distogliere l’attenzione.

    Il ministro dell’Interno sospirò tra i denti. Sii gentile e dimmi di cosa si tratta. Non sono dell’umore giusto per i rompicapo.

    In primo luogo, siamo stati in contatto con l’Interpol. So cosa stai pensando. Di chi è questa brillante idea? È stata la mia stessa reazione. Ci arrivo tra un minuto. Ad ogni modo, risulta essere stato molto appropriato.

    Cosa intendi? - ci sono stati crimini simili, altrove?

    Circa un anno fa. Quattro negli USA, nell’arco di circa un mese. E altri cinque in Russia, addirittura.

    Quindi qualcuno ha ucciso paparazzi in tre paesi.

    Sembra di sì disse Sir Colin.

    Un imitatore, vuoi dire... o imitatori?

    C’è una corrispondenza balistica. La stessa marca di armi. Nulla di tutto questo è di dominio pubblico.

    Stai dicendo che è lo stesso colpevole?

    O un gruppo di colpevoli.

    Il ministro dell’Interno esaminò attentamente il proprio riflesso sulla scrivania.

    Posso immaginare un assassino che opera negli Stati Uniti, diciamo, e decida poi di venire in Gran Bretagna per continuare il massacro quando la rete inizia a chiudersi. Ma la Russia? Perché la Russia?

    Non lo sappiamo.

    Voglio dire, è iniziato in Russia? Stiamo parlando di un’arma russa?

    Ho capito dove vuoi arrivare, un assassino russo che inizia a livello nazionale, poi si ramifica, diventa internazionale. Il primo omicidio, però, è avvenuto negli Stati Uniti, solo poche ore prima di quello russo. Non c’era tempo per un solo assassino di spostarsi da un luogo all’altro.

    Quindi come è possibile? Sono un uomo impegnato, spiegamelo.

    Forse una sorta di culto virtuale. Questa è una speculazione, ovviamente.

    Guarda, sarò schietto, Colin. Ho una riunione di gabinetto tra quindici minuti. Harriet Johnson mi inseguirà lungo il corridoio con una mazza da cricket se non hai qualcosa di meglio della ‘speculazione’.

    Stiamo creando un’unità speciale.

    Voglio i dettagli.

    Tre persone. Un britannico, un americano, un russo. Ognuno di noi sostiene un terzo del costo.

    E gli americani e i russi hanno accettato, sì?

    Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha già nominato il suo uomo. Stiamo aspettando di sentire i russi.

    Chi è il nostro uomo? Voglio dire, qual è il suo grado? Cosa fa?

    È un ispettore. Potreste conoscerlo. Hartley-Brown.

    Nessuna parentela, giusto?

    Suo figlio.

    Il ministro dell’Interno rise. Figli, nipoti, cosa succederà? È bravo?

    Un po’ inesperto a detta di tutti ma eccezionalmente bravo a mettere insieme due più due. Il primo in informatica ed elettronica. Molto bravo a cercare informazioni per schemi, quel genere di cose.

    Il ministro dell’Interno gli pizzicò il mento. Quello che probabilmente le mie nipoti chiamerebbero un ‘disadattato’, suppongo.

    Allenterà la pressione di Harriet Johnson e dei giornali. La prossima volta che deciderà di inseguire qualcuno lungo il corridoio, sarà il ministro degli Esteri ombra. In ogni caso, non credo che ci saranno altre sparatorie. Ce ne sono state quattro negli Stati Uniti e cinque in Russia. Abbiamo avuto la nostra quota. Se ho ragione, e di solito è così, l’assassino sta già cercando di andare altrove.

    Speriamo. Non sono sicuro che sia questo il punto.

    Queste cose tendono a seguire degli schemi.

    Chi mandano gli americani? Solo per curiosità?

    Un ‘tenente comandante detective’ del dipartimento di polizia di New York City, con il nome di David Bronstein. Investigatore brillante, a detta di tutti.

    Il ministro dell’Interno sospirò. Speriamo di sì, per il tuo bene come per il mio. C’è un limite molto basso a quanto sono disposto a sembrare stupido in pubblico.

    Ekaterinberg, gli Urali.

    L’ufficio di Khranstov era rivestito di moquette e dipinto di fresco, con una ringhiera lungo metà del perimetro. Al centro del muro di fronte alla scrivania c’era il quadro di una donna, poco più che adolescente, con i capelli biondi e un lungo cappotto, che porgeva qualcosa a un uomo molto più anziano. Vera Gruchov. L’uomo era lo stesso Khrantsov.

    Rostov entrò con il berretto sotto il braccio e si mise sull’attenti. Khrantsov si girò sulla sedia e allargò le mani. Beh?

    È stato appena confermato.

    Quando?

    Un una settimana da oggi. Millecento ore.

    Il colonnello Orlov lo sa?

    Mi scusi, signore, avevo capito che l’aveva già informato.

    Gli ho detto di aspettarselo, disse Khrantsov. ;a, voglio dire, deve sapere quando sarà.

    Lo dirò alle autorità della prigione.

    Ha bisogno di essere preparato. Assicurati che abbia un Ots-33 e munizioni sufficienti. E un aereo leggero. Se possiamo portarlo fuori dal paese, lo lasceremo a Minsk e da lì potrà procedere con un volo commerciale.

    ‘Se’? Vuoi dire che c’è una possibilità che potrebbe non farcela?

    I suoi nemici hanno cercato di farlo uscire di prigione per mesi. Sanno che lo abbiamo coperto lì dentro. Una volta libero, è completamente allo scoperto. Credi davvero che avrei potuto ottenere il suo rilascio senza la loro collaborazione?

    Non ci avevo pensato.

    Khrantsov scosse la testa. Non sarai mai premiato se non impari a guardare avanti, Alexei.

    Quali sono le sue possibilità?

    Di uscire vivo dal paese? Nemmeno il cinquanta per cento. Ma non possiamo tenerlo rinchiuso per sempre. Abbiamo bisogno di lui.

    Gli inglesi sanno che sta arrivando?

    Non ancora. Sembra inutile dirglielo, vista la precarietà del tutto.

    Cosa faremo se non ce la farà? Manderemo qualcun altro?

    Non lo so quello che so è che la situazione laggiù è più complessa di quanto gli inglesi possano immaginare. Non è neanche lontanamente quello che loro pensano sia.

    Capitolo 2: Rabbia Aerea

    David Bronstein arrivò a Heathrow portando sé il il raccoglitore con le carte che gli era stato ordinato di leggere en route e una copia stropicciata del The Independent. Aveva trentadue anni, tarchiato, ben rasato, con occhiali pesanti e un berretto. Un paio di sopracciglia spettinate e scarpe consumate sembravano unire le sue estremità, conferendogli l’aura di uno studioso angosciato. Indossava un blazer nero.

    Sotto un cartellone elettronico, proprio a destra delle panchine, aveva intravisto un giovane con un abito su misura con le mani incrociate dietro la schiena. Era senza ombra di dubbio il ragazzo nella foto che gli era stata data. I loro occhi si incontrarono e si strinsero le mani.

    "David Bronstein, tenente comandante, NYPD²."

    Jonathan Hartley-Brown, ispettore della polizia metropolitana.

    Hartley-Brown era ben due pollici più alto della maggior parte degli uomini e, secondo gli appunti di Bronstein, aveva ventiquattro anni, i capelli castani con una riga laterale, tratti del viso ben proporzionati e scarpe francesine lucide con calzini grigi.

    Si scambiarono battutine sui voli transatlantici, inviarono i bagagli di Bronstein e si misero sul sedile posteriore di un taxi londinese prepagato. Come da protocollo, parlavano del tempo e del traffico fino a quando raggiunsero Scotland Yard, dove scesero avvolti da una nebbia piovigginosa. Hartley-Brown diede una mancia all’autista. Poi presero l’ascensore per arrivare ad un ufficio a pianta aperta e trovarsi difronte a due scrivanie di pino finto dall’aspetto desolato con PC abbinati e una recinzione intermedia alta un pollice. Segretarie, fotocopiatrici e telefoni che squillavano sommessamente li circondavano a perdita d’occhio.

    Le mie scuse per il più grande anti-climax del mondo, disse Hartley-Brown. Puoi prenderne uno. Non sono esigente.

    Qualche progresso sul caso?

    Non ancora. Sono stato informato dell’incarico ieri sera e il mio compito oggi è semplicemente aiutarti a sistemarti. Credo che possiamo passare del tempo a conoscerci.

    Sì, è quello che mi è stato detto.

    Più tardi ti mostrerò il tuo appartamento, poi andremo a mangiare e poi in un bar o a un musical nel West End o qualsiasi cosa tu voglia, tutto pagato. Il lavoro inizierà domani alle otto in punto, quindi suppongo faremmo meglio a non fare troppo tardi.

    Bronstein sorrise. Si era reso conto che nemmeno Hartley-Brown aveva abboccato a quella roba del ‘legame’ e voleva solo iniziare. Il che significava che sarebbero andati d’accordo. ‘Johnny’, giusto?

    Jonathan. Ma puoi chiamarmi così.

    ‘Hartley-Brown’. I tuoi genitori sono divorziati?

    Non l’ultima volta che ho controllato. È un vecchio cognome.

    Una specie di nobili del regno, allora.

    Beh, non in questa generazione ma...

    Mio padre è un rabbino chassidico, per inciso. Vedi questo? Tirò fuori una mappa che sporgeva dalla cintura. Questo è per deferenza nei suoi confronti, anche se io stesso non sono così coinvolto. Hai mai sentito parlare di un tallith?

    Uno scialle da preghiera ebraico, sì. Mentre siamo in tema di padri, il mio è il ministro degli Esteri ombra. Ho pensato che sarebbe stato meglio dirlo in anticipo dato che l’avresti scoperto abbastanza presto comunque. Ho sentito qualcuno dire che se non fosse per lui ora non sarei più di un sergente.

    Sheesh, non ci credi, vero?

    Non mi abbatto per questo. Tutti sono nati con dei vantaggi. Devi solo fare il meglio nella posizione che ti è stata assegnata. Ci provo duramente. Mi impegno.

    A me basta questo. Da che parte sta tuo padre, per curiosità?

    Probabilmente non hai sentito parlare molto del Partito conservatore in America...

    I repubblicani in piccolo, no?

    Non lo so. Si chiama Sir Anthony Hartley-Brown.

    Non mi dice niente. Comunque, un sir, eh? Quanto manca alle elezioni?

    Nove settimane al massimo.

    Impressionato. Allora sei figlio del futuro re.

    Mia madre mi ha chiesto di invitarti a cena, comunque.

    Bronstein. Quindi le hai detto di me, eh? Fece scorrere il dito sulla scrivania per controllare la presenza di polvere.

    Non in dettaglio. Le ho semplicemente detto che venivi dall’America. Ha pensato che un pasto tradizionale in famiglia potrebbe farti sentire più a casa.

    Questo è sicuramente gentile da parte sua. Sono commosso. Sul serio.

    Potrebbe andare bene il prossimo lunedì?

    Rise. Jonathan di certo non credeva nei giri di parole. A parte la piccola questione delle indagini, sono libero per il prossimo futuro. Ma cosa si indossa davanti a un Sir?

    I miei genitori sono un po’ antiquati. Forse un abito da sera?

    Bronstein inarcò le sopracciglia. Uno smoking? Non ne ho portato uno.

    Potrei prestarti il mio di riserva.

    Quanto sei alto?

    Sei piedi e due.³

    Peccato. Io cinque piedi e undici.

    In realtà così va... bene. Va benissimo. Rimani qui.

    Hartley-Brown andò dalla parte opposta del pianoforte, tra piante di yucca e scrivanie con addosso orsacchiotti in miniatura, e scomparve dietro un pannello. Tornò con un uomo dai capelli neri più o meno della sua stessa età, vestito di marrone. Questo è il tizio che stai sostituendo, annunciò. Nicholas Fleming del CID. Nicholas, questo è David Bronstein del NYPD. David, Nicholas non vedeva l’ora di incontrarti per ovvie ragioni.

    Fleming sembrava molto più robusto di Jonathan. Prese la mano di Bronstein in quella che sembrava la prima mossa di un braccio di ferro e la strinse forte. Allora devo ringraziare te per il mio distaccamento a New York? Me ne vado domani. Sono sempre stato un po’ un americanofilo, quindi non vedo l’ora.

    Felice di essere utile, disse Bronstein. Faresti meglio a non essere un gran poliziotto, attenzione, vorrei che sentissero la mia mancanza.

    Fleming sorrise. Sono onorato che lo considerino persino uno scambio equo. Il mio migliore amico mi dice che hai bisogno di un abito da sera, tra l’altro, e abbiamo più o meno la stessa taglia. Lascio il mio a casa sua prima di andare all’aeroporto. È il minimo che io possa fare.

    Grazie.

    Lo chef è eccellente, per inciso, e i genitori di Jonathan sono affascinanti. Sta attento a non farti travolgere da sua sorella, però.

    Ah, sì? Mozzafiato?

    Guardò l’orologio. Ora devi proprio scusarmi, temo. Ho un bel po’ di lavoro da sbrigare prima di partire. È stato un piacere conoscerti.

    Nicholas e io abbiamo trascorso due anni di servizio insieme, spiegò Hartley-Brown quando Fleming se ne fu andato. Prima era stato nelle Guardie Coldstream per tre anni. Non devi preoccuparti di quello che dice di Marcie. A un certo punto era innamorato di lei.

    Cosa è successo? Se non è una domanda troppo personale.

    Non penso che lui fosse il suo tipo. Lo chiama ‘Mr Brown’ perché indossa sempre completi marroni. Sospirò. Lo so, non è una battuta molto originale.

    Scusa se cambio argomento, disse Bronstein, Ma non dovremmo essere in tre? Mi è stato detto di aspettarmi anche un russo nel gruppo.

    Potrebbero mandarne uno. Niente è stato deciso in via definitiva. È per questo che l’invito a cena è lunedì prossimo, mi dispiace insistere su questo. Serve nel caso avessimo bisogno di preparare un altro posto a tavola.

    Chi sarà al comando? Tu, lui o io?

    Potrebbe essere una ‘lei’ per quello che ne sappiamo. Non penso che nessuno di noi sia ‘rigorosamente’ al comando. Dovrei coordinare io le indagini.

    Quindi se entrambi vogliamo, per dire, mettere in atto un piano, sarai tu a decidere chi può?

    Suppongo di sì.

    Bronstein si accigliò. Questo è tutto quello che avevo bisogno di sapere.

    Probabilmente manderei te. è più facile coordinare le cose se non infastidisci le persone nel modo sbagliato.

    Rise. Aveva dimenticato che stava parlando con un bravo ragazzo. Da quello che ho letto sull’aereo, il Met ha identificato un certo numero di paparazzi che erano presenti sulla scena di ogni crimine. Ho una lista di ventitré persone. Lo sai, vero?

    Sembra che ci sia stata data la stessa preparazione.

    Preparazione?

    Compiti a casa. Letture di fondo.

    Comunque, i poliziotti hanno già parlato con molti di loro ma sembra un buon punto di partenza.

    Stasera divideremo i nomi, se vuoi, poi possiamo occuparcene subito domani mattina.

    E ci vediamo domani in ufficio alle 17.00, va bene? Per confrontarci?

    Siamo d’accordo. Ti va se ora ti mostro il tuo appartamento?

    Orlov lasciò la prigione due ore prima del previsto da un ingresso laterale, saltando la consueta omelia del governatore e le scartoffie alla reception. Andò dritto a una Mercedes priva di contrassegni. L’autista gli fece attraversare il fiume Kama e lo trasferì in una ZiL a Teterina. Il suo nuovo autista gli diede un trench per cambiarsi e lo portò a Efremy dove cambiò di nuovo auto e autista. Mezz’ora dopo, la sua auto si fermò su una strada diritta bordata di pini e cataste di legname tagliato.

    L’autista gli aprì e chiuse la portiera e passò davanti. Si avventurarono attraverso sei o sette file di alberi ed emersero su una pista di atterraggio improvvisata, circondata su tutti i lati dalla foresta. Una Technoavia⁵ era accucciata all’estremità opposta con l’elica che ruggiva.

    Khrantsov stava da un lato con un gruppo di soldati che fumavano e si soffiavano sulle mani. Dall’aspetto delle nuvole in alto, era in arrivo una forte nevicata.

    Buona fortuna, disse Khrantsov. Le abbiamo fornito una pistola e diversi proiettili nel caso in cui incontrasse... ostacoli lungo il percorso. Se li consegni al pilota quando atterra, ci occuperemo di farglieli avere di nuovo in Inghilterra.

    Orlov guardò il cielo. C’erano altri due aerei leggeri già in volo, diverse centinaia di piedi sopra di loro. SP-91, apparentemente in cerchio.

    Niente di cui preoccuparsi? chiese.

    Pensiamo di no. In ogni caso, lei dovrebbe essere in grado di sbarazzarsene.

    Se ho capito bene sto indagando sulla morte dei fotografi giornalistici, rispose Orlov con disprezzo.

    I mendicanti non possono scegliere. L’importante è farla uscire dalla Russia.

    E poi?

    Abbiamo dedicato molto tempo e denaro per tenerla al sicuro in prigione. Se la causa liberale avrà mai successo in questo paese, le organizzazioni come la nostra potranno utilizzare le proprie risorse in modo più efficiente.

    Non avevo bisogno di essere accudito. Sono abbastanza capace di badare a me stesso.

    Lo capiamo ma non ci piace correre rischi.

    Immagino che vi aspettiate che io diserti una volta che sarò in Gran Bretagna, giusto?

    È un termine anacronistico, ma ci sono degli equivalenti. Risolverebbe un sacco di problemi.

    Se lo può scordare.

    Una volta voleva fare qualcosa di buono, se ricordo bene. Può rimanere fedele a questo, o può essere la quintessenza del patriota testardo con un desiderio suicida.

    Se diserto, sembrerò un traditore. Finirei diritto nelle loro mani.

    Pensavamo di farle chiedere asilo.

    Orlov si alzò. La Gran Bretagna ha più immigrati di quanti ne sia a conoscenza. Credi davvero che mi considereranno anche solo per un attimo?

    Potreste essere molto utile per loro.

    Come disertore. Questo sarà in cima ai loro termini e condizioni.

    Stiamo perdendo tempo, colonnello. Vada.

    Orlov si mise il cappello e si diresse verso l’aereo. Salì al suo posto e presero il volo liberando le cime degli alberi con pochi centimetri di riserva. Si inclinarono e si diressero a ovest.

    Sono Cherepnev, disse il pilota, voltandosi verso di lui con la mano tesa. Un giovane di circa ventitré anni, capelli scuri, magro, con il pizzetto. Se ha voglia di fumare, ci sono delle sigarette e un accendino sotto il cruscotto.

    Orlov gli strinse la mano. Immagino significhi che vuoi fumare.

    "Non

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