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Vita da Strega. Da Bewitched alle maghette giapponesi
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Ebook126 pages1 hour

Vita da Strega. Da Bewitched alle maghette giapponesi

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Società e scienze sociali - saggio (78 pagine) - Una serie che ha rivoluzionato l'immagine della strega nella cultura popolare


Il saggio analizza l’impatto della sit-com Vita da Strega (Bewitched) nell’immaginario collettivo, a partire dal contesto storico in cui è nata: nel 1964, la magia di Samantha diventa una metafora della condizione femminile in una società che chiedeva alle donne di reprimere un potere che stava per esplodere nella Seconda Ondata femminista.

Grazie alla sua protagonista, rassicurante e sovversiva quanto basta, la serie ha rivoluzionato l’immagine della strega nella cultura pop, aprendo la strada a numerose eredi non solo nella tv statunitense (Sabrina, WandaVision), ma anche nel mondo dei manga e degli anime (Sally la maga, Lamù, Oh Mia Dea!).


Leone Locatelli è fondatore e autore di heroica.it, sito dedicato all'analisi dei personaggi femminili nella cultura pop.

Ha collaborato con diverse istituzioni su progetti legati ai temi di genere e alla valorizzazione del patrimonio culturale.

Nel 2020 ha curato la mostra "Sailor Moon, 25 anni in Italia" in collaborazione con il Museo del Fantastico e della Fantascienza di Torino.

Per Delos Digital è curatore e autore della collana heroica.it.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateJun 8, 2021
ISBN9788825416503
Vita da Strega. Da Bewitched alle maghette giapponesi

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    Vita da Strega. Da Bewitched alle maghette giapponesi - Leone Locatelli

    heroica.it.

    Eroine pop di ieri e oggi, per le lotte di domani

    di Giulia Abbate

    Ho conosciuto Leone Locatelli nel corso della rassegna Loving The Alien, organizzata dal Museo della Fantascienza di Torino a fine settembre 2020.

    Lì, Leone era presente, oltre che come contributore ad alcuni panel tematici, soprattutto in qualità di curatore della mostra dedicata a Sailor Moon. Durante i tanti tempi morti tra una presentazione e l'altra – quei tempi morti che in realtà fanno la vera vita e bellezza delle convention – Leone mi ha parlato del suo sito www.heroica.it, nel quale affronta l'analisi di eroine femminili e femministe presenti nella cultura pop.

    Così, incuriosita, ho scoperto uno spazio di conoscenza condivisa, pieno di articoli ben fatti e interessanti, forti della combinazione virtuosa tra solida preparazione, linguaggio efficace e sguardo contemporaneo.

    Sopra le parole del manifesto di heroica.it, che si propone di restituire dignità e merito alle figure femminili, riconoscerne l'importanza nell'immaginario collettivo e promuoverle a icone universali, eroine di tutti, campeggia il logo della pagina, un cerchio rosa shocking su sfondo circolare rosa pallido: un semplice, splendido occhio-capezzolo.

    Non riesco a pensare a nulla di più contemporaneo, in senso positivo: questa serietà e spensieratezza nella ricerca di genealogie positive da assumere come proprie icone, con indipendenza e assertività e senza alcun bisogno di riconoscimento superiore. E un bel capezzolo colorato! Una provocazione che si rivela tale solo per chi non è tranquillo, per chi nega il valore politico della sfacciataggine, per chi, come quel senatore conservatore di vonnegutiana memoria, si sentirebbe molto più tranquillo se al mondo non esistessero i peli del pube.

    Parliamo di icone. Torno con la memoria a quei due giorni di settembre, che ora ricordo come una bizzarra parentesi: non tanto per la particolarità della rassegna – il bello di lavorare nel campo della fantascienza è che è spesso tutto strano, bizzarro e sopra le righe – quanto perché è stato un evento in presenza, che abbiamo fatto in tempo ad assaporare tra due lugubri chiusure pandemiche. Lì, mi ha colpita la partecipazione di gruppi numerosi ed entusiasti, di tutte le età e di tutti i generi, e spesso en travesti, che erano a Loving The Alien apposta per vedere la mostra su Sailor Moon. Mi ha stupita constatare come questa personaggia, che durante la mia infanzia ho praticamente ignorata (votandomi completamente a Lady Oscar, aggiungo a mia discolpa), è diventata con il tempo un'icona di anticonformismo, di libertà e di potere femminile e queer.

    Sì, potere: concetto analizzato spesso dalla letteratura e dalle produzioni più varie per raccontarne i lati oscuri, la violenza intrinseca, la capacità di corrompere chi lo esercita. Quando questi aspetti vengono accostati al femminile, tratteggiano discutibili distopie a tinte forti, in cui il potere pervertitore per definizione porta le donne a commettere atti terribili: e spessissimo la narrazione degenera facilmente in un conservatorismo ipocrita, perché finisce col suggerire che, in fondo, qui e ora le cose non vanno così male per le donne, e che se le donne avessero il potere, ecco, vedete?, non sarebbe anche peggio?

    Quello che mi ha colpita della Sailor Moon di Leone Locatelli e delle persone che oggi l'ammirano è qualcosa di completamente opposto: l'affermazione di un potere, anzi, di un superpotere, che pur passando per prove e difficoltà trasformative e non evitando lo scontro riesce a porsi in modo positivo, costruttivo, protettivo. Le Guerriere Sailor si schierano contro l'oppressione di un potere altrettanto forte, combattono confidando nelle proprie forze e nella vittoria, e, cosa ancora più bella, non perdono mai l'aspetto sorridente, giocoso, ironico e gioioso, lo stesso con il quale Bunny vive entrambe le sue vite, quella da studentessa e quella da guerriera.

    Le analisi di Locatelli sono preziose per tutte queste ragioni. Ci parlano di un potere femminile liberatore, che lotta contro un potere patriarcale oppressivo – e lotta per tutt*, non solo per le donne: per le persone queer e anche per gli uomini che, sotto un'oppressione che accorda loro un privilegio, si accorgono che questo privilegio si paga caro.

    La collana heroica.it, pensata per uscire ogni due mesi e al momento programmata con otto uscite, ci racconta di personagge diventate presenze importanti della cultura pop, e di persone, donne di arte e di spettacolo, assurte al ruolo di personagge per il peso che hanno avuto nella società e in alcuni gruppi specifici.

    heroica.it non esita a gettare luce sul potere femminile anche nelle rappresentazioni popolari nate in contesti non immediatamente riconoscibili come femministi, come nel caso di questa prima uscita dedicata a Vita da Strega. Il viaggio di heroica.it, questo viaggio dell'eroina concettuale che prenderà forma un'uscita dopo l'altra, si costruisce le proprie radici anche così, passando per rappresentazioni complesse, che Locatelli analizza con lucidità e con la pacata sicurezza di chi non teme la discussione.

    Alcune delle eroine che saranno analizzate nella collana sono infatti creazioni a più facce, bisognerà ragionare sulle sfumature e, parola oggi molto discussa, bisognerà contestualizzare: parola che qui non indica la ricerca di escamotage intellettuali per continuare ad adorare idoli sinistri e criminali, piuttosto significa il prestare sguardo a ciò che circonda l'oggetto dell'analisi, per darne un'idea più completa, sfaccettata, complessa e se vogliamo anche difficile, aperta, questionabile.

    Leone Locatelli riesce a farlo con la pacatezza già citata, portandoci a conoscere e ri-conoscere, conoscere di nuovo con altri occhi, personagge che ci hanno accompagnat* durante l'infanzia, che animano le nostre serate leggere, che sono state importanti per le nostre madri o lo sono ora per le nostre figlie. Lo fa contestualizzando: guardando cosa queste eroine rappresentavano nel momento in cui sono nate; e poi traendovi suggestioni e significati che possono servirci adesso.

    L'idea della collana heroica.it mi è nata in modo spontaneo alla lettura dei post di Locatelli, grazie a un accostamento direi quasi obbligato: quello con Delos Digital editore, con il quale lavoro come curatrice e come comunicatrice.

    Delos Digital è forse l'unico editore in Italia, o uno dei pochissimi, che ha capito da subito le potenzialità dell'ebook e che impiega al meglio i vantaggi del digitale. Questi vantaggi non sono semplicemente logistici e materiali, ma strutturali. Con l'editoria digitale, e non semplicemente digitalizzata, si può dare spazio a voci di grande valore senza dover sottostare alla spietata logica dei grandi numeri; logica che affligge molta dell'editoria italiana, e spesso ne pialla i cataloghi a causa della ricerca di una platea quanto più ampia possibile e per questo generalizzata, anonimizzata, banalizzata.

    Al contrario, Delos Digital raggiunge le persone interessate ad argomenti non mainstream e spesso crea un pubblico di riferimento: pubblica titoli scelti, particolari, sperimentali, innovativi, strani, e questi titoli sono trovati e apprezzati da (migliaia e migliaia di) lettrici e lettori che non solo si scambiano pareri, ma che attraverso le recensioni e

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