La storia di Guidonia Montecelio: DAlla preistoria ai giorni nostri
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Il nome è legato a Corniculum dove, secondo la leggenda, sarebbe nato Servio Tullio, il sesto re di Roma. Il cammino prosegue lungo l’antica via Cornicolana, crocevia di uomini e merci. Immersi nel verde dell’agro tiburtino, rimaniamo affascinati dalle maestose ville romane come la Villa dell’Inviolata, che si ritiene appartenesse alla famiglia imperiale.
I ruderi di queste residenze sono poi riutilizzati nel Medioevo per costruire torri e roccaforti che ancora oggi riecheggiano nei nomi di varie località: Tor de’ Sordi, Tor Mastorta, Castell’Arcione. Tra queste strutture spicca quella costruita dalla famiglia de’ Crescenzi: Castrum Monticellorum, la celebre Rocca di Montecelio. Qui prendono vita le fosche vicende della Roma papale, fatte di intrighi di palazzo e sanguinose guerre in cui sono coinvolti personaggi come l’antipapa Vittore IV, Prospero Colonna, Francesco Orsini.
La costruzione dell’aeroporto Alfredo Barbieri in occasione della Prima guerra mondiale è il preludio per la fondazione della “Città dell’aria” che Mussolini accorpa al modernissimo Centro sperimentale. A partire dal dopoguerra la zona si popola di nuovi residenti. Il Car, il grande Centro agroalimentare, e il collegamento con Roma “facilitato dal Gra” fanno di Guidonia Montecelio il terzo Comune più popoloso del Lazio.
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La storia di Guidonia Montecelio - Lorenzo Genovese
CommunityBook – La Storia di Roma
Credits
CommunityBook – La Storia di Guidonia Montecelio
Edizione Ebook marzo 2021
Un’idea di: Luigi Carletti - Edoardo Fedele
Progetto di: Typimedia editore
Curatore: Lorenzo Genovese
Project manager: Simona Dolce
Progetto grafico: Chiara Campioni
Impaginazione: Stefania Carlotti
Foto: Antonio Tiso
Organizzazione generale e controllo qualità: Serena Campioni
Product manager: Melania Tarquini
In copertina: la Triade capitolina, Manuelarosi / Wikipedia Commons
ISBN: 978-88-3626-068-3
CommunityBook online: www.typimediaeditore.it
Direttore responsabile: Luigi Carletti
Crediti fotografici: la Triade capitolina, Manuelarosi / Wikipedia Commons; Lago della Regina – Guidonia, MattSid86 / Wikipedia Commons; Carlo Maratta, San Bernardo induce l’antipapa Vittore IV ad umiliarsi, 1724-28, Sailko / Wikipedia Commons; Falconete Museu Marinha Lisboa, Hispalois / Wikipedia Commons; colonnato di San Pietro, MarkusMark / Wikipedia Commons; ritratto dello scienziato Federico Cesi, Wikipedia Commons; Rodolfo Lanciani, Wikipedia Commons; ingresso della Direzione superiore studi ed esperienze della regia aeronautica (1935). Immagine dal libro Innamorarsi del Futuro Guidonia Montecelio 1937-2007 di Andrea Di Palma, MattSid / Wikipedia Commons; Berlin, Adolf Hitler und Hermann Göring, Wikipedia Commons; Mamma Roma, MattSid / Wikipedia Commons; il Car veduta aerea, la foto è stata gentilmente fornita dal Car, Centro agroalimentare Roma. L’editore si rende disponibile al pagamento dell’equo compenso per l’eventuale utilizzo di immagini di cui non vi è stata possibilità di reperire i titolari
dell’avente diritto.
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La Storia di Guidonia Montecelio è un viaggio che inizia più di due milioni di anni fa, quando piccole isole affiorano dal mare pliocenico. Oggi sono i colli che sovrastano Guidonia e che ospitano Montecelio: i Monti Cornicolani.
Il nome è legato a Corniculum dove, secondo la leggenda, sarebbe nato Servio Tullio, il sesto re di Roma. Il cammino prosegue lungo l’antica via Cornicolana, crocevia di uomini e merci. Immersi nel verde dell’agro tiburtino, rimaniamo affascinati dalle maestose ville romane come la Villa dell’Inviolata, che si ritiene appartenesse alla famiglia imperiale.
I ruderi di queste residenze sono poi riutilizzati nel Medioevo per costruire torri e roccaforti che ancora oggi riecheggiano nei nomi di varie località: Tor de’ Sordi, Tor Mastorta, Castell’Arcione. Tra queste strutture spicca quella costruita dalla famiglia de’ Crescenzi: Castrum Monticellorum, la celebre Rocca di Montecelio. Qui prendono vita le fosche vicende della Roma papale, fatte di intrighi di palazzo e sanguinose guerre in cui sono coinvolti personaggi come l’antipapa Vittore IV, Prospero Colonna, Francesco Orsini.
La costruzione dell’aeroporto Alfredo Barbieri in occasione della Prima guerra mondiale è il preludio per la fondazione della Città dell’aria
che Mussolini accorpa al modernissimo Centro sperimentale. A partire dal dopoguerra la zona si popola di nuovi residenti. Il Car, il grande Centro agroalimentare, e il collegamento con Roma facilitato dal Gra
fanno di Guidonia Montecelio il terzo Comune più popoloso del Lazio.
L’autore
Lorenzo Genovese è nato a Roma nel 1994. Consegue la Laurea magistrale in Scienze storiche presso l’Università di Bologna. La Storia di Guidonia Montecelio è la sua prima pubblicazione per Typimedia Editore.
Prefazione
Nell’area metropolitana romana, Guidonia Montecelio è – tra i vari centri che la compongono – il più popoloso, tanto da figurare nelle statistiche come il terzo comune del Lazio (dopo Roma e Latina): i suoi 90.000 abitanti ne fanno una città che dal dopoguerra a oggi è cresciuta notevolmente, con accelerazioni dovute a fattori di varia natura, non ultimo quello della prossimità al settore nord-orientale della Capitale. Sbaglierebbe però chi dovesse pensarla come una città-dormitorio o una realtà satellite nata sull’onda di un inurbamento incontrollato: Guidonia Montecelio ha una sua precisa identità, anzi, comprende più identità e un’infinità di storie che diventano la storia
. Qui, tra la piana dell’Aniene e i monti Cornicolani, ha davvero senso una narrazione che parte dalla preistoria e arrivi ai giorni nostri perché fin dall’alba dell’umanità (e anche prima) abbiamo testimonianze che rendono questo viaggio appassionante e ricco di pagine sorprendenti.
L’antica Corniculum, fondata sul colle dove oggi sorge Montecelio, risale al periodo preromano ma con Roma deve ben presto fare i conti: un destino che, da allora, ha rappresentato una costante. Domini, conquiste, battaglie e ogni sorta di vicenda in cui vediamo passare imperatori e uomini d’arme, nobili famiglie e uomini della Chiesa, ovviamente trovano le loro ragioni nel legame e nella vicinanza con la Città Eterna. Basti pensare alle cave di travertino da cui sono state estratte migliaia di tonnellate del prezioso materiale. Una considerevole porzione della Capitale – a cominciare dalla Basilica di San Pietro in Vaticano – è stata edificata grazie allo sbancamento di intere colline nel territorio di Guidonia Montecelio. Un territorio che riserva angoli di straordinaria bellezza e anche, purtroppo, aree in cui la mano dell’uomo non ha avuto freni: ecco un ambito in cui conoscere la storia non è solo cultura ma è formazione di una consapevolezza che può contribuire alla coscienza civile e, forse, a un futuro migliore.
Possiamo quindi affermare che l’ottimo lavoro di Lorenzo Genovese per la collana di Typimedia, nel consegnarci La Storia di Guidonia Montecelio, dalla preistoria ai giorni nostri, ci aiuta a comprendere come certi centri spesso definiti, sbrigativamente, paesi nei dintorni di Roma
, in realtà sono non solo delle città vere e proprie, ma anche delle comunità dove gli usi e i costumi, le leggende e le tradizioni, fino ai personaggi delle varie epoche storiche, meritano prima di tutto rispetto, e poi una conoscenza che vada al di là dei luoghi comuni, dei pregiudizi e di snobismi che nell’era del glocal
davvero non hanno più ragione di esistere.
Particolarmente indicativa, su questo piano, è la storia della fondazione
di Guidonia da parte del regime fascista. La Città dell’aria
nasce ufficialmente nel 1935, ma Montecelio in realtà è lì da secoli. Da sempre. La retorica di regime impone espropri e ridefinizioni dei confini territoriali con i comuni vicini e dà all’operazione un’impronta futurista e patriottica che ha dentro tutta la simbologia dell’epoca, a cominciare dalla glorificazione del generale Alessandro Guidoni (da qui il nome Guidonia), morto nel testare un nuovo tipo di paracadute. Sul piano dell’analisi storica, si tratta di una vicenda di grande interesse che ha dentro tutte le caratteristiche di un’epoca drammatica e unica nel suo genere.
Quelle origini, e poi gli eventi successivi con la guerra, i bombardamenti sulle infrastrutture aeroportuali (e non solo), la Resistenza e infine la ricostruzione, costituiscono la premessa allo sviluppo della città di oggi, a due passi dal grande raccordo anulare e dove ha sede il secondo più grande centro logistico del settore agroalimentare in Europa (e il primo mercato ittico europeo). Una storia tumultuosa e controversa che in pochi conoscono per intero. È possibile che alcuni abitanti di Guidonia Montecelio neanche se lo immaginino da che cosa nasce questo doppio nome
. Così come è possibile che in molti non sappiano che la città è gemellata con Cape Canaveral. Pagine di una vicenda straordinaria che davvero vale la pena di conoscere.
Buona lettura a tutti.
Luigi Carletti
MONTI CORNICOLANI. Nel pliocene, circa 2,5 milioni di anni fa, le cime di questi rilievi che sorgono nella valle del Tevere spuntano fuori dall’acqua e formano un arcipelago. Oggi, ai piedi dei Monti Cornicolani, sorge il Comune di Guidonia Montecelio.
CAPITOLO 1
La campagna romana: il fondale marino diventa habitat umano
1.1 LA TERRA EMERGE
Nell’età del pliocene, circa 5 milioni di anni fa, il Mar Tirreno si estende ancora su gran parte del territorio laziale, arrivando a lambire le pendici dell’Appennino Sabino. È da questo mare pliocenico che affiorano, formando una sorta di arcipelago, le cime dei Monti Cornicolani. Ai piedi di queste alture, un tempo isole, oggi sorge il Comune di Guidonia Montecelio.
VIALE ROMA. In origine fondale marino, oggi è la via principale dell’odierna Guidonia: parte dalla piana in cui passa la Tiburtina e arriva fino alle falde di Montecelio.
Quello che in origine era fondale marino si presenta ai nostri giorni come un territorio caratterizzato da piccoli rilievi alternati a dolci colline che circondano una vasta pianura. Possiamo apprezzare questa particolare conformazione del paesaggio scendendo lungo viale Roma, la principale arteria stradale di Guidonia: i leggeri pendii collinari che ospitano palazzi, negozi e locali, lasciano spazio man mano a una distesa pianeggiante.
La storia geologica di quest’area è ripercorsa accuratamente da Pietro Ceruleo nel suo saggio L’ecosistema preistorico della regione delle Acque Albule e della bassa Valle dell’Aniene. In origine, tale pianura, essendo sommersa dal Tirreno, si configura come una conca che ospita un bacino idrico. Questa depressione del terreno è nota come Bacino delle Acque Albule.
La piana come ci appare attualmente è il risultato di un lungo processo di sedimentazione e di stratificazione dei terreni, come testimonia la presenza di detriti di varia origine: alluvionale (ghiaie, sabbie, argille, ecc.), vulcanica (tufi, pozzolane, ecc.) e di deposito calcareo (travertini). Tale processo inizia a partire dall’età geologica del pleistocene (circa 2,5 milioni di anni fa), quando, a seguito del progressivo ritiro del mare verso ovest, la conca assume le fattezze di un lago, ribattezzato dagli studiosi Lago Tiburtino. Nella zona circostante, l’acqua trova piccoli avvallamenti in cui insinuarsi, andando a formare diversi specchi d’acqua lacustre, alimentati dal corso del Paleo Tevere, che si riversa nel mare molto più a sud di oggi, e dal corso del Paleo Aniene.
Tornando indietro a quel tempo, il panorama primordiale che si presenta davanti ai nostri occhi lascia stupefatti: il caldo torrido, le paludi e le distese di erba alta disegnano un paesaggio che somiglia molto di più alla savana africana che all’odierna campagna romana.
Anche la fauna non è molto diversa da quella dell’Africa più selvaggia. La disponibilità di risorse idriche richiama i grandi mammiferi erbivori che, attirati dalla possibilità di abbeverarsi presso i numerosi specchi d’acqua, si riversano nella regione. La presenza di questi animali è testimoniata da numerosi ritrovamenti fossili: resti di elefanti, rinoceronti e ippopotami sono stati rinvenuti proprio lungo le sponde dell’antico Lago Tiburtino, che oggi lambirebbe la parte meridionale del comune di Guidonia, in particolare le frazioni di Colle Fiorito, Villalba e Villanova.
Lo spostamento di queste mandrie di grandi mammiferi non passa inosservato agli occhi dei diversi predatori che popolano l’Appennino (lupi, iene, leoni di montagna), sempre mossi dall’istinto di cacciare nuove prede. È l’eterna lotta per la sopravvivenza, che coinvolge solo prede e predatori animali, dal momento che l’uomo non ha ancora fatto la sua comparsa. È una realtà selvaggia, dominata dalle forze della natura che creano, distruggono e trasformano.
La lava e il ghiaccio sono i protagonisti dell’ultima fase di grande modellamento territoriale della campagna romana che avviene tra gli 800.000 e i 300.000 anni fa. A seguito della risalita del magma dalle fratture che avevano accompagnato la formazione del Mar Tirreno, la zona attorno a Guidonia, come tutta la campagna romana, si ritrova circondata da due distretti vulcanici: a nord troviamo quello dei Monti Sabatini, a sud quello dei Colli Albani. Essi non tardano a manifestare tutta la loro forza distruttrice: un susseguirsi di eruzioni e colate laviche lascia per sempre il segno su tutto il territorio. I materiali originati dai fenomeni vulcanici coprono gli strati di terreno sottostante, nascondendone la precedente storia geologica.
Una traccia indelebile, quella vulcanica, destinata anch’essa, tuttavia, a essere nuovamente sommersa. A breve distanza dalla loro formazione infatti, i terreni vulcanici sono soggetti a potenti fenomeni erosivi che generano un ulteriore livello di sedimentazione. È l’effetto delle glaciazioni: il repentino alternarsi di ingressioni e regressioni marine, ovvero l’innalzamento e l’abbassamento del livello del mare, modella ancora una volta il territorio, formando piccoli fiumiciattoli e torrenti lungo le cui sponde vengono a formarsi caratteristici terrazzamenti fluviali. Tutt’intorno, una vasta e fertile pianura si staglia all’orizzonte. Sembra un paradosso ma questa serie di sconvolgimenti terrificanti rende di fatto l’ambiente più ospitale e a misura d’uomo. La campagna romana è pronta per l’insediamento umano.
1.2 UOMINI DELLE CAVERNE E MAGICHE RAFFIGURAZIONI SULLE SPONDE DELL’ANIENE
I primi uomini che calpestano il fertile suolo della campagna romana si trovano a fare i conti con un mondo ancora dominato dalla natura selvaggia. Questi primi gruppi umani, formati da 15-30 individui, si spostano in continuazione, vivono cacciando selvaggina, pescando, raccogliendo vegetali selvatici, molluschi e insetti.
FIUME ANIENE. Nasce sul Monte Tarino, sul confine tra il Lazio e l’Abruzzo ed è il principale affluente di sinistra del Tevere. Da millenni l’Aniene è una grande risorsa idrica per tutta la zona a est di Roma.
Nella fase di transizione tra paleolitico e neolitico (un periodo compreso fra gli 11.000 e i 7000 anni fa, definito da alcuni studiosi anche mesolitico) assistiamo a un progressivo abbandono delle abitudini nomadi in favore di un comportamento stanziale. Pur rimanendo fondamentalmente cacciatori-raccoglitori, uomini e donne cominciano a selezionare luoghi adatti a un insediamento più stabile, che permette loro di sfruttare le risorse disponibili. Per riuscire a ottenere il controllo del territorio è necessario, però, adottare diverse strategie di stanziamento a seconda delle opportunità che la natura stessa offre. Pensiamo, per esempio, all’uso profittevole che gli uomini primitivi fanno di grotte e caverne, le quali offrono una naturale protezione dalle intemperie e dai predatori.
A seconda delle dimensioni, si passa da ripari di fortuna utilizzati durante le battute di caccia, a veri e propri nuclei abitativi, che arrivano a ospitare interi gruppi familiari. La vita di questi gruppi si svolge all’insegna dell’autosostentamento: mentre gli uomini sono fuori a cacciare, le donne si occupano della prole e della raccolta di frutti o bacche. A fine giornata, si ritrovano tutti insieme per consumare il pasto. Prima di andare a dormire, la protezione della caverna offre momenti di convivialità e aggregazione davanti al focolare.
Tracce di insediamento antropico di questo tipo vengono rinvenute in diversi siti, come Grotta Stella, Grotta delle Caprine, Grotta di Colle Largo, solo per citarne alcune tra quelle presenti nei dintorni di Guidonia. Per via della sua storia geologica, contraddistinta da eventi di sedimentazione ed erosione, tutto il circondario del bacino delle Acque Albule e della bassa Valle dell’Aniene è infatti costellato di questi anfratti scavati nei costoni di roccia. Tra tutti, uno in particolare rappresenta, per numero di manufatti ritrovati, uno dei siti paleoantropologici più importanti di insediamento in grotta.
Si tratta della Grotta Polesini.
FABBRICA DI OCCHIALI +VISTA. All’intero del grande complesso commerciale è possibile accedere a un bioparco posto sulle sponde dell’Aniene, luogo frequentato migliaia di anni fa dagli uomini primitivi.
A oggi la grotta è accessibile solo a condizione che il padrone del fondo privato in cui si trova ne permetta la visita. Si trova vicino all’antico Ponte Lucano, costruito dai romani in epoca arcaica. Più precisamente, siamo a Villanova, una frazione di Guidonia. La grotta è posizionata sulla sponda destra del fiume Aniene, alle spalle del complesso commerciale e naturalistico messo in piedi dall’azienda produttrice di occhiali +Vista. Qui, nelle immediate vicinanze del bioparco, accessibile ai soli clienti, dietro la cascatella artificiale della diga Favale, si cela il sorprendente rifugio ancestrale, usato dai popoli tiburtini a partire dalla fase finale del paleolitico superiore, ovvero circa 12.000 anni fa.
BIOPARCO. Alle spalle del bioparco si cela Grotta Polesini, un antro scavato nella roccia che viene usato come rifugio dai nostri antenati sul finire del paleolitico, circa 12.000 anni fa.
Il merito della straordinaria scoperta della grotta è del professor Antonio Mario Radmilli. Nella seconda metà degli anni ’40, Radmilli è un giovane emigrato dell’Istria che si è trasferito a Roma per completare gli studi in archeologia. Per mantenersi, lavora come assistente al Museo etnografico Luigi Pigorini. Per un giovane energico e appassionato come lui, il museo offre continuamente nuovi stimoli per le ricerche. Rimane affascinato, in particolare, dai numerosi ritrovamenti venuti alla luce nella campagna romana nei decenni precedenti. Colpito dal fatto che gli studi nella zona sono stati abbandonati, decide di stabilirsi in un casolare nei pressi di Vicovaro, nella Val d’Aniene. Nel tempo libero, lui e Marcello Zei, il suo fidato compagno di ricerche, si mettono al volante di una Fiat Topolino e vanno in cerca di antichi insediamenti. Il loro scopo è quello di continuare il lavoro di ricostruzione preistorica del territorio cominciato agli inizi del ’900 e poi bruscamente interrotto. Durante una di queste escursioni, si imbattono in quella che al tempo è nota come Grotta di Ponte Lucano.
È lo stesso Zei a raccontare in prima persona l’avventurosa ricerca compiuta con Radmilli in un’intervista riportata nel già citato saggio di Pietro Ceruleo (vedi cap. 1.1). Zei è convinto di non poter rinvenire tracce umane perché le piene dell’Aniene avrebbero invaso l’interno e le inondazioni avrebbero travolto e cancellato ogni cosa da tempo. Radmilli però è di tutt’altro parere: la posizione troppo