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Lezioni d'amore
Lezioni d'amore
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Ebook141 pages1 hour

Lezioni d'amore

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About this ebook

Georgia Evans, veterinaria, ha accettato l'inusuale compito di addestrare un Setter troppo esuberante per la sua anziana padrona. Non sa però che la simpatica signora Latham ha omesso di avvertirla che non vive sola...
LanguageItaliano
Release dateMay 10, 2021
ISBN9788830528901
Lezioni d'amore
Author

Penny Jordan

Scrittrice inglese, attiva da parecchi anni nell'area della narrativa romantica, è notissima e molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo.

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    Lezioni d'amore - Penny Jordan

    Copertina. «Lezioni d'amore» di Jordan Penny

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Intimate Night

    Harlequin Presents

    © 1999 Penny Jordan

    Traduzione di Massimiliano Canzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2001 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-890-1

    Frontespizio. «Lezioni d'amore» di Jordan Penny

    1

    «Ah, bene... sei venuta! Mi dispiace di averti disturbata nel tuo giorno libero, ma abbiamo un problema.»

    Georgia Evans aggrottò la fronte, preoccupata, vedendo il viso ansioso di Philip Ross, uno dei soci dell’ambulatorio veterinario in cui lavorava.

    «Non stavo facendo niente di speciale» rispose, accantonando l’immagine delle pareti del suo appartamento che stava imbiancando. A dire il vero, era un lavoro che aveva abbandonato volentieri quando dallo studio le avevano telefonato per chiederle se poteva raggiungerli. «Che succe...?»

    Philip Ross non le fece finire la domanda. «Si tratta della cavalla alla Fattoria Barton. Sta figliando e ci sono delle complicazioni. Gary è già là, ma bisogna operare, per cui devo raggiungerlo. Jenny mi sostituirà nelle visite domiciliari ed Helen prenderà il posto di Gary in ambulatorio; tu dovresti occuparti delle chiamate di emergenza e possibilmente della lezione di comportamento dei cani...»

    Mentre parlava, Philip si era avviato alla porta e Georgia, comprendendo la serietà della situazione, non gli fece perdere tempo. Una volta che lui fu uscito, andò nello studio principale.

    La chirurgia sui piccoli animali non era ancora iniziata, così ebbe tempo di prepararsi una tazza di caffè e commentare con gli altri due colleghi ciò che era accaduto.

    «Spero che non ci saranno emergenze» confidò a Jenny. «Non so se...»

    «Se fossi in te, mi preoccuperei più per la lezione di comportamento dei cani che delle emergenze» le consigliò Jenny. «Ci sarà Ben e...»

    «Il cane della signora Latham?» chiese Georgia, gemendo.

    Jenny annuì.

    «Oh, no!»

    Il Ben in questione era un bel setter inglese privo di aggressività, ma purtroppo con un comportamento imprevedibile. Tanto per peggiorare le cose, la signora Latham era la sua seconda proprietaria. Georgia ricordava molto bene quando lo aveva visto per la prima volta.

    Lavorava in ambulatorio da meno di un mese, quando una giovane donna era arrivata allo studio portando Ben, che allora non aveva ancora un anno. Le aveva detto che doveva occuparsi del padre anziano, del marito che, spesso, restava lontano da casa per giorni interi, e di due bambini. Badare a quel cane così grosso ed esuberante era diventato un compito troppo gravoso per lei.

    Georgia aveva spostato lo sguardo dagli occhi ansiosi della donna a quelli fiduciosi del cane e si era sentita stringere il cuore. Ben era un bel cane, sano e giovane. Con il suo ottimo pedigree, doveva essere costato parecchio denaro, ma la proprietaria non poteva tenerlo e lei la capiva.

    Proprio in quel momento era arrivata la signora Latham. La donna era la proprietaria di un gatto canagliesco che aveva adottato quando il suo precedente padrone aveva cambiato casa. Ginger aveva fatto breccia nel suo cuore e si era installato in casa sua soprattutto per farsi servire i teneri tagli di carne e pesce che lei gli procurava. Ma era anche un guerriero indipendente e le sue scorribande notturne e le battaglie con gli altri gatti del vicinato lo avevano reso un paziente abituale dell’ambulatorio veterinario.

    Dopo avere rassicurato la signora Latham che Ginger si stava riprendendo dall’operazione nella quale avevano dovuto ricucirgli un orecchio, Georgia era andata a prendere il gatto, lasciando le due donne in sala d’attesa.

    Al suo ritorno, la proprietaria di Ben se n’era andata, ma il cane era ancora lì e la signora Latham le aveva annunciato felice che adesso era lei la sua nuova proprietaria.

    Georgia aveva tentato invano di dissuaderla, richiamando la sua attenzione sulle difficoltà che avrebbe avuto a occuparsi di un cane così grosso nella sua piccola casa. Ma la signora Latham non aveva voluto sentire ragioni e aveva portato via con sé il setter.

    Ben, però, era molto turbolento e, dopo qualche tempo, la sua nuova proprietaria, visti fallire tutti i tentativi di educarlo, lo aveva iscritto al corso di comportamento dell’ambulatorio. Tuttavia il cane, invece di apprendere gli insegnamenti, sembrava divertirsi a sconvolgere tutte le lezioni.

    «Il problema è che la signora Latham non riesce a essere abbastanza risoluta da far capire a Ben chi è il capo» si era lamentata Jenny dopo che il cane aveva portato il caos in una delle sue lezioni.

    «Per i primi due anni, i setter sono irrequieti» aveva risposto Georgia. «Hanno bisogno di esercizio e spazio e di un padrone che sappia come prenderli. La signora Latham gli vuole molto bene, ma ha sessantadue anni e, prima che lui entrasse di prepotenza nella sua vita, viveva solo per la sua partita settimanale di bridge.»

    Helen aveva ridacchiato. «Ti ha detto di quando lo ha portato con sé e lo ha fatto accucciare sotto al tavolo? Lui si è alzato di scatto e ha mandato all’aria il tavolo e le carte. In quella casa, adesso, non gli è più permesso entrare.»

    «È un peccato, perché è un cane delizioso» aveva commentato Georgia, sospirando.

    «Cerca di ricordartelo dopo una lezione di comportamento alla quale partecipi anche lui» l’aveva avvertita Helen.

    «Mi è già successo» aveva risposto Georgia, «ma non lo fa apposta; è solo...»

    «Non è un cane adatto allo stile di vita della signora Latham» l’aveva interrotta Helen.

    Era vero.

    La donna abitava nel centro della cittadina che, anche se tranquilla per lo standard moderno, non era un luogo adatto per un cane che aveva bisogno di lunghe passeggiate in campagna e di un padrone nel pieno della forma fisica.

    Tutti avevano consigliato alla signora Latham di trovare un nuovo padrone per Ben, ma lei si era affezionata al cane e si rifiutava di ascoltare.

    «È già stato abbandonato una volta con relativo trauma» aveva risposto a Helen. «Quando l’ho portato a casa, quel giorno, era tanto terrorizzato di essere lasciato di nuovo che voleva stare sul divano accanto a me. Poverino!»

    Helen alzò gli occhi al cielo mentre raccontava l’episodio a Georgia.

    Questa era una ragazza piccola e carina, con capelli ondulati rosso scuro e grandi occhi blu-violacei in un viso delicato dalla carnagione color crema. Fin da bambina, il suo sogno era stato quello di diventare veterinaria.

    Quando, sei mesi prima, subito dopo essersi laureata, era stata assunta in quell’ambulatorio prestigioso, a due ore di macchina dalla casa dei suoi genitori, aveva toccato il cielo con un dito. Si era sistemata nel piccolo appartamento che aveva comprato con l’aiuto dei suoi e aveva incominciato a farsi degli amici tra i colleghi.

    Nella sua vita non c’erano uomini: aveva solo dei buoni amici di entrambi i sessi e le piaceva socializzare. Ovviamente voleva incontrare un qualcuno speciale, innamorarsi, impegnarsi in una relazione e formarsi una famiglia, ma non aveva fretta.

    A causa della sua personalità esuberante e del suo aspetto sensuale, non era mai a corto di ammiratori, ma in quel momento la carriera aveva la priorità. Suo fratello maggiore la prendeva spesso in giro, dicendole che fortunatamente ci aveva pensato lui a sposarsi e a formarsi una famiglia, altrimenti i loro genitori, nell’attesa che lei si decidesse a farlo, avrebbero dovuto aspettare troppo a lungo.

    Guardò l’orologio: mancavano dieci minuti prima che arrivassero i cani e i loro padroni per il corso di comportamento.

    Le lezioni erano divise in due sezioni: una per cani adulti e un’altra per cuccioli. In genere, era Georgia che si occupava di quest’ultima. L’ambulatorio, che era stato aperto parecchi anni prima dal nonno di Philip Ross, disponeva di un grande giardino nel retro della villa edoardiana in cui aveva sede ed era lì che si svolgevano le lezioni.

    Piers Hathersage fece una smorfia guardando il sedile posteriore della sua macchina. Poco prima era immacolato, mentre adesso era coperto di peli di cane, oltre che di brandelli di una rivista che lui aveva dimenticato.

    «Bestiaccia» brontolò verso il colpevole.

    Ben rispose abbaiando e alzandosi sulle zampe posteriori.

    Piers si domandò per l’ennesima volta perché mai la sua madrina si fosse presa in casa quel cane così vigoroso.

    Era arrivato la sera precedente, di passaggio mentre andava a trovare i propri genitori. Intendeva farle solo una breve visita, ma, dopo avere visto che lei si era slogata una caviglia correndo dietro al suo dannato cane e che la sua più grossa preoccupazione in quel momento era di non riuscire a portarlo alla lezione settimanale di comportamento, si era sentito obbligato a offrirsi di farlo lui.

    «Oh, Piers, lo faresti davvero?» gli aveva chiesto la donna, sollevata. «Hai sentito, Ben?» aveva aggiunto, rivolta al furfante. «Sarà lo zio Piers a portarti alla lezione, oggi, perciò fai il bravo.»

    Lo zio Piers! Piers aveva digrignato i denti, resistendo con difficoltà alla tentazione di dire che cosa stesse pensando.

    Cinque mesi prima, quando la madrina aveva adottato Ben, i suoi genitori glielo avevano riferito, aggiungendo che erano molto preoccupati per quella scelta. Il cane era grosso, turbolento e indisciplinato. E questo non si poteva certo negare.

    «Ma perché lo ha fatto?» aveva chiesto Piers.

    «È stata un po’ vaga» aveva risposto il padre. «Pare che lo abbia avuto tramite l’ambulatorio veterinario dove porta a curare quell’orribile gatto che ha adottato.»

    Ambedue i genitori di Piers erano un po’ più giovani di Emily Latham, con la quale avevano fatto amicizia subito dopo essersi sposati. Dieci anni prima, poco dopo il ritorno di Piers da un periodo di lavoro all’estero, il marito dell’anziana signora era morto e lui da allora faceva di tutto per andarla a trovare ogni volta che poteva.

    Sospettava che la madrina si occupasse con tanto entusiasmo sia di bambini che di animali

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