Vince Chi Muore: un delitto rock
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Recensioni su Vince Chi Muore
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Anteprima del libro
Vince Chi Muore - John Talvolta
organizzazione.
Capltolo l
Los Angeles,
22 Febbraio 2001
10:00 a.m.
Nel rock vince chi muore .
Queste parole sussurra, a mezza voce, e le fa seguire da un sorriso a mezza bocca Bono.
Bono Vox, proprio lui, Paul David Hewson. Null'altro che queste cinque parole.
Nel rock vince chi muore. Mezza voce e mezzo sorriso.
Niente riguardo alle sue mani impotenti, bloccate in quelle fredde manette, chiuse sui suoi polsi sbigottiti.
Niente.
Nessuna frase apparentemente normale: voglio chiamare il mio avvocato
; voglio fare una telefonata
; piano per favore
; c'è proprio bisogno di questo?
.
Nemmeno un banale e strafottente lei non sa chi sono io
. Dopotutto lui è Bono, diamine!
Il cantante degli U2, la più grande rock band degli ultimi vent'anni.
Bono il front man.
Bono il leader.
Bono il guru.
Che ha milioni di fan in tutto il mondo, che incontra i più importanti leader mondiali, e i capi di stato di tutti e cinque i continenti.
Che si batte per i diritti civili.
Che sostiene l'azzeramento del debito dei paesi africani.
Bono, cattolico e pacifista.
Che ha venduto centocinquantasei milioni di dischi.
Nel rock vince chi muore.
Adesso, in quella stanza del Ritz Carlton Hotel di Los Angeles, Bono, anzi: il suo nome è Paul David Hewson? Ha diritto di non parlare… ha diritto ad un avvocato… qualunque cosa dice potrà essere usata contro di lei eccetera eccetera
non ha davanti a sé Nelson Mandela, né George Bush, nemmeno il Forum Economico Mondiale.
E non ha davanti a sé una Oprah Winfrey che lo intervista, nessun B. B. King che duetta con lui, nessun Billy Crystal che gli consegna un premio.
Invece, ci sono due poliziotti, del Dipartimento di Polizia di
Los Angeles, che stringono un paio di manette alle mani che hanno stretto quelle della Regina Elisabetta.
Nel rock vince chi muore.
Il resto è tutto da manuale, come nei film: oltre ai due poliziotti - chissà quale dei due è quello cattivo? -, le manette, il percorso verso l'auto a sirene spiegate, l'orda di flash e le urla dei giornalisti.
E sempre, come nei film, anche quella fastidiosa routine che hanno i poliziotti di piegarti la testa verso il basso per farti salire in auto, come se avessero a che fare con degli imbecilli che non sono in grado di entrarci senza sbatterla sul tettuccio.
Nel rock vince chi muore.
Tutto da manuale.
Anzi no, perché ad un certo punto il poliziotto - forse quello buono? - gli mostra un sorriso imbarazzato ed un taccuino e gli chiede un autografo sa…per mia figlia…
, esattamente sette minuti dopo avergli messo le manette ai polsi, e arrestato per omicidio.
Capltolo 2
Londra,
8 Settembre 1997
Cercasi cantante cover Metallica… gruppo stile Red Hot Chili Peppers cerca urgentemente cantante… se ti piacciono i Nirvana questa è la band che fa per te… band tributo ai Pink Floyd cerca batter… E VAF-FAN-CU-LO! CI FOSSE UN DANNATO GRUPPO CON LE PALLE PER FARE MUSICA ORIGINALE!
Così sbotta per l'ennesima volta Scott Young, cantante rock ventitreenne cerca band per fare musica propria, mentre cerca di appendere la sua inserzione sulla bacheca del Sister Ray, il negozio di dischi in Berwick Street.
Nel folto viavai di ragazzi che si muovono in quel negozio, tra i vinili, i poster e gli espositori colmi di gadget, cerca un angolo sgombro sulla parete colma di avvisi come il suo, per appendere il suo foglietto sgualcito, scritto a mano, con le listarelle già pre-strappate in basso e il suo numero di telefono scritto in verticale. E intanto alza gli occhi al cielo, sposta una ciocca dei suoi capelli lunghi e castani dietro l'orecchio, e sbuffa rumorosamente, come per attirare l'attenzione di qualche avventore e magari poter sfogare su di lui la sua ormai logora invettiva.
Perché lui ci crede, voglio dire, nella musica, nelle sue idee, nel rock'n'roll. Per lui non è mai stato per bere, o per rimorchiare, o per sentirsi figo, o per sfondare e diventare famoso.
Lui ci ha sempre creduto, nella musica.
Certo, non è stato semplice all'inizio trovare la strada giusta, per uno che ha cominciato a capirci qualcosa di musica negli anni Ottanta: un periodo strano per il rock, un periodo che ha visto da una parte affermarsi band o musicisti che sopra le chitarre distorte urlavano battaglie importanti e denunce sociali, come Bruce Springsteen, i Megadeth, i REM, e dall'altra parte band come i Bon Jovi, i Kiss, i Motley Crue, con la loro musica tutta party, limousine e bellezze in bikini. Però era bello trovarsi nel garage di Andrew, il suo vicino di casa e amico da sempre, che aveva appena comprato la sua prima chitarra elettrica, con George dietro i tamburi, suo fratello Mike al basso, a sognare i primi concerti, urlando nel microfono la sua rabbia e la sua energia da quindicenne.
E i primi anni non era stato nemmeno troppo difficile trovare occasioni per esibirsi e guadagnare qualcosa, che fosse il pub nel West-End, o la festa della scuola, o i vari festival dedicati ai gruppi emergenti.
E, a quel punto, cominciare a sognare sembrava facile.
Mentre le band si formavano e si scioglievano da un giorno all'altro, Scott riceveva proposte da diversi musicisti della zona. D'altronde Scott ha un certo talento, e poi si sa, è difficile trovare dei buoni cantanti rock.
Di chitarristi ce n'è fin troppi, perché è uno strumento popolare. La chitarra è la regina indiscussa del rock.
Un bassista poi lo si trova sempre. Spesso è un ex- chitarrista, magari poco dotato, che comincia a pensare che, forse, se invece di sei corde ne hai quattro, tutto diventa più semplice, magari bastano uno o due dita in grado di trovare il tasto giusto sul manico e un plettro nella mano destra - che suonare con