E-book157 pagine
Storici vitigni e grandi vini della Valle di Susa
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La coltivazione della vite in Valle di Susa risale all’età del ferro in epoca preromana e continua per tutti i secoli della romanizzazione e
successivamente attraverso il medioevo e oltre fino a noi.
Di grande importanza per la diffusione della vitivinicoltura nell’Alto Medioevo fu il monastero benedettino della Novalesa.
In un documento del 739 il fondatoredell’abbazia – Abbone – nominando come erede universale il monastero citò nell’elenco dei beni diverse località con vigneti.
Nel comune di Chiomonte intorno all' anno mille vi erano terreni coltivati dalla prevostura di Oulx in regione “Segneur” col vitigno “Avanà”, dove ancora oggi sorgono i vigneti.
Alla fine del XII secolo nessun tipo di tassa ostacolava il commercio del vino. Dello stesso periodo storico sono le prime misure di carattere protezionistico nei confronti del vino come il divieto di introdurre vini da altre zone per poter consolidare il commercio e gli scambi che lepopolazioni locali avevano con la Francia. Fu proprio la via Francigena che collegava la Provenza alla Lombardia che aiutò lo sviluppo della coltivazione della vite grazie alle locande e alle taverne poste lungo il percorso che proponevano vino locale, e nel contempo il percorso stradale internazionale favorì la nascita di scambi e commerci con l’altro versante delle alpi e il capoluogo piemontese.
Vediamo ad esempio nel secolo XIV dall’archivio di Stato di Torino un concessione in enfiteusi che riguarda la località di Bruzolo; CONCESSIONE in Emphiteusi perpetua fatta dal S.r Roberto Consig.re di Giaglione, à Gio. Basanerio di Bruzolo d'un tenimento di Vigna Terre, e Case nella Terra di Bruzolo med.te il fitto annuo di Stara 21 di vino buono, e sotto li patti ivi espressi. Delli 16 xbre 1354.
Vediano ancora dal Comba (Vini e vitigni del Piemonte occidentale, L’arciere 1991) “[…] IL vitigno Gragnolato o Gragniolato, ora scomparso, è --citato precocemente rispetto alle altre denominazioni di vitigni… un bianco grignolerium era anche prodotto nella prima metà del secolo XIV nei dintorni di Almese e di San Mauro” (forse il Baratuciat?).
La toponomastica della valle appare ancora oggi legata all’attività della viticultura, non c’è località infatti che non abbia un via alle vigne,zona vignassa, via delle vigne, strada delle vigne come quella che c’è fra Bruzolo e Chianocco… viacappella delle vigne a Villafocchiardo ad esempio, e vie dicendo.
Questo non deve stupire perché fino alla seconda guerra mondiale nel XX secolo all’incirca e poco dopo, cioè fino all’abbandono delle campagne a causadell’industrializzazione selvaggia seguita al boom economico, la vigna era coltivata intutte le località ove questa pratica era possibile, in montagna, in collina o in pianura.
Ciascun particolare, ciascuna famiglia, aveva la sua vigna piccola o grande o l’autin e ci ricavava il vino necessario senza dover operare acquisti di sorta. Ove la qualità era migliore a causa delle caratteristiche del terreno e della perizia del proprietario, si ricavavano anche dei piccoli surplus destinati al commercio locale.
L’alteno era molto diffuso nella parte bassa della valle, tant’è che ad Almese ancora oggi esiste la zona agraria denominata Altinetti e altre zone che hanno Antin o Untin come toponimo esistono in molti altri comuni.
successivamente attraverso il medioevo e oltre fino a noi.
Di grande importanza per la diffusione della vitivinicoltura nell’Alto Medioevo fu il monastero benedettino della Novalesa.
In un documento del 739 il fondatoredell’abbazia – Abbone – nominando come erede universale il monastero citò nell’elenco dei beni diverse località con vigneti.
Nel comune di Chiomonte intorno all' anno mille vi erano terreni coltivati dalla prevostura di Oulx in regione “Segneur” col vitigno “Avanà”, dove ancora oggi sorgono i vigneti.
Alla fine del XII secolo nessun tipo di tassa ostacolava il commercio del vino. Dello stesso periodo storico sono le prime misure di carattere protezionistico nei confronti del vino come il divieto di introdurre vini da altre zone per poter consolidare il commercio e gli scambi che lepopolazioni locali avevano con la Francia. Fu proprio la via Francigena che collegava la Provenza alla Lombardia che aiutò lo sviluppo della coltivazione della vite grazie alle locande e alle taverne poste lungo il percorso che proponevano vino locale, e nel contempo il percorso stradale internazionale favorì la nascita di scambi e commerci con l’altro versante delle alpi e il capoluogo piemontese.
Vediamo ad esempio nel secolo XIV dall’archivio di Stato di Torino un concessione in enfiteusi che riguarda la località di Bruzolo; CONCESSIONE in Emphiteusi perpetua fatta dal S.r Roberto Consig.re di Giaglione, à Gio. Basanerio di Bruzolo d'un tenimento di Vigna Terre, e Case nella Terra di Bruzolo med.te il fitto annuo di Stara 21 di vino buono, e sotto li patti ivi espressi. Delli 16 xbre 1354.
Vediano ancora dal Comba (Vini e vitigni del Piemonte occidentale, L’arciere 1991) “[…] IL vitigno Gragnolato o Gragniolato, ora scomparso, è --citato precocemente rispetto alle altre denominazioni di vitigni… un bianco grignolerium era anche prodotto nella prima metà del secolo XIV nei dintorni di Almese e di San Mauro” (forse il Baratuciat?).
La toponomastica della valle appare ancora oggi legata all’attività della viticultura, non c’è località infatti che non abbia un via alle vigne,zona vignassa, via delle vigne, strada delle vigne come quella che c’è fra Bruzolo e Chianocco… viacappella delle vigne a Villafocchiardo ad esempio, e vie dicendo.
Questo non deve stupire perché fino alla seconda guerra mondiale nel XX secolo all’incirca e poco dopo, cioè fino all’abbandono delle campagne a causadell’industrializzazione selvaggia seguita al boom economico, la vigna era coltivata intutte le località ove questa pratica era possibile, in montagna, in collina o in pianura.
Ciascun particolare, ciascuna famiglia, aveva la sua vigna piccola o grande o l’autin e ci ricavava il vino necessario senza dover operare acquisti di sorta. Ove la qualità era migliore a causa delle caratteristiche del terreno e della perizia del proprietario, si ricavavano anche dei piccoli surplus destinati al commercio locale.
L’alteno era molto diffuso nella parte bassa della valle, tant’è che ad Almese ancora oggi esiste la zona agraria denominata Altinetti e altre zone che hanno Antin o Untin come toponimo esistono in molti altri comuni.
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