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Fibromialgia. Le ricerche scientifiche per ridurre il dolore nella Sindrome Fibromialgica. L’importanza della nutrizione nella Fibromialgia
Fibromialgia. Le ricerche scientifiche per ridurre il dolore nella Sindrome Fibromialgica. L’importanza della nutrizione nella Fibromialgia
Fibromialgia. Le ricerche scientifiche per ridurre il dolore nella Sindrome Fibromialgica. L’importanza della nutrizione nella Fibromialgia
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Fibromialgia. Le ricerche scientifiche per ridurre il dolore nella Sindrome Fibromialgica. L’importanza della nutrizione nella Fibromialgia

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La Fibromialgia è considerata una sindrome da sensibilizzazione centrale

che si manifesta prevalentemente con dolore a carico dell'apparato

muscolo scheletrico. Nella pubblicazione sono esposti diversi argomenti,

come la descrizione della sindrome fibromialgica, l'insonnia, la

correlazione dell'infiammazione con il dolore, l'associazione della

Fibromialgia con l'acidosi della matrice extracellulare, il tessuto

adiposo fattore scatenante l'infiammazione e il dolore, le infezioni

virali persistenti, l'approfondimento del microbiota, della disbiosi e

permeabilità intestinale e della potenzialità dei probiotici. Tuttavia,

si è evidenziata la correlazione tra il nesso causale della Fibromialgia

con la celiachia e gli effetti della vitamina D nel dolore cronico.

Inoltre, il testo espone l'aggiornamento delle evidenze scientifiche

sull'importanza della nutrizione nella Fibromialgia. La pubblicazione,

che comprende argomenti interessanti per la Fibromialgia, è utile non

solo a chi è affetto da Fibromialgia, ma anche agli addetti ai lavori e,

a tutti coloro che, interessati alla salute, intendono recuperare o

mantenere un livello ottimale di benessere mediante un corretto stile di

vita.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateApr 22, 2021
ISBN9791220325707
Fibromialgia. Le ricerche scientifiche per ridurre il dolore nella Sindrome Fibromialgica. L’importanza della nutrizione nella Fibromialgia

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    Fibromialgia. Le ricerche scientifiche per ridurre il dolore nella Sindrome Fibromialgica. L’importanza della nutrizione nella Fibromialgia - Morosanu Elena

    vi­ta.

    CA­PI­TO­LO I

    FI­BRO­MIAL­GIA

    1.1 L’evo­lu­zio­ne sto­ri­ca del con­cet­to di Fi­bro­mial­gia

    Il con­cet­to di Fi­bro­mial­gia è re­cen­te e si è evo­lu­to ri­spet­to al­le pre­ce­den­ti de­fi­ni­zio­ni, qua­li il reu­ma­ti­smo mu­sco­la­re e la fi­bro­si­te. Nel ca­pi­to­lo so­no de­scrit­te le prin­ci­pa­le fa­si nel­le qua­li si so­no rea­liz­za­te le co­no­scen­ze di ele­men­ti ca­rat­te­riz­zan­ti che com­pren­de il qua­dro cli­ni­co del­la Fi­bro­mial­gia, fi­no al­le più re­cen­ti ri­cer­che che in­clu­do­no l’en­ti­tà no­so­lo­gi­ca nell’am­bi­to del­le co­sid­det­te sin­dro­me da sen­si­bi­liz­za­zio­ne cen­tra­le(1,2). La Fi­bro­mial­gia o Sin­dro­me Fi­bro­mial­gi­ca (SFM) ha ori­gi­ni an­ti­che, in par­ti­co­la­re nel 1592 il me­di­co pa­ri­gi­no Guil­lau­me de Bail­lou(3) la de­scris­se con il ter­mi­ne di reu­ma­ti­smo mu­sco­la­re. Ne­gli an­ni suc­ces­si­vi al­cu­ni scien­zia­ti han­no uti­liz­za­to di­ver­si si­no­ni­mi per de­scri­ve­re la Fi­bro­mial­gia, tra i più no­ti fi­bro­si­te, sin­dro­me fi­bro­si­ti­ca, do­lo­re mu­sco­lo ten­si­vo, reu­ma­ti­smo psi­co­ge­no, mio­fi­bro­si­te in­ter­sti­zia­le, no­du­lo­si reu­ma­ti­ca, reu­ma­ti­smo non ar­ti­co­la­re, sin­dro­me do­lo­ro­sa mio­fa­scia­le dif­fu­sa, reu­ma­ti­smo mu­sco­la­re, sin­dro­me al­go­di­sfun­zio­na­le, sin­dro­me da sen­si­bi­liz­za­zio­ne cen­tra­le, do­lo­re mu­sco­lo sche­le­tri­co da stress, cal­lo­si­tà mu­sco­la­re e mio­ge­lo­si. Nell’an­ti­ca Gre­cia, di­ver­si fi­lo­so­fi e me­di­ci si so­no oc­cu­pa­ti del­lo stu­dio dei reu­ma­ti­smi mu­sco­la­ri. In par­ti­co­la­re, So­cra­te (399 - 470 a.C), Pla­to­ne (347- 428 a.C), Teo­fra­sto (287 - 371 a.C.), Ari­sto­te­le (322 - 384 a.C.), Ip­po­cra­te (460 - 377 a.C.) e Ga­le­no di Per­ga­mo (129 - 201 d.c). Nel 1816 John Hut­ton Bal­four, me­di­co bri­tan­ni­co, ha as­so­cia­to al do­lo­re mu­sco­la­re lo­ca­le e re­gio­na­le i ter­mi­ni ad­den­sa­men­ti e tu­mo­ri no­du­la­ri(4) . Il me­di­co te­de­sco Ro­bert Frie­dri­ch Fro­riepnel 1843­co­niò il ter­mi­ne mu­skel­sh­wie­le (mu­sco­lo cal­lo­so) o cal­lo­si­tà mu­sco­la­ri, pre­sen­ti nei sog­get­ti con di­stur­bi reu­ma­ti­ci. Nel 1869 il neu­ro­lo­go ame­ri­ca­no Geor­ge Wil­liam Beard ha in­tro­dot­to i ter­mi­ni di mia­ste­nia (de­bo­lez­za mu­sco­la­re) e ne­vra­ste­nia (esau­ri­bi­li­tà ed ec­ci­ta­bi­li­tà del Si­ste­ma Ner­vo­so Cen­tra­le (SNC)). Sig­mund Freud (1856–1939) neu­ro­lo­go au­stria­co, iden­ti­fi­cò di­ver­si sin­to­mi pre­mi­nen­ti del­la ne­vra­ste­nia, com­pren­den­ti ce­fa­lea gra­va­ti­va, ten­si­va, a ca­sco, pre­va­len­te­men­te nu­ca­le, sen­so di de­bo­lez­za mu­sco­la­re, aste­no­pia (stan­chez­za dell'oc­chio), car­dio­pal­mo (pal­pi­ta­zio­ne car­dia­ca), stan­chez­za, di­spep­sia (dif­fi­col­tà di di­ge­stio­ne), stip­si e ir­ri­ta­zio­ne spi­na­le. Sig­mund Freud ha in­di­vi­dua­to una se­con­da for­ma di ne­vra­ste­nia che chia­mòne­vro­si di an­go­scia, ca­rat­te­riz­za­ta da ec­ces­si­va an­sie­tà, de­bo­lez­za di me­mo­ria e di con­cen­tra­zio­ne, in­quie­tu­di­ne, ver­ti­gi­ne lo­co­mo­to­ria,ago­ra­fo­bia (pau­ra del­la piaz­za), in­son­nia e au­men­ta­ta sen­si­bi­li­tà al do­lo­re.Nel 1904Sir Wil­liam Ri­chard Go­wers,neu­ro­lo­go bri­tan­ni­co, co­niò il ter­mi­nefi­bro­si­te per in­di­ca­rei fe­no­me­ni di lom­bal­gia cau­sa­ti da un’in­fiam­ma­zio­ne del tes­su­to fi­bro­so del­le mas­se mu­sco­la­ri. Wil­liam Ri­chard Go­wers at­tri­bui­va al­la fi­bro­si­te sin­to­mi si­mi­li al­la Fi­bro­mial­gia, qua­le il do­lo­re spon­ta­neo, la sen­si­bi­li­tà al­la pres­sio­ne, l’af­fa­ti­ca­men­to, il di­stur­bo del son­no, la sen­si­bi­li­tà al fred­do e il peg­gio­ra­men­to dei sin­to­mi a cau­sa del so­vrac­ca­ri­co mu­sco­la­re. Nel­lo stes­so an­no, il con­na­zio­na­le Ral­ph Stock­man ha po­sto in evi­den­za, nei ma­la­ti di reu­ma­ti­smo cro­ni­co, no­du­li di gran­de con­si­sten­za de­no­mi­na­ti no­du­li fi­bro­si­ti­ci, estre­ma­men­te sen­si­bi­li al­la pres­sio­ne che, se sot­to­po­sti al­la biop­sia, evi­den­zia­va­no aree di iper­pla­sia in­fiam­ma­to­ria. Tut­ta­via, il ter­mi­ne di fi­bro­si­te non è sta­to ri­co­no­sciu­to da­gli scien­zia­ti, poi­ché i da­ti biop­ti­ci ese­gui­ti sui sog­get­ti af­fet­ti da reu­ma­ti­smo mu­sco­la­re non han­no di­mo­stra­to una pa­to­lo­gia in­fiam­ma­to­ria.

    Nel 1915 Llewel­lyn J. e Ar­thur Bas­set Jo­nes han­no pub­bli­ca­to una mo­no­gra­fia at­tra­ver­so la qua­le han­no con­fer­ma­to la pre­sen­za di reu­ma­ti­smo mu­sco­la­re e del­la fi­bro­si­te, de­scrit­ti da­gli au­to­ri Go­wers e Stock­man. Il me­di­co te­de­sco Hein­ri­ch Ire­naeus Quinc­ke nel 1917 ha fat­to ri­fe­ri­men­to ai co­sid­det­ti cal­li mu­sco­la­ri, at­tri­bui­ti ad una sor­ta di ede­ma lo­ca­liz­za­to. Hein­ri­ch Scha­de nel 1921 ha in­tro­dot­to il ter­mi­ne di mio­ge­lo­si, af­fer­man­do che gli in­du­ri­men­ti mu­sco­la­ri so­no do­vu­ti ad un au­men­to del­la vi­sco­si­tà del­la col­loi­de mu­sco­la­re. Nel 1930 so­no sta­ti in­tro­dot­ti i ter­mi­ni del do­lo­re mio­fa­scia­le, ri­fe­ri­toal­la­li­mi­ta­ta ca­pa­ci­tà di mo­vi­men­to mu­sco­la­re pro­vo­ca­to da una­ten­sio­ne del­la fa­scia (stra­to di tes­su­to con­net­ti­vo che cir­con­da os­sa, mu­sco­li, ner­vi e va­si san­gui­gni) nell’adat­tar­si al­la con­trat­tu­ra di un mu­sco­lo o ad una­le­sio­ne ar­ti­co­la­re e quel­lo di Trig­ger Poin­ts-TPs (si­ti di iper ir­ri­ta­bi­li­tà), que­sti ul­ti­mi col­lo­ca­ti in seg­men­ti mu­sco­la­ri e ca­rat­te­riz­za­ti da grup­pi di fi­bre che mo­stra­no uno­sta­to con­ti­nua­ti­vo di ten­sio­ne e di con­trat­tu­ra. In ef­fet­ti, una del­le ca­rat­te­ri­sti­che pe­cu­lia­ri del­la Sin­dro­me Fi­bro­mial­gi­ca è la pre­sen­za di pun­ti trig­ger, a li­vel­lo dei qua­li la pres­sio­ne, o co­mun­que uno sti­mo­lo, evo­ca un do­lo­re ri­fe­ri­to a di­stan­za. Il con­cet­to di do­lo­re ri­fe­ri­to con­se­guen­te­men­te al­la pal­pa­zio­ne di al­cu­ni pun­ti Trig­ger Poin­ts (TPs), stret­ta­men­te col­le­ga­ti al de­cor­so dei ner­vi pe­ri­fe­ri­ci, era già sta­to de­scrit­to qua­si cent’an­ni pri­ma, nel 1841, dal me­di­co fran­ce­se Val­leix Fra­nçois-Louis-Isi­do­re che ha in­ter­pre­ta­to il reu­ma­ti­smo mu­sco­la­re co­me una for­ma di ne­vral­gia. Nel 1936 è sta­to in­tro­dot­to il ter­mi­ne di Trig­ger Zo­ne da Edei­ken e Wol­fer­th(5) , per de­scri­ve­re il do­lo­re ri­fe­ri­to al­la spal­la e al brac­cio si­ni­stro, con­se­guen­te al­la pres­sio­ne eser­ci­ta­ta sul­la par­te su­pe­rio­re del­la sca­po­la omo­la­te­ra­le, in sog­get­ti con pre­gres­so in­far­to del mio­car­dio. Il si­gni­fi­ca­to dei pun­ti trig­ger è sta­to ri­pre­sa nel 1940 da Ja­net G. Tra­vell( ⁶), me­di­co del Pre­si­den­te Ken­ne­dy, che ri­ma­se sor­pre­sa del do­lo­re che si in­ten­si­fi­ca­va men­tre cer­ca­va di mas­sag­gia­re i mu­sco­li so­pra la pro­pria sca­po­la, per al­le­via­re il do­lo­re di un brac­cio de­stro trop­po af­fa­ti­ca­to.

    Fi­gu­ra N.1 Pun­ti trig­ger in una fa­scia di mu­sco­li te­sa è com­po­sto da più no­di di con­tra­zio­ne.

    Fon­te: Da­vid G. Si­mons. Car­dio­lo­gy and Myo­fa­scial Trig­ger Poin­ts. Ja­net G. Tra­vell's Con­tri­bu­tion. Tex Heart In­st J. 2003; 30(1): 3–7.

    In se­gui­to ad una ri­cer­ca ese­gui­ta sui sog­get­ti af­fet­ti dal do­lo­re mu­sco­la­re, Ja­net Tra­vell ha uti­liz­za­to nei Trig­ger Poin­ts inie­zio­ni di pro­cai­na all'1%, ane­ste­ti­co in gra­do di in­dur­re la scom­par­sa del do­lo­re.

    La sco­per­ta non la sor­pre­se, in quan­to un ar­ti­co­lo scrit­to da JH Kell­gren, in­di­ca­va che i Trig­ger Poin­ts (TPs) era­no po­co reat­ti­vi a va­ri trat­ta­men­ti e po­te­va­no es­se­re eli­mi­na­ti con l'inie­zio­ne di pro­cai­na. Il ter­mi­ne di Fi­bro­mial­gia è sta­to de­scrit­to per la pri­ma vol­ta dal Dr. Gra­ham nel 1950, co­me la sin­dro­me del do­lo­re cro­ni­co in as­sen­za di una spe­ci­fi­ca ma­lat­tia or­ga­ni­ca(7,8).

    Nel 1968 il ri­cer­ca­to­re Eu­ge­ne F. Traut ha de­scrit­to i sin­to­mi del­la fi­bro­si­te che ave­va­no at­ti­nen­za con l’at­tua­le Fi­bro­mial­gia:

    - do­lo­re e ri­gi­di­tà ge­ne­ra­liz­za­ta

    - af­fa­ti­ca­men­to

    - emi­cra­nia

    - co­li­te

    - in­son­nia

    - trig­ger poin­ts (TPs)

    - tun­nel car­pa­le

    - do­lo­re nel­lo sche­le­tro as­sia­le (os­sa del­la te­sta, del­la go­la, del to­ra­ce e del­la co­lon­na ver­te­bra­le) e in tut­ti e quat­tro i qua­dran­ti del cor­po.

    Nel 1976, i ri­cer­ca­to­ri Hu­gh A. Smy­the e Har­vey Mol­dof­sky han­no in­tro­dot­to il ter­mi­ne di sin­dro­me fi­bro­si­ti­ca(9), de­scrit­ta co­me una sin­dro­me con la pre­sen­za di va­ri sin­to­mi tra i qua­li il do­lo­re dif­fu­so, i Trig­ger Poin­ts (TPs), le al­te­ra­zio­ni del son­no, la stan­chez­za, l’an­sia e la de­pres­sio­ne.

    Nel 1981 Mu­ham­mad B. Yu­nus e col­le­ghi, han­no in­tro­dot­to il ter­mi­ne di sin­dro­me fi­bro­mial­gi­ca(10). Que­st’ul­ti­ma è sta­ta de­scrit­ta con i va­ri sin­to­mi che com­pren­do­no il do­lo­re mu­sco­lo sche­le­tri­co, stan­chez­za, an­sia, in­son­nia, emi­cra­nia, de­pres­sio­ne, ce­fa­lea di ti­po ten­si­vo e sin­dro­me dell'in­te­sti­no ir­ri­ta­bi­le(11). So­no sta­ti stu­dia­ti i va­ri fat­to­ri che fa­vo­ri­sco­no la com­par­sa del do­lo­re co­me il cli­ma, lo stress, la die­ta e l’at­ti­vi­tà fi­si­ca. Inol­tre, è sta­ta pre­sa in con­si­de­ra­zio­ne la di­stin­zio­ne del­la sin­dro­me fio­bro­mial­gi­ca in pri­ma­ria, se­con­da­ria o con­co­mi­tan­te ad al­tre ma­lat­tie, gio­va­ni­le e dell’an­zia­no.

    Nel 1981, Mu­ham­mad B. Yu­nus e Al­phon­se T. Ma­si han­no pro­po­sto il ter­mi­ne di Fi­bro­mial­gia, già an­ti­ci­pa­to da Phi­lip Ka­hler Hen­ch nel 1976, espres­sio­ne che at­tual­men­te è ac­cet­ta­ta dal­la co­mu­ni­tà scien­ti­fi­ca in­ter­na­zio­na­le. Mar­cel-Fran­cis Kahn, reu­ma­to­lo­go fran­ce­se, ha po­sto in evi­den­za il rap­por­to fra la Fi­bro­mial­gia e le Po­lien­te­so­pa­tie (reu­ma­ti­smi ex­trar­ti­co­la­ri ge­ne­ra­liz­za­ti) e ha pro­po­sto l’acro­ni­mo SPID (syn­dro­me po­lyal­gi­que idio­pa­thi­que dif­fus). In se­gui­to, al­la de­fi­ni­zio­ne stret­ta­men­te se­man­ti­ca del­la Fi­bro­mial­gia, i ri­cer­ca­to­ri si so­no po­sti una se­rie di in­ter­ro­ga­ti­vi sul­le cau­se del­la ma­lat­tia. In par­ti­co­la­re, è sta­ta stu­dia­ta la sfe­ra psi­chi­ca, ini­zian­do dall’os­ser­va­zio­ne cli­ni­ca per i qua­li i sog­get­ti con la Fi­bro­mial­gia so­no spes­so ir­ri­ta­bi­li, an­sio­si e ipo­con­dria­ci (ec­ces­si­va pre­oc­cu­pa­zio­ne per il pro­prio sta­to di sa­lu­te).

    Fra le va­rie ipo­te­si psi­co­lo­gi­che è sta­to ipo­tiz­za­to che la ma­lat­tia rap­pre­sen­ti la so­ma­tiz­za­zio­ne di un di­stur­bo al­gi­co (pre­sen­za di­do­lo­re) o di una sin­dro­me de­pres­si­va ma­sche­ra­ta, espres­sio­ne di un di­sa­gio psi­coaf­fet­ti­vo o di uno stress psi­co­so­cia­le. Mu­ham­mad B.Yu­nus, con­si­de­ra­ta la so­vrap­po­si­zio­ne di al­cu­ni sin­to­mi del­la Fi­bro­mial­gia con al­tri qua­dri cli­ni­ci, co­me la sin­dro­me del co­lon ir­ri­ta­bi­le, la sin­dro­me da fa­ti­ca cro­ni­ca, la ce­fa­lea, la di­sme­nor­rea, la sin­dro­me del­le gam­be sen­za ri­po­so, ha in­clu­so tut­te le con­di­zio­ni mor­bo­se nell’am­bi­to del­le cen­tral sen­si­ti­vi­ty syn­dro­mes, cor­re­lan­do­le con il mec­ca­ni­smo fi­sio­pa­to­lo­gi­co, at­tual­men­te ri­co­no­sciu­to co­me sen­si­bi­liz­za­zio­ne cen­tra­le. Il con­cet­to di Fi­bro­mial­gia co­me sin­dro­me da do­lo­re cen­tra­le(12,13) è ri­co­no­sciu­to dai ri­cer­ca­to­ri a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le so­lo da po­chi an­ni.

    La Fi­bro­mial­gia è una sin­dro­me da sen­si­bi­liz­za­zio­ne cen­tra­le(14,15,16,17), ca­rat­te­riz­za­ta da di­sfun­zio­ni dei neu­ro­cir­cui­ti che coin­vol­go­no la per­ce­zio­ne, l’am­pli­fi­ca­zio­ne, la tra­smis­sio­ne e la pro­ces­sa­zio­ne de­gli sti­mo­li no­ci­cet­ti­vi af­fe­ren­ti e di­scen­den­ti con la pre­va­len­te ma­ni­fe­sta­zio­ne di do­lo­re a li­vel­lo dell’ap­pa­ra­to mu­sco­lo sche­le­tri­co. La sen­si­bi­liz­za­zio­ne cen­tra­le è as­so­cia­ta all’al­lo­di­nia (im­pul­so do­lo­ro­so per­ce­pi­to in se­gui­to a uno sti­mo­lo in­no­cuo), all’ipe­ral­ge­sia (ec­ces­si­va sen­si­bi­li­tà a uno sti­mo­lo nor­mal­men­te do­lo­ro­so), all’espan­sio­ne del cam­po re­cet­ti­vo (do­lo­re che si esten­de ol­tre l'area di ali­men­ta­zio­ne del ner­vo pe­ri­fe­ri­co) e al do­lo­re pro­lun­ga­to do­po che uno sti­mo­lo do­lo­ro­so è sta­to ri­mos­so (bru­cio­re, for­mi­co­lio o in­tor­pi­di­men­to)(18).

    Nel­la Fi­bro­mial­gia, in as­so­cia­zio­ne al do­lo­re cro­ni­co so­no pre­sen­ti di­ver­si sin­to­mi, co­me di­stur­bi dell'umo­re, in­son­nia, af­fa­ti­ca­men­to, co­lon ir­ri­ta­bi­le, emi­cra­nia, di­sfun­zio­ni co­gni­ti­ve, re­flus­so ga­stroe­so­fa­geo, di­sfun­zio­ni dell'ar­ti­co­la­zio­ne tem­po­ro-man­di­bo­la­re, ver­ti­gi­ni, si­nu­si­te, tos­se cro­ni­ca, do­lo­re al coc­ci­ge, ta­chi­car­dia e de­bo­lez­za(19).

    La Fi­bro­mial­gia è ca­rat­te­riz­za­ta da una va­rie­tà di sin­to­mi che cro­ni­ciz­zan­do­si cau­sa­no al­te­ra­zio­ni del­la qua­li­tà del­la vi­ta e gra­ve di­sa­bi­li­tà fi­si­che. I sog­get­ti af­fet­ti dal­la Fi­bro­mial­gia pre­sen­ta­no al­te­ra­zio­ni del­la so­glia del do­lo­re a li­vel­lo dell’ap­pa­ra­to mu­sco­lo sche­le­tri­co.

    Nel­la Fi­bro­mial­gia so­no coin­vol­ti i mec­ca­ni­smi cen­tra­li e pe­ri­fe­ri­ci del si­ste­ma ner­vo­so che pren­do­no par­te al pro­ces­so di sen­si­bi­liz­za­zio­ne e re­go­la­zio­ne del­la so­glia del do­lo­re. Il do­lo­re de­ri­va da squi­li­bri neu­ro­chi­mi­ci nel Si­ste­ma Ner­vo­so Cen­tra­le (SNC) che cau­sa­no l’am­pli­fi­ca­zio­ne cen­tra­le del­la per­ce­zio­ne del do­lo­re, ca­rat­te­riz­za­ta da al­lo­di­nia e ipe­ral­ge­sia. La ca­rat­te­ri­sti­ca do­mi­nan­te del­la Fi­bro­mial­gia è il do­lo­re mu­sco­lo sche­le­tri­co, dif­fu­so nel­le re­gio­ni co­me il col­lo, le spal­le, i fian­chi, le co­sce, le ma­ni e i pie­di. Di­chia­ra­zio­ni co­me I hurt all over (mi fa ma­le dap­per­tut­to) co­sti­tui­sco­no un cam­pa­nel­lo d’al­lar­me da pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne per un’even­tua­le pre­sen­za del­la Fi­bro­mial­gia. Inol­tre, le per­so­ne pos­so­no la­men­tar­si di ar­ti­co­la­zio­ni gon­fie e del­le pa­re­ste­sie (for­mi­co­lio nel­le ma­ni e i pie­di)(20). At­tual­men­te, la clas­si­fi­ca­zio­ne e la dia­gno­si del­la Fi­bro­mial­gia si ba­sa sui cri­te­ri dell'Ame­ri­can Col­le­ge of Rheu­ma­to­lo­gy (ACR) del 1990(21) che ri­co­no­sce la pa­to­lo­gia, al­lor­ché il do­lo­re è pre­sen­te da al­me­no 3 me­si e la sen­si­bi­li­tà al­la pres­sio­ne è pre­sen­te in più di 11 o 18 pun­ti, chia­ma­ti i ten­der poin­ts (TPs)(22) in ba­se al­la pal­pa­zio­ne di­gi­ta­le in va­rie par­ti del cor­po: oc­ci­pi­ta­le, ra­chi­de cer­vi­ca­le, tra­pe­zio, so­pra­spi­na­to, se­con­da co­sto­la, epi­con­di­lo la­te­ra­le, glu­tei, gi­noc­chia e il gran tro­can­te­re(23). Il pun­to do­len­te è per­ce­pi­to so­lo sull'area ove vie­ne ap­pli­ca­ta la pres­sio­ne suf­fi­cien­te da pro­vo­ca­re l'im­bian­ca­men­to del let­to un­guea­le dell'esa­mi­na­to­re, di cir­ca 4 kg, e non vi è al­cun do­lo­re ri­fe­ri­to. Uno stru­men­to no­to co­me do­lo­ri­me­tro(24) può es­se­re uti­liz­za­to du­ran­te l'esa­me per ap­pli­ca­re esat­ta­men­te 4 kg di pres­sio­ne nei pun­ti dei ten­der poin­ts (TPs). L’uti­liz­zo di ta­li cri­te­ri è im­por­tan­te per la com­pren­sio­ne del­la Fi­bro­mial­gia e per con­sen­ti­re di stan­dar­diz­za­re la dia­gno­si e il con­fron­to fra i la­vo­ri scien­ti­fi­ci, in par­ti­co­la­re quel­li di ti­po epi­de­mio­lo­gi­co.

    I cri­te­ri dia­gno­sti­ci dell'Ame­ri­can Col­le­ge of Rheu­ma­to­lo­gy (ACR) del 1990 so­no sta­ti svi­lup­pa­ti a sco­po di ri­cer­ca e gra­dual­men­te uti­liz­za­ti per la dia­gno­si cli­ni­ca del­la Fi­bro­mial­gia da par­te dei reu­ma­to­lo­gi. L'uti­liz­zo dei sud­det­ti cri­te­ri per la dia­gno­si ha tut­ta­via dei li­mi­ti. La de­fi­ni­zio­ne di Fi­bro­mial­gia, si è evo­lu­ta ne­gli ul­ti­mi 20 an­ni per in­clu­de­re sin­to­mi che non so­no pre­sen­ti nei cri­te­ri dell'Ame­ri­can Col­le­ge of Rheu­ma­to­lo­gy (ACR) del 1990. Inol­tre, i ten­der poin­ts (TPs) so­no al­ta­men­te cor­re­la­ti con il di­sa­gio psi­co­lo­gi­co e so­no as­sen­ti in al­me­no il 25% dei sog­get­ti con la Fi­bro­mial­gia. So­prat­tut­to a li­vel­lo scien­ti­fi­co non vi era ac­cor­do sul nu­me­ro mi­ni­mo e sul­la pre­ci­sa lo­ca­liz­za­zio­ne ana­to­mi­ca dei ten­der poin­ts (TPs); nei sin­go­li sog­get­ti ol­tre ai 18 ten­der poin­ts (TPs) de­scrit­ti esi­sto­no di­ver­se aree do­lo­ra­bi­li, in ge­ne­ra­le ogni in­ser­zio­ne ten­di­nea e ogni mu­sco­lo pos­so­no es­se­re po­ten­zial­men­te do­len­ti. Non vi era ac­cor­do, inol­tre, sul fat­to che la va­lu­ta­zio­ne dei ten­der poin­ts (TPs) do­ves­se es­se­re ese­gui­ta ma­nual­men­te o con l’au­si­lio di un al­go­me­tro a pres­sio­ne; il pri­mo me­to­do è di più fa­ci­le ese­cu­zio­ne, il se­con­do è più ri­pro­du­ci­bi­le e me­no in­fluen­za­to dall’espe­rien­za del me­di­co ese­cu­to­re. Inol­tre, i cri­te­ri dell'Ame­ri­can Col­le­ge of Rheu­ma­to­lo­gy (ACR) del 1990 non te­ne­va­no in con­si­de­ra­zio­ne la pre­sen­za di sin­to­mi ex­tra-sche­le­tri­ci, mol­to fre­quen­ti nel­la Fi­bro­mial­gia co­me al­te­ra­zio­ni del son­no, de­pres­sio­ne e an­sia(25,26), sin­dro­me dell’in­te­sti­no ir­ri­ta­bi­le, ci­sti­te, af­fa­ti­ca­men­to(27,28), di­sor­di­ni tem­po­ro-man­di­bo­la­ri, pa­re­ste­sie(29), di­sfun­zio­ni en­do­cri­ne(30) e di­stur­bi all’ap­pa­ra­to uri­na­rio e dell’ap­pa­ra­to di­ge­sti­vo(31). In ba­se ai cri­te­ri dell'Ame­ri­can Col­le­ge of Rheu­ma­to­lo­gy (ACR) del 1990, stu­di epi­de­mio­lo­gi­ci ef­fet­tua­ti han­no ac­cer­ta­to una pre­va­len­za del­la Fi­bro­mial­gia del 2-4%, con una mag­gio­re pre­di­spo­si­zio­ne nel ses­so fem­mi­ni­le(32). Nel 2010 so­no sta­ti pro­po­sti dall’Ame­ri­can Col­le­ge of Rheu­ma­to­lo­gy (ACR) i nuo­vi cri­te­ri dia­gno­sti­ci per la Fi­bro­mial­gia(33,34) che per­met­to­no di iden­ti­fi­ca­re la ma­lat­tia, in ba­se al­la va­lu­ta­zio­ne dell’in­di­ce del do­lo­re mu­sco­lo sche­le­tri­co e del­la sca­la di gra­vi­tà del do­lo­re, te­nen­do con­to dei sin­to­mi di af­fa­ti­ca­men­to, di­stur­bi del son­no, ce­fa­lea, de­pres­sio­ne, an­sia, do­lo­re ad­do­mi­na­le e dei di­stur­bi co­gni­ti­vi(35). In par­ti­co­la­re, i sog­get­ti af­fet­ti dal­la Fi­bro­mial­gia so­no estre­ma­men­te sen­si­bi­li al­le bas­se tem­pe­ra­tu­re e al cal­do, al ru­mo­re, agli odo­ri e al­la lu­ce, fat­to­ri che cau­sa­no un so­vrac­ca­ri­co sen­so­ria­le. I mec­ca­ni­smi fi­sio­pa­to­lo­gi­ci del­la Fi­bro­mial­gia si so­no con­cre­tiz­za­ti ne­gli an­ni at­tra­ver­so di­ver­si la­vo­ri scien­ti­fi­ci a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le(36) che ri­co­no­sco­no la ma­lat­tia co­me una sin­dro­me del Si­ste­ma Ner­vo­so Cen­tra­le (SNC), ca­rat­te­riz­za­ta da un’al­te­ra­ta pro­ces­sa­zio­ne del do­lo­re a li­vel­lo cen­tra­le, con il coin­vol­gi­men­to di fat­to­ri pe­ri­fe­ri­ci che in­fluen­za­no i mec­ca­ni­smi cen­tra­li. Ad esem­pio, un'am­pia ri­cer­ca sug­ge­ri­sce che il sin­to­mo più im­por­tan­te del­la Fi­bro­mial­gia è il do­lo­re cro­ni­co dif­fu­so che ha ori­gi­ne neu­ro­ge­ni­ca(37) (si­ste­ma ner­vo­so). Il do­lo­re può de­ri­va­re da squi­li­bri neu­ro­chi­mi­ci nel Si­ste­ma Ner­vo­so Cen­tra­le (SNC) che pos­so­no in­dur­re ad una sen­si­bi­liz­za­zio­ne cen­tra­le con l’am­pli­fi­ca­zio­ne del­la per­ce­zio­ne del do­lo­re, ca­rat­te­riz­za­ta da al­lo­di­nia e ipe­ral­ge­sia. Il do­lo­re cro­ni­co è il sin­to­mo ca­rat­te­ri­sti­co del­la Fi­bro­mial­gia che può es­se­re de­scrit­to co­me dif­fu­so ed este­nuan­te e con la pre­sen­za di for­mi­co­lio. Esi­sto­no pro­ve scien­ti­fi­che che l'at­ti­va­zio­ne del­la mi­cro­glia (cel­lu­le del­la di­fe­sa im­mu­ni­ta­ria nel si­ste­ma ner­vo­so cen­tra­le) nel Si­ste­ma Ner­vo­so Cen­tra­le (SNC) è in gra­do di ri­la­scia­re va­rie ci­to­chi­ne pro-no­ci­cep­ti­ve (l'in­ter­leu­chi­na-1 (IL-1) l'in­ter­leu­chi­na-6 (IL-6)) che ri­ve­sto­no un ruo­lo si­gni­fi­ca­ti­vo nel­la sen­si­bi­liz­za­zio­ne cen­tra­le(38). Inol­tre, il do­lo­re cro­ni­co nel­la Fi­bro­mial­gia può es­se­re in­fluen­za­to da fat­to­ri psi­co­lo­gi­ci, or­mo­na­li(39), trau­ma­ti­ci e ge­ne­ti­ci. Nel­la Fi­bro­mial­gia, l'at­ti­vi­tà del­le vie di­scen­den­ti e an­ti-no­ci­cet­ti­ve ri­sul­ta­no di­mi­nui­te a cau­sa dei bas­si li­vel­li di am­mi­noa­ci­di es­sen­zia­li, co­me il trip­to­fa­no(40)(pre­cur­so­re del­la se­ro­to­ni­na), le be­ta en­dor­fi­ne(41) (so­stan­ze do­ta­te di at­ti­vi­tà anal­ge­si­ca), la no­re­pi­ne­fri­na e la do­pa­mi­na. Nel li­qui­do ce­re­bro­spi­na­le e nel cer­vel­lo dei sog­get­ti con la Fi­bro­mial­gia è pre­sen­te l’au­men­to del­le con­cen­tra­zio­ni di neu­ro­tra­smet­ti­to­ri ec­ci­ta­to­ri, co­me la so­stan­za P, il glu­tam­ma­to e del fat­to­re di cre­sci­ta ner­vo­so (ner­ve gro­w­th fac­torNGF) (Fig. N.1). Que­st’ul­ti­mo è una pic­co­la­pro­tei­na­se­gna­le, coin­vol­ta nel­lo svi­lup­po del si­ste­ma ner­vo­so.

    Fig. N.2 Vie neu­ro­na­li e neu­ro­tra­smet­ti­to­ri che in­fluen­za­no la sen­si­bi­li­tà del do­lo­re.

    Fon­te: Da­niel J. Clauw, MD, Le­sley M. Ar­nold, MD, and Bill H. Mc­Car­berg, MD. The Scien­ce of Fi­bro­myal­gia. Mayo Clin Proc. 2011 Sep; 86(9): 907–911.

    Il fat­to­re di cre­sci­ta ner­vo­so (NGF) è sta­to sco­per­to nel 1950 daRi­ta Le­vi Mon­tal­ci­niche, uni­ta­men­te al­lo sta­tu­ni­ten­se Stan­ley Co­hen, ha ri­ce­vu­to il­Pre­mio No­bel per la me­di­ci­na ne­l1986. Il glu­tam­ma­to che agi­sce sui re­cet­to­ri N-me­til-d-aspar­ta­to (NM­DA) cau­sa un au­men­to del do­lo­re wind up, un fe­no­me­no di pro­gres­si­va am­pli­fi­ca­zio­ne del do­lo­re cen­tra­le, con con­se­guen­te au­men­to dell’ipe­ral­ge­sia e dell’al­lo­di­nia. Inol­tre, in let­te­ra­tu­ra è ri­por­ta­to la di­sre­go­la­zio­ne dell'as­se ipo­ta­la­mo-ipo­fi­si-sur­re­ne e del Si­ste­ma Ner­vo­so Au­to­no­mo (SNA)(42).

    Il do­lo­re cro­ni­co dif­fu­so, sin­to­mo prin­ci­pa­le del­la Fi­bro­mial­gia (FM), è co­mu­ne nel­la po­po­la­zio­ne ge­ne­ra­le(43), con per­cen­tua­li di pre­va­len­za in di­ver­si pae­si tra il 7,3% e il 12,9%. L'as­so­cia­zio­ne del­la Fi­bro­mial­gia con al­tri di­stur­bi reu­ma­ti­ci, in­fe­zio­ni vi­ra­li la­ten­ti e ma­lat­tie au­toim­mu­ni è do­cu­men­ta­ta in di­ver­si stu­di di ri­cer­ca. Inol­tre, re­cen­ti stu­di sug­ge­ri­sco­no che i fat­to­ri ge­ne­ti­ci e am­bien­ta­li svol­go­no un ruo­lo im­por­tan­te nell’in­sor­gen­za del­la Fi­bro­mial­gia. Per quel­lo che ri­guar­da i fat­to­ri ge­ne­ti­ci, al­cu­ne evi­den­ze scien­ti­fi­che as­se­gna­no un ruo­lo im­por­tan­te ai po­li­mor­fi­smi (va­ria­bi­li­tà ge­ne­ti­ca) dei ge­ni dei si­ste­mi se­ro­to­ni­ner­gi­ci, do­pa­mi­ner­gi­ci e ca­te­co­la­mi­ner­gi­ci(44) che con­fer­ma­no la pre­di­spo­si­zio­ne ge­ne­ti­ca. In par­ti­co­la­re, si pre­su­me che l'espo­si­zio­ne di un in­di­vi­duo ge­ne­ti­ca­men­te pre­di­spo­sto a una se­rie di fat­to­ri di stress am­bien­ta­li, con­du­ce al­lo svi­lup­po di Fi­bro­mial­gia.

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