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Un quadro a piacere di Francis Bacon
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Ebook95 pages1 hour

Un quadro a piacere di Francis Bacon

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L'orrore che noi abbiamo dentro ci è stato dato in eredità.
Tutti viviamo accanto alle nostre impossibilità. All'infelicità di non essere compresi. Di non essere amati.
Ma c'è anche chi fa della propria lingua un incapacità del dire.
L'irrealizzabilità di comunicare con l'altro.
C'è chi è affollato dalle inquietudini e dalla sensazione della cospirazione del genere umano. Che tutto questo non esistere ricada costantemente dentro di noi e si rifletta nelle nostre ossa e nell'intero corpo oramai ridotto a pasto.
Questo è un autentico oscuro itinerario nella carne.
Un allarmante e orribile corsa verso la morte ma anche la fiducia di raggiungere i cuori ridotti ad altro.
Quand'è che l'uomo affronta i raccapriccianti incubi che attraversano l'intero spettro delle sue agitazioni?
Quando l'uomo si fa orrore egli stesso per attraversare l'abisso?
Ci limitiamo a vivere esperienze ma le possediamo?
Un ragazzino di 16 quasi 17 anni affronta l'inimmaginabile.
Con il suo migliore amico Zeder. Con la musica e i libri di fantascienza e sopratutto con il suo catalogo “delle idee che devono muoversi” Dovrà fronteggiare le atrocità raccapriccianti di un mondo che non ha più significato.
Il suo amore per Cassandra diventerà l'unico scopo per ristabilire un nuovo ordine. La ricerca di un linguaggio che è sempre mancato diverrà l'approdo per conquistare l'immortalità.
La mostruosità e la bellezza si fonderanno. L'orribile e il grottesco lo condurranno nel più grande viaggio mai fronteggiato.
Il viaggio contro l'incubo dell'essere.
 
LanguageItaliano
Publishereditrice GDS
Release dateApr 15, 2021
ISBN9791220292610
Un quadro a piacere di Francis Bacon

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    Un quadro a piacere di Francis Bacon - Francesco Errico

    GDS

    F. Errico Un quadro a piacere di Francis Bacon ©Editrice GDS

    Editrice GDS

    Via Pozzo, 34

    20069 Vaprio d’Adda (MI)

    e-mail: edizionigds@hotmail.it

    Illustrazione in copertina Il canone inaudito di ©Francois Corrié

    Progetto di copertina di ©Iolanda Massa

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Il presente romanzo è frutto della fantasia dell’Autore. Ogni riferimento a fatti, cose, persone e/o luoghi realmente esistenti e/o esistiti è puramente casuale.

    *Si consiglia vivamente per una maggiore aderenza al testo. Di leggere con accanto un supporto audiovisivo che permetta il collegamento del canale musicale youtube. Affinché. Ogni qualvolta compaia nel testo il nome di un cantante o gruppo con relativa canzone. Venga digitato e ascoltato durante il proseguimento della lettura*

    Per ora il motivo di tutto questo non posso rivelarlo.

    Il mio nome è tossico e serve a poco.

    Da dove vengo. Cosa faccio e perché lo faccio lo capirete.

    Ma un buco lo dobbiamo aprire. E allora eccoci qua.

    Io sono il più grande serial killer mai esistito e questa è la mia storia.

    Ho sempre fatto brutti sogni fin da piccolo.

    Le mattine che spuntavano come ortiche. Spurgavano sulla mia faccia sempre gli stessi occhi incoronati viola e nero con un mix-pallore generalizzato sul volto. Dove magnetici fruscii a forma di piccoli minuscoli pallini. Scorrevano. Come quelli che compaiono sullo schermo del televisore quando si interrompono le trasmissioni.

    Ogni mattina mi svegliavo come se fosse l'ultimo giorno sulla terra e dovessi combattere con un orda di zombi. Che Aspettandomi fuori e sbavando a colori tipo Moulin Rouge di Baz Luhrmann. Graffiava la porta. Sembravo quasi sentirlo lo scorticare delle dita adunche *termine che imparai leggendo non so quale racconto di E. A. Poe e che mi si accende come in un fumetto sulla testa quando penso ad una cosa sporca e paurosa* Quindi parlavo delle dita adunche dei morti sul legno della porta che immaginavo di sentire. Guardavo quell'odiosa tazza di latte cercando soluzioni. Piani e strategie per uscire di casa. Eludendo l'attenzione priva di vita dei cadaveri deambulanti e il fetore che emanava oramai ogni cosa come nel giorno degli zombi Elvis. Degli zombi Hendrix. Degli zombi Umberto Eco. Degli zombi Johnny Cash e la ruota della fortuna.

    Quando uscivo però. Tutto si trovava al posto giusto. Messo nel modo in cui l'avevo lasciato la sera prima come in un fottuto freezer organizzato ai mie danni e mi dispiaceva che non fosse realmente l'ultimo giorno sulla terra. Perché gli zombi li avrei voluti. Tanti e affamati. Lanciati in piena su quell'odiosa prima colazione che da anni non cambiava mai. Sulle dita di mio padre ingiallite dal fumo.

    Sulla copertina del vinile di Bryan Adams che mia madre metteva in circolo nell'aria mortificandola ogni giorno.

    Sulla moto del mio vicino che screpolava il vetro della mia stanza con il fumo dello schifo di mostro biruote. Ingroppato da quel culo vecchio.

    Sui film del cazzo. Sui libri del cazzo. E sulle facce del cazzo disposte da questo mondo per me.

    Beh. Immaginatevi un ragazzino di 16 anni quasi 17 tipo io. Che usciva la mattina fatta di telefonini  portati a spasso dai miei coetanei. Occhi a tastiera. Occhi a videogame. Occhi a instagram. Occhi a fantacalcio e occhi a youtube da slogarsi il cervello. Già programmato per una vita da grandi. Con occhi a videogame. Con occhi a instagram. Con occhi a fantacalcio e occhi e mano su youporn.

    Sforzatevi ancora. Immaginando sempre lo stesso ragazzino di 16 anni quasi 17 tipo io. Con indosso le due uniche cose tecnologiche che ama: Un orologio da polso lcd come quelli negli anni 80 e un MP3 incollato nelle orecchie dove infuria volume 10 Last For Life di super Iggy Pop.

    Ancora un altro sforzo. Collegatevi sulla stessa immagine. Il ragazzino di 16 anni quasi 17 tipo io. Sempre. Passo àlla Joe Ramones e ghigno di Ajax che dice - Ti infilo quel bastone nel culo e ti sventolo come una bandiera- Tratto dal film I Guerrieri Della Notte E poi tutto l'armamentario psicocazzuto dei personaggi della Mostra Delle Atrocità di J.G.Ballard pronto per il lancio su tutto e tutti i prodotti squallidi.

    Sono a scuola. Classe. Braccio della morte. Sezione: Sfigati robot.

    posto N° 23. Terza fila. Finestra a sinistra. E mica mi sto facendo i cazzi miei. Io ascolto. Ascolto il babbuino con l'orecchino che tutti chiamano Prof. Ascolto la sua voce atonale *termine che ho imparato quando ho letto il Manuale d'Armonia scritto da Schonberg ma non ci ho capito tanto. Poi ho ascoltato Schonberg e non ci ho capito nulla lo stesso. Ma ascoltarlo mi rilassa* Nulla a che vedere con il babbuino che da 43 minuti e 12 secondi e 180 giri di palle mi ripete la Teoria del fanciullino di Pascoli. A quel punto però mi si arrampica un pensiero. E mi sale la scena di Buffalo Bill nel Silenzio Degli Innocenti che si mette a ballare Goodbye Horses e faccio il tifo per lui.

    La mattinata sconfina in un quasi pomeriggio. E tutti si riversano come un Blob impazzito fuori dalla classe. Aspetto che il magma genitale spruzzi lontano da me. Ma come ogni supereroe di merda che si rispetti anche io ho la mia Kriptonite. Il mio punto di fusione. Il mio grado coglions imbambolato ed è tale e quale ai film antineurone dove c'è la più bella della scuola sognata da tutti. Ma fidanzata con l'idiota palestrato e bullo e accerchiata dalla gang decerebroclonata. Ebbene. Io sono quello che passa come l'uomo invisibile ma che registra ogni multiplo gestuale e duplica sguardi. Labbra e gambe per microfissarli nella mente e portarli nella mia stanza nelle notti d'inverno. Nei pomeriggi d'estate. Nelle albe d'autunno e nei tramonti primaverili. Insomma. Sempre con un poster 3D in continuo movimento nei pensieri della più bella mai esistita. In tutti gli anni scolastici trascorsi nelle scuole di tutto il mondo.

    Quando sento chiamare il suo nome mi tremano tutte le stelle addosso. Fino ai brividi. Tra costole e mal di pancia. E non riesco nemmeno a pronunciarlo nella mente poiché vacillo di terremoti in gola  in fondo alle ere passate e a quelle non giunte ancora. Preferisco tacere. Il mio occhio già cala diottrie perché mi rimane d'iride. Ore e ore dopo averla vista. E fatico a ritrovare la strada di casa.

    Tasca. Rovisto. Cuffiette. Pulsante e Perfect Day di Lou Reed mi salva la vita e questa giornata.

    C'è qualcosa che non va nel mio nucleo se ascolto musica di merda sto male.

    Leggo. Mi piace immaginarmi nelle storie come se ognuna di esse parlasse a me di me. Gli scrittori che seguo vedono nel futuro. Non perché parlano di smaterializzatori molecolari o ipertcnocazzate volanti ma perché spidocchiano così bene il presente da farmi vedere con chiarezza nell'intestino della gente e delle cose. Cioè prendi William Gibson

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