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La dea eterna
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La dea eterna

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Che immagine abbiamo del passato? Siamo capaci di immaginare  un’altra storia che racconta le nostre origini? Possiamo riconsiderare  la nostra visione del sacro, del divino, di Dio? Questo testo affronta tali tematiche privilegiando la storia dei culti delle Dee spesso dimenticati e sottovalutati.  Inanna, Cibele, Iside, e tanti altri nomi per la Dea Madre, una spiritualità al femminile da riscoprire, di grande valore anche oggi. 
Il testo poi chiude con una presentazione dei tanti siti marchigiani che un tempo erano sede di culti delle Dee pre-cristiane .
Non solo la Sibilla, ma templi di Iside, di Artemide, di Cibele, della dea Cupra, della dea Bona, etc. Le Dee sono intorno a noi, non se ne sono mai andate.
 
LanguageItaliano
Release dateApr 14, 2021
ISBN9788831381581
La dea eterna

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    La dea eterna - Michele La Rocca

    Note

    Presentazione

    La ricerca dell’Assoluto da parte degli umani ha dato origine a diverse tradizioni religiose nate in altrettante diverse culture, distinte fra loro per luoghi, tempi, origini e storie, tanto diverse eppure tanto comuni nella ricerca delle verità fondamentali quali l’esistenza nel suo principio, nel suo maturare e nel suo finire.

    Da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo: sono le note domande comuni a tutti gli umani che si interrogano sul perché viviamo.

    Certo può sembrare domanda obsoleta, tanto nota perché ripetitiva, eppure ancora e sempre presente, ancora e sempre riproposta a chi e da chi si interroga sul proprio destino, sul proprio essere qui e non altrove, sul proprio essere liberi o dipendenti e soprattutto perché esserlo da chi e per chi.

    Domande che la contingente precarietà, nella sua dimensione liminale, spesso non ha trovato risposte soddisfacenti, per cui le ha proiettate oltre il limite, oltre sé stessa, cercandole nei vari Olimpi dove trovarle in un totemismo fonte di complesse mitologie in dinamico divenire con il progredire del pensiero umano.

    Spesso antiche religioni hanno trovato sviluppi inattesi in nuove culture. Ad esempio il Prof. Schmidt, nel capitolo della sua opera " Ursprung der Gottesidee " dedicato alla religione degli Egizi, così antica e documentata, ha dimostrato in modo convincente che la Divinità universale e morale è già presente negli strati più antichi.

    La ricerca di un Essere Supremo attraversa, con le modalità più diverse, popoli di pastori, di marinai, di allevatori, di nomadi… che attribuiscono a Lui quanto le loro culture cercano, desiderano, credono.

    Michele La Rocca, nel suo scritto agile, particolarmente attento a quanto ci ha lasciato il mondo Egizio, percorre l’itinerario delle religioni che dal mondo Sumerico fino a quello delle culture d’Occidente, si sono poste e si pongono tutt’oggi l’interrogativo che attraversa la storia umana, ancora tentando diverse risposte di fronte all’Assoluto e Imponderabile.

    Dom. Salvatore Frigerio

    Le origini

    Origine dell’uomo. Origine del Sacro. Alcuni dei quesiti basilari che da quando l’uomo ha preso coscienza delle sue capacità intellettive non smette di porsi. L’umanità, nel corso dei millenni, si è sviluppata attraverso grandi organizzazioni sociali, da quella primitiva a quella schiavistica per passare al regime feudale ed infine parallelamente a quelle capitalistiche e socialiste.

    E’ stato supposto che prima della fine dell’era glaciale l’uomo conducesse una vita nomade senza spartizione di compiti e diviso solo in piccoli gruppi in continuo movimento alla costante ricerca di cibo.

    Per i primi milioni di anni di cui si hanno tracce di quello che è da considerarsi uomo non ve ne sono altrettante ricollegabili a qualunque tipo di religione ma, in un momento storico ancora da definire, le funzioni intellettive sono velocemente evolute e con l’avvicendarsi della vita semi sedentaria in luogo del nomadismo perpetuo si suppone siano cominciate l’esplorazione della spiritualità e l’esperienza del sacro.

    La prima civiltà a noi data di conoscere fu quella dei Sumeri che precedette di poco nella nostra conoscenza quella degli antichi Egizi. Prima di allora solo aggregazioni di piccoli gruppi definiti " Clan e successivamente ingranditisi in Tribù ".

    I Sumeri furono quasi certamente la popolazione " Crossover " tra la fase primitiva e quella della società schiavistica. Questa popolazione la cui provenienza rimane tuttora avvolta nella nebbia occupò la regione mesopotamica dell’attuale Iraq probabilmente sottomettendo gli autoctoni di cui però nulla sappiamo sulla componente etnica e da questa occupazione pare ormai universalmente accettato che scaturì la prima civiltà terrestre il cui inizio può essere indicato in circa 3800 anni prima di Cristo.

    Da quel momento storico in maniera davvero sorprendente si svilupperà l’evoluzione della società moderna. Uno dei maggiori esperti di storia antica, il Prof. Samuel Noah Kramer, ci spiega che circa 40 invenzioni sono attribuibili ai sumeri tra cui il primo sistema di scrittura, la ruota, ma ancora le prime scuole, il parlamento, la cosmogonia, la cosmologia, i proverbi, la biblioteca e la catalogazione dei libri, la prima moneta ed ancora molte altre qui non elencate.

    Dunque dobbiamo a loro gli elementi fondamentali della nostra società compresi i tribunali, un sistema fiscale ed addirittura delle norme che si occupavano del lavoro, per non parlare della prima scienza medica riguardo cui possiamo asserire che quando fu scoperta la biblioteca " Ashurbanipal " a Ninive (capitale assira) la sezione medica tutta incisa in lingua sumera conteneva diverse migliaia di tavolette di argilla.

    Ma da quella e da altre biblioteche le sorprese continuano con l’astronomia e la matematica, scoprendo che i sumeri sapevano che è la terra che gira intorno al sole e che conoscevano bene i pianeti del sistema solare da cui trassero lo zodiaco e che tali conoscenze consentirono loro anche di elaborare il primo calendario dell’umanità che essi cominciarono ad usare nel 3760 a.C. a Nippur.

    Per la matematica ci basti sapere che svilupparono il primo sistema numerico a noi noto anche se diverso dal nostro sistema decimale perché sessagesimale; pensiamo però che ancora oggi in geometria (angoli) e per la misurazione del tempo stiamo usando proprio questo (ore, minuti etc..).

    A loro dobbiamo ancora la prima fornace e l’invenzione delle prime imbarcazioni nonché lo studio delle leghe metalliche tra cui il bronzo, tanto importante nei secoli di lì a venire, composto da rame e stagno.

    Un’evoluzione intellettiva straordinaria che lascia perplessi considerando in quanto poco tempo tutto ciò sia avvenuto e che continua a sorprendere gli storici e gli scienziati che tale evoluzione vogliono datare in maniera cronologicamente organizzata.

    Di pari passo all’evoluzione intellettiva si avrà anche maggior tempo a disposizione per pensare al sovrannaturale e scoprire il divino e con la volontà di organizzarsi stabilmente anche la necessità di opere strutturali richiedenti ingegno e disciplina.

    La conseguenza di queste due realtà rese necessario che chi era preposto alle opere manuali lo facesse con il timore di qualcosa che andasse aldilà del valore umano.

    Essendo il territorio occupato la regione compresa tra il Tigri e l’Eufrate, da subito difatti si resero conto che avrebbero dovuto costruire delle dighe per arginare le esondazioni contemporanee dei due fiumi.

    Un’impresa di tale portata però richiedeva uno sforzo organizzativo senza precedenti per cui fu affidato il comando, per la prima volta, ad un Re che avesse potere di vita e di morte sulla popolazione e per fare in modo che le persone gli obbedissero, applicandosi ad eseguire un ordine che sfidava le leggi della natura, fu dotato di poteri divini.

    A quel punto gli elementi naturali divennero i parenti stretti del prescelto che divenne il Re Sacerdote.

    Per quel che ci è dato di sapere, prima di questi eventi gli esseri umani non avevano ancora un concetto di sacralità come potremmo immaginarlo oggi.

    Dal totem [¹] al culto propiziatorio non vi era ancora la credenza del soprannaturale capace di influenzare favorevolmente o meno gli eventi a seguire: questo concetto si svilupperà dal passaggio di esseri primitivi alle prime forme di società composta appunto dai sumeri.

    La società all’inizio, e per molti millenni è sempre stata di stampo schiavistico e la subordinazione ha generato la speranza (o la consapevolezza) dell’esistenza di un qualcosa/qualcuno di più forte dell’uomo.

    Difficilmente all’uomo primitivo sarebbe passato per la mente quest’idea se non dopo aver provato l’affermarsi della supremazia di un gruppo su un altro.

    Con l’apparizione dei sumeri, o quanto meno da quando essi inventarono la scrittura si avrà questa novità del sovrannaturale, sotto forma di divinità.

    Per i sumeri gli Dei erano antropomorfi ed avevano tutte le caratteristiche tipiche dei comuni mortali. Al loro politeismo dobbiamo l’origine del Santo Patrono in quanto in ogni città che si andava sviluppando si sceglieva un dio come suo protettore o addirittura si riteneva da questi fondata.

    Il lavoro organizzato per le costruzioni importanti però, segnò la prima divisione delle classi sociali della storia con molti operai che dopo il lavoro agricolo svolgevano mansioni manuali di scavo e costruzione e pochi che progettavano e dirigevano.

    Questi tecnici, dovendo studiare molto, furono impediti nel loro svolgimento del lavoro agricolo e per questo non più in grado di procurarsi il nutrimento in quanto il denaro, non era ancora stato inventato. Questo diede origine al tributo, tassando così gli operai di una parte di risorse prodotte dal loro campo.

    Tutti questi tributi prima dell’invenzione della moneta erano riservati a quella che era a tutti gli effetti l’antenata della classe dirigente, essi venivano raccolti in un luogo chiamato " Ziggurat , in sostanza una piramide a gradoni che dedicata ad un dio e gestita da sacerdoti".

    Figura 1 Ziggurat

    Insomma, in un solo momento i sumeri avevano inventato la città-stato, la politica, le caste sociali e la Religione. Intanto bisogna comprendere che il termine religione è relativamente moderno, viene dal latino relegere ( religere o ancora religare, non è ancora definito) e la spiritualità non era intesa come la conosciamo noi oggi.

    Con l’accostamento del re alle forze procreatrici della natura si ha anche il principio del culto sia per non urtare la suscettibilità degli dei sia per tutelare il raccolto.

    Lo studio sull’origine dell’umanità riconducibile ad un Dio onnipotente è materia che dovrà attendere ancora millenni ma nei sumeri era già palese l’idea di essere figli di una o più entità superiori.

    L’accettazione supina della potenza divina del re sacerdote preannunciava il loro desiderio di essere parte integrante del pantheon che si stava lentamente delineando nella loro evoluta società.

    Certo l’idea di legare la provenienza del divino alle stelle è opera loro e, da allora, dopo vari millenni nella sacralità nulla è cambiato.

    Essendo continuamente minacciati dalle forze terrestri, vedevano la natura animata di una potenza divina ben superiore a quella umana, come dimostrò il diluvio universale di cui furono vittime; tuttavia col progredire della società comparvero le figure divine antropomorfe e l’uomo sumerico cominciò a ravvisare il desiderio ora legittimo di somigliare di più agli dei che venivano dalle stelle e potevano (almeno in apparenza) controllare la natura.

    Il loro sguardo verso il cielo e la mitologia ad esso legata ci riportano chiaramente quanto respirassero intensamente questo passaggio e di come vivessero la consapevolezza della differenza tra divinità ed umanità.

    Il desiderio umano di coesistere con la divinità si sviluppò così tanto che nel pantheon sumerico si possono contare già dalle prime fasi diverse decine di dei.

    Ma chi erano gli dei principali di questo popolo? Proviamo a fare un po’ di ordine in questo pantheon da cui è scaturita tutta la divinità occidentale e medio-orientale.

    Oggi è possibile conoscere, anche se non con assoluta precisione, come i sumeri vedevano la creazione del mondo.

    Grazie al ritrovamento di un reperto importantissimo, da cui si evince anche la cultura religiosa babilonese e l’adorazione di questo popolo per il dio poliade di Babilonia Marduk . [²] .

    Il reperto in questione è l’ Enuma Elish , che è costituito da 7 tavole d’argilla incise (come i 7 giorni con cui Dio ha creato l’universo) ed è il racconto con cui i sumeri ci descrivono la creazione del mondo, la prima cosmogonia pervenuta all’umanità.

    La prima frase è proprio il titolo stesso che significa " Quando il cielo non aveva ancora un nome " e prosegue descrivendo una commistione tra un elemento maschile ( Apsu ) e femminile ( Tiamat ) che genera un mondo oscuro formato da acque primordiali e torbide che mescolandosi continuamente formano " Mummu ( Nammu )", il Dio eterno del creato, che interagirà con le divinità che seguiranno.

    I primi saranno Anshar e Kishar , fratello e sorella sposi che generano An , Dio del cielo da cui deriva il termine latino Annum e che rimarrà quasi sempre lì senza interferire nel mondo degli umani in modo significativo, la terra ( Ki ) e il mondo delle tenebre o mondo di sotto ( Kur ).

    Queste tre divinità costituiranno la base di partenza per il primo concetto di Trinità a noi conosciuto [³] .

    La mitologia che accompagna la cultura divina dei sumeri però non riguarderà quasi mai questi dei primigeni, semmai quella dei figli e dei nipoti di cui ci hanno lasciato ampia documentazione.

    Il Dio principale dei Sumeri era Enlil , legato all’aria, minore di suo fratello Enki legato all’acqua che rende fertile la terra, entrambi figli di An , re del cielo. I due fratelli erano sempre in contrasto poiché Enki rivendicava il comando sulla Terra data la primogenitura ma il secondo, seguendo la linea di sangue era più puro perché nato dall’unione del padre con la sorella e quindi più in diritto di comandare del primo.

    La città fondata da Enlil era Nippur in cui è stata ritrovata la Casa come la montagna un edificio di 5 piani dove i sumeri raccontano si celassero strumenti atti a scrutare le stelle.

    La città di Enki era Eridu , la più moderna, dato che Enki era lo scienziato degli dei e a cui, secondo i sumeri, dobbiamo la nostra creazione e la nostra protezione dalle collere degli altri dei.

    Coadiuvato dalla sorella Ninharsag , avrebbe forgiato il primo uomo attraverso esperimenti genetici e lo avrebbe chiamato " Lulu ".

    E la creazione della donna? Seguendo questa tradizione sarebbe stata creata successivamente per svolgere mansioni diverse da quelle degli uomini, ma la sessualità e la capacità di procreare furono attribuite al genere umano in un secondo momento sempre dal Dio Enki per contrastare il fratello che non vedeva di buon’occhio l’umanità.

    Altri Dei maggiori, tutti legati da parentela tra loro sono Ninki, dea della terra, Ninlin dea dell’aria, Adad , Dio delle tempeste, Dumuzi , re pastore legato alla natura, Marduk il guerriero, Ereshkigal , regina dell’oltretomba.

    A noi interessa Inanna , nipote di An e sua favorita, che avrà da lui in dono il tempio di Uruk, precedentemente dedicato al dio del cielo. Dea della vegetazione e dell’amore, progenitrice di Iside, e, vista la mescolanza della storia delle divinità sumere con quelle egizie, ad un certo momento sua omologa contemporanea.

    L’opera principale che ci racconta di questi dei e di molto altro è L’Epopea di Gilgamesh, incisa su tavole di argilla oltre 4500 anni fa, che copre un periodo temporale di circa 2000 anni.

    Qui il protagonista è alla ricerca dell’immortalità, a riprova del fatto che il bisogno dell’umano di avvicinarsi al divino si perde nella notte dei tempi. Compilato da più autori, racconta molto della dea Inanna .

    Era quasi una Bibbia per i popoli mesopotamici ed ebbe una tale larga diffusione che alcuni suoi temi come il Diluvio Universale e il Giardino dell’Eden, lì presenti, si ritrovano finanche in testi sacri a noi ben noti.

    Riguardo alla creazione dell’uomo, l’ Hatrahais ci riporta la descrizione sumerica ad opera dei fratelli figli di An .

    Gli dei, che avrebbero abitato la terra ben prima degli umani, erano suddivisi in dei maggiori e minori, dove gli dei minori dovevano occuparsi del duro lavoro minerario ed agricolo per il sostentamento degli dei maggiori finché non vi fu una rivolta nella città di Enki capeggiata dal dio Kingu .

    Enki dunque trovò la soluzione, assieme a sua sorella Ninkharsag, creando qualcosa che svolgesse il lavoro per conto degli dei e che si sobbarcasse le loro fatiche.

    Plasmò dunque dall’argilla un essere a loro immagine e somiglianza, chiese a Kingu di donargli il sangue per l’essenza vitale e gli infuse un po’ della sua intelligenza per comprendere gli ordini.

    Furono eseguiti diversi tentativi prima di trovare la creatura perfetta finché Ninkharsag , chiamata anche " Mami o Mama , non trovò la giusta formula dell’essere desiderato. Dall’appellativo della dea deriva il termine Mamma ".

    Enlil , invidioso di tale successo volle anche per la sua città " Quelli dalla testa nera " riferendosi agli uomini ( lulu ) creati da Enki il quale, non potendo rifiutare, portò una coppia uomo-donna, ancora fanciulli, nel giardino degli dei chiamato " Edin (qualcuno più tardi lo chiamerà Eden ") che, crescendo, si sarebbero occupati delle piante e dei fiori.

    E qui, riprendendo ciò che abbiamo scritto sopra, che i due esseri forgiati in tal modo da Enki scoprono il sesso e la capacità di riprodursi da soli, scoperta che non piacerà ad Enlil che li caccerà dall’ Edin , condannandoli a ricostruirsi una vita nei territori più ostili.

    Da qui è probabile che arrivi l’origine del pensiero che se l’uomo è creato dagli Dei a loro immagine e somiglianza allora al suo interno ci sarà pure

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