Fino a quando?: Dialoghi fra abisso e speranza
By Massimo Viglione and Aurelio Porfiri
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I due autori si sono conosciuti tanti anni fa e per molti anni poi non si sono frequentati, ritrovandosi di recente. Forse entrambi seguivano il lavoro dell'altro ma da lontano, perché esso apparteneva ad una vita passata. Negli ultimi anni però i due si sono riavvicinati e hanno pensato sarebbe stato interessante mettere insieme tanti decenni di riflessione in un libro dove le loro differenze, che sono anche evidenti per chi legge, si adattassero pure alle loro battaglie comuni.
Gli autori non si presentano personalmente come un modello, sono come il famoso dito che indica la luna, se vi piace fissare il dito buon per voi, ma esso serve solo per puntare a qualcosa di più alto, luminoso e importante. Gli autori sono consapevoli della propria limitatezza umana ma della loro debolezza fanno paolinamente una forza, per annunciare qualcosa che li supera incommensurabilmente.
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Book preview
Fino a quando? - Massimo Viglione
eterni
Introduzione
Quando si presenta un nuovo testo al pubblico lo si fa con grande timore, consapevoli che non tutto è stato possibile dire nello spazio di un libro che non può essere infinito. Questo è tanto più vero per un libro che ha per titolo una domanda, Fino a quando? , una domanda che ci viene dalla Sacra Scrittura ma che ognuno di noi può fare propria nelle varie circostanze della vita e ancora di più riflettendo sullo stato di profonda crisi in cui versa la santa Madre Chiesa, in cui ci siamo formati. Visto che la domanda è rivolta al Creatore, gli autori non azzardano risposte particolari ma ipotesi di ragionamento, ipotesi fondate su decenni di investigazione intellettuale ciascuno impegnato nel proprio campo, Massimo Viglione come storico e scrittore e Aurelio Porfiri come musicista e scrittore.
I due autori si sono conosciuti tanti anni fa e per molti anni poi non si sono frequentati, ritrovandosi di recente. Forse entrambi seguivano il lavoro dell'altro ma da lontano, perché esso apparteneva ad una vita passata. Negli ultimi anni però i due si sono riavvicinati e hanno pensato sarebbe stato interessante mettere insieme tanti decenni di riflessione in un libro dove le loro differenze, che sono anche evidenti per chi legge, si adattassero pure alle loro battaglie comuni.
Gli autori non si presentano personalmente come un modello, sono come il famoso dito che indica la luna, se vi piace fissare il dito buon per voi, ma esso serve solo per puntare a qualcosa di più alto, luminoso e importante. Gli autori sono consapevoli della propria limitatezza umana ma della loro debolezza fanno paolinamente una forza, per annunciare qualcosa che li supera incommensurabilmente.
Affidano alla bontà del lettore la riflessione di quanto da loro detto in questi dialoghi scritti a cavallo di una pandemia e sperano che qualche bene ne verrà per la gloria di Dio e il bene degli uomini di buona volontà.
GLI AUTORI
Un pensiero diverso
Aurelio Porfiri (AP):
Siamo praticamente coetanei. Non so se tu hai la mia stessa impressione, ma sembra che nella nostra epoca misericordiosa, libera, multiculturale, in realtà imperi un pensiero unico, pensiero a cui non si può sfuggire pena l’esclusione. Tutti coloro che cercano di essere portatori di un pensiero diverso, e forse più vero, vengono bollati come reazionari, omofobi, fascisti (ma mai comunisti...), fanatici, e via insultando. Insomma, sembrava che la modernità dovesse portare la liberazione dalle dittature e invece siamo dentro fino al collo nella dittatura della libertà, che ovviamente non è una vera libertà ma una sua caricatura a uso e consumo di chi comanda.
Massimo Viglione (MV):
La società in cui viviamo non è frutto del caso (la cui esistenza, peraltro, si potrebbe ammettere solo in assenza dell’esistenza di Dio), o, al contrario, del percorso inevitabile della Storia (il determinismo storicistico, idealista e per certi versi positivista, ideologie non meno false del casualismo ateo), o semplicemente di scelte sbagliate degli uomini. Queste ci sono, ovviamente, e si accrescono in misura esponenzialmente enorme man mano che ci si avvicina ai nostri tempi. Ma questi stessi errori sono stati, per molti versi, indotti.
AP: Penso anch’io.
MV: Non verremo mai fuori dal vicolo cieco della mancata comprensione del nostro presente se non accettiamo la più palese di tutte le evidenze, ovvero che da secoli è in atto un processo di voluto e ricercato cambiamento del corso degli eventi storici, sotto tutti i punti di vista, dal religioso al politico, dall’economico-monetario al sociale e al morale e familiare, fino all’attualmente in corso rivoluzione sanitario-antropologica.
Ho usato il termine Rivoluzione
appositamente. Che siano le grandi rivoluzioni culturali (umanesimo, rivoluzione scientifica, razionalismo, empirismo, scetticismo, illuminismo, liberalismo, idealismo, positivismo, socialismo e anarchismo, e, poi, tutti i fiumi del pensiero rivoluzionario che hanno inondato la dissoluzione del XX secolo fino a oggi), o che siano le vere e proprie rivoluzioni storiche ciascuna figlia delle precedenti rivoluzioni culturali (quella religiosa: il protestantesimo; quella religiosa-politica: la Rivoluzione Francese; quella religiosa-politica-socio-economica: il comunismo; quella religiosa-politica-socio-economica-morale: il Sessantotto e quella odierna antropologica), la parola chiave dell’intera storia occidentale (oggi ormai mondiale) degli ultimi sei secoli è Rivoluzione
.
AP: Una Rivoluzione che puntualmente si trasforma nel suo contrario, cioè in una involuzione.
MV: Tutto è Rivoluzione, ovvero sovversione dell’Ordine del creato come Dio lo ha pensato e voluto, secondo anche le stesse leggi di natura e come la Chiesa lo ha poi storicamente e fattualmente costruito nella Res Publica Christiana. Non solo i più grandi eventi: (Rivoluzione Protestante, Rivoluzione Francese, Rivoluzione Comunista, Rivoluzione sessantottina), ma anche quelli che solo erroneamente appaiono più locali o secondari (Rivoluzioni Inglesi, Rivoluzione Italiana o Risorgimento, Rivoluzione Messicana, Rivoluzione Cinese, Rivoluzione fascista o nazional-socialista, e poi la distruzione odierna con la rivoluzione femminista, sessuale, omosessualista, genderista, ecc.); sono frutto – ciascuno in maniera maggiore o minore e con le sue peculiarità di bene e di male – di un plurisecolare processo di dissoluzione dell’ordine umano e naturale, e ogni evento – come appare evidente a chiunque conosca un minimo la storia e la sappia giudicare con serenità e obbiettività – è conseguenza delle precedenti sovversioni, dei precedenti errori, dei precedenti atti di cambiamento radicale.
AP: E purtroppo oggi sembriamo quasi impotenti nel fermare questa franata.
MV: Specie dal XVIII secolo, tale volontà di distruzione da un lato ( pars destruens) e successiva ricostruzione ( pars costruens: per usare i noti termini di uno dei più inquietanti esponenti del pensiero gnostico moderno) dall’altro secondo una progettualità utopistica di Renovatio hominis et mundi (il Novus Ordo Sæclorum, o New age, per la costruzione
, tramite il grande Architetto dell’Universo
del Nuovo Uomo
), è divenuta – da occulta e settaria – sempre più aperta, cambiando anche – almeno in parte – la sua stessa natura. E mi riferisco al ruolo determinante giocato oggi, ancora più che dalla massoneria classica, da quella finanziaria e supercapitalista della sinarchia mondialista, che oggi può affermarsi ovunque nelle sue più radicali conseguenze grazie anche all’incredibile livello di tecnologismo e scientismo raggiunto, al controllo pressoché totale del mondo mediatico e informativo e culturale e alla costruzione in atto del villaggio globale
, tutti elementi che rendono, di fatto, tali poteri occulti o semi occulti apparentemente invincibili.
AP: Certo, è quello che abbiamo sotto gli occhi.
MV: Pertanto, per rispondere alla tua domanda, possiamo dire che la conseguenza di tutto questo immane – e ormai antico – processo è duplice: da un lato l’azzeramento di ogni cosa buona e ordinata per la realizzazione dell’anarchia religiosa, morale, civile; dall’altro, proprio per ottenere tale obiettivo, il controllo delle menti degli uomini, specie di quelle più deboli o perlomeno influenzabili, o di quelle che, pur capendo in parte, si lasciano comunque andare nella corrente della dissoluzione per non risultare ostacolo, per non avere problemi, per non compromettersi la carriera, per essere… alla moda. In pratica, stiamo parlando della quasi totalità dell’umanità.
AP: Ridendo e scherzando... proprio di quello stiamo parlando.
MV: E quando si controlla quasi tutto e tutti, si può agire, nella trasformazione di tutto, in piena profondità, realizzando la più grande e mostruosa forma di tirannia generale che