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Come un Lupo nell'ombra 3: La scelta di Krell
Come un Lupo nell'ombra 3: La scelta di Krell
Come un Lupo nell'ombra 3: La scelta di Krell
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Come un Lupo nell'ombra 3: La scelta di Krell

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About this ebook

Kino è arrivato oltre il possibile. Forse ha trovato il modo per fuggire dalla montagna
e anche di salvare Krell ma ciò di cui ha bisogno risulta irraggiungibile. Solamente Alex, immune alla Vis, può intraprendere il fortunoso viaggio alla ricerca dell’ultimo fondamentale elemento. Ma l’unico uomo che ne aveva il possesso se ne è liberato per sempre. La disperazione segna l’inizio di una serrata catena di eventi dove logica e intuizione, coraggio e disperazione, amore e odio, s’intrecciano fino all’inaspettato sconvolgente finale in cui Smir porta a termine la sua vendetta e dove nulla è ciò che sembra.
LanguageItaliano
Release dateMar 23, 2021
ISBN9791220282246
Come un Lupo nell'ombra 3: La scelta di Krell

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    Come un Lupo nell'ombra 3 - Manfredi Venturini

    EPILOGO

    Come un Lupo nell'ombra 3

    La scelta di Krell

    .

    Personaggi principali

    Val - Smir : Guardiana, Custode e Incantatrice

    Man - Krell: Guardiano e Custode

    Candia Flesi - Ciaris : professoressa, Guardiana e Custode

    Kino: studente

    MariaGiovanna-MariJo-Magic: studentessa

    Cinzia: studentessa

    Rossana: studentessa

    Alex: ragazzo carnico

    Multy: imago

    Max: albergatore

    Pier: casaro

    Terry – Teresa: casara

    Geanna: erborista

    Lanto Rosti medico

    .

    L’impossibile non esiste:

    semplicemente non abbiamo

    ancora la soluzione

    Smir

    da Le Cronache

    Il riposo è un’arma.

    (ma non ti serve mica un arsenale!)

    Krell

    Da Il Codice del vivo

    Ma cos’hai oggi che sei più cretino del solito?

    Smir

    Da I diari

    PARTE QUINTA – SPAZIO

    RICERCA

    PROLOGO

    Tiene lo sguardo fisso su un punto indefinito senza notarlo. La mano sostiene una tazza colma che inesorabilmente si raffredda.

    Non riesce a godere della primavera che avanza. I giorni gli scivolano addosso, inutilmente uguali. È bravo a elargire sorrisi di maniera con saggi consigli che lui stesso non seguirebbe mai. È il suo ruolo, il mestiere che si è scelto prima che tutto accadesse. Come un clown triste egli indossa una maschera allegra con cui dispensare pareri e ricette.

    È assorto, coi gomiti appoggiati alla ringhiera del patio che delimita il giardino, quando finalmente il richiamo della signora che gli accudisce la casa lo riscuote

    «Dottò, è tardi.»

    «Vado, vado.»

    «Dottò, sarebbe ora di aggiornare il guardaroba.»

    «Questo vestito va benissimo, se un’auto comoda, trattata bene, può durare dieci anni non vedo perché un abito no.»

    «Dottò, se non lo capite è inutile spiegarlo, come diceva la bonanima di mia nonna.»

    Lui scrolla le spalle, in un sorso vuota il tè ormai freddo e, come sempre prima di avviarsi al lavoro, si sofferma su quella macchia di terreno morto che deturpa il giardino in fiore.

    «Perché l’ho fatto? Perché!?»

    Ha così concluso rito giornaliero con l’ormai logora domanda.

    Ma il dottor Rosti conosce perfettamente la risposta.

    1

    Il Bambino di luce ha un fremito nel suo sonno d’attesa. Non è ancora completo, ma sente che il tempo si sta esaurendo.

    Ha imparato, adesso vede con chiarezza la via: l’annullamento è rinascita, la fine è l’inizio. Percepisce il dipanarsi inesorabile del destino, ma qualcosa è ancora mancante, un ultimo elemento, un altro Creatore.

    E nel suo momento onirico sogna che lo scopo della sua esistenza è in equilibrio nella mano di una piccola creatura che non può raggiungere, l’unica su cui non ha alcuna influenza. Quel ragazzo è il mezzo per raggiungere il suo fine ultimo o la via dell’oblio.

    Ha il potere delle stelle, tuttavia è nelle mani dell’unica creatura a esso immune.

    È un Bambino di Luce, ma dovrà aspettare.

    2

    Pedalava a rompicollo verso valle. Le ruote dallo spesso disegno, adatto ai terreni accidentati, mordevano la strada. Mancava il sellino come in tutte le trial bike per cui il mezzo ondeggiava spasmodicamente sotto le spinte di Alex. Il vento gli fischiava nelle orecchie e tra i capelli scossi dalla folle corsa. Nei tornanti rischiò più volte una caduta mentre con violente frenate della ruota posteriore lasciava scivolare il retro della bici con onde di pietrisco a infrangersi sul ciglio del tratturo. Il sole aveva asciugato l’umidità residua del terreno e nuvole di polvere grigia si alzavano alle strette manovre, ma lui se le lasciava velocemente fluttuare alle spalle. Non sapeva se avrebbe trovato Max nel suo locale

    Sicuramente Val gli avrà già telefonato quindi lo troverò lì, speriamo!

    Una cosa sola gli era perfettamente chiara: doveva fare in fretta, per la prima volta nella sua vita il futuro di molte persone sarebbe dipeso da lui. Un misto di eccitazione e di sgomento gli strinse lo stomaco spronandolo a continuare nell’avventata discesa. Cercò di concentrarsi su cosa doveva fare quel giorno. Trovare Max! Sì bene, ma poi? Come avrebbe portato a termine il compito che gli era stato affidato?

    In fondo aveva solo quindici anni Ok, quasi sedici e organizzare un viaggio verso il Basso Tirreno alla ricerca di uno sconosciuto, convincerlo a seguirlo per uno scopo quantomeno inverosimile, e forse letale, lo spaventava. Sperò con tutto se stesso che Max lo accompagnasse, un adulto avrebbe saputo come agire così lui si sarebbe limitato a seguirlo.

    Nel frattempo la strada bianca e sconnessa gli correva incontro in rapide svolte e tornanti improvvisi, affrontata con l’incoscienza della sua età. Correva e frenava, accelerava e derapava mentre la mente lavorava a pieno ritmo. Cercò di immaginare come si sarebbe comportato Man in quella situazione? Alex conosceva bene l’amico che da poco aveva scoperto essere anche Krell il Guardiano, il Custode dell’Elemento Fuoco. Tante volte aveva svolto per lui dei piccoli incarichi estivi e spesso erano rimasti fino a tardi nella grande casa di Val, a volte anche a dormire, trascorrendo il tempo a progettare e attuare assieme modifiche o riparazioni necessarie in ogni imponente dimora.

    E Man, col suo carattere indipendente, avrebbe forse demandato le decisioni all’ultimo arrivato anche se persona capace e di fiducia come Max? No di certo, non avrebbe affidato ad altri un’incombenza onerosa che poteva svolgere da sé: avrebbe pianificato, analizzato la situazione, anticipato i problemi e prospettato una rosa di soluzioni da scegliere a seconda dello svilupparsi degli eventi. E, soprattutto, avrebbe agito in prima persona.

    Mentre la strada dissestata scivolava veloce sotto le ruote il giovane prese la prima decisione adulta della sua vita: avrebbe affrontato lui stesso l’impegno, ovviamente sostenuto e consigliato da Max. ma non si sarebbe fatto guidare come un bravo bambino!

    Poi il pensiero di qualcuno, solo un poco appannato dal momento, si affacciò prepotente e lo spinse a chiedersi Come mi guarderà Cinzia?

    Il bacio gli bruciava ancora sulle labbra. Si scoprì a pensare ai suoi capelli lunghi e ribelli, il sorriso che da allegro si trasformava in un sogghigno divertito o in una piega dura quando qualcosa la contrariava.

    All’inizio lei l’aveva lasciato perplesso. Non gli era mai capitato d’incontrare una sua coetanea, o quasi, così sicura di sé, fuori dagli schemi e arrabbiata col mondo. L’aveva trovata interessante fin da subito e, benchè in quei due giorni lo avesse preso abbastanza a pesci in faccia, quel gesto d’affetto di pochi minuti prima gliela rendeva così attraente da scaldargli lo stomaco in un modo insolito, anzi, a dirla tutta non se lo era mai sentito così se non con una minestra bollente. E comunque era una sensazione diversa. Cos’era successo? Come poteva scombussolarsi così da un momento all’altro? Un incantamento di Smir? No, non era possibile, in fondo lui era immune alla Vis, il Potere degli Elementi! Ma allora cosa stava accadendo? Aveva già baciato qualcuno: sua madre, le zie, le cugine a Natale e ultimamente provava una pungente repulsione alle loro labbra viscide. A volte nei festini con i compagni di scuola aveva giocato e vinto un bacio sulla bocca dalle compagne, ma l’unica reazione era stata una cascata di risate. Adesso il ricordo di quelle labbra sulle sue gli faceva sembrare che fosse importantissimo non deluderla. Non gli importava affatto il giudizio degli altri, desiderava soltanto il suo sguardo colmo di ammirazione. Una parte della mente gli suggeriva di stare attento, di muoversi con cautela, un’altra lo spronava a essere un eroe in grado di gesta incredibili e non capiva perché si sentisse così sdoppiato.

    Un moscerino gli entrò in gola tra i denti dischiusi in un sorriso sognante. Questo lo riportò rapidamente alla realtà con un attacco di tosse finchè riuscì a sputacchiare l’insetto, impastato di saliva ma ancora indenne. Fu un colpo di fortuna perché dietro alla curva successiva si trovò di fronte a un albero abbattuto dalla recente tempesta. Se fosse stato ancora inebetito dalla visione mentale di Cinzia vi si sarebbe schiantato contro mentre così con un rapido colpo di reni e una brusca frenata riuscì a superarlo scivolando in un piccolo varco nell’erba accanto alle radici esposte. Con un sospiro di sollievo si ammonì di non lasciarsi più distrare da sogni a occhi aperti.

    Ehi, è solo una ragazza! si disse per poi subito rispondersi Sì, ma che carina! . Sbuffando fece ancora qualche curva più prudente finchè non udì il suono di un motore poche curve più sotto: un’auto grigia stava inerpicandosi verso di lui. A un tornante esposto riconobbe il Suv a trazione integrale di Max e si sentì felice e sollevato. Val era riuscito a contattarlo e lui gli stava venendo incontro! Il sollievo lo rilassò quel tanto da calargli l’adrenalina in circolo. Sentì braccia e gambe farsi pesanti, indolenzite dallo sforzo continuo di stare in sospensione su una bicicletta senza sellino. Si costrinse a proseguire ancora per una curva per poi fermarsi platealmente con una brusca frenata rotante che lanciò ghiaino sul muso e sul parabrezza dell’auto appena raggiunta.

    «Ehi! E stai attento che se me la rovini ti stacco i piedi e ne faccio orecchini per il mio cinghiale impagliato!» gli abbaiò Max non appena la polvere gli permise di abbassare il finestrino.

    «Ciao Max! Anch’io son contento di vederti. Sai che mi hanno appena minacciato di svitarmi le gambe, adesso tu mi stacchi i piedi. Ma cos’avete tutti contro di me?»

    «Si vede che te lo meriti. Salta su che dobbiamo andare. Val mi ha spiegato che c’è un’emergenza, che devo aiutarla e che mi avresti spiegato tutto tu. E sarà meglio: non ci ho capito molto. Butta quel catorcio nel bosco e fa’ in fretta. Non voglio che mi rovini il bagagliaio.»

    «Catorcio? È da competizione!»

    «Forse per un puffo impazzito. È da nani, e gli manca la sella»

    «Ma è una bike-trial!»

    «Puoi chiamare la merda Fagottino Odoroso, ma rimane sempre merda.»

    «Sei troppo vecchio per capire.»

    «Ti mangio le orecchie e te le sputo negli occhi se non ti sbrighi»

    «Ehi, ma sei sempre così di buon umore? Non sorridi mai?» chiese Alex mimetizzando la bicicletta con rami di pino

    «Solo quando sbatti contro un albero. Muoviti.»

    «Uff…»

    «Adesso parla, dimmi cos’è successo. Val mi ha pregato di dedicarti tutto domani senza badare a spese che mi avrebbe rifuso lei e mi ha accennato che devo accompagnarti non so dove. Cosa sta succedendo?»

    «Speravo ti avesse già chiarito tutto!» gemette il ragazzo

    «La linea era disturbata. Parla!»

    L’auto intanto aveva invertito la direzione e stavano già percorrendo l’ultimo tratto di strada bianca prima di immettersi sulla nazionale.

    «Come posso spiegarti…?» tergiversò Alex

    «Non farmi irritare che il giovedì dovrebbe essere il mio giorno libero e invece mi farete lavorare, quindi non sono in vena di giochetti. Ti decidi o no?! Guarda che ti scarico qui senza frenare.»

    «Ok, per farla breve…Man sta morendo.»

    3

    Alex venne salvato dalla cintura di sicurezza che gl’impedì di essere lanciato contro il parabrezza, il viso però era diventato bianco come panna fresca. La brusca frenata invece non aveva alterato l’espressione dura dell’uomo che si girò con lo sguardo forse ancora più truce

    «Ma che cazzo stai dicendo?»

    L’altro lo guardò intimidito e ammaccato dallo strattone sul torace gemette «Ma Val non ti ha detto proprio niente?»

    «Solo quello che sono riuscito a capire, quasi nulla, poi la comunicazione è caduta, forse ha esaurito la batteria. Perciò spiega tu, e niente balle su Man che sta morendo.»

    «Non sono balle! La situazione è questa, perlomeno da quando io mi sono infilato nel bagagliaio del pullman…» ma fu interrotto dal ringhio di Max

    «Come sarebbe nel bagagliaio

    ma il ragazzo questa volta non si fece intimorire e gli rispose seccamente

    «Se mi lasciassi spiegare capiresti tutto.»

    Riferì i fatti come li aveva vissuti dal giorno prima, di persona, preceduti dal racconto di cosa fosse successo nei mesi precedenti ai nuovi amici ora rimasti sull’altipiano. L’uomo ogni tanto borbottava qualche abbozzo di domanda, ma venne sempre zittito da un gesto brusco e spazientito che stranamente veniva accettato senza sbotti d’ira. Alla fine Alex risentì dall’uomo lo stesso scetticismo che lui stesso aveva espresso solo poco tempo prima, seduto al bancone della casera «Val e Man Custodi degli Elementi? Incredibile! Anzi impossibile, figuriamoci! Io non credo a queste cose!»

    «Neanche io ci credevo! Ma ho dovuto ricredermi perché ho capito che è solo un modo sbrigativo per definire delle persone con capacità che la scienza non è ancora in grado di spiegare. A scuola mi hanno insegnato che l’Uomo ha sempre attribuito a divinità, a fattucchiere e stregoni ciò che non riusciva a comprendere. Penso che in questo caso sia la stessa cosa. Loro hanno Poteri incredibili legati agli Elementi, non sappiamo come sia possibile e perchè, quindi per ignoranza qualcuno direbbe che operano magie.»

    «Incredibile! Beh d’altra parte che quei due fossero un poco strani si capiva, ma addirittura la Vis o come diavolo la intendi tu! Pazzesco!» ribadì meravigliato «Ma è la verità ciò che mi racconti o solo un grosso scherzo? No, dalla voce di Val (o adesso devo chiamarla Smir?) si capiva che non si stava burlando di me e anche la tua faccia non mente. Bene, allora che si fa? Dobbiamo agire in fretta se è vero che Man sta morendo lentamente e inesorabilmente.»

    Nel frattempo la marcia era ripresa. I boschi erano già alle loro spalle e la strada asfaltata li stava riportando a Paluza. I pensieri per un attimo sostituirono le parole e in auto cadde il silenzio.

    La carreggiata ampia e asfaltata era in forte pendenza fiancheggiata da entrambi i lati da foreste perenni inerpicate sui monti che ripidi si ergevano fino ad incontrare un cielo incombente che ancora una volta si stava coprendo di nubi.

    «È necessario che andiamo a Cordara, nel paese da dove provengono i ragazzi, in un golfo nel Basso Tirreno. Dobbiamo poi trovare, sempre che esista davvero, il Custode della Terra con l’aiuto della nonna di Rossana.»

    «Tirreno? Al Sud?!» gridò Max

    «Sì e anche il più in fretta possibile. Va risolto tutto entro domenica altrimenti, ed è il problema minore credimi, si scatenerà l’inferno con i genitori che aspettano i ragazzi, ma la cosa più grave è che l’EN, il Nemico avrà il sopravvento e saranno cavoli amari, per tutti. E dire cavoli è poco.»

    «Ma se non sai neanche chi sia quel tipo che cercate, come vuoi che una vecchietta rimbambita ci possa aiutare. Ma in che situazione mi stai cacciando?»

    «Io?! Ci siamo dentro tutti! Smettila di fare resistenza, Max! Val ti ha chiesto un favore e dobbiamo tentare. Io devo tentare! Se non ci credi fallo almeno per lei e per Man.»

    Quest’ultima frase, più delle certezze dietro l’ira repressa del giovane, sembrò convincere l’uomo

    «Ok, allora facciamo così, prima di tutto devi cambiarti i vestiti, puzzi come le ascelle di una capra e non sei neanche più pulito di lei, intanto io organizzo un volo verso l’aeroporto più vicino a quel paese, Cordara. Spero solo ce ne sia uno serale così da avere tutto domani a disposizione per trovare questo… Guardiano (ma senti un po’ che roba!). Devo anche lasciare disposizioni al mio personale d’albergo visto che sarò via. Guarda che intendo tornare domani notte al massimo, se non risolveremo tutto in ventiquattrore me ne lavo le mani. Ho un lavoro io!» Ma i suoi pensieri non erano così fermi e sicuri quanto le parole: e se la minaccia fosse stata vera? Poteva rischiare e ignorarla limitandosi a portare il ragazzo in gita per poi rientrare in fretta? Ma questi dubbi li tenne per sé quasi temesse di rendersi ridicolo.

    Arrivati alla cittadina attraversarono la via principale immersa nell’attività quotidiana. Si fermarono davanti a un portone all’angolo dell’albergo.

    «Scendi veloce e seguimi, se incontri qualcuno non farti annusare.» Era un ingresso di servizio per cui evitarono facilmente gli avventori del locale. Rapidamente fecero sei rampe di scale ed entrarono in un appartamento mansardato con il soffitto in pannelli di legno chiaro, tipici dello stile alpino.

    «Vai in bagno e lavati a fondo, io intanto ti procuro alcuni vestiti di mio figlio, dovrebbero andarti bene. Poi prenoto i biglietti. Veloce, la terza porta di là.»

    Alex si tolse rapidamente gli abiti lerci e si concesse una doccia rapida ma tonificante che parve efficace perché quando uscì dal bagno avvolto in vita da un asciugamano l’uomo non l’annusò l’aria limitandosi a indicargli con un gesto sbrigativo gl’indumenti distesi sul divano mentre s’intratteneva con qualcuno al telefono. Poi chiuse il cellulare

    «Bene, è fatta, siamo fortunati: c’era solo un paio di posti ancora liberi e li ho presi. Il volo è fra tre ore e mezzo, abbiamo tutto il tempo per arrivare in aeroporto e imbarcarci. Poi prenderemo un’auto a noleggio. Ho trovato su internet anche delle locande per la notte, una in particolare, ma non ho fermato la camera perchè magari non ci piacerà. Decideremo sul posto. Ci alzeremo poi all’alba così da sfruttare ogni minuto. Ho risolto anche coi miei dipendenti per domani. È giorno di riposo al bar, ma comunque gli ospiti dell’albergo devono pur mangiare.» mentre disquisiva infilò in una sacca decisamente vissuta poche cose dato che il viaggio sarebbe stato breve. Controllò il portafoglio, c’era tutto. Poi si ricordò del giovane «Sei abbastanza grande e all’aeroporto non avremo problemi se ti accompagno io, ma ce l’hai un documento con te?»

    «Si, la carta d’identità. Ma non è valida per l’espatrio.»

    «Sembra che il Sud sia ancora in Italia.»

    «Sembra che tu non capisca l’importanza di essere precisi nelle informazioni.»

    «Pleonasmi.»

    «Non dire parolacce, non è bello.»

    «Ossignore!» si lamentò Max con gli occhi al soffitto cercando aiuto divino «Lascia perdere e sbrighiamoci.»

    In una seconda borsa mise altro ricambio per il ragazzo e il necessario per una notte, compreso uno spazzolino da denti nuovo prelevato dalla scorta dell’hotel. Quindi corsero giù per le scale lanciando poi i due bagagli sui sedili posteriori dell’auto che partì sgommando. Uscirono dal paese che era ormai pomeriggio inoltrato.

    Alex, benché fin lì sostenuto dalle notevoli energie proprie della sua età, con grandi sbadigli cominciava ad accusare tutta la stanchezza della giornata. Le sue frasi cominciavano a dare segni di incoerenza mano a mano che gli occhi gli si chiudevano. Percepì appena che stavano entrando nell’autostrada che li avrebbe portati all’aeroporto. Stava per addormentarsi con la testa reclinata sulla spalla quando la voce brusca dell’ometto a fianco lo fece sussultare

    «Aspetta a dormire, vorrei essere convinto di ciò che faccio perché ancora mi appare tutto inverosimile. Dovrei parlarne con Val, ma il suo cellulare è spento. Ci ho pensato e forse possiamo chiamare quella professoressa…Flesi, ricordo bene? Mi può spiegare anche lei. Conosci il suo numero?»

    «E come faccio? Lo usa come salvaschermo ma l’ho visto solo per un attimo quando ha chiamato qualcuno giù da lei. E poi non mi sento molto bene, mi gira la testa.»

    «Sforzati, maledizione, mi hai messo tu in questo casino, dormirai dopo.»

    «Ok, ok, ricordo che il prefisso è come il mio, le ultime tre cifre invece sono una sequenza facile, 4-3-2, ma le altre… aspetta, la prima coppia è doppia e l’altra… sì, ci sono!» prese un pezzo di carta da un block notes nel portaoggetti di fronte a sé e un mozzicone di matita dall’estremità mangiucchiata con cui scrisse l’nformazione. «Spero abbia il cellulare acceso, altrimenti dovrai finalmente fidarti della mia parola.» borbottò cadendo addormentato. Non si accorse della strada che sfrecciava fra i monti, né delle gallerie che attraversarono fino a uscire attraverso il varco fra le montagne. La Porta dei Monti, il passaggio tra due massicci che permetteva l’ingresso in Carnia a chi provenisse dalla pianura, si aprì immediata sulla distesa del Friuli e il lento fiume che si spiegava per tutta la regione. Non ebbe neppure percezione della telefonata concitata tra due persone dal carattere spigoloso.

    Max chiuse la comunicazione poco prima che alla sinistra comparisse la periferia della città di Udine.

    Era profondamente turbato. Quello che aveva da poco sentito, fra tensione, scetticismo e parole sferzanti da entrambe le parti mantenute sul filo di una forzata educazione, lo aveva scioccato. Da come le era stata descritta quella Flesi doveva essere piccola, ma che caratteraccio: non accettava il minimo dubbio sulle sue parole! Intuita in fretta l’istintiva insofferenza reciproca Val aveva preso il cellulare dalle mani della prof e con la sua competente pacatezza con poche frasi era riuscito a convincerlo. Tutto coincideva col racconto del ragazzo: il viaggio andava fatto, alla peggio avrebbe buttato via una giornata per niente. In ogni caso Val lo avrebbe rimborsato: tutto sommato non ci rimetteva nulla. Va bene pensò andiamo avanti, ma mi riservo di mantenere un piccolo dubbio. D’altra parte se Tommaso è diventato santo esigendo una prova perché dovrei pretendere di meno io che santo non lo sarò mai?

    Intanto i chilometri si sommavano ai chilometri. Era sovrappensiero quando furono allo svincolo presso l’agglomerato di Palmanova dove l’autostrada si biforca. Ebbe un attimo di sgomento non ricordando in quale aeroporto avesse prenotato il volo. Venezia o Ronchi? Poi quando stava quasi prendendo la strada verso sud se ne rammentò e con una brusca sterzata si immise nella giusta direzione. La manovra azzardata fece sbattere la testa di Alex contro il finestrino facendolo svegliare con un grido

    «Cosa succede? Ma sei matto?»

    «Niente. Cosa dovrebbe succedere? Stiamo per arrivare. Ben svegliato. Lo sai che russi?»

    «Non è vero!»

    «No, ma mi piaceva dirtelo. Ho parlato con quella professoressa e con Val: mi hanno confermato il tuo racconto. Non ci credo fino in fondo, ma ho deciso che faremo come se fosse tutto vero. Hai mai preso un aereo? No? Beh, è come un grosso pullman con le ali. Ecco l’uscita. Col telepass non ci fermiamo e così in due minuti siamo arrivati.»

    Uscirono dal casello autostradale dove la strada si fece larga fino al grande parcheggio dove lasciarono l’auto. Recuperati i propri bagagli a mano si avviarono al settore dei voli in partenza. Alex si guardò attorno eccitato e meravigliato di quella grande sala con tutta la gente diligentemente in fila per i controlli di sicurezza.

    «Il check-in l’ho già fatto on line quindi stammi dietro e fai come me.» lo istruì Max. Si accodarono a una lunga linea di viaggiatori che come un serpente si snodava in attesa che ognuno venisse scansionato al metal detector. Fu un’esperienza fantastica per il ragazzo che si godette ogni istante. Con un sorriso a tutto denti fu felice quando l’allarme risuonò nella sala e venne richiamato dagli addetti perché si togliesse cintura e orologio per ripetere la verifica. L’avrebbe rifatto decine di volte, purtroppo rimase deluso quando gli intimarono di proseguire. Si riprese subito, rapito da tutto ciò che vide: negozi, oggetti in vendita di tutti le fattezze e colori, bar, file di sedie allineate dislocate davanti a monitor di servizio con le lunghe liste di voli in partenza e in arrivo! Come ubriaco di sensazioni si scordò persino il motivo per cui si trovasse lì. Stava girando su se stesso beandosi di quelle novità quando la voce brusca del compagno di viaggio lo riportò al presente ordinandogli di sedere e così con un’espressione sognante si accomodò.

    «Tieni d’occhio il display. Quando a fianco del nostro volo vedi apparire la parola imbarco svegliami.» reclinò il capo addormentandosi all’istante. Attirarono non poche occhiate: si erano cambiati entrambi con vestiti che a Max erano apparsi appropriati, ma le camice a grandi quadri rossi e verdi, i pantaloni marroni di velluto a coste e le scarpe con la suola spessa e scolpita li etichettavano come gente di montagna, decisamente fuori posto fra quei passeggeri abbigliati con cura fino all’ultimo accessorio, che fossero turisti o gente d’affari. Alex era troppo eccitato per curarsene e quando tutti si alzarono mettendosi in fila non capì cosa stesse accadendo e solo buttando un’occhiata allo schermo degli avvisi si accorse della scritta che annunciava il loro volo imminente. Svegliò Max che borbottando afferrò la propria sacca usata fino a un attimo prima come cuscino. In breve tempo furono sul pullman che di lì a poco avrebbe attraversato la pista fino a lasciarli presso l’aereo. Dopo un breve tragitto di poche decine di metri furono scaricati come un gregge disordinato sull’asfalto. La scaletta era di fronte a loro e la fila avanzava piano.

    «Piove!»

    «Già.» confermò Max alzando il viso alle gocce. Poi controllò il meteo sul suo smartphone

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