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Nella vita dell'altro, ritrovarsi in 2cv
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Ebook145 pages2 hours

Nella vita dell'altro, ritrovarsi in 2cv

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About this ebook

A causa di un incidente, Paolo e Giulio sono costretti a condividere le

proprie vite. Una maledizione cadutagli addosso, che prima sembrava

avergliele rovinate, ma grazie ad un viaggio in giro per l'Europa con

una vecchia 2cv, imparano a convivere facendo sì che nasca una forte

amicizia
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 12, 2021
ISBN9791220325103
Nella vita dell'altro, ritrovarsi in 2cv

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    Book preview

    Nella vita dell'altro, ritrovarsi in 2cv - Piero Ottonello

    info@youcanprint.it

    Apro gli occhi al martellare della mia vecchia sveglia, sono le sei, mi alzo, apro la finestra, fuori sta albeggiando respiro a pieni polmoni, l’aria a quell’ora è fresca e pulita, metto su la caffettiera e nel frattempo mi preparo, mentre sorseggio il caffè, mi arriva un messaggio, è Nicola, mi scrive: Scusa Paolo, mi sono addormentato e non riesco a esserci, puoi andare tu? gli rispondo di sì, che ci saremmo visti là.

    Mi scappa da ridere, è comunemente in ritardo, ma dopotutto è un bravo ragazzo, bevo il caffè ed esco, vado ad aprire io, avevo da sbrigare delle commissioni, le farò in un altro momento, salgo sulla mia 2CV e parto, accendo la radio, stanno facendo passare Relax dei Frankie Goes to Hollywood, una delle canzoni colonna sonora della mia vita. Per strada c’è quasi nessuno, arrivo nella rotonda centrale di Loano, m’immetto e mentre la percorro, sento uno sfrigolio di gomme e una botta laterale, la 2CV fa un sobbalzo e mi ritrovo girato per traverso in mezzo alla rotonda. Non riesco a capire cosa sia successo, mi sento sballottato, nelle mie orecchie, un sibilo e il nulla, alzo gli occhi e vedo un uomo vestito bene, sembra che urli e in quel momento sento la sua voce piano piano salire e inizio a capire le sue parole. Insulti indirizzati a me, apro la porta, scendo, gli do il buongiorno e mentre lui continua a urlare, gli ripeto:

    «Buongiorno, cosa è successo?»

    Lui continua a urlare, dicendomi:

    «Da dove accidenti arrivavi? Sei sbucato dal nulla».

    E aggiunge:

    «Quando hai fretta, c’è sempre un rimbambito alla guida di qualche ferro vecchio che mi fa perdere tempo».

    Non gli rispondo, mi guardo intorno e vedo la mia 2CV girata in mezzo la rotonda con il paraurti in fuori e il parafango posteriore con una riga. Mi guardo attorno e da una traversa compare un grosso SUV col muso in mezzo alla rotonda, vado dal guidatore, che nel frattempo non aveva smesso di imprecare e urlare, gli dico:

    «Scusi, non si arrabbi, sistemiamo le cose subito per poter ritornare alle nostre faccende».

    Continuando a insultarmi risponde:

    «Mi ha già fatto perdere abbastanza tempo, tolga la macchina dalla strada che devo andarmene».

    Gli faccio notare che è lui che non mi ha dato la precedenza e invadendo la mia corsia mi ha urtato, continuando a urlare si avvicina, mi afferra per un braccio, mi avvicina alla 2CV e cerca di farmi salire dicendo di scostarmi che blocco la strada. Mi arresto, mi distacco dalla sua presa e gli spiego che se fosse stata una persona che avesse ammesso lo sbaglio, mi sarei spostato senza problemi e la macchina me la sarei aggiustata io, ma poiché è una persona maleducata e violenta avrei chiamato la polizia. Si avvicina nuovamente, mi dà uno spintone e con una risata sarcastica mi risponde:

    «Ah ah ah, ma pensa di guadagnare dei soldi per quel rottame, speri solo di non aver rigato la mia che per pagarla le toccherà venderlo il rottame!!»

    E mi continua a spingere.

    Non è mia abitudine, ma mi stava facendo perdere le staffe, mentre cerca di darmi un altro spintone, gli levo le mani da dosso, mi avvicino con la faccia alla sua e mentre sto per prendere il suo mento con la mia mano, siamo distratti da uno strano evento, un tuono fortissimo. Il cielo improvvisamente si oscura e per un attimo si vede niente, appena ritorna la luce e il cielo torna sereno, penso che non ne valga la pena litigare e senza guardarlo vado verso la 2CV dicendo:

    «Meglio lasciar correre, se ne vada per la sua strada».

    Non ho risposta, lo sento sbattere la portiera, sgommare, sale con una ruota sul marciapiede e se non faccio un salto in avanti, mi schiaccerebbe. Lo guardo andare via, scuoto la testa e rifletto che è meglio non pensarci e andare ad aprire il magazzino.

    Con le mani cerco di sistemare il più possibile il paraurti, salgo sulla 2CV e parto. Percorro poca strada e… inchiodo; istintivamente scendo e guardo i miei vestiti, mi accorgo che non sono quelli con i quali sono uscito, meglio, non sono nemmeno i miei vestiti. Sono in giacca e cravatta, mi accorgo di avere al polso l’orologio, non ne ho mai avuto uno, metto le mani in tasca e trovo un pacchetto di sigarette e non fumo, mi guardo attorno se c’è qualcos’altro di strano, mi blocco quando il mio sguardo si posa sulla vetrina di un negozio che riflette l’immagine della mia 2CV ma davanti non ci sono io… bensì l’uomo del SUV.

    Alzo un braccio e il movimento è riflesso ma a muoverlo non sono io ma l’altro, mi giro verso la 2CV, fisso lo specchietto e non mi scorgo, vedo l’altro uomo, il cuore batte a mille, non capisco niente, forse sogno, mi do un pizzicotto, lo sento, non intravedo nessuno in giro. Salgo sulla 2CV e vado al magazzino, mi preparo ad aprire ma non ho le chiavi, cerco in tasca per vedere se trovo dei documenti, niente, non c’è il portafoglio, come me lo tiene in macchina, guardo e infatti, sulla 2CV c’è il mio, accidenti, ho preso un’altra identità e non so di chi; sono certo di avere un grosso problema!

    Chiamo immediatamente Nicola, gli spiego di aver avuto un imprevisto, di aprire lui anche se in ritardo ed io avrei avvisato l’autista del furgone dello spedizioniere. Salgo in macchina e penso a cosa fare, come comportarmi, se non dovessi ritrovare il signore del SUV o meglio, il mio corpo.

    Anche se andassi al lavoro, non mi riconoscerebbero. Dopo un lungo pensare preferisco tornare alla rotonda dell’incidente, sicuramente anche l’altro avrà pensato la stessa cosa. Arrivato alla rotonda, la percorro tutta per vedere se fosse già lì; non scorgendolo parcheggio nel punto più largo, scendo e mi appoggio alla 2CV. Aspetto, passano i minuti lentamente le ore ed io sempre lì, ad un certo punto sento il suono di un clacson e l’autista della macchina fa un gesto con la mano, come per dire Cosa fai lì?.

    Gli faccio segno di fermarsi, non mi vede, allora gli urlo, percepisco che mette la freccia e si accosta, faccio una corsa e arrivo al suo finestrino, mi saluta e chiede cosa volevo, lo guardo e non mi escono le parole anche perché non lo conosco, lui vede il mio corpo ma non me, mi guarda e ripete:

    «Cosa c’è Giulio, va tutto bene?»

    Passa ancora qualche secondo e riesco a far uscire solo due parole.

    «Chi sono?»

    Si mette a ridere e mi risponde

    «Hai bevuto o hai preso un colpo in testa?».

    Poi si accorge dalla mia faccia spaventata che non stavo scherzando e a quel punto fa il nome e cognome:

    «Giulio, Giulio Mariotti»

    Lo ringrazio e torno alla 2CV, prendo il telefono e su Google inserisco i dati e appaiono due persone con quel nome: un prete, che presiede una piccola parrocchia del Veneto, non penso possa essere lui, sia dagli insulti con cui mi aveva apostrofato sia dagli abiti che stavo portando, e un armatore lombardo.

    Dopo aver controllato la sua scheda, avevo trovato dove abitava e il suo telefono fisso, provo a chiamare, non risponde nessuno, non so che fare, se muovermi e magari andare a cercarlo o aspettare che arrivasse lui.

    Dopo un’altra ora decido di andare a cercarlo dove si può rintracciare un armatore…al porto.

    Arrivato al porto, parcheggio la 2CV e faccio un giro, cerco il SUV nei parcheggi e nello stesso tempo scruto tutt’intorno, è strano da dirsi ma mi devo cercare, la cosa mi spaventa e nello stesso tempo mi diverte, che faccio quando mi trovo? Mi presento? Piacere sono te, non io, io sono te e tu sei me, mi scappa da ridere ma nello stesso momento mi fa paura.

    Girovago tra le barche, passo dagli uffici, dai negozi, cercando qualcuno che mi fermi, che mi riconosca, niente, non trovo nulla che mi porti a lui, dovrò pensare a qualcos’altro. Riprovo a navigare su internet per sapere qualcosa su Giulio Mariotti. Appare sempre l'armatore, ma nient’altro, provo su Wikipedia e lì di Giulio Mariotti armatore lombardo c’è una foto, non è lui, anche perché è morto nel 2001, ma ha un nipote con lo stesso nome, rappresentante di orologi, residente a Bergeggi. Bene qualcosa ho trovato, cerco sulle pagine bianche ma niente, allora parto e vado a Bergeggi, devo trovarlo!

    Lungo il tragitto controllo tutte le auto che incontro e chi ci sta dentro, dovesse aver cambiato auto. Ho attraversato tutti i paesi, dopo aver percorso il rettilineo di Spotorno, arrivo a Bergeggi. In lontananza vedo un SUV simile a quello che mi ha urtato, prende lo svincolo per il paese, accelero, sorpasso due auto e imbocco lo svincolo in salita, faccio i primi due tornanti e lo vedo due curve avanti, ma la mia 2CV in salita patisce un poco. Arrivo in cima, nella piazza e mi vedo, sono seduto sul cofano dell’auto con la testa bassa, davanti a un panorama mozzafiato, mi guardo le mani. Parcheggio, non troppo vicino, scendo dalla 2CV, chiudo la portiera senza sbatterla e mi avvicino piano, nella mia testa cerco un modo non troppo brusco per presentarmi, visto il carattere con il quale si era presentato, non vorrei mi saltasse addosso. Arrivato alle sue spalle, lo chiamo:

    «Giulio, ehi Giulio»

    Alza la testa e si gira di scatto, ha gli occhi sgranati e lucidi, salta giù dal cofano e grida:

    «Cosa mi hai fatto? Che mostruosità mi hai fatto? Ridammi il mio corpo, ladro!»

    Prova a colpirmi, non so che fare, cosa dire, cosa rispondergli e mi esce una battuta sciocca:

    «Non colpirmi, sono nel tuo corpo, colpiresti te stesso».

    Si blocca e mi guarda come non mi ero mai visto, c’era una rabbia nei suoi occhi che se non fossi stato nel suo corpo mi avrebbe fatto a brandelli. Cerco di calmarlo, gli spiego che io mi trovavo nella stessa situazione e come per lui era stata una situazione inaspettata.

    Dopo una buona mezz’ora per calmarlo, ci sediamo su una panchina e cerchiamo di capire cosa possa essere successo e perché.

    Arrivati al tramonto, gli propongo di scambiarci anche la nostra vita quotidiana, dunque la casa, il lavoro e tutto quello che fa parte della nostra esistenza.

    Fortunatamente io sono single e sua moglie è in Africa per lavoro e per tre mesi non sarebbe rientrata, a quel punto mi accompagna a casa sua, mi fa da cicerone e mi spiega del suo lavoro: orari, appuntamenti e come si svolge, e le sue abitudini.

    Mi riferisce della sua relazione con Clara, mi fa vedere delle foto e m’informa su dove sono state scattate e vari aneddoti.

    Durante il suo riferire si era messo a cucinare, aveva aperto una bottiglia di Sagrantino, tirato fuori dal frigorifero dei carciofi e, con molta abilità, aveva preparato un piatto di fettuccine con carciofi trifolati, una bontà.

    Terminato di mangiare l’accompagno a casa mia e lungo la strada racconto della mia vita sentimentale, sono single; del lavoro, ho un magazzino di stoccaggio, cioè, arrivano merci varie da alcune ditte di trasporti e con Nicola, mio dipendente, la consegniamo, dove i grossi camion non arrivano. Non è un gran lavoro ma rende bene e mi lascia parecchio tempo libero.

    Arrivati a casa, sono io che faccio da cicerone, spiego tutto quello che mi viene in mente sperando di non dimenticare nulla.

    Finito il sopralluogo, apro il frigo e prendo del limoncino, beviamo e mi riaccompagna a casa sua. Arrivati sotto casa, mi dice di aprire il frigo e bere il limoncino fatto da lui, non comprato.

    Con una pacca sulla spalla fa per salutarmi, ma lo fermo e gli dico che doveva prendere, anche se non mi faceva piacere, la mia 2CV. Mi guarda contrariato e dichiara che non ci pensa nemmeno, su quel rottame non ci va e aggiunge che è già stata una giornata grigia e non ci pensa a farla peggiorare andando in una casa non sua, con il rottame. Apre il garage e prende lo scooter, mi sa che sulla questione auto dovremmo riparlarne.

    Giulio parte ed io entro in casa, penso agli atteggiamenti di Giulio, arrogante e maleducato la mattina, persona piacevole nella sera durante i chiarimenti e di nuovo innervosito al momento di prendere la 2CV, mi dà l’impressione di una persona insicura e nevrotica che si nasconde dietro le apparenze e combatte l’insicurezza con la prepotenza.

    La mattina sono ridestato dalla sveglia, era tempo che non accadeva, subito mi son sentito spaesato, ma mi ambiento velocemente, cerco la caffettiera,

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