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La Torre della Visione
La Torre della Visione
La Torre della Visione
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La Torre della Visione

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E se il tempo fosse circolare anzichè lineare? E se avesse

un'architettura fatta da molti cerchi concentrici uniti da minuscole

fessure attraversabili solo dalla materia più sottile? E se i nostri

sogni fossero un ponte che collega mondi diversi incurante delle leggi

che crediamo di aver

compreso? Se questo fosse possibile allora

dovremmo rivedere anche il modo in cui avvengono gli incontri, la loro

realtà e la loro irrealtà. Potremmo iniziare questa storia con "C'era

una volta un castello" ma la inizieremo dicendo che :

Nell'indistinguibile assenza di forma, dove tutto vibra e pulsa, una

piccola particella palpita come una lucciola. Stregata da un'idea che

scaturisce dal mondo della perfezione diviene un suono, come le note di

un flauto magico tesse la tela dell'incantesimo che delineerà i confini

dell'illusione...
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 11, 2021
ISBN9791220326711
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    Book preview

    La Torre della Visione - Sabrina Vaiani

    ora.

    Capitolo I

    E all'inizio fu…

    Nell’indistinguibile assenza di forma, dove tutto vibra e pulsa, una piccola particella palpita come una lucciola. Stregata da un'idea che scaturisce dal mondo della perfezione diviene un suono, come le note di un flauto magico tesse la tela dell'incantesimo che delineerà i confini dell'illusione.

    L'idea si insinua e offusca la verità e la particella inizia a sentirsi qualcosa, a distinguersi dal tutto, a vedere, anche se non ha occhi, la differenza tra sé stessa e tutto il resto. La sua coscienza diffusa si localizza in un punto e inizia a confondersi, la percezione che quel punto la definisca le fa credere di essere qualcosa; i suoi confini si specificano e tutto il resto prende una forma.

    Percezione, distorsione e il mondo delle idee prende forza, ognuna viene attratta da molte altre particelle che sembrano avere una forma diversa, tante lucciole che si affollano incantate da quell’idea che le attira in un limbo. Tutte insieme iniziano a danzare e a sperimentare la prima parvenza di emozioni, mentre quell'idea diventa un progetto seducente, quello di sperimentare la materia, la separazione, la percezione dell'oblio.

    Un impulso irrefrenabile la coglie di sorpresa e inizia a vibrare vorticosamente, viene percorsa, attraversata da immagini, colori, suoni, geometrie, architetture di pensieri, da un desiderio ardente di dissolversi in un'esplosione di luce; viene tirata in alto, come se si stesse preparando a tuffarsi da un'alta rupe; mentre si libra la sua consapevolezza rimane intatta.

    Inizia a scendere vorticosamente verso un oceano sottostante di indefinibili colori.

    Prova qualcosa di sconosciuto, emozioni e sensazioni: paura, impotenza, nostalgia, e mentre tutto si compie, tocca l'acqua primordiale e si ritrova nella profondità di quel liquido, sente un profondo torpore che lentamente cristallizza la consapevolezza.

    La mente unificata si disgrega in una mente duale fatta di molti frammenti che danno una forma illusoria alla sua essenza. E in questo liquido, pieno di informazioni, necessarie per vivere questa esperienza, la sua pulsazione cambia e diviene un battito.

    Intravede un bagliore e sente di emergere dalla profondità recondita dei mondi in cui è caduta, risale verso la superficie, forte e intensa diviene la pressione e la spinta, una forza sconosciuta la porta verso l'emersione, verso la vita che l'aspetta.

    La mente si frammenta in mille pezzi e si insinua l'idea folle del tempo che scorre e determina una continua mutevolezza.

    L'eterno svanisce e si insinua la morte.

    L'idea di poter perdere qualcosa implica il fatto di possedere qualcosa: ora ha un corpo e, quando l'aria del primo respiro la connetterà alla vita, subentrerà la folle idea di poter morire.

    La sua nuova mente costruisce la struttura della personalità, nella quale si identificherà credendo fortemente di essere qualcuno e di essere quelle emozioni, quei pensieri, quelle idee, quel corpo.

    Crederà di esistere in base a pulsioni, desideri, istinti suggeriti da quel corpo fatto di carne, sangue e impulsi chimici - odori, colori, sensazioni. I bisogni prenderanno il sopravvento trasportandola nell'estasi di un abbraccio, nella fusione del corpo, nell'inferno del bisogno e della dipendenza. Sarà scossa nel profondo dal dolore e dalla disperazione, finché i suoi apparenti bisogni non saranno appagati e soddisfatti.

    Una continua contrazione ed espansione l'accompagnerà nel lento oblio che obnubilerà la sua consapevolezza, finché, un giorno, un moto profondo di nostalgia, la stessa che ha provato durante la caduta, le suggerirà un'idea: forse non è tutto qui, forse non è reale quello che vedo e sento, forse la percezione cela una verità più profonda, forse non sono solo questo… e dal profondo della sua anima udrà un suono.

    Svegliati e ricordati chi sei.

    Capitolo II

    Il concepimento

    Sembrava una sera come tante, il ritmo della giornata era scandito dal solito battito: una cena leggera senza troppe pretese, una condivisione minima, intrisa della stanchezza degli impegni vissuti.

    L'autunno era vicino ma l'estate distendeva le sue mani accompagnando quei giorni, offrendo ancora caldo e sole; i profumi della natura erano meno intensi, ma ancora vivaci, le foglie non erano ancora pronte a dipingersi intensamente e divenire prodromi dell'inverno.

    Una sera come tante, in cui era ancora possibile fare una passeggiata all'aperto e liberare il corpo e la mente dagli impegni che avevano occupato tutto il tempo. Erano una coppia rumorosa, la vita gli aveva chiesto precocemente di difendersi e combattere per la sopravvivenza, non c'erano smancerie o pensieri troppo astratti e profondi, c'era la quotidianità che ogni giorno chiedeva il resoconto e pretendeva che tutti i compiti fossero stati adempiuti.

    Non potevano sapere che quella notte, seguendo l'impulso della passione, i loro corpi avrebbero creato la scintilla della vita, si sarebbero trasformati nel crogiolo alchemico in cui tutto si trasmuta: il loro incontro avrebbe provocato quell'esplosione primordiale in cui la vita prende forma.

    Erano ignari. Non potevano sapere che il loro bacio avrebbe fermato il tempo e il miracolo della vita sarebbe avvenuto. Non avevano deciso consapevolmente: anche se c'erano i segni, erano troppo distratti per ascoltarli.

    Ma nella fusione dei corpi, mentre si scatena la passione che scuote ed attraversa, si concede una parte di sé per dare spazio a un'altra anima di incarnarsi. E tutta quella magia seguiva il ritmo del loro respiro, dei loro lombi, delle carezze reciproche sulla pelle e quell'attimo di silenzio della loro mente, di estasi e fusione in cui spirito, corpo e mente non sono separati ma uniti all'oceano primordiale… è avvenuto…

    Lui si era avvicinato con un sorriso, canzonandola come faceva solitamente, e aveva iniziato a baciarle la spalla mentre lei era già voltata dall'altra parte. Per lei era difficile lasciarsi andare al piacere o chiederlo, aspettava sempre che fosse lui a proporre l'intimità. Era dura, sempre combattiva e coriacea nella vita, ma non poteva negare che in quelle braccia si sentiva al sicuro; lui era più leggero, sempre allegro anche se adorava le abitudini e le certezze.

    Nessuno dei due amava le sorprese, eppure la vita si apprestava ad offrirgliene una… e arrivò un paio di mesi più tardi; un terremoto emotivo che afferrò prima lei e poi travolse anche lui.

    Inaspettato! La sua pancia conteneva un battito, cresceva dentro di lei una vita che non si aspettava di ospitare: e ora? Sarò in grado? Mille pensieri e un solo nodo alla gola. E quando il sorriso di lui svanì, le paure furono più intense e i dubbi più avvolgenti… lui non amava le sorprese.

    L'inverno era vicino e il freddo scosse i loro cuori: le parole, le possibilità, il cambiamento e i discorsi che poi diventano inutili se non ci sono motivi per dire no, in un momento della vita in cui tutto sembra stabilizzarsi e ti dà la possibilità di rinnovare le emozioni e i pensieri.

    E allora vita sia.

    Speriamo che sia maschio almeno, pensò lui; ma così non fu.

    In quel ventre cresceva la matrice del suo corpo; mentre gli eventi creavano la struttura della sua mente, lei rimaneva nel limbo, non era scesa all’interno, era lì che galleggiava intorno alla sua nuova esperienza ancora scevra dal giudizio e dalle emozioni.

    Ogni tanto si sentiva inevitabilmente attirata dalla forma e si immergeva in quel liquido in cui le forze si incontravano per darle il veicolo dell'esperienza terrena.

    Iniziò a sentire la stessa paura di dire sì alla vita che avevano avuto i suoi genitori, come se tuffarsi nell'esperienza che le si prospettava davanti fosse una costrizione; si sarebbe dimenticata l'origine e avrebbe dovuto ricercarla.

    Il suo corpo si mise in contrasto con il bacino che l'ospitava pur di rallentare quel momento in cui avrebbe dovuto lasciarsi andare totalmente.

    E il giorno previsto non c'erano segni, né i giorni successivi, finché tutto iniziò a tremare e la forza che spinge e preme la costrinse a prendere pieno possesso di quel corpo, mentre veniva travolta da una valanga di emozioni colorate. Avrebbe voluto rinunciare, ritardare ancora quel momento, ma era il momento giusto, tutto doveva avvenire in quel tempo in cui le forze cosmiche erano in perfetta armonia per l'esperienza che l'aspettava.

    Il dolore, la paura, la curiosità, le intense spinte e ancora il dolore. Venire al mondo significa attraversare tutte le fasi per entrare in piena connessione con quel corpo. Attraversare tutte le sensazioni di oblio, di soffocamento, di bruciante paura, sentimenti sconosciuti nella dimensione animica.

    Tuffarsi nell'ignoto mentre la verità svanisce e lascia spazio al sogno. E fu quando si svegliò in questo mondo che comprese di essersi addormentata di nuovo; un senso profondo di inquietudine e sconfitta si impadronì di lei.

    Le sensazioni le ricordarono di essere già, nuovamente, dentro ad un corpo.

    La libertà in cui si era dissolta poco prima era svanita, e ora tutto riprendeva forma e occupava spazio, i suoi pensieri erano già ingombranti. Lottare per non dimenticare era inutile, giunta nella terra dell'oblio la consapevolezza si frammenta e affonda in un mare profondo. Come un film che le scorreva davanti rivide ogni singolo attimo della caduta, prima di assopirsi in quella che chiamiamo vita. Il ponte tra il mondo dell’invisibile e quello visibile è verticale, è forte il turbinio, il senso di vuoto e di pieno, tutto gira ed esplode insieme. Ricordava di essere stata attraversata da sensazioni, emozioni e un grande dolore; ricordava di aver pensato soffoco!

    Mentre cadeva tutto era vorticoso, come la velocità di una stella quando incendia l’atmosfera che attraversa. La sensazione disarmante di riprendere forma dopo non averne avuta alcuna.

    E poi niente, si sentì pulsante e vibrante… continuava a essere immersa nell’oceano in cui si sentiva dissolta e di cui si sentiva parte. Nella spirale rossa cadde attraverso i mondi, tra le pieghe dell’energie che disegnano l’universo conosciuto, in un vortice ipnotico la sua coscienza si addormentò rovinando verso mondi divisi. Un senso di separazione abbracciò la sua mente, ogni cosa che vedeva e poteva percepire come materiale ingannava la sua reale percezione della verità. Attraverso la caduta si era sentita frammentare, attraversando tutte le forme conosciute e visibili.

    Ricordava un risveglio in cui pensò Ecco, adesso devo piangere, imparare tutto nuovamente.

    Ogni impulso era incontrollabile, la sua comunicazione gutturale era diversa dai suoi pensieri. Per accettare di essere dentro a quel corpo c’è voluto tempo. Per entrare completamente nel personaggio che si stava delineando c’è voluto tempo. Una rabbia profonda per essere qui, ancora. La memoria svaniva e veniva sostituita da ricordi illusori.

    Tutti questi pensieri si abbattevano su di lei con forza, sapeva di star sognando, ed era il primo passo.

    Restavano aperti gli spiragli per intravedere la luce della verità attraverso le coltri pesanti di quell'illusione ben strutturata e sempre più ingannevole… ma erano sempre più piccoli e lontani.

    Capitolo III

    Il castello

    Erano passati circa dieci anni dall'ingresso in questo mondo e tutta quella valanga di pensieri erano diventati sfumature.

    La sua personalità si esprimeva con fatica, sentiva grandi emozioni, pensieri profondi, spaventosi e una grande stanchezza nel dover affrontare la vita e la crescita.

    Non credeva al racconto della realtà offerto dai suoi genitori e dalle persone con le quali interagiva: non poteva essere tutto qui. Sentiva dentro di sé un mondo inesplorato che voleva conoscere. Non sapeva come arrivarci, non conosceva la strada né aveva la mappa, ogni tanto si svegliava al mattino profondamente triste. Faticava a relazionarsi con gli altri bambini, si annoiava. Ma la notte sognava e sentiva di vivere una vita parallela.

    Sua madre era schietta, semplice, irruenta: la vedeva e non la reprimeva. Non era importante farlo, non si sentiva turbata dalle sue domande esistenziali, perché aveva capito che lei viveva di sensazioni e di pensieri, come sua nonna del resto, erano simili. Non assecondandola e non preoccupandosi per questa sua sensibilità la rendeva più forte; le offriva la possibilità di essere sé stessa, non dando troppa importanza alla cosa.

    Era un giorno d'estate, giugno, era dalla nonna e dagli zii. Adorava l’estate. Si distendeva sul prato a godersi i profumi dei fiori che inebriavano l'aria. Quei colori così intensi le riempivano l'anima di gioia. Poteva perdersi nel volo di una farfalla che danzava seguendo le note delle cicale e il cinguettio degli uccelli. Amava seguire il volo delle rondini, l'ombra degli alberi e tutto l'incessante movimento della vita.

    In alcuni momenti si sentiva parte del tutto, non più un frammento separato dell’universo ma parte del disegno divino… erano attimi in cui la mente diventava quieta. In altri doveva scrivere e annotare i suoi pensieri e le sue sensazioni per placarsi poiché avrebbe voluto volare, liberarsi dal corpo, dissolversi, ricordare.

    Era l'assillo maggiore, ricordare. Ma cosa? Le sembrava prioritario ma non sapeva assolutamente cosa, in fondo aveva solo dieci anni e pensava già abbastanza.

    Qualche giorno prima, dopo catechismo, aveva posto una domanda a sua madre che avrebbe turbato chiunque:

    Io non capisco come si possa definire Dio buono e misericordioso quando solo per un errore può mandarti all'inferno per l’eternità. Non credo che funzioni così! Allora gli uomini primitivi? Non possono essere condannati, anche se hanno ucciso qualche loro simile, perché erano come animali, fatti d'istinto. Io credo che Lui ci rimandi ancora sulla terra per rimediare, anche perché non puoi giudicare sulla base di un'unica esperienza. Tu, mamma, che ne pensi?

    Ovviamente lei non aveva mai smesso di sbrigare le faccende di casa nel frattempo, e con uno sguardo interrogativo aveva detto: Io non lo so davvero come funziona! Chiedilo al prete, lui lo saprà! È il suo mestiere.

    La liquidava così, con disarmante semplicità.

    Quel giorno di giugno suo zio le disse: Ti porto in un posto fantastico oggi. Vedrai che ti stupirò! Nemmeno il castello delle fiabe più bello che puoi immaginare è simile a questo.

    Era stregata dalle parole, dalle storie dello zio, se ne abbeverava come se fossero un nettare buonissimo; lui la incantava con i suoi racconti, la faceva ridere e sognare, la portava a scoprire nuovi mondi.

    Adorava andare nel bosco con suo zio, perché lui la faceva sentire al sicuro; conosceva gli gnomi e le fate, lo spirito del bosco e gli animali, e lei si fidava ciecamente. Non aveva mai incontrato una creatura del bosco, ma ogni volta sperava fosse il giorno giusto perché lo zio diceva: Bisogna essere pronti per vederli, se hai ancora paura loro si nascondono, lo fanno per non spaventarti. Ogni giorno diventava più coraggiosa e fiduciosa, anche se non vedeva niente sentiva sempre di più il bosco, il fiume, la bellezza intrinseca della natura.

    Era felicissima: una nuova avventura! Era questo che l’accendeva. Niente come questo la faceva sentire viva e dissolveva i suoi pensieri scuri. Via, si parte! E presto erano in macchina verso il posto fatato che le era stato promesso.

    Lo zio intanto le raccontò la storia del castello:

    Tanti anni fa c’era una rocca ristrutturata da Matilde di Canossa, una donna straordinaria per la sua epoca. Fu una guerriera che riuscì a ottenere riconoscimenti importanti. All'epoca le donne erano riconosciute solo in quanto mogli o figlie di qualcuno, nonostante ci siano state donne di grande importanza e spessore. Forse la scelta di questo luogo non è stata casuale. Pensa che questa proprietà è stata di un certo Conte Alberto degli Alberti di Prato, che aveva costruito una città misteriosa. Questa città, chiamata Semifonte, in pochi anni è diventata così potente da far arrabbiare Firenze così tanto che, non solo l'ha rasa al suolo, ma ha maledetto il suo territorio: per 395 anni non è stato mai costruito nulla su quella terra.

    E dopo 395 anni cos'e successo, zio? domandò lei incuriosita.

    È successo che Ferdinando de’ Medici ha dato il permesso di costruire una cappella dedicata a San Michele e niente più. Ancora oggi è l'unico edificio costruito da allora. Si crede che alcuni luoghi siano speciali perché l'energia della terra crea un vortice potente e chi la sa usare può averne grande beneficio. Quando a scuola studierai Dante, il sommo poeta, troverai che anche lui parla di Semifonte.

    Adoro studiare la storia! È così affascinante! Amo l'antico Egitto, mi son già fatta comprare due libri e vorrei sapere tutto, perché zio, non posso credere che abbiano costruito le piramidi con gli schiavi. Dai, nemmeno a sei anni ci potevo credere! Un giorno visiterò le piramidi e allora forse avranno scoperto il modo in cui sono state costruite, tu che dici?

    Può darsi, anche se credo che ci siano tanti misteri che non vogliono svelare ma che sono già stati scoperti… Comunque, tornando al castello, il Conte Mattei lo comprò e nel 1850 iniziò a costruire quello che vedrai oggi: è diverso da tutti i castelli che puoi immaginare, è splendido e misterioso. Si dice che il Conte fosse un alchimista e che avesse accesso alle biblioteche vaticane dove ci sono libri misteriosi, alcuni si credono perduti. Lui era benvoluto dal Papa perché aveva regalato una terra al Vaticano per poter vincere una guerra.

    Una guerra promossa dal Papa? osservò lei stupita. Da quando?

    Da sempre cara, per il potere si son fatte tante guerre in nome del Signore. Ovviamente la fede era solo una scusa disse lui serafico.

    Quando abbiamo studiato le crociate mi sono sentita così triste… non capisco come possano conciliarsi la fede e la guerra! Ma io sono solo una bambina e ho capito che gli adulti non fanno sempre quello che dicono, e soprattutto dicono di pensare una cosa e poi fanno altro. A volte anche papà e mamma fanno così, non si ricordano, non danno importanza a questa cosa e io non lo capisco: da me pretenderebbero coerenza. Mi piacciono gli adulti ma sono complicati… anch'io lo diventerò, zio?

    Oh, tu sei già complicata! Ti sei già messa avanti! Non ho mai visto bambini che giocano da soli o che parlano con le piante e gli animali tanto quanto lo fai tu. Eppure gli altri bambini ti cercano, tua madre dice che sei tu che non vuoi andare con loro.

    Zio, dopo un po' mi annoio, giocare è divertente ma poi voglio leggere, pensare, disegnare… non so, a volte sono triste perché mi sento a disagio nel mio corpo, mi sentirei già adulta e vorrei andare in posti e fare cose che i bambini non possono fare da soli.

    Sai, le persone strane come te e come me sono destinate a fare gli esploratori o i solitari. Io ho scelto la seconda possibilità e spero che tu scelga la prima! disse lo zio con affetto e un pizzico di nostalgia. Comunque quando morì la madre del Conte lui decise di studiare medicina per poter aiutare le persone. Costruì il castello dove ha creato dei rimedi miracolosi che hanno avuto tanto successo a quel tempo e la sua arte è stata chiamata elettromeopatia.

    Perché elettro, e cos'è l’omeopatia? sembrava molto interessata.

    Si dice che i prodotti del Conte fossero così speciali perché lui aveva trovato un modo particolare di trattarli. Non c'entra la combinazione delle piante o la diluizione, evidentemente aveva trovato il modo giusto per amplificare l'effetto attraverso una grossa infusione di energia. Ma sono voci, teorie, di certo c'è solo che il segreto non è ancora stato svelato.

    Forse le persone non hanno capito e non erano pronte a conoscerlo, questo segreto. Ma lui l'ha detto a qualcuno?

    Sembra di sì, ma è un mistero. Sai, gli antichi alchimisti usavano un linguaggio in codice per nascondere i propri segreti alla luce del sole. Usavano simbologie particolari oppure dividevano il segreto tra più persone o in luoghi diversi, finché qualcuno non sarebbe stato veramente pronto e ispirato per trovare tutti i pezzi e rimetterli insieme.

    Era una specie di caccia al tesoro?

    Potremmo dire di sì.

    Mentre quel dialogo si dipingeva anche di battute, scherzi e vera suspense, la strada scorreva e la sorpresa diventava sempre più imminente. Niente poteva descrivere l'emozione che provò quando il castello si svelò dopo quelle curve, niente poteva farle immaginare quella meraviglia.

    Sembrava di essere catapultati nel lontano oriente, con quello stile così unico. Non poteva nemmeno parlare per quanto si sentiva stupefatta e sopraffatta da una tale bellezza. Le cupole che sovrastavano le torri, le grandi finestre, tutto era incredibile!

    Lo zio sorrideva soddisfatto di aver mantenuto la promessa di un sogno, sapeva che la visione di questo luogo avrebbe superato

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