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Le vite minori dell'Historia Augusta. D. Septimius Clodius Albinus
Le vite minori dell'Historia Augusta. D. Septimius Clodius Albinus
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Ebook97 pages1 hour

Le vite minori dell'Historia Augusta. D. Septimius Clodius Albinus

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In questo saggio si ricostruisce la vicenda di D. Septimius Clodius

Albinus (147-197 d.C.) alla luce delle fonti antiche con particolare

riguardo alla biografia dedicatagli dall'Historia Augusta. Il ritratto

che ne scaturisce è quello "d'un sénateur digne, homme vertueux et bon

officier" (Bertrand-Dagenbach) riflesso dell'ideologia conservatrice che

permea l'intera silloge sia sul piano concettuale che su quello

linguistico-letterario. La raccolta, pur con tutte le cautele legate al

carattere mendace e fuorviante che la caratterizza, è una fonte da non

scartare aprioristicamente a confronto di quelle più autorevoli quali,

in particolare, Dione ed Erodiano; in quest'ottica anche l'esame delle

vite minori può offrire un contributo alla comprensione della natura e

dell'usus scribendi dell'opera che, unitamente al mito e alle sue

rielaborazioni, costituisce il tema di ricerca dell'autore, cultore

della materia presso l'Ateneo cagliaritano (SSD. 10/D3).
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 23, 2021
ISBN9791220323598
Le vite minori dell'Historia Augusta. D. Septimius Clodius Albinus

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    Le vite minori dell'Historia Augusta. D. Septimius Clodius Albinus - Antonio Aste

    Aste

    Clodio Albino: profilo storico-biografico

    Decimo Settimio Clodio Albino¹ fu uno dei protagonisti di un periodo assai conflittuale nella storia di Roma, ossia il quadriennio 193-197 d.C., in cui si registrò una delle innumerevoli guerre civili che hanno caratterizzato la vita dell’Urbe. Sulla base delle fonti a nostra disposizione è possibile una ricostruzione assai attendibile del percorso biografico di questo personaggio.

    Nato nel 147² ad Hadrumetum³ da una famiglia appartenente al rango senatoriale⁴, ricoprì la carica di tribunus nel 175⁵ prima della rivolta di Avidio Cassio⁶; fu quindi dispensato della questura⁷, divenne aedilis per pochissimo tempo⁸ e successivamente praetor⁹. Al tempo dell’insurrezione avidiana lo troviamo con un incarico militare¹⁰ in Bitinia e nel 183 in Dacia¹¹. Fu consul suffectus forse nel 187¹² e nel 190 circa governatore della Germania Inferiore¹³; nel luglio del 193, Severo gli conferì il cesarato¹⁴ e dal 192 al 197 fu a capo della provincia della Britannia¹⁵. In questo arco temporale andrebbe collocato il secondo consolato in absentia¹⁶ (194 o 197¹⁷). Questi i principali dati relativi al percorso biografico del nostro personaggio che assurse a un ruolo di autentico protagonista nello scorcio finale del II secolo e più precisamente dai primi mesi del 193.

    Dopo la morte violenta di Publio Elvio Pertinace¹⁸, l’impero romano precipitò in una fase di intenso e caotico travaglio socio-politico¹⁹; fra le truppe, infatti, si ebbe un’autentica frattura che coinvolse tanto le milizie pretoriane quanto quelle periferiche. Le prime, infatti, acclamarono Didio Giuliano, un facoltoso senatore, apprezzato anche da vasti strati della popolazione, dal quale auspicavano di ricevere un cospicuo donativo²⁰; le truppe di stanza nelle diverse province diedero invece una risposta non univoca. Le legioni localizzate in Siria elessero Pescennio Nigro, i reparti che si trovavano in Britannia optarono per Clodio Albino e, infine, quelli ubicati a Carnuntum, nella regione danubiana, scelsero Settimio Severo²¹. Fu proprio quest’ultimo che, con l’aiuto dei pretoriani, fece il suo ingresso a Roma all’inizio del mese di giugno del 193²² a pochi giorni di distanza dall’uccisione del suddetto Didio Giuliano. Perito Pescennio Nigro nei pressi dell’Eufrate nel 194²³, Settimio Severo volse le armi contro Clodio Albino, cui aveva conferito il titolo di Caesar²⁴, e che costituiva una seria minaccia per le ambizioni imperiali di Severo²⁵. Si giunse così alla decisiva battaglia di Lugdunum del febbraio 197²⁶ nella quale, vistosi perduto, Albino si diede la morte vicino al corso del Rodano; Severo alla vista del suicida gioì ed infierì sul cadavere²⁷.

    ___________________

    ¹ Una prima fondamentale ricostruzione storica su questo personaggio in Hirschfeld 1897.

    ² Su questa datazione cfr. Alföldy 1968, p. 23.

    ³ Colonia fenicia corrispondente all’odierna Susa, città della Tunisia.

    ⁴ Dio 76, 6, 2: ἦν δὲ ὁ μὲν Ἀλβῖνος καὶ τῷ γένει καὶ τῇ παιδείᾳ προήκων. Herod. 2, 15, 1: Ἀλβῖνος, ἀνὴρ τὸ μὲν γένος τῶν ἐκ τῆς συγκλήτου εὐπατριδῶν, ἐν πλούτῳ δὲ καὶ τρυφῇ ἐκ πατέρων ἀνατραφείς. Malalas Chronogr. 384, 10: ἐπὶ δὲ τῆς αὐτοῦ βασιλείας ἐτυράννησεν Ἀλβῖνος ὁ συγκλητικός. Su un’appartenenza di Albino al ceto equestre cfr. Alb. 6, 1: adulescens igitur statim se ad militiam contulit; 10, 7: Albino ex familia Ceioniorum … duas cohortes alares regendas dedi; Alföldy 1968, p. 20 n. 6.

    ⁵ 6, 2: egit tribunus eqites Dalmates.

    ⁶ Alföldy 1968, p. 22.

    ⁷ 6, 6: quaesturae gratia illi facta est.

    ⁸ 6, 6: aedilis non amplius quam decem diebus fuit.

    ⁹ 6, 7: dein praeturam egit sub Commodo famosissimam.

    ¹⁰ Comes Augusti (?) cfr. 6, 2: Bithynicos exercitus eo tempore, quo Avidius rebellabat, fideliter tenuit.

    ¹¹ Dio 73, 8, 1: ἐγένοντο δὲ καὶ πόλεμοί τινες αὐτῷ πρὸς τοὺς ὑπὲρ τὴν Δακίαν βαρβάρους, ἐν οἷς ὅ τε Ἀλβῖνος καὶ ὁ Νίγρος οἱ τῷ αὐτοκράτορι Σεουήρῳ μετὰ ταῦτα ἀντιπολεμήσαντες εὐδοκίμησαν.

    ¹² Qualunque sia stata la data del primo consolato di Albino, essa è attestata sulle monete coniate a partire dal 193 per concessione di Severo, cfr. Herod. 2, 15, 5: ὁ δὲ Σεβῆρος καὶ πρὸς τὴν σύγκλητον τὰ αὐτὰ ἀνενεγκών, ὡς ἂν μᾶλλον αὐτὸν ἐς πίστιν ὑπαγάγοιτο, νομίσματά τε αὐτοῦ κοπῆναι ἐπέτρεψε, καὶ ἀνδριάντων ἀναστάσεσι ταῖς τε λοιπαῖς τιμαῖς τὴν δοθεῖσαν χάριν ἐπιστώσατο. RIC IV, 1, p. 44. Tra gli studi numismatici relativi alla silloge cfr. Menadier 1913; Tomlin 1980. La conoscenza della materia e la capacità di utilizzarla rafforza ulteriormente l’idea che il compilatore della silloge fosse di rango elevato: L’attenzione particolare rivolta dall’autore dell’Historia Augusta al dato numismatico, la sua conoscenza, oserei dire impeccabile, della realtà della moneta romana, evidente anche nel modo di costruirvi falsità e giochi, l’abitudine alla classificazione storica dei pezzi di conio attraverso l’indicazione dell’Imperatore (o della persona di famiglia reale) rappresentatovi, ma anche delle tipologie iconografiche, e dei loro significati storici, in un modo che sembra un vero e proprio sistema di ordinamento, la conoscenza del diritto legato alla moneta ed anche del sistema della coniazione e della zecca collaborino ad individuare il biografo come un appassionato di raccolte numismatiche, un collezionista appunto, che ha trasfuso in numerosi segmenti narrativi il proprio hobby, la propria passione. Una conclusione di questo genere, che fa del nostro autore il cultore di un passatempo certamente costoso e aristocratico è perfettamente in sintonia con la sua caratterizzazione come appartenente al funzionariato imperiale, e dunque appartenente, se non direttamente all’aristocrazia senatoria, a un ceto d’élite connotato da ampia disponibilità economica e grande prestigio sociale. Cfr. Carlà 2007, pp. 423-424.

    ¹³ Alb. 6, 3: dein per Commodum ad Galliam translatus, in qua fusis fugentibus Transrenanis celebrem nomen suum et apud Romanos et apud barbaros fecit. Su questo governatorato cfr. Alföldy 1968, pp. 28-29. Per una tesi negazionista su questo incarico cfr. Eck 1984, pp. 99-100.

    ¹⁴ Schumacher 2003, p. 369. Il titolo venne revocato nell’autunno del 195 e Albino fu dichiarato hostis cfr.

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