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Absenthia
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Ebook117 pages1 hour

Absenthia

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About this ebook

È stato detto che l'Absenthia è la prima droga razionale. Diversamente dalle altre droghe, non ha effetti psicotropi, nel senso che, a parte l'inibizione della memoria, non provoca cambiamenti di umore, alterazioni delle percezioni o altri effetti psichici. L'effetto sul comportamento passa dal filtro razionale, chi assume Absenthia agisce in modo differente dal solito per un solo e unico motivo: sa di avere assunto Absenthia.
LanguageItaliano
PublisherPietro Donà
Release dateFeb 22, 2021
ISBN9791220267946
Absenthia

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    Absenthia - Pietro Donà

    Pietro Donà

    Absenthia

    Prima edizione: 02/2021

    UUID: c3012790-8af8-490c-a562-ab0186e162d1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    È l'uomo che insegue il tempo, non c'è il minimo dubbio al

    riguardo, la questione è chiara, il tempo è immobile e l'uomo lo

    insegue, se così non fosse, niente avrebbe senso.

    L'idea, la realtà, il tempo, immutabili, sono percorsi e vissuti

    dall'uomo cangiante, mobile, caduco e in continua evoluzione.

    Eterno equivale a immutabile. Il movimento

    mutabile percorre ciò che è eterno per definizione.

    L'eternità di un'idea, di una

    definizione, eterna nel

    momento in cui viene generata.

    L'idea

    implica

    Il pensiero

    Il pensiero dell'uomo

    è creatore di definizioni,

    creatore di idee.

    Il creatore è infinito ed eterno

    così come la sua creazione è infinita ed eterna.

    L'uomo produce il pensiero, lo crea, e in quanto

    creatore è eterno, dunque immutabile, immobile.

    È il tempo che insegue l'uomo, non c'è il minimo dubbio al

    riguardo, la questione è chiara, l'uomo è immobile e il tempo lo

    insegue, se così non fosse, niente avrebbe senso.

    Psiconautica

    Questa vita mi sembra la più adatta per scrivere. Qui ho una casa enorme ed è abbastanza tranquillo. Non è una condizione così comune per me, devo sfruttarla perché non so chi sarò domani.

    La mia vita cambia ogni giorno. Qualcuno ha detto che è una cosa comune, anzi è inevitabile, è impossibile immergersi due volte nello stesso fiume, ma non è solo il fiume a cambiare, cambiamo noi stessi ogni secondo. Sono molto d'accordo, solo che nel mio caso la cosa è un po' più radicale. Ogni giorno mi sveglio con una nuova vita. Riapro gli occhi dopo aver dormito, e sono un'altra persona.

    Sono stato un uomo ricchissimo, ricordo una piscina con un'immensa cascata, fiori dappertutto, un panorama meraviglioso su una città straniera, stelle cadenti solcavano un cielo porpora.

    Una volta compreso, il funzionamento è abbastanza semplice, per modo di dire. Io so con certezza ormai che il letto in cui mi addormento non è lo stesso in cui mi sveglierò. Non posso farci nulla, è così da che mi ricordi e non ho motivo per pensare che possa cambiare all'improvviso, non nutro neanche più la speranza di vivere una vita per più di una giornata. Anche se il termine speranza non mi sembra il più adatto, non ho particolari motivazioni per preferire una vita differente da questa, ha i suoi vantaggi e svantaggi, credo come ogni vita, e in qualche modo vi sono affezionato, anche se comprendo sia difficile affezionarsi a qualcosa che muta continuamente. Forse sono affezionato al cambiamento.

    Sono stato un lupo. Ho corso di notte in mezzo agli alberi scuri con il mio branco. Ho bevuto a un ruscello. Si è aperta una radura al termine della foresta, l'erba era bianca, illuminata da una luna immensa che sembrava avvicinarsi e precipitare sulla Terra, ho ululato la mia felicità e la mia paura.

    Credo faccia parte delle regole del gioco, o di qualunque termine si voglia imporre a questa mia condizione, ma la cosa più incredibile è che la vita che mi trovo a vivere contiene ricordi, speranze, obiettivi, idee, concezioni. In altre parole è completa. È una vita reale, e non sempre ho la coscienza che sto riscontrando ora e che mi sta permettendo di scrivere, dipende molto da chi sono, in quali condizioni, qual è il mio modo di ragionare. Il meccanismo è realistico, e anche quando arrivo a ricordare la mia condizione errante, questo non succede mai subito, all'inizio della giornata credo onestamente di essere nel pieno della mia coscienza e di aver vissuto quella vita da sempre. Questo la rende reale, se mi svegliassi senza ricordare nulla, non avrei detto che vivo una vita diversa ogni giorno, sarebbe stato più corretto dire che la mia anima vaga senza meta, senza trovare mai pace, mai una casa. Ma così non è, ogni giorno ho una nuova vita.

    Sono stato un assassino, ho inseguito la mia vittima nel buio di un vicolo, per una rampa di scale, ho visto i suoi occhi vitrei, ho avvertito la paura, le pulsazioni del sangue nelle orecchie, ho pianto per il senso di colpa di una cosa che non avrei mai voluto fare.

    Ho riflettuto a lungo su cosa voglia dire essere un'altra persona. Dopotutto sono sempre io, con i miei pensieri e i miei metodi di ragionamento. Eppure vivo sempre una vita diversa. Chi sono io realmente? Cosa sono? Ho amato, ma il mio amore era reale? Ho ucciso, ma ne ho la colpa? Ho desiderato, ma a quale scopo? Cosa fa parte di me e cosa viene aggiunto nella vita che mi trovo a vivere? Cosa rimarrebbe togliendo tutte le mie vite?

    Sono stato un cadavere. Ma la vita scorreva ugualmente attorno a me, potevo sentire le persone parlare, vedevo i loro visi, sentivo il loro peso sulla terra.

    Forse il mio destino è di vivere la vita di ognuno per almeno un giorno. Non lo so. Non ho la percezione di quanto tempo sia passato, di quanto sia vecchio. Sono già stato vecchio, sono già morto diverse volte. Forse la mia eternità sarà poter ricordare ognuna delle mie vite vissute.

    L'unica cosa che detesto di questa vita è la notte. Forse è il prezzo da pagare, l'unica nota monotona e noiosa in questa vita di giornaliere sorprese. Ogni volta che mi addormento e lascio per sempre la mia effimera vita attuale, faccio sempre lo stesso sogno, ogni volta, sempre identico. Nel sogno, mi sveglio sempre nello stesso letto, faccio le stesse cose banali, vado nello stesso posto di lavoro, mi pare di essere un impiegato, parlo con le stesse persone, faccio gli stessi tragitti, ho le stesse memorie, gli stessi scarsi ideali, le idee di chiunque. Ogni volta lo stesso sogno di una vita normale. Per fortuna finisce sempre allo stesso modo, è sera, vado a dormire, e finalmente mi risveglio nella mia nuova vita.

    Anna

    «Ossa partono, e c’è o no trapasso?»

    Si svegliò senza sapere dove fosse.

    La memoria cominciò a riannodare i suoi fili, a ricostruire quell’unica narrazione lineare dalla moltitudine di pensieri sparsi. Ripensò alla sera precedente, alla giornata precedente. Era in albergo.

    Ebbe in questo modo una momentanea consolazione: c’era una ragione per la sensazione di spaesamento, non si era svegliata nel suo letto, e ciò bastava a giustificare la strana sensazione di essere appena venuti al mondo avuta pochi istanti prima. Però c’era dell’altro.

    La stanza era strana. Aveva letto da qualche parte che il difetto delle camere d’albergo è la loro pretesa di sembrare familiari, tentativo ridicolo che riesce anzi ad ottenere precisamente l’effetto contrario. Ma non si trattava di questo, per quanto si poteva ricordare e poteva controllare stando sdraiata e dando qualche fugace occhiata, la stanza era come l’aveva lasciata la sera precedente, il letto, la sedia, la finestra, lo specchio, il cestino, la sua valigia. Aveva le stesse identiche cose, ma era diversa. Chiuse gli occhi e sonnecchiò ancora per qualche minuto. Si svegliò di nuovo, tentò di prendere l’orologio, allungò la mano destra e le nocche andarono a sbattere contro il muro. Lo tastò avanti e indietro, muovendo il braccio, e capì che quel lato del letto poggiava contro una parete. Ancora quella sensazione di stranezza. Il comodino doveva dunque essere dall’altra parte. Decise di alzarsi e porre fine a quello stato di inconcludente dormiveglia. Il muro posticipò la sua decisione di qualche secondo: istintivamente si sarebbe alzata proprio verso destra, ma quella parete ruvida continuava a opporre la sua ostinata resistenza, avrebbe dovuto sedersi dalla parte opposta contro il suo istinto. Fece scendere una gamba, poi l’altra, e aiutandosi con le braccia si mise seduta. In quella posizione, uscita definitivamente dal dormiveglia e guardando la stanza nella penombra della luce mattutina, che filtrava abbondantemente dalle tende impossibili da chiudere in modo soddisfacente, capì immediatamente qual era il problema. La stanza era invertita.

    Era una sensazione più istintiva che mnemonica, ma tutto si trovava nella posizione opposta a quella che lei si sarebbe aspettata. Gli oggetti erano tutti dalla parte sbagliata, ma non solo gli oggetti, l’intera stanza era al contrario! Si era alzata dalla parte opposta, dal lato sbagliato del letto, l’entrata del bagno era dall’altra parte di dove la ricordava. La cosa peggiore era che la stanza di per sé era perfettamente in ordine, ma la sensazione di straniamento era troppo forte per essere casuale, tutto era ribaltato, su questo non potevano esserci dubbi. Un pensiero che aveva ben poco di razionale gli fece pensare che qualcuno le avesse girato il letto durante la notte. Capì subito che non poteva essere così, ma indugiò parecchi minuti su questo pensiero perché era una spiegazione razionale tutto sommato semplice per quella sensazione altrimenti inspiegabile. L’entrata della stanza era «dietro», se considerava il davanti come la parte dove lei si sarebbe aspettata di trovarla. Abbandonò però, non senza una certa riluttanza accompagnata da smarrimento, la sua curiosa ipotesi quando razionalizzò lo spazio geometrico attorno a lei e capì che una semplice rotazione del letto non sarebbe bastata a modificare la stanza da come se la ricordava

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