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Breve Storia del Cristianesimo Medievale: da Roma a Wittenberg
Breve Storia del Cristianesimo Medievale: da Roma a Wittenberg
Breve Storia del Cristianesimo Medievale: da Roma a Wittenberg
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Breve Storia del Cristianesimo Medievale: da Roma a Wittenberg

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Il cristianesimo medievale è ricco di documenti e testimonianze sul territorio europeo, in cui esso si è sviluppato, e di cui sopravvivono ancora oggi forme e contenuti. Spesso ci si sofferma nel luogo comune di essere un periodo buio, di relativo o ridotto interesse, soprattutto per gli studi sul protestantesimo. Al contrario, nel presente testo il cristianesimo medievale tra riforme e reazioni preparò il terreno per il sorgere della Riforma protestante. A corredo di tale panorama storico-culturale, tra le pagine del libro il lettore troverà degli inserti antologici di autori cristiani, affinché attraverso la lettura si possa cogliere l'impegno nella riflessione e nel pensiero cristiano.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 15, 2021
ISBN9791220321693
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    Breve Storia del Cristianesimo Medievale - R. Corrado Primavera

    Nazareth

    Capitolo 1 – Il Medioevo

    L’idea di Medioevo

    Il medioevo è un periodo non così ben conosciuto del nostro passato. È un periodo lungo mille anni, dalla fine dell’Impero romano d’occidente all’inizio della Riforma Protestante e del Rinascimento, quasi il doppio di quelli trascorsi dalla Riforma ad oggi. Non fu certo un’epoca statica come la s’immagina, ma piuttosto di grandi e tante trasformazioni occorse attraverso i secoli che separarono Costantino il Grande da Colombo.

    Il termine medioevo fu usato per la prima volta da Cristoforo Keller (Cellarius) nella sua opera storica pubblicata nel 1688. Un termine adottato per indicare quell’età di mezzo tra i grandi eventi dell’antichità e le innovazioni della modernità, come se fosse stata un’età di sola transizione, a volte definita con toni polemici buia, oscura, barbara.

    Anche i protestanti del XVI secolo contribuirono all’idea che il medioevo fosse stata un’epoca solo di barbarie e oscurità. Il loro richiamo a liberarsi dalla tirannide papale, implicitamente significava anche liberarsi dall’epoca in cui essa era sorta e sviluppata, il medioevo appunto.

    Il periodo di tempo che separava gli uomini del XV secolo dalla fine dell’Impero romano veniva descritto come un’epoca di decadenza politica e culturale, e anche come un’epoca di decadenza religiosa in cui i valori della primitiva fede cristiana erano andati perduti. Proprio i protestanti tedeschi e francesi in special modo accusarono la casta sacerdotale e il papato di ipocrisia e tradimento del vero cristianesimo.

    Non tutto fu decadente nel periodo medievale. La civiltà, specialmente occidentale, usciva dalla crisi della fine dell’Impero romano e la nascita di nuovi regni di quei popoli che i Romani chiamavano barbari. In questo passaggio verso una nuova epoca si assistette all’abbandono di quelle infrastrutture romane, che non potevano più essere mantenute, fino a un primo periodo di rinascita intorno a IX e al X secolo. I regni romano-germanici diedero vita così ad una nuova società sia civile, sia religiosa.

    Ma questa descrizione del Medioevo come un’epoca di barbarie e distruzione non poteva essere esaustiva. Scrittori, filosofi, storici, e pensatori ottocenteschi, che furono detti romantici, rivalutarono il giudizio comune sull’età medievale. Esso non era un’età buia, ma il periodo in cui si formò l’Europa moderna, cioè quella civiltà degli uomini del XV secolo. Una civiltà sorta dalla progressiva fusione tra i barbari vincitori e i romani vinti in cui il cristianesimo fu l’elemento di coesione. Da questo processo attraverso i secoli medioevali sorsero gli Stati moderni che ancora oggi costituiscono l’Europa, i cui popoli erano distinti nei termini della propria cultura e della propria lingua. Questo nuovo riassetto dei popoli europei diede vita a una trasformazione culturale, con nuove forme d’arte che ci obbligano a conoscerle e comprenderle in virtù del legame che unisce la civiltà contemporanea a quelle del passato.

    Lo studio dell’epoca medievale ha indotto gli storici a distinguere le varie fasi nei mille anni del Medioevo. Si definisce così un Alto Medioevo che inizia con la caduta dell’Impero romano e prosegue fino all’anno Mille. Sono i secoli della crisi dell’amministrazione romana, delle invasioni barbariche, delle missioni cristiane che contribuirono alla formazione dei regni romano-germanici. Proprio alla metà di quel periodo venne a rinascere l’Impero consacrato dalla Chiesa, e che per l’appunto prese il nome di Sacro Romano Impero. Con la protezione di questa nuova istituzione partirono i missionari verso i popoli oltre i confini del nuovo impero. Vennero in questo modo cristianizzati gli slavi, gli ungari e i popoli nordici. Fu un’espansione politica e religiosa.

    Quello che accadde dopo l’anno Mille viene raggruppato dagli storici nel periodo del Basso Medioevo. Un’età in cui fiorirono il commercio e vennero aperte nuove vie per i mercanti, fino in Cina. Sentieri percorsi non solo dalle merci, ma anche dai pellegrini che attraverso la via Francigena arrivavano fino a Roma, alla sede papale, e poi da lì continuavano verso la Palestina per visitare i luoghi dove visse Gesù e dove ebbe inizio la diffusione della fede cristiana. Ma quei luoghi occupati dagli Arabi dovevano essere liberati e protetti con le numerose crociate che furono organizzate.

    La ricerca di nuove terre spinse uomini come Cristoforo Colombo a guardare oltre l’oceano. Con il viaggio delle tre Caravelle da lui guidate verso l’India che pensava di aver raggiunto, ma in realtà fu il continente americano, si fa concludere il periodo medievale. Quel viaggio non segnò solo l’ingresso in un nuovo mondo, ma anche l’inizio di una nuova epoca: l’età moderna. Nuovo in ogni aspetto per le scoperte geografiche e scientifiche, per le nuove espressioni artistiche e culturali, per la rinascita dello studio dei classici, e tra questi anche le Sacre Scritture, il primo libro messo in stampa da Gutenberg.

    Un mondo nuovo che non era più prevalentemente agricolo e contadino, ma vi fu un grande sviluppo urbano che accoglieva tra i propri vicoli ogni tipo persona, dal signore della città, agli artigiani, ai mercanti, e fino ai poveri e i mendicanti. La nuova classe di produttori di beni, che poi presero il nome di borghesi, promosse anche una serie di rapporti commerciali, scambi e infrastrutture fra le città che ebbero un grande impatto nella formazione dell’Europa moderna. In questo nuovo assetto urbano accanto alla torre del palazzo signorile spiccavano le guglie o i campanili delle chiese. Le popolazioni cittadine contribuirono alla costruzione di grandi e splendidi edifici religiosi, le cattedrali che vollero erette proprio di frotte al palazzo comunale. Di fronte ad una Chiesa che ostentava sempre più la propria ricchezza non mancarono coloro che si opposero e invocarono il ritorno all’esempio di Cristo e del primo cristianesimo.

    La complessità e la molteplicità del Medioevo hanno un valore che non può essere trascurato per comprendere la storia della civiltà europea e lo sviluppo del cristianesimo. Un periodo di mille anni con una intensa trasformazione, che non deve essere dimenticato per comprendere chi siamo oggi.

    Capitolo 2 – Dopo la crisi dell’Impero romano

    Due Imperi e due cristianesimi

    Lo spostamento della capitale amministrativa dell’Impero romano da Roma a Costantinopoli nel 330 fu soprattutto una scelta politica, poiché permetteva di raggiungere rapidamente i punti nevralgici dell’Impero lungo il limes orientale. La divisione amministrativa dell’impero in due parti fu introdotta già da Diocleziano alla fine del III secolo. Nonostante Costantino riunificò l’impero sotto la sua autorità, la fondazione della città intitolata al suo nome, Costantinopoli, di fatto sancì la divisione fra la parte occidentale (latina) e quella orientale (greca).

    Questa scelta comunque ebbe anche delle ripercussioni sulla fede cristiana, che lo stato aveva recentemente ufficializzato come una religione ammessa. Di fatti al secondo concilio ecumenico che si tenne proprio a Costantinopoli nel 381 uno dei punti discussi fu il rapporto di autorità sulle comunità cristiane tra Roma e Costantinopoli e le loro sedi vescovili. Non a caso uno dei tanti titoli dati alla città di Costantino fu la Nuova Roma, sia politicamente, sia nell’ambito ecclesiale.

    Il cristianesimo promosso dall’imperatore Costantino come nuova forza unitaria si rivelava però divisa in varie posizioni sulle molte questioni teologiche ancora da risolvere, soprattutto nella cristologia. Già nel primo concilio ecumenico riunitosi nel palazzo imperiale di Nicea nel 325, Costantino cercò di favorire una soluzione unitaria tra Ario che descriveva il Cristo solo come una creatura di Dio, e Atanasio di Alessandria che affermava la divinità di Cristo.

    Ancora al concilio di Costantinopoli del 381, dopo aver confermato i decreti emanati a Nicea, come detto si riconobbe al patriarca di Costantinopoli il primato su tutta la gerarchia ecclesiale, ma dopo il vescovo di Roma. Un ulteriore questione era da risolvere, quella della divinità dello Spirito Santo, che era strettamente collegata al dibattito trinitario e cristologico. Su tale questione fu messa in evidenza la distanza teologica tra il cristianesimo latino e quello greco. La formula pneumatologica proposta al concilio recitava: Lo Spirito è Signore e vivificatore, che procede dal Padre, che col Padre e col Figlio viene ugualmente adorato e glorificato, che ha parlato per mezzo dei profeti.¹ Definizione che dai latini veniva intesa una processione dal Padre e dal Figlio (filioque), mentre i Greci interpretavano procede dal Padre per mezzo del Figlio. La formula occidentale è ancora oggi usata nella liturgia della messa cattolico romana, e divenne una delle questioni del conflitto tra la chiesa occidentale e quella orientale.

    In tale dibattito teologico va ricordata l’opera degli autori del pensiero cristiano, come già descritto nel volume precedente². Teologi come Basilio (329-379), Gregorio di Nazianzo (329-390), Gregorio di Nissa (345-394) fra i Greci Girolamo (347-419). Ambrogio (339-397), e su tutti Agostino d’Ippona (354-430).

    Cristianesimo e Impero

    L’editto di Teodosio del 380 concluse il processo di accettazione del cristianesimo, l’imperatore riconobbe la fede professata dal vescovo di Roma come l’unica religione dell’impero, mentre la tradizionale religione romana e le varie espressioni del paganesimo furono messe fuori legge. La forza del cristianesimo nell’impero fu dimostrata dal vescovo di Milano Ambrogio, che proibì l’ingresso in chiesa e impose la penitenza all’imperatore Teodosio dopo la crudele repressione di una ribellione a Tessalonica.

    Trent’anni dopo i Visigoti di Alarico invasero Roma per tre giorni nel 410. Molti piansero al sentire tale notizia, e tra questi Girolamo, mentre Agostino ne trasse l’ispirazione per scrivere la sua opera monumentale, La Città di Dio, in cui spiegò la concezione cristiana della storia e il trionfo della Chiesa in cui è la presenza di Dio. Gelasio I alla guida della chiesa romana dal 492 al 496 definì la teoria dei due poteri: quello spirituale e quello temporale. Essi sono indipendenti ed ognuno è qualificato per la propria sfera di responsabilità, ma l’autorità spirituale è superiore a quella temporale, poiché tutte le autorità civili devono rendere conto a Dio delle proprie azioni. Per equilibrare questo rapporto dei due poteri, Gelasio I riconobbe che nell’ambito pubblico coloro che hanno responsabilità ecclesiali devono obbedire alle leggi imperiali.

    Dopo la destituzione dell’ultimo imperatore dell’Impero romano d’occidente, l’adolescente Romolo Augustolo, per mano di Odoacre nel 476, vi fu in Italia una successione di regni germanici. Dal 493 fino al 526 Teodorico fondò il regno degli Ostrogoti; successivamente e per un breve periodo Giustiniano, imperatore d’oriente riuscì a riconquistare l’Italia. Ma nel 568 i Longobardi scesero dalla Scandinavia e invasero l’Italia, che dominarono per circa due secoli, e tennero in assedio il vescovo di Roma rimasto isolato tra i regni barbarici.

    Verso la fine del V secolo si accentuò la differenza tra la parte latina nell’impero occidentale e la parte greca nell’impero orientale. L’occidente romano subiva le pressanti invasioni dei popoli germani fino alla destituzione dell’ultimo imperatore nel 476. Il cristianesimo, soprattutto con i monaci missionari, fu l’elemento d’unione fra le popolazioni germaniche e quelle romane.

    In questo clima di trasformazione, il cristianesimo conobbe l’influenza di uomini e donne che scelsero la vita monastica, nella forma solitaria (anacoretica) e in quella comunitaria (cenobitica). Centri monastici sorsero in Italia centrale e in quella meridionale, ma anche al di là delle Alpi con il grande centro di Lérins. In Africa, Agostino dettò la regola per i monasteri maschili e per quelli femminili che divenne famosa per i secoli successivi.

    Il cristianesimo nei monasteri

    Una diffusione significativa del monachesimo si ebbe nelle isole britanniche e soprattutto in Irlanda, dove Patrizio, che visse l’esperienza monastica

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