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Innocente seduzione: Harmony History
Innocente seduzione: Harmony History
Innocente seduzione: Harmony History
Ebook243 pages4 hours

Innocente seduzione: Harmony History

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About this ebook

Inghilterra, 1818
Miss Henrietta Harvey è sicura che non dimenticherà mai la vergogna che ha provato quando si è infilata per sbaglio nel letto di Lord Hauxton. Può invocare a sua discolpa la stanchezza, il buio, ma adesso teme che il gentiluomo si faccia un'opinione sbagliata di lei. Come se non bastasse, il mattino dopo i due scoprono di essere bloccati insieme nella tenuta per via di un'abbondante nevicata. Costretti a condividere ogni momento, Henrietta scopre in Lord Hauxton un uomo intrigante e tormentato, che accende il suo interesse di pittrice e di donna. Lui invece inizia a vedere oltre l'artista irriverente che dipinge quadri con soggetti che potrebbero sconvolgere il ton e scopre una donna profonda e pericolosa, soprattutto per il suo cuore.
LanguageItaliano
Release dateFeb 19, 2021
ISBN9788830525023
Innocente seduzione: Harmony History
Author

Laura Martin

Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.

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    Innocente seduzione - Laura Martin

    successivo.

    1

    «Ancora dieci minuti» mormorò Thomas tra sé, stringendo i denti nello sforzo di raddrizzarsi sulla sella. Faceva un freddo cane, la terra era ricoperta di neve, e altra incominciava a caderne dalle nuvole che si ammassavano in cielo. Nonostante le tenebre, era chiaro che il tempo poteva soltanto peggiorare.

    Sotto il cappotto pesante ricominciavano a dolergli i muscoli della schiena. Sarebbe stato un sollievo arrivare a Hailsham Hall, togliersi i vestiti bagnati e riscaldarsi accanto a un bel fuoco scoppiettante. Dubitava che i padroni di casa lo aspettassero ancora in piedi: la neve aveva mandato a monte i programmi di viaggio di molti, e senza dubbio gli avrebbero perdonato il ritardo. Non vedeva l'ora di trascorrere qualche giorno in loro compagnia, anche se per quella notte gli sarebbe piaciuto andarsene dritto filato a letto. Era stata una cavalcata lunga e difficile, con quel tempaccio, e ora era sfinito.

    Guidò con attenzione il cavallo lungo il viale innevato che conduceva alla villa. Era bellissima, ammantata da una candida coltre di neve. Gli alberi che fiancheggiavano il viale scintillavano per la brina, e il parco dietro la magione si stendeva a perdita d'occhio.

    Come in tutte le residenze nobiliari di campagna, il viale di accesso era interminabile. Thomas dovette percorrere ancora mezzo miglio prima di smontare finalmente di sella.

    Non una luce brillava alle finestre e, quando giunse alla porta, tese l'orecchio per sentire se dall'interno provenisse qualche rumore. Niente.

    Bussò, e fu sorpreso quando il maggiordomo aprì immediatamente. Ormai prossimo alla settantina, ma sempre in forma perfetta, il domestico era da sempre al servizio dell'amico Heydon.

    «Buonasera, milord» lo salutò inchinandosi, quindi sbirciò fuori. «Siete venuto a cavallo nonostante il tempo?»

    «Proprio così.»

    «E la vostra carrozza? I bagagli?»

    «Immagino che arriveranno domani.» Erano partiti insieme mentre incominciava a nevicare, Thomas a cavallo e il suo valletto in carrozza con i bagagli, ma Thomas era certo che il cocchiere, Emmerson, fosse abbastanza scaltro da non arrischiarsi di notte lungo le strade ghiacciate.

    «Bene, milord.» Il maggiordomo lo aiutò a sfilarsi guanti e cappotto. «La suite forestale è pronta. Purtroppo Lord e Lady Heydon sono stati trattenuti nell'Hampshire per via del tempo, ma ci hanno fatto sapere che vi aspettavano e si scusano per il ritardo.»

    «Già, ho sentito che nell'Hampshire il tempo è ancora più inclemente che qui.»

    «Proprio così, milord. Vi accompagno subito nelle vostre stanze, se solo prima voleste concedermi un istante per chiamare qualcuno che si occupi del vostro cavallo.»

    «Si capisce.»

    Perkins tornò in capo a pochi secondi e lo precedette lungo le scale per fargli luce con un candeliere. «Desiderate che vi faccia portare dell'acqua calda in camera? O un cambio d'abito?»

    «Non è necessario svegliare il resto della casa» lo ringraziò Thomas. Gli sarebbe piaciuto un bel bagno caldo, ma non voleva svegliare la povera sguattera che sarebbe stata costretta a portare secchi e secchi di acqua calda su e giù per le scale. Avrebbe aspettato il mattino.

    Thomas conosceva Heydon da tutta la vita, ma era stato spesso suo ospite in campagna solo da quando il duca aveva sposato Caroline, tre anni prima, e aveva eletto Hailsham Hall a sua residenza principale. Era una tenuta molto vasta, anche se non la più vasta tra quelle di proprietà di Heydon, ma la posizione nella campagna del Kent ne faceva uno snodo invidiabile, dato che distava soltanto una ventina di miglia dal centro di Londra.

    Perkins lo introdusse nel suo alloggio. «Desiderate che vi aiuti a svestirvi, milord?»

    «Non sarà necessario.»

    «Come desiderate. Datemi pochi istanti per accendere il fuoco. Avrete subito un bel calduccio.»

    Il maggiordomo era senza dubbio il domestico più anziano di casa Heydon, ma non esitò a inginocchiarsi davanti al camino e ad accendere il fuoco con abilità e velocità sorprendenti.

    «Grazie, Perkins.» Thomas fece un cenno con il capo, e a quel punto l'altro si ritirò, chiudendosi la porta alle spalle.

    Lui guardò il letto con bramosia. Sembrava comodo e morbido, ed era carico di tanti guanciali e coperte da garantirgli un riposo confortevole. Thomas si spogliò in fretta, drappeggiando gli abiti bagnati sulle spalliere di alcune sedie. Sapeva che al risveglio, il mattino seguente, avrebbe trovato ad attenderlo degli abiti puliti che la mano discreta di qualche servitore avrebbe provveduto a fornirgli, in attesa che giungesse la carrozza con il suo bagaglio.

    Quando fu nudo, rimase immobile qualche minuto davanti al fuoco per asciugarsi e lasciarsi avvolgere dal calore delle fiamme. Non era solito addormentarsi con il fuoco acceso, ma quella sera avrebbe fatto un'eccezione. Afferrò l'attizzatoio, lo utilizzò per disporre i ciocchi di legno in modo da far languire le fiamme, quindi si infilò sotto le coperte e si lasciò affondare nel materasso. Una sensazione paradisiaca.

    Henrietta fece rallentare il cavallo e poi, con una smorfia, scivolò giù di sella. Era troppo pericoloso continuare a cavalcare sotto la neve, che nascondeva il viale. Meribel era già scivolata due volte e, se fosse accaduto ancora, avrebbe rischiato di spezzarsi una zampa.

    «Siamo quasi arrivate» le bisbigliò in tono rassicurante afferrando le briglie per condurla al passo lungo il viale.

    Le bruciavano gli occhi per le lacrime che si sforzava di trattenere. Era sempre stata un tipo impetuoso, lei, aveva sempre reagito senza riflettere, ma stavolta l'aveva combinata davvero grossa. Nevicava già, quando quel mattino era partita da Londra e, dopo una pausa a metà giornata, aveva ripreso a nevicare più forte già da un paio d'ore.

    Sarei dovuta restare a casa, si disse, ma subito dopo comprese che neppure un uragano avrebbe potuto trattenerla a casa, non dopo...

    Di nuovo le si colmarono gli occhi di lacrime. Le asciugò con un gesto stizzoso della mano inguantata, sforzandosi di scacciare dalla mente l'orrendo litigio con la madre e il momento terribile in cui era andato distrutto il dipinto a cui lavorava ormai da un anno. Tutto il suo lavoro nelle lunghe ore in cui aveva riversato i propri sentimenti sulla tela era andato distrutto nel giro di un attimo. No, non sarebbe potuta restare a casa. Probabilmente non sarebbe più riuscita a rimetterci piede, tanta era la rabbia che provava nei confronti della madre. Non voleva vederla mai più.

    Sollevò gli occhi, e un lungo sospiro di sollievo le salì alle labbra alla vista della sagoma scura di Hailsham Hall che si stagliava a qualche centinaio di iarde dinanzi a lei.

    Sin dal giorno in cui era fuggita di casa, aveva capito di non avere altra meta. Sua cugina Caroline non avrebbe esitato a darle un ricovero e a lasciarla sfogare per la perdita del quadro che negli ultimi mesi era diventato tutta la sua vita e per il litigio feroce con la madre.

    Così, prima di fuggire aveva scribacchiato in fretta e furia un biglietto per i genitori. Per quanto furibonda fosse con sua madre, non era così crudele da andarsene senza informare lei e il padre di dove potessero trovarla.

    «Aspetta qui, Meribel» sussurrò al cavallo prima di salire i gradini che conducevano alla casa, immersa nel silenzio. Non un suono proveniva dall'interno.

    Bussò alla porta, ma non ebbe risposta. Allora bussò un po' più forte. Non voleva svegliare tutta la casa, ma sperava che qualcuno la sentisse, altrimenti sarebbe stata costretta a trascorrere la notte nella stalla.

    Dalle visite precedenti ricordava che uno dei lacchè preferiva dormire nel sottoscala, anziché in soffitta insieme al resto della servitù, così si augurò che almeno lui potesse sentirla.

    Bussò ancora più forte, sperando ancora di non svegliare tutti, con quel frastuono, e finalmente udì dei rumori provenire dall'interno. Ancora pochi istanti e sentì tirare il catenaccio, poi un domestico assonnato comparve sulla soglia. «Miss Harvey!» esclamò sorpreso, ma si affrettò a scostarsi per lasciarla entrare.

    «Chiedo scusa per l'ora tarda» mormorò lei, lasciandosi avviluppare dal tepore della casa, «e per l'arrivo inaspettato.»

    «Lasciate che vi prenda il cappotto, signorina. Avete bagagli?»

    Henrietta si accigliò. «No.» Sperava tanto che Caroline potesse prestarle tutto ciò che le sarebbe servito.

    «Lord e Lady Heydon...»

    «Oh, vi prego, non pensate neppure di svegliarli. Spiegherò tutto loro domattina.»

    L'altro batté le palpebre. «Non sono qui, signorina. Ci hanno fatto sapere che sono rimasti bloccati nell'Hampshire per via della neve.»

    Henrietta si morse le labbra. «Non importa» sentenziò dopo qualche istante. «A Caroline non dispiacerà darmi ospitalità per qualche giorno, durante la sua assenza.»

    Il domestico si illuminò in viso. «Ma certo, signorina. Lady Heydon ci aveva già detto di preparare la suite forestale.»

    Henrietta si accigliò. Caroline non poteva sapere del suo arrivo. Tuttavia, anziché mettersi a discutere con il domestico, si strinse nelle spalle. «È là che passerò la notte, dunque.» Non era la stanza in cui alloggiava di solito durante i suoi soggiorni dalla cugina, ma a quell'ora della notte un letto valeva l'altro.

    «Desiderate che vi scorti di sopra?» si informò il domestico.

    «Non è necessario, conosco la strada. Però vi sarei grata se voleste portare il mio cavallo nella stalla.»

    «Certo, signorina» le rispose il lacchè, consegnandole la sua candela. «Buon riposo.»

    Henrietta si avviò lungo le scale, appesantita dalle gonne bagnate. Non aveva pensato a cambiarsi d'abito, prima di mettersi in viaggio, dunque indossava ancora una veste più appropriata per ricevere ospiti che per affrontare una cavalcata di venti miglia sotto la neve. Non vedeva l'ora di togliersela e di infilarsi sotto le coperte.

    Giunta al piano di sopra, si diresse in fretta verso la suite forestale e sbottò in un'esclamazione contrariata quando uno spiffero spense la candela. Per fortuna era già a destinazione, così spalancò la porta, sorpresa di trovare delle braci già accese nel caminetto. Non erano sufficienti a guardarsi intorno, ma almeno riempivano la stanza di un dolce tepore.

    Era inutile tornare dabbasso a chiedere un'altra candela, e se avesse tentato di riaccendere quella che aveva tra le braci del caminetto avrebbe rischiato di bruciarsi. Così preferì aspettare qualche istante, abituarsi all'oscurità, quindi dirigersi a tentoni verso la sedia più vicina, dove si sedette per sfilarsi gli stivaletti e gli abiti inzuppati.

    Era inutile tenere addosso la sottana bagnata, pensò. In capo a pochi secondi si sarebbe rifugiata sotto le coperte, e il mattino seguente avrebbe potuto chiedere a una delle domestiche di portarle una vestaglia, prima di alzarsi.

    Starsene nuda nel bel mezzo della stanza le procurava una strana sensazione, così si avvicinò più in fretta che poté al letto, sollevò le coperte e si distese sul materasso. Poi si girò su un fianco... e andò a sbattere contro un corpo caldo.

    Un grido le si bloccò in gola. Avrebbe urlato, se lo sbalordimento non le avesse mozzato il fiato. Sotto le lenzuola aveva toccato un corpo caldo, muscoloso e nudo. Le stava tanto vicino da avvertire anche il più minuscolo movimento, e fu così che lo sentì irrigidirsi, quando quel contatto lo svegliò di colpo.

    In preda al panico, arretrò nel letto fino a cadere a terra, grata del fatto che le tenebre nascondessero la sua nudità.

    «Cosa diavolo fate?» risuonò al buio una profonda voce maschile. Il timbro le parve familiare, anche se non riusciva a riconoscerlo.

    «Siete nel mio letto.»

    Una risatina divertita risuonò a quel commento. «Credo piuttosto che siate voi a essere entrata nel mio letto.»

    Lei tacque, tese l'orecchio, riconobbe il ticchettio metallico di un acciarino. «No!» gridò allora, afferrando le coperte e tirandole con tutte le forze nel tentativo di coprire le proprie nudità.

    Un lungo silenziò scese sulla camera, poi l'acciarino venne riposto sul comodino. «Miss Harvey» risuonò di nuovo quella voce maschile. «Siete Miss Harvey, non è vero?»

    «Ma come...?» Henrietta tacque, tentando di placare il battito impazzito del proprio cuore, nella speranza di riuscire a formulare qualche pensiero sensato. «Chi siete?»

    «Lord Hauxton.»

    L'imbarazzo la fece avvampare. Lord Hauxton era il più caro amico di Heydon, lo aveva incontrato in diverse occasioni. E adesso si era infilata completamente nuda nel suo letto e gli era andata a finire addosso. Per qualche istante si lasciò distrarre dal ricordo di quel contatto, del calore della sua pelle, della meravigliosa solidità dei suoi muscoli.

    Poi, finalmente, riuscì a tirarsi in piedi, a togliere tutte le coperte dal letto e finalmente ad avvolgersi in un lenzuolo.

    «Forse potreste gettare una di quelle coperte dalla mia parte» le fece notare con calma Lord Hauxton e, per quanto fosse buio pesto, lei si ritrovò ad aguzzare la vista in direzione del letto. Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo e invece...

    Afferrò una coperta, la lanciò verso di lui, poi rimase a guardare le ombre che si spostavano, mentre Lord Hauxton si alzava e si avvolgeva nella coperta.

    Per qualche istante nessuno dei due si mosse.

    «Posso accendere la candela, adesso?»

    Henrietta esitò prima di rispondere. Avevano bisogno di un po' di luce per darsi una sistemata. Uno di loro si sarebbe dovuto trasferire in un'altra stanza, possibilmente senza comunicare a tutta la casa il fatto che avevano condiviso la stessa camera, addirittura lo stesso letto, seppure per pochi istanti. Grazie al cielo si trovavano in campagna. Se fossero stati a Londra, lo scandalo sarebbe stato sulla bocca di tutti entro l'ora di pranzo.

    «Sì» mormorò allora e, mentre lui tornava a prendere l'acciarino, si assicurò di essere perfettamente coperta.

    La candela si accese, e una luce tenue si diffuse per tutta la stanza.

    «Buonasera, Miss Harvey.» Lord Hauxton si inchinò mentre incrociava il suo sguardo. Un brivido piacevole le saettò lungo la schiena quando si accorse dell'apprezzamento che gli brillava negli occhi, e lei stessa non seppe trattenersi dall'ammirare il corpo mezzo scoperto di lui. Si era cinto i fianchi con la coperta, ma aveva il torso ancora completamente nudo, e Henrietta aveva davvero un bel daffare a non guardarlo.

    «Buonasera, Lord Hauxton.» Si accorse lei stessa del tremito che le vibrava nella voce e che tradiva la sua agitazione, così in contrasto con la calma di lui. Era come se per Lord Hauxton fosse normale che una donna nuda gli si infilasse nel letto.

    «Vorreste spiegarmi cosa ci fate nella mia camera da letto, Miss Harvey? Non che intenda lagnarmene, si intende.»

    Lei sollevò gli occhi di scatto verso il sorrisetto che gli distendeva le labbra e capì che se la stava spassando a sue spese. «Non è la vostra camera da letto.»

    «Vero.»

    Henrietta ripensò a ciò che le aveva detto l'insonnolito lacchè che le aveva aperto la porta a proposito degli ordini ricevuti da James e Caroline di preparare la suite forestale per il loro ospite. Si riferivano a Lord Hauxton, non a lei.

    «Temo mi abbiano accompagnata alla camera sbagliata» commentò arretrando. Con una mano continuava a reggere il lenzuolo, mentre con l'altra afferrava gli abiti zuppi che aveva sparso un po' ovunque. «Sono arrivata piuttosto tardi, e un domestico ha detto che avevano preparato la suite forestale per un ospite. Pensavo si riferisse a me.» Parlava in fretta, come se non vedesse l'ora di spiegare l'accaduto a Lord Hauxton. Non era un complotto per entrare nel suo letto, quello, né per strappargli una proposta di matrimonio, ma non lo conosceva al punto tale da escludere che lui nutrisse dei sospetti, in merito.

    «Cercherò un'altra stanza in cui passare la notte» annunciò quindi mentre raccoglieva gli stivaletti, a rischio di far cadere tutto quanto il resto.

    «Non potrei mai permettervelo. Non sarebbe cavalleresco.»

    Henrietta lo fissò interdetta, pensando che volesse suggerirle di condividere la medesima stanza.

    «Restate qui voi, godetevi il tepore. Mi sposterò io in un'altra camera.»

    Lei, che era già arrivata accanto alla porta, scosse il capo con veemenza. «Non è affatto un problema, Lord Hauxton. Tolgo subito il disturbo.» Quindi afferrò la maniglia, ma quel gesto fece scivolare gli abiti che si era appoggiata sul braccio e, nel tentativo maldestro di afferrarli, mollò la presa sul lenzuolo in cui si era avvolta. Mentre le scivolava lungo il corpo, lasciandola priva di qualsiasi protezione, Henrietta rimase impietrita per l'imbarazzo, incapace perfino di piegarsi a raccoglierlo per coprirsi di nuovo.

    Fu Lord Hauxton a risolvere la situazione, a farsi avanti e a raccogliere il lenzuolo. Poi, però, anziché restituirglielo, lo scosse in aria e glielo drappeggiò intorno alle spalle, assicurandosi che lei ne afferrasse saldamente i lembi, prima di allontanarsi.

    «Vi ringrazio» mormorò Henrietta, le guance ardenti per la mortificazione, quindi gli volse le spalle e fuggì dalla stanza senza curarsi del mucchio di abiti bagnati che aveva abbandonato sul pavimento.

    2

    Thomas si stiracchiò e si girò sul fianco. Quasi quasi si aspettava di trovare Miss Harvey nuda nel letto accanto a lui. Era giorno fatto, ormai, ma aveva dormito malissimo. Ogniqualvolta chiudeva gli occhi per prendere sonno, infatti, ripensava alla bella Miss Harvey, nuda davanti a lui alla luce della candela. Un'immagine che non sarebbe stato facile dimenticare.

    Che esperienza bizzarra! Se al posto di Miss Harvey ci fosse stata chiunque altra, Thomas avrebbe pensato che si trattasse di un complotto per coinvolgerlo in uno scandalo che lo costringesse a sposarsi, ma la giovane gli era parsa più sbalordita di lui e incredibilmente mortificata dalla situazione.

    Anche la colazione sarebbe stata un'esperienza interessante.

    Si alzò e si avvicinò alla finestra, pensando che forse Miss Harvey era già fuggita per risparmiarsi ulteriore imbarazzo. Sarebbe stato preferibile, in fondo. Le poche volte che aveva avuto occasione di conversare con lei l'aveva trovata piacevole e affascinante, ma non era per far

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