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Ignorati Galattici
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Ebook174 pages2 hours

Ignorati Galattici

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questo volumetto parla di fantascienza e si riferisce alla scoperta di una nuova tipologia di  propulsione scoperta grazie al lavoro di alcune generazioni  arrivando fino al primo contatto con intelligenze aliene
LanguageItaliano
Publishernp
Release dateFeb 7, 2021
ISBN9791220258562
Ignorati Galattici

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    Ignorati Galattici - nevio perissinotto

    6

    Prefazione

    PREFAZIONE

    Di solito gli autori usane far scrivere la prefazione al personaggio più importante che conoscono ma

    io non conosco nessuno cui affidare questo compito e questo è il mio primo racconto per cui la prefazione me la sono fatta da solo ma in sostanza vi faccio solo un brevissimo riassunto.

    Questo è un racconto di fantascienza in cui sostanzialmente si ipotizza ( o meglio si sogna) di come si è riusciti a realizzare una propulsione in grado di consentirci di girovagare O MEGLIO DI NAVIGARE fra le GALASSIE e quindi di come sia avvenuto il PRIMO INCONTRO con una razza extraterrestre.

    Nevio Perissinotto

    Capitolo 1

    LE DINASTIE SERVONO

    19 Settembre dell’anno 20..

    La stazione ferroviaria di un paesino del Veneto alle 7.30 del mattino.

    Giò era li con sua madre Maria e suo Padre Augusto in attesa dell’ arrivo del treno che l’avrebbe portato a Milano all’università. La mamma continuava a fargli raccomandazioni più per nascondere la commozione del suo unico figlio che se ne va per un bel pò che per la convinzione di quello che diceva. Il padre stava in silenzio ed ogni tanto, quando la madre si girava, strizzava, con complicità, l’occhio al figlio tanto entrambi sapevano come era fatta Maria.

    Il treno arrivò : soliti baci di saluto, qualche lacrimuccia di rito e Giò salì. Trovò subito posto libero vicino al finestrino e appena il treno si mosse salutò con la mano i genitori. Pochi secondi ed erano fuori della stazione acquistando velocità.

    Dal finestrino vedeva scorrere il territorio ma non provava nostalgia anzi sentiva, in se, una spinta entusiastica per questa sua nuova avventura. Piano piano si appisolò ma non durò a lungo perché passò il controllare che volle vedere il biglietto.

    Dopo che questi era passato oltre richiuse gli occhi ma, in realtà, non aveva più sonno. Così la sua mente cominciò a vagare e finì dove tutto cominciò cioè al momento in cui a casa sua, diversi anni prima, mancò la linea internet.

    Quel giorno lui stava nella sua camera con un suo amico coetaneo che un po’ fingevano un po’ studiavano. Sentirono la mamma salire le scale, attraversare il corridoio chiamando suo marito che stava nel suo studio a leggere dicendogli che non andava più internet e pregandolo di vedere se poteva fare qualcosa.

    Papà era il classico uomo cosiddetto con le mani d’oro perché si ingegnava a fare qualsiasi cosa ed era l’ancora di salvezza in casa per tante situazioni.

    Scese e si mise a trafficare attorno al telefono ed al router. Io ed il mio amico Pino abbiamo subito approfittato per scendere a nostra volta e vedere cosa faceva lui e con quella scusa interrompere , almeno per un po’, la fase dello studio.

    Abbiamo subito cominciato a fare domande : quelle classiche e cioè cosa è questo, cosa è quello, a cosa servono ecc. ecc. Lui con molta pazienza pur trafficando cercava di risponderci.

    Dopo poco apparentemente tutto ripartì e lui disse Ora bisogna verificare la connessione ai computer sia via cavo che wireless per poter affermare con certezza che tutto va.

    Fu a quel punto che Pino chiese : Ma che differenza c’è fra la connessione via cavo e via wireless?

    Risposta : Tornate in camera a studiare che appena ho finito vengo li io e ve lo spiego.

    Trascorse mezzora e poi lui arrivò e cominciò:

    I segnali elettronici che corrono all’interno degli apparati o fra un apparato e l’altro come computer, telefoni, tablet ecc. si spostano da un punto all’altro o scivolando su un cavo o volando nell’aria.

    E’ grazie a questa possibilità di muoversi che tutto funziona altrimenti internet, la luce e tutto il resto non potrebbe esistere.

    Per comprendere come avvengono questi movimenti bisogna rifarsi a come si muovono le onde del mare infatti anche quelle elettriche od elettroniche, non a caso, si chiamano onde.

    Giò fai una corsa in cucina e porta qui una tazzina da caffè e ci metti dentro un quarto di acqua e prendi anche un cucchiaino e tu Pino prendi una cartellina di plastica vuota.

    I ragazzi eseguono e papà Augusto con il manico del cucchiaino fa cadere sopra la cartellina di plastica due gocce di acqua un po’ lontane fra loro. Vedete l’acqua, come tante altre cose, ha la proprietà di poter essere divisa ma se io avvicino le due gocce queste si riuniscono in una unica goccia ma più grande ma in se per se restano due gocce che infatti io posso di nuovo dividere anzi invece di dividere in due potrei dividere in tre oppure in quattro e così via.

    Bene, provate a pensare al mare come una quantità di goccioline messe assieme ma pur sempre singole goccioline. Se le lasciamo così l’acqua resta immobile ma se facciamo soffiare il vento che succede.

    Succede che la singola gocciolina colpita dal vento che la spinge esercita una pressione o se volete una spinta su quella situata subito dopo e questa a sua volta sulla successiva che o è ancora ferma oppure ha appena iniziato a muoversi.

    Piano piano le gocce spinte dal vento assumono velocità ma non tutte in modo identico perché quelle più pesanti risulteranno più lente e quelle più leggere più veloci quindi quelle con maggiore velocità riusciranno a salire sopra quelle antistanti più lente e così la massa d’acqua tenderà a muoversi ed ad alzarsi. Se immaginate questo fenomeno su grande scala avete la formazione dell’onda.

    Quindi per far partire tutto serve il vento quindi il vento è l’energia che attiva il fenomeno.

    In elettronica è la stessa cosa : primo serve energia che dia la spinta iniziale alle particelle e poi la prima spingerà la seconda e la seconda la terza e così via formando un’onda elettronica che trasporterà l’energia iniziale che gli abbiamo dato di particella in particella fino al punto di arrivo.

    Le onde del mare continueranno a trasmettere il movimento anzi aumentandolo se il vento continua a soffiare o diminuendolo quando il vento cala.

    L’onda elettronica invece riceve solo l’impulso di partenza e quindi potrà spostarsi di una distanza pari all’impulso ricevuto ma noi possiamo ad un certo punto del percorso dargli un’altra spintarella così che queste continuino a trasmettere movimento e questa è la soluzione per fargli fare grandi distanze.

    Adesso provate ad immaginare il cavo come un tubo dove si muovono le particelle dell’onda e capirete che così imbrigliato il segnale fa più strada che quando si muove nell’aria libera perché in quest’ultima tende a disperdersi molto mentre bloccato dentro il tubo non ha, o ha molto poche, dispersioni. Quindi il segnale via cavo è generalmente migliore però in molte situazioni ci fa comodo usare il segnale aereo che è poi denominato wireless.

    Questa spiegazione, sia pur leggermente romanzata per non renderla noiosa, affascinò Giò che da quel giorno cominciò ad interessarsi dei fenomeni fisici e via via che le sue conoscenze miglioravano la curiosità o l’interesse aumentava progressivamente.

    Frequentò con successo il Liceo Scientifico e si iscrisse alla facoltà di Fisica a Milano.

    Nel frattempo altre persone salirono sul treno e al confusione lo riportò alla realtà.

    Arrivato a Milano si installò provvisoriamente in una pensioncina che gli avevano trovato i genitori tramite delle loro amicizie ma comprese subito con le prime frequentazioni universitarie che non era la sistemazione giusta ed in breve tempo trovò da affittare una stanza in un appartamento di altri ragazzi universitari.

    Sorpresa piacevole fu quella che trovò che uno dei compagni di appartamento frequentava la sua stessa facoltà e aveva appena cominciato anche lui.

    Ovviamente risultò naturale stringere amicizia anche perché, facendo il medesimo percorso uscivano insieme frequentavano le lezioni insieme e rientravano insieme .

    L’università per Giò si rivelò una passeggiata : le materie gli piacevano, non aveva nessuna difficoltà ad apprendere ne a ritenere i concetti quindi passò gli esami con ottimi voti senza troppo faticare.

    Chi invece fece un po’ di fatica fu il suo nuovo amico e compagno Enrico ma comunque pur dovendo studiare molto di più di Giò, o addirittura più di qualche volta farsi aiutare, riuscì comunque a completare gli studi assieme.

    Un Natale che Giò tornò a casa per le feste e parlando con suo padre delle difficoltà di Enrico ebbe dal padre il racconto di un aneddoto con il quale Papà Augusto tentò di dare una spiegazione non alla difficoltà che incontrava il suo compagno di appartamento Enrico ma bensì alla facilità che aveva lui a procedere in quella facoltà.

    Disse che un giorno al primo anno dopo le elementari fu convocato a scuola dalla insegnante di matematica e lui ci andò anche se partì da casa con mille dubbi in testa perché non capiva il perché di quella convocazione in quanto sapeva benissimo che il figlio andava molto bene in questa materia.

    In realtà fu la stessa insegnante che subito gli chiarì che non l’aveva convocato per un profitto scarso del figlio ma anzi per il contrario cioè per un profitto eccessivamente brillante.

    Infatti dopo questa premessa gli chiese subito se a casa avevano libri di matematica usati dai genitori e se il figlio li leggeva.

    Augusto rispose subito che non c’erano libri di matematica perché i testi scolastici suoi e della moglie andarono dispersi in un vecchio trasloco e non furono mai più rinvenuti. E precisò anche che non aveva mai visto il figlio leggere qualcosa del genere e poi, dopo aver risposto, chiese ovviamente subito perché?

    Vede suo figlio non si comporta come tutti gli altri ma a volte anticipa concetti o teoremi che ancora non sono stati affrontati e se non ha suggerimenti a casa vuol dire che la sua capacità logica è molto più sviluppata di quella degli altri ragazzi.

    Le faccio un esempio recente : uno studente ha portato in classe ed illustrato uno di quei quiz da settimana enigmistica dove si dice c’è un cesto con 10 mele, una persona ne prende 5, un’altra ne aggiunge tre poi 5 persone si dividono il contenuto ecc. ecc. perché non riusciva a trovare il bandolo della matassa .

    Per me era una banalità ma per non frustare l’ego dell’allievo ho reso partecipe tutti a questa cosa coinvolgendoli alla ricerca della soluzione.

    Ebbene suo figlio non si è limitato a trovare il risultato, collaborando con il resto degli altri ragazzi, ma è andato oltre illustrando una sua riflessione che portava a considerare che un cesto con 10 mele è si una cosa che si può interpretare come una unità quindi un 1 composto da un cesto e dieci mele ma è contemporaneamente anche un 10 se consideriamo le 10 mele ed un 1 se consideriamo solo il cesto e questo è il concetto base della teoria degli insiemi che ancora non è stata spiegata.

    E non è la prima volta ma è già la seconda che mi anticipa dei concetti e mentre nel primo caso ho pensato ad una casualità ora ho voluto verificare se per caso, a casa, c’era la possibilità che lui venisse a conoscenza di queste teorie .

    Quindi concluse il padre mio caro Giò tu hai una predisposizione naturale che ti sta aiutando e ti rende facile il tuo percorso

    Giò capì che da un lato il padre così esprimeva il suo orgoglio per avere un figlio con certe predisposizioni dall’altro, da buon cattolico, tentava di comunicare al figlio che non era il caso di montarsi la testa perché buona parte dei suoi risultati c’erano anche grazie a madre natura.

    L’università finì ed entrambi gli amici Giò ed Enrico ne uscirono laureati bene.

    Enrico aveva un vantaggio su Giò : suo padre era un diplomatico italiano accreditato all’ambasciata di Ginevra e grazie a questo appoggio trovò lavoro subito al CERN ('Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) che era il posto più ambito per chiunque si laureasse in Fisica in tutta Europa.

    Giò invece arrancò per oltre un anno lavorando, malpagato, come assistente precario per uno dei Professori Universitari con i quali aveva studiato.

    Ebbe fortuna. Uscì un bando per la ricerca di alcuni neolaureati da inserire al CERN per un normale avvicendamento e subito il suo amico Enrico lo avvisò.

    Partecipò , riuscì a farcela, e fu assunto. Non seppe mai se il padre di Enrico gli avesse dato anche una spintarella o se fu tutto merito suo ma in fondo non gliene importava un fico. Gli bastava esserci.

    Passarono 10 anni felici . Fece un po’ di carriera così potè permettersi anche qualche lusso e si fece la patente nautica e poi per qualche estate affittò delle barche a vela e fece delle crociere principalmente nel sud dell’Italia e della Croazia.

    Dei fatti importanti caratterizzarono quegli anni:

    Ci si riconduce ai suoi ritorni al paese di origine per le feste di Natale un po’ per ritrovare i propri genitori ed un po’ per rivedere la pianura veneta che gli piaceva tantissimo ed

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