E-book184 pagine2 ore
Cinquanta pensieri in Azione: Diritti, libertà, autonomia
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È un continuo, estenuante sventolio di bandiere, intonar di inni, brandire icone che questa politica ci propina tutti i giorni. Ciascuno
tenta di intestarsi la successione di qualche grande leader del passato, di evocare antichi fasti, di scaldare i cuori dei pochi, rimasti militanti per poi giungere, invariabilmente, al risultato agognato: procrastinare se stesso in qualche posto “al sole” per i successivi cinque anni.
È questa l’unica bussola che guida la politica di oggi, tutta intenta ad ascoltare il ventre degli italiani, cogliere il mal di pancia del momento e annunciare la cura più adatta, con le solite promesse salvifiche. Non importa se si sarà in grado di mantenerle e a che costo, tanto lo pagheranno le nuove generazioni, che oggi non possono parlare, né votare. Ancor più grave è che a tutto questo concorrono anche coloro che teorizzano un forte intervento dello Stato e attuano, al contempo, la sua progressiva dissoluzione. Così contribuendo a determinare lo scadimento della politica e una dilagante sfiducia nelle istituzioni, con l’esito di aprire la via al populismo e al massimalismo inconcludente,
che vediamo imperversare da anni. Non c’è più tempo per tergiversare. Il Paese si è impoverito, ha perso capitale umano e industriale e continua ad avvitarsi nella spirale del debito. Occorre mettersi in Azione recuperando il pensiero largo, lungimirante e comprensivo che fu del Partito fondato da Giuseppe Mazzini (rifondato poi nel 1942) al quale aderirono, tra gli altri, Sandro Pertini, Gaetano Salvemini, Emilio Lussu e Carlo Rosselli. Bisogna riprendere la marcia interrotta e affrontare, con le idee chiare, un sentiero irto e accidentato: quello che l’Italia, superata la pandemia, ha davanti a sé.
tenta di intestarsi la successione di qualche grande leader del passato, di evocare antichi fasti, di scaldare i cuori dei pochi, rimasti militanti per poi giungere, invariabilmente, al risultato agognato: procrastinare se stesso in qualche posto “al sole” per i successivi cinque anni.
È questa l’unica bussola che guida la politica di oggi, tutta intenta ad ascoltare il ventre degli italiani, cogliere il mal di pancia del momento e annunciare la cura più adatta, con le solite promesse salvifiche. Non importa se si sarà in grado di mantenerle e a che costo, tanto lo pagheranno le nuove generazioni, che oggi non possono parlare, né votare. Ancor più grave è che a tutto questo concorrono anche coloro che teorizzano un forte intervento dello Stato e attuano, al contempo, la sua progressiva dissoluzione. Così contribuendo a determinare lo scadimento della politica e una dilagante sfiducia nelle istituzioni, con l’esito di aprire la via al populismo e al massimalismo inconcludente,
che vediamo imperversare da anni. Non c’è più tempo per tergiversare. Il Paese si è impoverito, ha perso capitale umano e industriale e continua ad avvitarsi nella spirale del debito. Occorre mettersi in Azione recuperando il pensiero largo, lungimirante e comprensivo che fu del Partito fondato da Giuseppe Mazzini (rifondato poi nel 1942) al quale aderirono, tra gli altri, Sandro Pertini, Gaetano Salvemini, Emilio Lussu e Carlo Rosselli. Bisogna riprendere la marcia interrotta e affrontare, con le idee chiare, un sentiero irto e accidentato: quello che l’Italia, superata la pandemia, ha davanti a sé.
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