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Filosofie e Religioni dell'India
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Filosofie e Religioni dell'India

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Per gli li orientali il misticismo non è una pratica religiosa o una regola di vita, ma solo un mezzo per penetrare il senso delle cose e per arrivare a comprenderle e quindi distaccarsene per arrivare ad avere un Karma, una reincarnazione, in una forma superiore.
A prima vista ciò può sembrare una contraddizione in termini in quanto, si può obiettare, se il misticismo tende ad una finalità ben precisa è pratica religiosa; ma non Io è poiché è la scelta di base che li differenzia: in occidente persegue una finalità, in oriente è un mezzo per comprendere il volere della volontà superiore: se ci libereremo di una passione e di una cosa superflua significherà che era scritto così, che il nostro momento era giunto.

Ciò per quanto riguarda il misticismo comunemente inteso, perché dal punto di vista filosofico se si confrontano la mistica cristiana e la mistica indiana vi sono molti argomenti che parlano in favore della seconda.
Molti argomenti che favoriscono la mistica indiana li porta anche questo volume in cui l'Autore fa un'analisi lucida ed esauriente della storia religiosa e filosofica dell'India.
Analizza a fondo le varie correnti di pensiero mostrando quali siano i punti deboli di molte teorie e denunciando gli aspetti più segreti che hanno portato alle varie divisioni di religione e di pensiero.

Tenendo presente che il pensiero filosofico indiano ha seimila anni di storia si capirà quale importanza abbia questa opera per colui che vuole avere una conoscenza profonda e diretta di tutti gli aspetti filosofici e religiosi dell'India moderna.
Il grande merito dell'Autore è quello di avere restituito alle varie religioni indiane il loro vero orizzonte storico.
LanguageItaliano
PublisherStargatebook
Release dateJan 8, 2021
ISBN9791220246521
Filosofie e Religioni dell'India
Author

Yogi Ramacharaka

Yogi Ramacharaka is a pseudonym of William Walker Atkinson (1862 – 1932), who was a noted occultist and pioneer of the New Thought Movement. He wrote extensively throughout his lifetime, often using various pseudonyms. He is widely credited with writing The Kybalion and was the founder of the Yogi Publication Society.

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    Filosofie e Religioni dell'India - Yogi Ramacharaka

    dell'India

    PREFAZIONE

    Fino ad un ventennio fa la teoria astronomica sulla costituzione dell'universo che riscuoteva maggior credito era quella che parlava di un universo statico che consumava energia per riprodurre quelle sue componenti che aveva bruciato in continue reazioni a catena; oggi gli astronomi hanno preso ufficialmente posizione formulando la teoria dell'universo in espansione, dove l'universo non è più uno, ma di numero imprecisato; dove tutte le galassie sono in movimento a velocità starordinariamente alte che le allontanano sempre più da un nucleo centrale.

    Fino ad un decennio fa sui testi di biologia si leggeva che la natura non poteva sbagliare, e questa asserzione indicava chiaramente il pensiero che la regolava; oggi la biologia non solo ha ammesso e dimostrato che a volte la natura può sbagliare,  ma per sbaglio si intende un fatto biologico che la nostra razionalità e il nostro livello scientifico non riescono a comprendere e prevedere,  ma con i suoi scienziati più all'avanguardia prende posizione ufficiale e crea un grossissimo problema filosofico e religioso asserendo che la vita sul nostro pianeta è nata dal caso e dalle necessità ambientali.

    Ciò che è accaduto per l'astronomia e la biologia è capitato anche per tutte le altre discipline scientifiche e l'uomo dei nostri tempi sta vivendo giorni di smarrimento perché vede crollare intorno a sé tutto ciò che è stato la cultura dell'umanità dalla nascita del primo uomo ad oggi; si rende conto che il bisogno di qualcosa di nuovo, di qualcosa di più rispondente ai suoi bisogni odierni, di qualcosa che possa rispondere chiaramente e lucidamente ai vecchi e nuovi interrogativi che ritrova immutati nell'animo.

    Oggi viviamo in un'epoca di neopositivismo che non concede nulla alla fantasia, all'istinto, all'irrazionale; ma la storia del pensiero ci deve mettere in guardia dal concludere affrettatamente che la teoria scientifica del mondo, solo perché è la migliore finora ideata, debba essere necessariamente completa e definitiva.

    Questo bisogno di rinnovarsi, di uscire da schemi che si dimostrano via via sempre più angusti e poco rispondenti alla nuova realtà scientifica, di trovare nuovi punti fermi si avverte in ogni campo.

    Ma si avverte soprattutto nell'animo di ognuno di noi e io penso che questo bisogno sia alla base dell'insoddisfazione e dello smarrimento attuale dell'umanità.

    Oggi nell'uomo si fa strada una presa di coscienza nuova: la presa di posizione che la quasi totalità dell'umanità ha nei confronti della guerra, della coercizione dell'uomo sul suo simile, dell'imposizione della legge del più forte dimostra che nella coscienza di ognuno di noi si fa sempre più radicato il convincimento che la violenza non è nata con l'uomo, ma che è l'uomo ad essere nato per mezzo della violenza.

    E' nato da quella stessa violenza della natura che ha permesso la nascita del primo microrganismo; è nato ed ha potuto sopravvivere per quella stessa violenza che ha dovuto piegare al suo volere per non essere sopraffatto.

    Il mitico « Eden » di tutte le tradizioni religiose del mondo forse non è altro che la prima oasi di pace che i nostri lontanissimi progenitori hanno trovato; forse non è altro che la prima grande prateria dove si sentirono al sicuro dagli animali predatori e poterono cibarsi di bacche e di radici; forse non è altro che la prima montagna provvista di grotte profonde dove potersi nascondere dalle fiere e ripararsi dall'inclemenza della natura.

    Ma la violenza che lo aveva partorito e che lo aveva fatto crescere e progredire non poteva abbandonarlo perché in un ambiente dove la violenza era la pratica naturale per la sopravvivenza si cominciò a farne ricorso anche verso i propri simili.

    Così anche l'uomo cominciò ad usarla per sopravvivere: per difendersi dagli animali predatori li uccideva, per cibarsi uccideva animali inferiori.

    La pratica costante e quotidiana della violenza ben presto la riservò anche sul proprio simile e ci furono uccisioni per il possesso di una pelliccia più calda, di una grotta più riparata o per accoppiarsi liberamente con una femmina.

    Comunque andarono veramente le cose, si può ragionevolmente supporre che con la nascita delle prime forme di vita associata la tribù si trovò nella necessità di creare delle regole — i tabù — affinché l'energia di tutti gli elementi componenti la società fossero dirette verso i pericoli che potevano venire dall'esterno e che certamente erano combattuti meglio se si aveva la sicurezza che all'interno del gruppo non venivano minacce per la sopravvivenza.

    Il passo successivo che compì l'umanità fu quello di dare un carattere magico a tutti quei fenomeni che non riusciva a spiegare, dalla magia alla religione il passo è breve e l'umanità lo compì abbastanza celermente.

    Ma restano alcune considerazioni da fare e che devono essere fatte per poter impostare un discorso obiettivo.

    Probabilmente non vi è al mondo alcun soggetto intorno al quale le opinioni siano tanto contrastanti e tanto si differiscono, come la natura della religione; ed è evidentemente impossibile dare una definizione di essa che soddisfi tutte le correnti di pensiero.

    In generale si può però affermare che per religione si intendono tutte quelle pratiche e quei riti che dovrebbero conciliarsi e propriziarsi le potenze superiori all'uomo che si suppone dirigano e controllino il corso della natura, dei suoi elementi e della vita umana.

    Da una definizione di questo tipo si nota immediatamente che la religione consta di due elementi: uno teoretico e uno pratico, cioè in una credenza di potenze superiori all'uomo e nel tentativo di propiziarsene.

    Dovendo credere nell'esistenza di un essere divino prima di poter tentare di ingraziarselo, è chiaro che dei due elementi prima viene la fede.

    Ma se la fede non porta ad una pratica corrispodente non è una religione ma semplicemente una teoria.

    In altre parole, se non si governa la propria condotta per mezzo del timore o dell'amore dell’essere divino non si è religiosi;  come d'altronde una giusta condotta  priva di ogni  credenza religiosa non è religione.

    Due persone possono comportarsi esattamente nello stesso modo, pure una può essere religiosa mentre l'altra no.

    Se uno agisce per timore o per amore del dio è religioso; se l'altro agisce per timore o per amore degli uomini è morale od immorale a seconda che il suo comportamento si accordi o contrasti con il bene della società di cui fa parte.

    Da una premessa di questo tipo risulta evidente che il ruolo che ha svolto la religione nella storia del pensiero umano ha avuto una importanza che prescinde da ogni atteggiamento fideistico in quanto il suo scopo era di incanalare il pensiero umano, di portarlo dalla magia alla scienza passando proprio attraverso la religione.

    Con il formarsi delle prime società si sentì il bisogno di codificare in qualche modo quello che i giuristi chiamano « il diritto naturale » e a ciò provvide la religione con i suoi comandamenti e le sue leggi; più si sentiva il bisogno di leggi ben precise che regolassero la vita sociale e più assumeva importanza la religione, con la conseguenza evidente che i ministri del culto accentravano su se stessi il potere e diventarono gli unici possessori della verità.

    Infatti tutte le civiltà conosciute hanno avuto un periodo in cui chi deteneva il potere spirituale aveva il controllo anche del potere temporale: così avvenne per l'Egitto dei Faraoni, per le civiltà medio-orientali, per la civiltà greca durante un ben preciso periodo storico, per la Roma dei sette re e per quella imperiale, per il cristianesimo stesso.

    Stabilite le regole di vita sociale che si uniformavano al credo religioso si sentì il bisogno di rafforzare queste credenze attraverso delle prove e dei risultati che non fossero ambigui e criticabili come quelli prodotti dalla magia.

    Nasce così un embrione di scienza, si cerca di studiare alcuni fenomeni naturali per poterli interpretare e spiegare in modo tale che ne risulti rafforzata la grandezza dell'essere divino e di riflesso il potere dei ministri del culto religioso.

    La scienza comincia così il suo lungo camminò e a farla nascere è proprio la religione che con la sua immagine di un essere divino che governa il corso della natura e degli uomini cerca di dare uno scopo alla vita dell'uomo, una finalità che non lo faccia sentire inutile e solo nell'immensità dell'universo.

    Il parere di molti studiosi sulla funzione della religione nella storia dell'umanità coincide con l'asserzione che essa ha avuto un'importanza massima nella valutazione del concetto di persona.

    Se ciò è vero per il cristianesimo non lo è affatto per molte altre religioni proprio perché la motivazione di base in una fede religiosa sta nell'aspettarsi la ricompensa dell'essere divino, al di là del ruolo che l'uomo è chiamato ad impersonare nella vita terrena.

    Per parlare in termini zoologici si può dire senza tema di smentita che in ogni animale l'istinto predominante è quello della sopravvivenza ad ogni costo, nell'uomo, che è un animale raziocinante, l'istinto di conservazione si accomuna al prepotente desiderio dell'immortalità.

    La religione placa in parte tale desiderio promettendo a chi conduce una vita rispondente ai canoni del credo religioso l'eterna sopravvivenza in un luogo di delizie e di serenità.

    Così finalizzata la vita dell'uomo, la sua condotta seguirà il binario indicato dalla religione con l'evidente vantaggio per la società di avere tutti i suoi membri che seguono un certo numero di regole comuni.

    Ma al di là dei caratteri generali che sono simili per tutte le religioni, vi è proprio un diverso modo di sentire l'idea religiosa che si differenzia da popolo a popolo.

    In Occidente la religione ha sempre rappresentato una forma di pensiero che si evolve, si modifica, cerca di adattarsi via via ai bisogni della società nella quale deve operare; in Oriente invece assume dei caratteri di staticità che male si adattano alla nostra concezione della vita e della spiritualità.

    La nostra tradizione religiosa ci insegna che il castigo o la ricompensa verrà dall'operato di una sola vita, e da qui il bisogno di dinamismo, di adattarsi alle circostanze, di avere quell'elasticità spirituale che ci permette di prevedere e di comprendere il peccato e perciò di evitark o di fare in modo di non ripeterlo, il bisogno di condurre una vita spiritualmente frenetica per potersi accaparrare il massimo dei meriti; per gli orientali invece non esiste la ricompensa o il castigo finali ma solo la liberazione, poiché le ricompense e i castighi verranno elargiti nel ciclo di molte vite.

    Di notevole nella concezione religiosa orientale sta la credenza che la vita affondi le sue radici nel male e che non può essere la meccanica ripetizione di preghiere o di riti a dare la salvezza, ma solo il comprendere come anche gli aspetti più belli dell'esistenza derivino dalla stessa matrice e perciò non desiderandoli più e liberandocene può farci giungere alla salvezza.

    Colui che avrà compiuto azioni meritorie si reincarnerà in una forma superiore, colui che invece non avrà meriti si reincarnerà in forme inferiori; tutto ciò sempre secondo un disegno divino che all'uomo non è dato di conoscere, ma che riuscirà a penetrare solo quando avrà raggiunto la liberazione e diventerà parte integrante dell'essere superiore che governa le sorti di tutto l'universo.

    Con queste premesse assume una luce nuova il fatalismo orientale e si può meglio comprendere perché le correnti filosofiche siano tutte permeate da questo spirito di fatalistica rassegnazione ad una volontà inconoscibile.

    L'uomo ha a sua disposizione innumerevoli vite per poter giungere alla salvezza e vi giungerà solo quando l'essere divino avrà deciso che sarà giunto il suo momento, per cui il fatalismo diventa accettazione della volontà divina e dimostrazione di assoluta fiducia nell'essere superiore; acquista così i caratteri della fede cieca, dell'esasperazione religiosa massima.

    In altri termini si può dire che il fatalismo esiste in quanto esiste una fede incrollabile di far parte di un disegno divino da cui non può derivare nulla di male, anzi proprio perché il nostro destino è nelle mani di una forza a noi superiore e che non possiamo dirigere dobbiamo piegarci al suo volere fiduciosi del grande amore che nutre per l'uomo.

    E' un concetto difficile per noi occidentali abituati a vedere dio come una forza superiore che ci ha gettati su questa terra e che ci concede un pugno di anni per stabilire se dovremo essere felici per l'eternità oppure condannati -- sempre per l'eternità — alle più atroci sofferenze.

    Anche il concetto orientale di misticismo è diametralmente opposto a quello occidentale.

    Per la nostra mentalità religiosa misticismo significa clausura, sofferenza, continua frustrazione di se stessi e dei propri sensi e ci si presentano alla mente immagini di dolore: il cilicio, il flagello, le notti di estenuanti preghiere sul freddo marmo di una chiesa, S. Benedetto che si getta nudo tra i rovi per autopunirsi di aver permesso alla sua mente che per un attimo il pensiero si allontanasse da Dio.

    Ma questo non è misticismo, è un compendio di quelle attività che si presume facciano ottenere il massimo delle probabilità di meritarsi la ricompensa eterna.

    Il misticismo, quello vero, è qualcosa di diverso: è penetrare  lo spirito delle cose, la loro intiera essenza, comprenderle per ciò che esse veramente sono e quindi liberarsi  del potere che esse possono avere su di noi; ma ciò non significa forzatamente rinunciami.

    Perciò per gli orientali il misticismo non è una pratica religiosa o una regola di vita, ma solo un mezzo per penetrare il senso delle cose e per arrivare a comprenderle e quindi distaccarsene per arrivare ad avere un Karma, una reincarnazione, in una forma superiore.

    A prima vista ciò può sembrare una contraddizione in termini in quanto, si può obiettare, se il misticismo tende ad una finalità ben precisa è pratica religiosa; ma non Io è poiché è la scelta di base che li differenzia: in occidente persegue una finalità, in oriente è un mezzo per comprendere il volere della volontà superiore: se ci libereremo di una passione e di una cosa superflua significherà che era scritto così, che il nostro momento era giunto.

    Ciò per quanto riguarda il misticismo comunemente inteso, perché dal punto di vista filosofico se si confrontano la mistica cristiana e la mistica indiana vi sono molti argomenti che parlano in favore della seconda.

    Molti argomenti che favoriscono la mistica indiana li porta anche questo volume in cui l'Autore fa un'analisi lucida ed esauriente della storia religiosa e filosofica dell'India.

    Analizza a fondo le varie correnti di pensiero mostrando quali siano i punti deboli di molte teorie e denunciando gli aspetti più segreti che hanno portato alle varie divisioni di religione e di pensiero.

    Tenendo presente che il pensiero filosofico indiano ha seimila anni di storia si capirà quale importanza abbia questa opera per colui che vuole avere una conoscenza profonda e diretta di tutti gli aspetti filosofici e religiosi dell'India moderna.

    Il grande merito dell'Autore è quello di avere restituito alle varie religioni indiane il loro vero orizzonte storico.

    Il voler prospettare una religione sotto il suo aspetto temporale ed esibizionistico costituisce, forse una deformazione dello spirito occidentale.

    Nel suo studio, che non si ispira ad alcun proselitismo, RAMACHARAKA ha cercato, riuscendovi magnificamente, di conformarsi alle esigenze razionalistiche del puro metodo storico.

    Ha evocato lo sfondo politico e spirituale che ha dato origine alle varie religioni; ha circoscritto la dottrina primitiva e ne ha seguito le diverse trasformazioni e la stupefacente espansione in tutto il continente asiatico.

    Questo metodo di analisi e di indagine storica e filosofica corrisponde agli insegnamenti dei più eclettici pensatori dell'India moderna che si prefiggono la costituzione di una spiritualità universale suscettibile di porre fine all'intolleranza ed agli antagonismi religiosi.

    La prospetiva che l'Autore ci propone è quella del « Movimento Eclettico » che riunisce il meglio di tutte le scuole filosofiche orientali, asserendo che la verità non è solo tutta in una filosofia o in una religione, ma che in ogni scuola di pensiero vi è unapartei vero ed una parte  di falso;_ solo dal confronto di tutte le dottrine e all'analisi profonda risulterà la verità che si presenterà al nostro pensiero come unica, grande ed immutabile.

    Uno dei grandi pregi dell'opera è proprio questo: riunire in un'unica visione tutto ciò che di ammirevole è stato prodotto dal pensiero orientale dalle sue origini ai giorni nostri.

    Da questa immensa mole di lavoro, nell'anima di RAMACHARAKA è nata la convinzione che bisogna abbattere ogni barriera di pensiero, vedere ciò che di vero è in ogni cosa e in ogni pensiero, quindi riunire questi frammenti di verità per giungere all'unica verità che è la motrice di tutte le altre.

    Su queste basi la filosofia « Eclettica » da alcuni millenni lancia il suo messaggio e la sua attualità, oggi più che mai, richiede che venga diffusa e fatta conoscere anche all'Occidente.

    Per perseguire questo scopo ha visto la luce questo saggio sulle religioni e filosofie dell'india e proprio perché non venga mai meno alla mente del lettore la finailtà perseguita dall'Autore, egli alla fine di ogni capitolo dichiara concisamente la sua posizione nei confronti del pensiero analizzato ed inquadra le verità da esso estratte in un disegno a più ampio respiro e che, come ho già avuto modo di dire, acquista per questa sua caratteristica fondamentale una dimensione universale.

    La ricchezza del pensiero orientale e l'evoluzione della filosofia yoga è dimostrata chiaramente dal patrimonio di conoscenza e di verità svelato in lunghi millenni di storia.

    E' un patrimonio che noi occidentali abbiamo troppo a lungo trascurato perché abbiamo sempre avuto una visione dell'oriente anacronistica e non rispondente alla realtà dei fatti.

    E' venuto il tempo di strappare il velo di misticismo esotico che ha sempre celato uno dei più grandi patrimoni che l'umanità abbia; è venuto il tempo di considerare la filosofia orientale per quella che essa realmente è, dobbiamo indagare nella profondità dei suoi pensieri tralasciando i preconcetti ed il facile fascino di un romanticismo ormai superato.

    Il pensiero yoga, tra le tante correnti di pensiero orientale,

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